TENNIS ATP/WTA MIAMI – Nella quinta puntata della nostra rubrica tecnica parliamo della grande capacità di Rafa Nadal e Serena Williams di risolvere con apparente facilità le problematiche che gli si presentano in ogni match. lucabaldi
La tranquilla sicurezza di Serena e Rafael
Ci sono partite di tennis che, comunque si sviluppi il punteggio e il gioco, danno l’impressione di essere già scritte. Tipicamente, i protagonisti vincenti di questi match, i giocatori in grado di trasmettere tanto senso di certezza e ineluttabilità del risultato, sono i campioni veri, quelli con la C maiuscola.
Questa impressione diventa tanto più evidente, e a volte porta a chiedersi come sia possibile percepirla, proprio nei momenti in cui l’andamento del gioco sembrerebbe suggerire il contrario. Eppure, anche davanti a evidenti (o meglio, apparenti) difficoltà durante la competizione, il pensiero di fondo rimane quello: è solo questione di tempo, e finirà come deve finire.
Un po’ come in un “action movie”, dove puoi anche trovare l’eroe di turno in situazioni senza via d’uscita, ma non ti sfiora nemmeno l’idea che possa non farcela: anzi, diventa doppiamente divertente e interessante vedere come riuscirà a risolvere in suo favore la battaglia contro i “cattivi”, che sono destinati ad essere inevitabilmente sconfitti.
Serena Williams, opposta a Maria Sharapova in semifinale, si è trovata sotto di un break sia nel primo che nel secondo set. “Masha” giocava benissimo, tirando a tutto braccio con grandi percentuali e trovando accelerazioni vincenti a ripetizione. Ma lo stesso fatto che per conquistarsi un minimo di vantaggio nel punteggio, la Sharapova fosse costretta a rischiare al limite e anche di più, faceva capire che la svolta era dietro l’angolo: e come avviene quasi regolarmente tra giocatrici dal tennis simile, ma con una delle due che ha evidenti risorse in più (nel caso specifico Serena da fondo esprime potenza e profondità quanto Maria, ma ha maggior varietà rispetto al semplice “sparo tutto”, e al servizio è una categoria sopra), è bastato aspettare perchè la situazione venisse ribaltata.
La Williams stessa, forte anche dei precedenti clamorosamente in suo favore, anche quando è stata in svantaggio non ha mai dato l’impressione di essere preoccupata, o arrabbiata come a volte le succede. Probabilmente, a livello inconscio, come sarebbe finito il film (6-4, 6-3, titoli di coda e ciao Maria) lo sapeva bene anche lei.
Un discorso molto simile si può fare riguardo a Rafael Nadal, opposto nei quarti di finale a Milos Raonic. Lo spagnolo si trovava a fronteggiare uno dei grandi “bombardieri” del circuito, servizio devastante, gran dritto, e pure una certa personalità con il rovescio, che ha permesso al canadese una tenuta accettabile anche negli scambi lunghi. Non dimentichiamo che “tenere negli scambi lunghi” con Nadal significa fare tre-quattro “numeri” a punto, ogni singolo punto, tipicamente rischiare anticipi clamorosi per non farsi sbattere fuori dal campo dal drittone liftatissimo di Rafa.
Come Serena, anche lo spagnolo si è trovato in svantaggio, arrivando a farsi sfuggire il primo set con gravi responsabilità (due doppi falli sul 4-5). Ma proprio il fatto che, per farsi brekkare, siano stati necessari due punti totalmente regalati a Raonic è stato un aspetto molto significativo, assai più preoccupante sarebbe stato se Rafa avesse incassato vincenti, o fosse stato messo sotto con il gioco.
Nulla di tutto questo: un semplice incidente di percorso, archiviato come tale, e Nadal ha ripreso imperturbabile a macinare il suo tennis. Nei successivi due parziali, la miseria di una palla break concessa, Milos sempre più in affanno salvo qualche reazione estemporanea, e si è ritornati al copione “già scritto” di cui parlavo. L’unico dubbio riguardava quando Raonic avrebbe ceduto definitivamente, dopo un secondo set dominato da Rafa, il che è avvenuto con il break nel famigerato settimo game (poca fantasia dello sceneggiatore anche qui) del set decisivo.
Un paio di turni di servizio dopo, tenuti tranquillamente da Nadal, è finito anche questo film.
4-6, 6-2, 6-4, titoli di coda e ciao anche a Milos.
Serena e Rafa modello James Bond: non è importante scoprire chi la spunterà, perchè lo si sa dall’inizio. Il divertimento e l’interesse nascono dall’ammirare il modo in cui questi campioni risolvono sempre, con regolarità e personalità, i problemi proposti dagli avversari.
Tutto normale, per loro (anche nelle fasi decisive di un Masters 1000). Come direbbero gli americani, “just another day at the office”.
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