TENNIS- E’ di poche ore l’intervista rilasciata dal direttore del Monte Carlo Rolex Masters, per le colonne del Monacomatin.mc. Franulovic sceglie Nadal e Djokovic quali candidati alla vittoria, ma non disdegna Federer e Dimitrov. “Il nostro torneo è un gioiellino che va sempre lucidato, quest’anno avrà un’edizione superba”.
Destro di nascita, 8 titoli vinti nel singolare e altrettanti nel doppio, discreto specialista della terra rossa (spicca la finale persa agli Open di Francia nel 1970), apprezzabile giocatore di Coppa Davis(32 vittorie in 59 partite); parliamo del serbo Zeljko Franulovic, l’uomo del momento, e non per la sua carriera tennistica, bensì nelle vesti di direttore del Monte Carlo Rolex Masters.
Domani alle ore 12 saranno sorteggiati i tabelloni principali del primo Master 1000 su terra del 2014 e inizieranno ufficialmente le prime partite di qualificazione al main draw.
Franulovic, intervistato da Anne-Claire Hillion per Monacomatin.mc, ha ricordato le modalità d’insediamento al ruolo, tracciando anche svariate considerazioni sul torneo.
D.Come sei diventato direttore del Monte Carlo Rolex Master?(Franulovic è in carica dal 2005)
R.Sono un ex tennista professionista croato ma ho girato tanto anche dopo la fine della mia carriera. Ho vissuto in Svizzera per molti anni, prima di trasferirmi a Monaco nel 1990; qui ho partecipato a diverse iniziative sportive e per circa 15 anni me ne sono occupato personalmente. Poi nel 2005 sono diventato direttore di questo torneo.
D. Che cosa hai contribuito a portare in questo torneo?
R. Non sta a me dirlo(ride), ma ritengo di aver portato la mia conoscenza e la mia organizzazione, in qualità di direttore; ma anche la giusta visione globale dei tornei del pianeta, in qualità di ex giocatore.
D. Qual è l’elemento fondamentale per il successo di un torneo?
R. I giocatori! E’ vero che anche prima del 2005 c’erano buoni giocatori, ma i più grandi non venivano qui. E senza di loro il pubblico non ti segue. Poi è ovvio che per convincere i grandi giocatori a venire qui, è importante la classificazione del torneo e a riguardo la qualifica di Master 1000 è decisamente rilevante. Come lo è la credibilità in termini economici e di organizzazione; mi riferisco alla sopravvivenza del torneo nel difficile contesto di mercato, all’adeguata ricezione dei tennisti professionisti nel circuito e al sostegno pubblico di tutto il Paese. Il successo è una miscela di fattori: la reputazione, la tradizione, il prestigio e anche il glamour.
D. Il ritorno di Roger Federer rende questa edizione del torneo davvero eccezionale…
R. Con lui abbiamo tutti i primi 6 giocatori del mondo, ma la classifica è relativa perché da noi il pubblico è più interessato alle vicende dei francesi e degli italiani. Tsonga è solo 11° nel ranking ma da noi è una vera star. Certo non posso negare la soddisfazione di aver visto Federer usare la nostra wild card. Il manifesto di quest’edizione è senza alcun dubbio superbo.
D. Chi è il tuo preferito quest’anno?
R. Da quando io sono qui, Nadal e Djokovic hanno supportato tutte le edizioni del torneo, consentendogli di mantenere la qualifica di 1000: il primo con l’eccezionale talento e le otto vittorie consecutive; il secondo con la grande classe e la straordinaria vittoria dello scorso anno. Sono inoltre i veri dominatori del torneo e anche quest’anno, a mio parere, meriterebbero il titolo.
D. E se ci fosse una finale senza precedenti? Chi sceglieresti?
R. Ovviamente Roger Federer, che qui non ha mai vinto. L’altro finalista lo vorrei giovane, come Dimitrov.
D. Quale futuro per il torneo?
R. Ad oggi il torneo è stato confermato anche pe rle prossime stagioni ma dobbiamo sempre restare concentrati per mantenere alto il livello di gioco, pur di evitare di farci superare da altri tornei di Paesi emergenti. Non abbiamo le risorse e le strutture per reggere il confronto su queste basi, ma dobbiamo migliorare anno dopo anno il comfort per i tennisti, il pubblico e i media. Questo torneo è un gioiellino che va sempre lucidato, ha bisogno della mania crescente nella gente, ha bisogno che se ne parli.