TENNIS – Dopo anni passati a fare i conti con il peso di essere il “nuovo Nadal” , Carlos Boluda cerca di ricostruire il proprio cammino nel mondo del tennis.
Carlos Boluda ha infranto tutti i record da juniores, superando anche i numeri di Rafael Nadal alla sua età. Tutti lo chiamavano il ‘nuovo Nadal’. Un appellativo che, anziché aiutarlo, lo ha pregiudicato. Il giovane tennista, che adesso ha 21 anni, ha superato un duro cammino pieno di infortuni e dubbi e per mano di Oscar Burrieza, è risorto.
Correva l’anno 2006. Un ragazzino di 13 anni iniziava ad abbagliare grazie ai suoi incredibili numeri. Anche nei corridoi del circuito professionista si parlava di lui. Era Carlos Boluda, di Alicante, che a soli 13 anni, vinceva il torneo “Le petis AS”, il più importante tra giocatori fra i 12 e i 14 anni, un evento vinto in passato da giocatori come Nadal o Ferrero. Torneo nel quale Carlos ottenne la vittoria anche l’anno seguente, con il privilegio di essere l’unico juniores della storia a raggiungere una tale impresa. Prova del fatto che si stava facendo conoscere è la piccola apparizione, quello stesso anno, nel famoso programma argentino condotto da Juan Ignazio Chela e Mariano Zabaleta, ‘Tennis Pro’. Nel video appare Tommy Robredo che legge una notizia sulla vittoria di Boluda all’Europeo under-14 in Repubblica Ceca, dicendo che Carlos “gioca molto bene”, mentre Zabaleta commenta scherzando che avrebbe dovuto cambiare cognome prima di andare in Argentina (perché lì è una parolaccia).
Boluda iniziava a collezionare articoli sui giornali, commenti su internet e spazio nei programmi televisivi che parlavano di lui. Lo stesso Rafael Nadal disse di Carlos: “Gioca meglio di me quando avevo la sua età. Ha tutti i colpi necessari”. E fu allora che la stampa tirò fuori il maledetto paragone. L’eterno paragone come “Il nuovo…” riferito ad un giovane sportivo che inizia a fare bene. Un paragone che vende giornali ma distrugge carriere. Una comparazione che mette delle etichette e toglie capacità. Quel paragone.
Tutti quei commenti iniziarono ad influenzarlo. Nella sua vita entrano molte persone, la maggior parte per interesse più che per voglia di aiutare un ragazzo in piena adolescenza che non capiva cosa stesse succedendo attorno a lui. Iniziarono a comparire gli infortuni. A 15 anni una lesione al polso lo privò di quelle partite di cui un ragazzo ha bisogno per crescere. Per diventare adulto. Fu una tappa dura per lui, caricata dalle aspettative che gli avevano imposto e dall’impossibilità di giocare. Dopo un periodo in cui riuscì appena a disputare qualche torneo, un altro infortunio al polso, questa volta una frattura causata da stress, mise quasi fine alla carriera di un giocatore promettente. A causa di questa, rimase fermo senza poter competere per tutto il 2011.
Ma nel momento in cui superò l’infortunio, le speranze riposte nel tennis era svanite. Iniziò anche ad aver paura di giocare e di disputare gli incontri. Qui la figura di Oscar Burrieza diventa fondamentale. Lo aiuta a liberarsi dalle pressioni accumulate durante gli anni. Lo aiuta ad abbattere quella barriera mentale che lo aveva sfiancato. Gli fa recuperare le sensazioni perse del suo gioco a causa delle lesioni, e riesce a far riaffiorare il talento del giovane di Alicante. Un talento che si era solo spento, ma era lì. Tutto questo porta a degli effetti sui risultati. Boluda ricomincia a vincere titoli e torna a disputare delle finali che mancavano da tanto tempo. Torna a sorridere. E a recuperare la voglia.
Adesso Carlos Boluda è al numero 631 della classifica ATP. Ranking che lo ha visto risalire dal numero mille nel giro di un anno. Nel suo profilo, ancora non esiste una foto ufficiale. Una volta che le cattive influenze sono sparite e che attorno a lui sono rimaste solo le persone che realmente lo apprezzano facendolo sentire bene, Carlos vuole lottare per riuscire a mettere quella foto nel profilo dell’ATP, in modo che appaia solo Carlos Boluda. Senza etichette. Senza paragoni.
Come disse l’italiano Giacomo Casanova: “Un uomo che decide di fare qualcosa senza pensare ad altro, supera qualunque ostacolo”. Carlos Boluda lo ha già fatto.