TENNIS PAGELLONE ATP MIAMI – Diamo i voti ai protagonisti maschili di Key Biscayne: il serbo è tornato in forma come nel 2011 oppure il dominio in finale è solo un exploit? Bene anche Raonic, promossi Federer e Murray, male le bolle di sapone.
Novak Djokovic è tornato il RoboNole versione 2011? Difficile dirlo, una rondine non fa primavera: solo un paio di mesi fa il serbo ci sembrava in evidente difficoltà e il ko contro Wawrinka a Melbourne è ancora nella mente di tutti. Prima di Indian Wells i commenti perplessi su di lui e su coach Boris Becker si sprecavano: eppure, a Miami, Nole ci è sembrato a tratti il giocatore devastante di tre anni fa, soprattutto nella finale con Nadal. Le sfide tra loro due non saranno il massimo dal punto di vista estetico, ma sull’imprevedibilità e l’intensità non deludono quasi mai: ci attende una stagione sul rosso da non perdere. Intanto, ecco i voti di Crandon Park.
NOVAK DJOKOVIC – VOTO 8.5
Vince il torneo pur giocando due gare in meno, ma questo non è colpa sua. Nei primi turni si limita al compitino, contro Robredo e Murray si complica un po’ la vita, ma in finale sfodera una prestazione da urlo e schianta un torero come Nadal: sembrava una finale dejà vu, una sorta di remake delle sfide del 2011. Lo spagnolo ci mette del suo inanellando diversi errori, ma queste sbavature sono la conseguenza di un Nole centrato, che non sbaglia niente e che in diverse occasioni si prende anche il lusso di chiudere il punto a rete. Lo sguardo di Nadal ad inizio secondo set la dice tutta, non si ha mai la sensazione che il numero 1 al mondo possa capovolgere la situazione: un Djokovic così, rigenerato psicologicamente, può fare danni anche sul rosso.
RAFAEL NADAL – VOTO 7.5
La finale in un Master 1000 è sempre un ottimo risultato, ma lo spagnolo non riesce per l’ennesima volta ad infrangere il tabù Key Biscayne. Nei primi turni passeggia e sembra che la coppa non possa sfuggirgli, con Raonic si salva da campione ma in finale è assolutamente impotente al cospetto di un Djokovic devastante. Dopo Melbourne, un altro ko doloroso in una finale importante e stavolta non c’è neanche l’attenuante di un problema fisico. Il torneo di Rafa è positivo, ma questa sconfitta fa male: fortuna per lui che ora arriva l’amata MonteCarlo.
TOMAS BERDYCH – VOTO 7
Ha il merito di disinnescare Isner (battere un americano sul suolo Usa non è mai semplice), ma soprattutto di spegnere un giocatore caldo come Dolgopolov: nella conferenza stampa prima della semifinale dice che è giunto il momento di battere Nadal, poi si becca un attacco intestinale e fine dei sogni di gloria. Chissà cosa avrebbe combinato se fosse sceso in campo: non lo sapremo mai, ma una semifinale in un torneo così difficile merita un voto ampiamente sufficiente.
KEI NISHIKORI – VOTO 8
Peccato che anche lui debba alzare bandiera bianca prima della semifinale contro Djokovic: il suo torneo è stupendo e l’8 ci sta tutto. Ha davanti a sé un tabellone difficile, ma non si scompone e mette in fila nell’ordine Dimitrov, Ferrer (grande maratona, con tanto di match point annullati) ma soprattutto Federer, piegato grazie ad una prova tattica fenomenale. Il lavoro con Michael Chang inizia a dare i suoi frutti: l’incognita principale sono le sue condizioni fisiche, ma se recupererà al 100% allora avremo finalmente un nuovo outsider, che in questo momento (con l’assenza di Del Potro) serve come il pane in tempi di carestia.
ROGER FEDERER – VOTO 6.5
Il suo è un buon torneo, purtroppo lo svizzero sembra non avere più le energie di un tempo per reggere due impegni consecutivi come Indian Wells e Miami. Dopo la finale in California la sua presenza a Key Biscayne era in dubbio, invece Federer si presenta e, finchè ne ha, gioca alla grande: con Nishikori va a tutta birra, ma la benzina finisce troppo presto e così la resa è inevitabile. Poco male, i quarti di finale lo riportano al quarto posto del ranking. I problemi del 2013 sono lontani: questo Federer è da corsa ed è ancora in grado di dire la sua anche nei tornei che contano.
ANDY MURRAY – VOTO 6.5
Stesso voto di Federer, anche se il suo cammino è leggermente diverso: non è ancora al meglio dal punto di vista fisico e la separazione da Lendl fa il resto, ma lo scozzese (dopo aver sofferto al primo turno con Ebden) liquida facilmente Lopez e Tsonga, prima di arrendersi a Djokovic. Del match contro il serbo ricorderemo a lungo l’invasione sul 6-5 del primo parziale: in quel caso l’arbitro fa un errore madornale non ravvisando la scorrettezza di Nole, ma in quel frangente Murray commette la sciocchezza di deconcentrarsi e di perdere il set. Ci aspettiamo di vederlo in buone condizioni sul rosso, magari non proprio subito (c’è Italia-Gran Bretagna di Davis: un po’ di patriottismo non fa male).
ALEXANDR DOLGOPOLOV – VOTO 6.5
Non è al meglio, soprattutto sotto l’aspetto mentale, e si vede: lui stesso dichiara alla stampa di essere molto provato dalla lunga trasferta statunitense. Tuttavia abbaglia Wawrinka con una prestazione solida e già questo basta e avanza: con Berdych non entra mai realmente in partita, ma la sua prestazione globale è più che buona. Un giocatore imprevedibile come lui, sul rosso, potrà levarsi delle belle soddisfazioni, per la gioia dei tanti tifosi sparsi per il web.
MILOS RAONIC – VOTO 7
Ok, ha un tabellone facile e viene sconfitto da Nadal, ma questo è il classico ko da bicchiere mezzo pieno: per la prima volta in carriera se la gioca alla pari con lo spagnolo, mostrando grandi miglioramenti sotto il profilo tattico. Alla faccia di chi sostiene che nel tennis il coach conta relativamente: il lavoro con Ivan Ljubicic si vede eccome, con lui in panchina Raonic sta imparando a variare il gioco e a leggere meglio le situazioni. Al servizio non si limita più alla bomba piatta, con il dritto è sempre micidiale ma soprattutto con il rovescio tiene più a lungo gli scambi. Un Raonic così in ascesa è un brutto cliente per tutti.
FABIO FOGNINI – VOTO 6
A livello fisico non è al massimo, i problemi gli impediscono di dare il 100% contro Nadal, ma con Lacko e Bautista Agut fa il suo dovere: la rimonta con lo spagnolo, in particolare, è importante perché il Fognini vecchia maniera avrebbe con molta probabilità perso. Stavolta, invece, non si fa prendere dal nervosismo e firma una rimonta pregevole, contro un avversario tutt’altro che abbordabile. Ma quelle sceneggiate…beh, proprio non si possono vedere. Fa bene l’arbitro Layani ad ammonirlo: quando Fabio si comporta cosi perde moltissimi punti e, a parere di chi scrive, tutti quelli che cercano sempre la scusa per giustificarlo fanno solo il suo male. Poi non stupiamoci se il pubblico fischia…la speranza è cha Fabio recuperi velocemente per l’impegno di Davis, un Fognini in buone condizioni può giocarsela alla pari con Murray.
DAVID FERRER – VOTO 5.5
Il problema fisico delle settimane precedenti non lo influenza più di tanto, contro Gabashvili e Seppi sembra in palla, tuttavia contro Nishikori perde un duello che ai tempi d’oro non si sarebbe mai lasciato sfuggire. Merito del giapponese, che gioca con grande coraggio, ma lui non riesce a cogliere le opportunità: difendeva la finale raggiunta nel 2013, i punti persi lo fanno retrocedere in classifica.
STANISLAS WAWRINKA – VOTO 5
Deve ancora riprendersi dallo shock di Melbourne: da quel trionfo non ne ha più imbroccata una. Soffre contro Gimeno Traver e Roger Vasselin, poi al primo vero ostacolo (Dolgopolov) si scioglie insieme all’abbondante crema spalmata sul suo volto. Che sia il caso di resettare tutto e di dimenticare i bagordi australiani? Wawrinka può entrare stabilmente nel giro dei migliori e sgambettare con continuità i primi due, ma per farlo deve imparare a gestire il primo Slam vinto. Chissà che l’imminente Coppa Davis non gli dia una mano.
NIKOLAY DAVYDENKO – VOTO 4
Anni fa lottava alla pari con Federer, faceva impazzire Nadal e vinceva coppe importanti, oggi è un fantasma che prende schiaffi da chiunque. Cosa aspetta a ritirarsi?
BERNARD TOMIC – VOTO 2
Perdere in 28 minuti: nel tennis può accadere anche questo. Il suo ko è condito da qualche nota polemica, i problemi fisici sono ancora presenti, resta però il fatto che l’australiano si presenta in campo solo per onor di firma, polverizza il record di match più corto di sempre (togliendo il posto in tabellone a qualcun altro di più meritevole) ma soprattutto manca di rispetto a pubblico e avversario. E il bello è che per questa pagliacciata si porta a casa 9165 dollari. Che tristezza.
LE BOLLE DI SAPONE DURANTE LA PREMIAZIONE – VOTO 0
Vedere le facce infastidite di Nadal e Djokovic durante il discorso finale non ha prezzo. Entrambi si salvano con sorrisi di circostanza, ma la domanda è: chi è quel genio che ha pensato ad una trovata simile da abbinare alla consegna dei trofei? Neanche in uno schiuma party si arriverebbe a tanto: lasciamo le bolle di sapone ai più piccoli, please.