TENNIS PERSONAGGI – A 33 anni e mezzo e sette anni dopo l’ultimo successo, Martina Hingis si afferma in coppia a Miami con Sabine Lisicki. E’ l’ennesima prova dello scarso livello del doppio femminile e in generale del circuito Wta. Oscar Lanti
Novak Djokovic e Serena Williams sono in buona compagnia. A impreziosire l’albo d’oro di Miami c’è un altro nome illustre, quello di Martina Hingis che è tornata al successo in doppio sette anni dopo aver sollevato l’ultimo trofeo. Al suo fianco non c’era più Anna Kournikova (con cui ha vinto due Australian Open e due Finals nel 1999 e nel 2000) ma un’altra bionda, Sabine Lisicki, che ha voluto riprovarci con la 33enne svizzera, nonostante l’eliminazione al primo turno di Indian Wells.
La tedesca ha fatto bene a scommettere sul talento sempreverde di Martina, soprattutto in questo momento storico che celebra la rinascita di numerosi trentenni sia sul circuito maschile che su quello femminile. La stessa Serena Williams fa parte del gruppo anche se l’americana rappresenta una categoria a parte: lei, infatti, non si è mai ritirata e non ha (quasi) mai smesso di dominare dall’inizio della sua carriera ad oggi.
Invece, la Hingis, che si è infilata proprio tra il declino della Graf e l’ascesa delle sorelle Williams, inizia così giovane da permettersi ben tre carriere. Dopo essere stata la numero 1 della classifica femminile e aver stabilito diversi primati di precocità, si ferma una prima volta (ultima apparizione nel 2002 al torneo di Filderstadt) a causa di cronici infortuni ai piedi, annunciando il ritiro. Rientrata in pista nel 2005, esce nuovamente di scena nel 2007 quando viene trovata positiva alla cocaina al torneo di Wimbledon. Alcune voci, poi smentite, parlano di un doppio misto con Federer alle Olimpiadi di Londra 2012, ma l’ennesimo ritorno slitta solo di pochi mesi. Nel 2013, infatti, pianifica numerose uscite in doppio con Daniela Hantuchova ma i risultati non arrivano.
La Lisicki le offre l’ultima possibilità, quella vincente. Superata la delusione californiana, il duo entra nel tabellone di Miami con una wildcard e abbatte in finale le favorite Makarova/Vesnina (n°2 del seeding), non prima di aver estromesso binomi del calibro di Hlavackova/Safarova (n° 6) e Black/Mirza (n° 5). Mancando della potenza fisica di una Serena Williams e di un buon servizio (allora come oggi), la Hingis non ha fatto che affidarsi ai suoi punti forti: colpi precisi e fluidi dal fondo e abilità sottorete. È bastato questo ad annullare il gap con le attuali migliori interpreti della specialità, sempre più snobbata dalle giocatrici di un certo calibro: tra le top 15, solo Sara Errani (attuale numero 11) si dedica al doppio, mentre più in basso nel ranking troviamo Vinci (n°16) Makarova (n°22) e Vesnina (n°34).
Ma al di là del basso livello raggiunto dal doppio femminile, l’affermazione di Martina sul cemento di Miami apre una volta di più il dibattito sulla competitività del circuito Wta. Più che di un exploit individuale (che riporta alla mente il trionfo della Navratilova sempre in doppio a 47 anni) si tratta dell’affermazione di una superiorità generazionale. Pensiamo ad altre 30enni, come la Clijsters o la Henin: al netto della condizione fisica, dei figli (Kim) e degli infortuni (Justine), che figura farebbero contro una Radwanska o un’Azarenka? La risposta l’ha data Martina, confermando i nostri timori: anno dopo anno, il tennis femminile ha perso qualcosa e il meglio, probabilmente, lo abbiamo già visto.
La Hingis ora sa di avere chance concrete per agguantare di nuovo la qualificazione in doppio nelle Finals 2014, e non nasconde di pensarci, seppur con la dovuta cautela: “Non fatemi guardare troppo in avanti. La mia unica idea è, al momento, quella di prendere solo una partita alla volta. E poi Sabine (Lisicki) vuole giustamente concentrarsi sul singolare, quindi vedremo.” Anche su un possibile ritorno in singolare non ha chiuso la porta: “Difficile ma… perché no?“. La Wta, d’altronde, non è un circuito per giovani.
Oscar Lanti