TENNIS – L’ex-numero al mondo Arantxa Sánchez Vicario intervistata da Radio Marca ha ripercorso la sua carriera da professionista in occasione del 25esimo anniversario per suo primo Roland Garros, raccontato la sua esperienza da capitano della Fed Cup, e parlato dei progetti per il futuro e le sue opinioni sul tennis attuale.
Che cosa fa in questo momento?
Vivo a Barcellona e la mia grande priorità sono i miei figli Arantxa ( 5 anni) e Leo (2 anni). Sporadicamente ho qualche collaborazione con tennis o con la pubblicità, quando riesco a incastrarli con gli impegni familiari. Ci tengo molto a essere un buona madre ed è meraviglioso trascorrere il tempo coi miei figli.
Quest’anno cade l’anniversario di 25 anni dal suo primo Roland Garros.
Sono accadute molte cose d’allora e mi sembra che è stato solo ieri. E’ stata una partita incredibile, intensa, una finale fantastica. Avevo sono 17 anni e la numero uno in quel momento, Steffi Graf, non aveva ancora perso nessuna partita. E’ stato il mio primo Slam vinto, il mio torneo favorito, che da piccola ho sempre sognato di giocare. E’ bello poterlo ricordare dopo tanto tempo.
Parliamo del Roland Garros nel 1989
Mi concentravo su ogni incontro per volta. Cercavo di non pensare oltre. In quel momento volevo gustarmi il torneo che mi ha sempre appassionato. Venivo dalla vittoria di due tornei (Belgio e Barcellona) ed ero arrivata a Parigi con l’intenzione di superare turno su turno. Stavo vincendo con giocatrici meglio classificate di me, diventando la sorpresa del tennis, per arrivare ai quarti di finale. Poi ho incominciato a crederci un po’ di più. Nel giorno della finale sapevo che stavo per affrontare la migliore giocatrice del mondo e che l’anno prima aveva vinto il Roland Garros battendo Natasha Zvereva con un doppio 6-0 in 37 minuti. Sono entrata in campo convinta di dare il massimo e di giocare colpo su colpo nei migliori dei modi possibili. Sono stata sempre una gran combattente, non avevo nulla da perdere. Tra lei due era Steffi che aveva maggior pressione addosso. Nel terzo set sono riuscita a rimontare dal 5-3 per poi vincere 7-5 (nda punteggio finale 7-6 3-6 7-5) dopo 3 ore e mezzo di tennis estenuante. Quando ho visto l’ultima pallina affondarsi in rete dal lato di Steffi, ho pianto dalla gioia. Sono stati momenti indescrivibili. Ero al settimo cielo e sapevo che tutta la Spagna mi stava guardando in televisione. Ho ancora i brividi ripensando a quella giornata.
Steffi Graf è stata la sua più grande rivale.
In campo Steffi è stata la mia più grande avversaria, l’unica che è riuscita a vincere più finali slam. Ne ho vinto 4 e perso 8 di cui 5 con lei. Una volta si vince e altre si perde, però sono state partite che non potrò mai dimenticare. In quel momento sono stata l’unica che riuscì a superarla e diventare numero uno. Poi è arrivata Monica Seles e ci siamo più volte avvicendate in vetta della classifica
Altri ricordi nei tornei WTA e Giochi Olimpici?
Ogni momento lo vivi con la stessa intensità e con la stessa voglia di vincere. Certo che gli Slam vengono giocati ogni anno mentre le Olimpiadi ogni 4, perciò c’è un diverso approccio. Poter partecipare ai giochi olimpici e aver la possibilità si salire sul podio, per me ha avuto lo stesso significato di vincere un titolo WTA. Ogni giocatrice aspira ad aggiudicarsi uno Slam, essere il numero uno al mondo e aggiudicarsi una medaglia olimpica. Ho potuto giocare in 5 edizioni perché ho iniziato col tennis molto da giovane e ho avuto la fortuna di vincere due medaglie d’argento e una di bronzo. Sono contenta di poterli tenere insieme agli altri titoli vinti in carriera e aver dato il mio contributo nella storia del tennis in Spagna.
Quali sono i suoi rimorsi?
Quando giochi vuoi solo vincere tutto il possibile. Ci sono state partite Ho sempre guardata alla mia carriera in maniera positiva perchè fortunatamente sono stata molto longeva. Sono stata per tre anni entro le prime cinque e solo l’ultimo anno ho dovuto mollare il colpo per i continui dolori. Una spina nel mio fianco è la finale di Wimbledon del 1995. Una partita incredibile che ho perso con Steffi Graf (4-6 6-1 7-5). Sul 5 pari al terzo set abbiamo disputato un game che è durato ben 25 minuti, gioco che persi alla fine. Qualche volta ho rivisto la partita in televisione e mi ripeto che quel giorno la sorte non è stata dalla mia parte. Sono stata comunque soddisfatta per aver dato il meglio di me.
E nel doppio?
Sono stata una delle poche che ha giocato contemporaneamente sia il singolare che il doppio. Un po’ di orgoglio per far parte di un gruppo ristretto di giocatrici che è stata numero uno nello stesso periodo in entrambe le specialità come Martina Navratilova, Martina Hingis, Lindsay Davenport. Quando disputi un singolare lo fai solo per te stessa mentre in doppio è necessario prima di tutto fare squadra con la sua compagna. Ho vinto 69 titoli con diverse compagne, di diverse nazionalità e differenti stili di gioco. Con mio tennis ho potuto fare coppia con tanti giocatori senza problemi. Mi sono divertita giocare insieme a Jana Notovna, Helena Sukova e Martina Navratilova con la quale ho iniziato e mi ha insegnato tutto.
Che sensazioni hai avuto al momento del ritiro?
E’ il momento più difficile per ogni atleta. Sapevo che era il momento adeguato (nda nel 2002). Ho avuto una carriera lunga piena di soddisfazioni e ottimi risultati. Mentalmente e fisicamente è stata una scelta corretta. Mi ricordo ancora la faccia delle persone che si aspettavano che parlassi dei miei obiettivi nella prossima stagione e hanno saputo invece del mio stop. Nessuno poteva crederci. Ho pianto. Tutti erano abituati a vedere l’Arantxa guerriera e non così umana.