NAPOLI _ COPPA DAVIS – L’exploit di Fognini ha consentito la quinta storica rimonta dell’Italia, sotto 2-1 dopo la seconda giornata. I 15 motivi per cui è perfetta. Le reazioni della stampa italiana alla vittoria sulla Gran Bretagna
La partita perfetta. E’ quella che ha vissuto Fabio Fognini in Coppa Davis contro Andy Murray. Quella che non dimenticherà mai perchè insieme ad essa ha colto il suo “scalpo” più importante nell’occasione più importante, giocando se non la partita migliore della sua carriera -ma personalmente sospetto che lo sia stata – certamente la più importante fino ad oggi. Fabio aveva fin qui battuto 2 soli top-ten, Berdych e Gasquet, entrambi a Montecarlo. Ma Murray rispetto a loro è un campione di Wimbledon, di un Us Open, di una medaglia d’oro olimpica. Insomma altra roba, rispetto a Berdych (una sola finale di Slam) e Gasquet (manco quella). E batterlo in un incontro di Coppa Davis che significa per l’Italia tornare in semifinale a distanza di 16 anni dall’ultima volta, e per la prima volta dacché Barazzutti è capitano, non è come batterlo in un qualsiasi incontro senza troppo significato. Ribadisco (e ribadirò più volte): perfetta!
Perfetta perchè Andy Murray non sarà il più grande specialista del mondo sulla terra battuta – è certamente più forte sul cemento e sull’erba – ma è pur sempre uno che ha raggiunto semifinali a Montecarlo, a Roma e al Roland Garros. Ed è anche uno che in Davis aveva vinto tutte le ultime 19 partite disputate, dopo aver perso la primissima, all’esordio. Perfetta perchè la sconfitta nel doppio, in buona parte dipesa dallo stesso Fabio, aveva reso in un certo senso più “drammatica” (in senso sportivo) la sua sfida a Murray. Una sorta di ultima spiaggia. Perfetta perché il cielo di Napoli era come… nel blu dipinto di blu. Perfetta perchè il pubblico che aveva lasciato un paio di migliaia di posti vuoti sia venerdì sia sabato, stavolta aveva affollato lo stadio in ogni ordine di posti. Tanti hanno seguito il memorabile match vinto alla grande da Fabio addirittura in piedi, altri seduti sugli strapuntini. Perfetta perchè c’era una meravigliosa atmosfera, un pubblico caloroso, un bel sole, un piacevolissimo caldo e sullo sfondo, alle spalle della tribuna opposta alla statua equestre del generale Diaz, anche il lento scorrere di alcune barche a vela che rendevano più suggestiva l’intera incomparabile cornice. Perfetta perchè Fabio da un anno era sì riuscito a dar maggior continuità ai suoi risultati, ma quasi mai una incredibile continuità nell’ambito di uno stesso match importante. O cominciava male…, O se cominciava bene attraversava però dei momenti di pausa, di “bassi” nel corso dello stesso match. Che poi poteva vincere o perdere ma lasciando sempre dubbi riguardo alla sua consistenza.
Ricordo bene, ad esempio, quella volta che Fabio a Montecarlo 2009 conduceva 5-0 proprio contro Murray: perse quel set 13-11 al tiebreak e i colleghi inglesi mi dissero: “Fognini ha un gran talento, sa far tutto, ma gioca come se fosse uno junior”. Una frase che non ho mai dimenticato perchè Fabio ha continuato molto spesso a giocare come se fosse uno junior fino a un anno fa, quando i due tornei tedeschi vinti a Stoccarda ed Amburgo gli hanno fatto fare quel clic che (con l’aiuto da non dimenticarsi di Josip Perlas che oggi ancora andrebbe unito ai ringraziamenti generali), lo ha trasformato da bel giocatore “nel miglior tennista che l’Italia ha avuto negli ultimi 15 anni, cioè da quando sono io il capitano di questa squadra”. Il virgolettato appartiene a Barazzutti. Perfetta – insisto – perchè è fatto rarissimo, assolutamente inconsueto, che un giocatore azzardi 11 smorzate e ne faccia ben nove vincenti contro un giocatore agile e scattante come Murray. Nove punti in smorzata senza contare quel contro-dropshot assolutamente straordinario che ha fatto scattare tutto il pubblico in piedi, fans britannici inclusi, e che gli permesso di salire sul 5-4 nel terzo set. Era già una smorzata difficilissima da raggiungere, quella giocata da Murray, ma Fabio non solo ci è arrivato ma è riuscito a giocare un cross strettissimo, incredibile, pazzesco, che ha fatto quasi aggrovigliare le gambe e cadere lo stupitissimo scozzese. Un colpo fantastico, un’apoteosi 4 minuti prima di quella definitiva quando Murray, sotto 0-40, ha annullato due matchpoint alla grande prima di affondare il dritto in rete. L’ultimo punto. Mi si consenta una piccola autocitazione e l’invito a rileggere almeno il finale del mio articolo scritto sabato sera, quando avevo invitato Fabio a sfruttare il suo tocco di palla (superbo con il rovescio ad una mano, almeno quanto è secca, schioccante, la frustata di dritto) per sfruttare l’arma della palla corta, decisiva contro un giocatore come Murray che anche contro Seppi si era visto ritrovarsi spesso ben dietro la riga di fondocampo.
Perfetta perchè ci potrebbero essere più modi di battere Murray, ma dargli tre set a zero, cedendo una sola volta il servizio – nel primo game in cui ha battuto – e poi più, offrendogli da quel momento soltanto la miseria di due sole pallebreak a metà del secondo set (sul 3-2 per lo scozzese in un game di 14 punti). Uno scenario…perfetto. Perfetta perché ad assistere al più bell’exploit di Fabio era arrivata in mattinata anche la sua nuova fiamma, Flavia Pennetta alla quale si può inoltrare una sola raccomandazione: “Per favore la prossima volta non l’abbracciare così stretto! Fabio ha le costole fragili…e non più il cuore”. Perfetta perchè il leitmotiv della canzone dell “‘O surdato innamurato” “Ohi vita, ohi vita mia”, che viene cantata da tutta la tifoseria napoletana quando il Napoli vince al San Paolo – intonata dopo l’ultimo dritto messo in rete da Murray dopo 2 ore e 19 minuti di estasi fogniniana – ha fatto nell’occasione rabbrividire anche gli aficionados azzurri dello sport della racchetta. Perfetta per Fognini perchè a differenza di quanto accadeva ai tempi di Panatta e Barazzutti, il punto del 3-2 conquistato da Seppi a spese di Ward veniva considerato talmente scontato che oggi nessuno si sente di battezzare Seppi come l’eroe di questa vittoria. Ciò anche se non era una partita facile per Andreas, prima di tutto perchè nessuna partita di Davis è facile per lui. Soprattutto quest’anno.
Il “Nostro” non poteva avere troppa fiducia nelle proprie possibilità, ma insomma Ward – capace di perdere 4 volte il servizio nel primo set, l’unico che ci ha creato apprensione – non poteva rappresentare un vero spauracchio. Meno male. All’epoca di Panatta e Barazzutti accadde invece, in diverse occasioni, che Barazzutti – più Davisman di Panatta (che perse moltissimi match contro avversari peggio classificati di lui, al contrario di Corrado) – avesse già battuto in prima giornata un giocatore più forte di quello che aveva sconfitto Panatta, ma poi per via di un sorteggio beffardo era quasi sempre Adriano cui toccava giocare e vincere il punto decisivo – anche quando non era ancora da regolamento che giocassero per primi i n.1 nella terza giornata. Adriano conquistava il punto del 3-1, rendendo inutile la disputa del quinto match, oppure vinceva quello del 3-2 dopo che Barazzutti aveva superato l’avversario che aveva in prima giornata sconfitto Adriano. Com’è o come non è, fatto sta che, magari al termine di un ultimo match al cardioplamo, Panatta finiva per essere quasi sempre l’eroe della Coppa Davis vittoriosa e Barazzutti, piccolo Calimero sfortunato, finiva nel dimenticatoio. Veniva sempre sottolineato che Adriano in doppio con Bertolucci aveva vinto anche il doppio e poi quello decisivo. Insomma, in qualche modo, Panatta diventava sempre il protagonista, l’uomo copertina dei successi azzurri in Davis anche quando Barazzutti aveva conquistato il punto più difficile. Una vera disdetta per lui.
Perfetta perchè l’Italia che ha…ingranato la quinta, ha effettuato appunto la sua quinta rimonta in Davis, sotto 2-1 al termine della seconda giornata. Perfetta perchè sarà comunque mediaticamente più interessante andare a giocarsi questa sospirata semifinale in Svizzera contro Federer e Wawrinka che non in Kazahkstan. Che poi sarebbe stato meno difficile vincere in Kazahkstan è un altro discorso. Proprio la difficoltà che ha incontrato la Svizzera a regolare i kazaki Kukushkin e Golubev, ci dice che comunque ci si deve sempre provare. Non si sa mai. Sarà comunque un match tutto da vedere.
P.S. Un’ultima nota: era francamente l’ora che l’Italdavis raggiugesse una posizione più consona al proprio livello. Sulla terra rossa la nostra squadra è abbastanza omogenea, discretamente forte, merita di stare fra le prime del mondo. Soprattutto con questo Fognini, con un doppio più che dignitoso anche se qui a Napoli ha giocato maluccio, con un Seppi che può tornare a ridosso delle prime venti posizioni mondiali. Per quanto riguarda la Gran Bretagna, invece, c’è l’incognita del referendum del 18 settembre: quello nel quale la Scozia, che ha scoperto il petrolio nelle sue terre e una certa disaffezione verso la corona inglese, potrebbe rendersi indipendente dal Regno Unito. Se ciò accadesse, beh, i due frateli Murray, il doppista Fleming, giocherebbero per la Scozia e l’Inghilterra di Ward, Hutchins, Evans farebbe ben poca strada. Ma sentite gli audio-interviste che ho fatto ai colleghi inglesi qui a Napoli, mi paiono interessanti.