TENNIS – Grazie a Fabio Fognini l’Italia di Coppa Davis ha vissuto una giornata memorabile. La Gran Bretagna non può affidarsi solo a Murray. Rino Tommasi
Credo di non sbagliarmi e di non esagerare nel definire quella vissuta domenica a Napoli una delle più belle ed importanti giornate nella storia della Coppa Davis azzurra. Dopo la sconfitta nel doppio era difficile essere ottimisti perchè bisognava sperare che Fabio Fognini battesse Andy Murray, campione di Wimbledon ed il primo giocatore inglese, vale a dire il più forte rappresentante del paese che dopo avere inventato il tennis ne difendeva con orgoglio quasi religioso la storia ed prestigio.
In termini tecnici, di classifica e di precedenti (uno solo ma significativo) Fognini aveva dalla sua il vantaggio del fattore campo, inteso come pubblico, ma anche come superficie. Peraltro dovrebbe ormai essersi abituato a sopportare il peso di una tradizione molto pesante, anche se alleggerita da molti anni di assenza dal palcoscenico della Davis
La Gran Bretagna ha giocato la sua ultima semifinale di Davis nel 1981, perdendo per 5 a 0 dall’Argentina, poi era sempre stata eliminata al primo turno mentre per ben 16 volte era rimasta esclusa dal tabellone principale, un percorso nettamente inferiore a quello dell’Italia. Comunque non si può vivere soltanto di ricordi. Gli inglesi aspttano di poter affiancare a Murray un giocatore di livello mentre dobbiamo fare i complimenti a Fognini per essere arrivato più in alto e più in fretta del previsto