TENNIS – Sul lettino, Rafa Nadal è un grande guerriero o un grande pulcino bagnato? David Ferrer: un Paperon de’ Paperoni prigioniero d’una felicità autistica. J.M. Del Potro: perchè non ha paura. Richard Gasquet si trascina in campo la poltrona dello psicanalista (Prima Parte).
In rigoroso ordine di classifica 2013. (nella prima parte 1,3,5,7,9, Nadal, Ferrer, Del Potro, Berdych, Gasquet,) nella seconda parte 2,3,6,8,10, Djokovic, Murray, Federer, Wawrinka, Tsonga).
Nel mio lavoro sono il migliore. Faccio lo psicologo e mi sono specializzato in tennisti. L’unico sport in cui sei davvero solo. Sei tu l’unica risorsa. Sei tu il peggior nemico.
Anche se sono giovani, anche se sono ricchi, non sono felici. Non potrebbero esserlo. La felicità riguarda tante cose ma mai la vittoria. La vittoria è solo un antidoto alla paura. Una parente nobile del sollievo. Una coperta luminosa sopra un pozzo nero. Per i più è una cosa da inseguire che non si fa mai toccare. Per i pochi altri una dipendenza, anche se dorata. Il mio lavoro fondamentalmente è svelare i mostri che si nascondono sotto quel velo dorato. Ognuno ha il suo.
1) Nadal Rafael.
Forse il caso più semplice. O il più emblematico. Quello che passa per il più grande guerriero del circuito a me sembra un grande pulcino bagnato. Il suo essere vincente è un effetto indiretto del terrore di perdere. Più che vincere lui non vuole perdere. E’ quasi terrorizzato dall’idea. Nessuno ha il suo stesso terrore di perdere. Si vede anche da come si muove, da come parla, da come gli occhi siano sempre alla ricerca di un possibile pericolo nascosto dietro il campo visivo. Solo quando vince tutto si scioglie e si apre ad una felicità che neanche a lui sembra vera. Infatti non è felicità. È sollievo. Puro sollievo.
Il suo rifiuto della sconfitta è quasi infantile. C’è qualcosa di molto stupido in questo. Una vera chiusura mentale che produce effetti fantastici sul campo di tennis. Grazie a questo terrore che lo accompagna ogni singolo istante, batterlo è quasi impossibile. La sconfitta è paradossalmente la sua compagna di viaggio più intima. Per allontanarla sarebbe disposto a morire sul campo. Da un certo punto di vista è stato il mio cliente più difficile. Migliorarlo come persona lo renderebbe un tennista peggiore.
Ma la vita si manifesta sempre in forma di paradossi. Non credo sia un caso che il più vincente di sempre nei testa a testa con tutti i più forti della sua epoca è stato di gran lunga il più grande numero 2 della storia del tennis. Da numero uno si può solo perdere, da due si deve solo vincere.
3) Ferrer David.
In televisione non si capisce ma è anche bello. È un gran bel ragazzo, miliardario, intelligente, e molto più simpatico di quello che sembra. Ha strameritato ogni singolo centesimo guadagnato e ha ottenuto molto di più di quello che credeva fosse mai possibile. E’ una cosa che nessuno ti può perdonare. E’ come un Paperon de’ Paperoni seduto su una montagna di uno strano oro che non si può monetizzare in nessuna banca. Come il famoso papero è prigioniero di una felicità autistica. Ti viene voglia di mettergli una mano sulla spalla e dirgli “dai coraggio, ne uscirai”.
Per essere felice, ed essere creduto, dovrebbe riuscire a vincere contro chi non può o almeno perdere un po’ di più con tutti gli altri. A ben vedere il problema non è lui ma quello che gli sta intorno. Non è David ad avere bisogno di analisi ma il mondo di una bella rivoluzione (culturale). Fossi un prete lo benedirei. Martire dorato.
5) Del Potro, Juan Martin.
Niente da dire. Buono, calmo, tranquillo e micidiale. Il primo dei secondi capace di uccidere anche i primi. E gli basta così. Come tutti quelli che non ambiscono all’immortalità non ha bisogno di quelli come me. Non ha paura di perdere, non ha paura di vincere, non ha paura e basta. Quello che ha gli basta. Un Killer di ghiaccio fuso con SuperPippo. Migliorarlo come tennista lo peggiorerebbe come persona. Yuk Yuk.
7) Berdych Tomas.
“Eri quasi arrivato ma non ce l’hai mai fatta. E se dovevi farcela ce l’avresti già fatta”.
https://www.youtube.com/watch?v=eHjkpUpOPC0
9) Gasquet Richard.
Un cliente annunciato. Uno che sul campo da Tennis si trascina una poltrona da psicanalista come ombra. Di vincere uno Slam non ha nemmeno il coraggio di pensarlo. Sarebbe troppo. Un vero Tabù. Sono andato a vederlo giocare dal vivo. Ha un testone enorme incassato in spallucce strette e spioventi che rendono il suo equilibrio un miracolo. Più che un atleta sembra un paperotto che si porta a spasso rancori infantili sigillati dentro un cuoricino bebé. Però ho visto anche un’altra cosa. È un bel ragazzo. Un bel ragazzo francese. Ma solo fino a quando non comincia a sudare. Appena la fatica comincia a manifestarsi in quel viso così francese, la sua espressione assume, in tutto e per tutto, i contorni della paura. Per lui il tennis è essenzialmente paura. Lo sforzo immenso di ignorare quel sentimento si traduce in una specie di maschera di cera che remotamente mi richiama la faccia di Federer quando gioca con Nadal.
Poi ho guardato con attenzione il celeberrimo, e celebratissimo rovescio di Gasquet. Il più grande produttore di bestemmie transalpine annus dominis 2000 circa. La sua maledizione dorata. L’elefante bianco avuto in dono da un dio maligno che non può scambiare. Insomma quella cosa che ha trasformato un bel ragazzo francese in un fresco miliardario mangiato vivo da paure, i cui unici attacchi che si ricordano da un paio d’anni sono quelli di panico.
Bene, sto benedetto rovescio non è come me lo aspettavo. Assomiglia a quello che si percepisce in televisione ma con differenze enormi. Per carità è un signor rovescio. Davvero. Una specie di capolavoro cinetico che nega le leggi della fisica. Anche il suono è qualcosa che non avevo ancora sentito. Credo che la pallina si fermi sul piatto corde per un tempo che varia dal nulla al mese e mezzo. Però c’è qualcosa che non va. Ho percepito una rigidità. Quella fluidità magica che ha fatto scattare in molti l’associazione con Mozart sembra imprigionata dentro qualcosa d’invisibile. Poi ho capito. Finalmente ho capito. Il braccio è perfetto. L’ala d’angelo disegnata nell’aria è sublime. La cosa sbagliata è il corpo. Quel corpo così umano costretto a sostenere un movimento così divino. Quel corpo subisce lo stesso destino della psiche, non è la fonte di tutto ma una grande protesi al servizio di movimenti ultraterreni. Il risultato è una perfezione semplicemente insostenibile. Nessun corpo umano può reggere i movimenti antigravitazionali degli angeli.
Condannato.
Nella prossima puntata il N°2 Novak Djokovic, il n°4 Andy Murray, il n°6 Roger Federer, il n°8 Stanislas Wawrinka, il n° 10 Jo-Wilfried Tsonga
Pier Paolo Zampieri