TENNIS ATP MONTECARLO – Dopo 10 anni finalmente David Ferrer batte il vincitore di 8 tornei del Principato. Rafa: “Perdere fa sempre male, sulla terra rossa di più”. Due svizzeri in semifinale.
MONTECARLO – Già sul 4-1 per il sorprendente Garcia Lopez (mai l’avevo visto giocare così! Ha 30 anni, ha preso fiducia dalla vittoria nel torneo di Casablanca, ma dov’era fino a oggi?) contro Djokovic e poi ancora più sul 6-4 e sul 3 pari 15-40 servizio del serbo, pensavo di dover cambiare titolo, che è invece quello che vedete adesso.
E ciò perché alla fine Djokovic si è ripreso ed ha vinto al terzo set, 4-6,6-3,6-1 (un punteggio molto più netto di quanto sia stato il match).
E allora il “comincio” del pezzo resta quello che avevo preparato. Anche se lo spavento patito da Djokovic è stato notevole. Stavolta è stato in campo ben più di 45 minuti. Ha finito giocando sotto la luce dei riflettori. Non ricordo quando sia stata l’ultima volta. Un tempo qui dovevano chiedere ai giocatori se erano d’accordo di finire il match sotto la luce (che non era buona). Vidi Rafa Nadal battere Albert Costa quasi al buio, l’anno dopo che Costa aveva vinto a Parigi.
In precedenza la storia del giorno. Arrivata all’indomani della vittoria n.300 sulla terra rossa di un certo Rafa Nadal. E al Country Club, un torneo da lui vinto 8 volte, nel giorno in cui prendevano parte a quarti di finale sei dei primi otto tennisti del mondo. E prima che Tsonga e Federer lottassero per tre set per noi pieni di rimpianto, perché avrebbe potuto esserci Fognini al posto di Tsonga.
E sarebbe stato probabilmente altrettanto bello, altrettanto combattuto, altrettanto intenso. Per un set e mezzo Fognini era stato migliore di Tsonga, non sarebbe giusto dimenticarlo sulla scia di quanto – pur esecrabile – è successo dopo.
Ad ogni modo, anche se Federer ha rischiato di far venire l’infarto ai suoi fans fallendo 13 pallebreak consecutive e anche tre set point di fila prima di conquistarsi il diritto al terzo set – nel quale Tsonga avrebbe restituito a Roger, (vittoria n.950 nel circuito, 26 76 61 in 2h e 28 m), il regalo ricevuto da Fognini – la notizia del giorno a mio insindacabile giudizio (eh eh) resta l’eliminazione di Nadal più che la rivincita di Federer su Tsonga che gli aveva dato tre set a zero un anno fa sulla terra rossa del Roland Garros.
Infatti Rafa Nadal che perde un match sulla terra battuta non è solo la notizia del giorno ma la più sorprendente fra tutte quelle che si possono scrivere riguardo a una qualsiasi partita di tennis disputata su una qualsiasi superficie.
Una volta, negli anni Novanta, avrebbe destato analoga sorpresa una sconfitta a Wimbledon di Pete Sampras o, una decina di anni dopo, di Roger Federer. E negli anni ’70 una sconfitta di Bjorn Borg sulla terra rossa. Un Borg, pur vittorioso 5 volte Wimbledon di fila (’76-’80) che avesse perso in uno di quei cinque anni sull’erba non avrebbe suscitato lo stesso clamore
Su tutte le altre superfici tutti i campioni di questi giorni sono in genere più vulnerabili che Rafa Nadal sui campi rossi. Per me è più un fatto che un’opinione. Ma i lettori di Ubitennis potranno, come sempre, confutarlo.
Che poi Rafael Nadal l’abbia perduta (76 64) da un connazionale, David Ferrer, che su questa superficie lo aveva battuto soltanto 10 anni fa nel torneo di Stoccarda quando Rafa aveva appena 18 anni, fa ancora più sensazione.
Quasi come i 44 errori gratuiti di Nadal. Sulla terra rossa non ci è davvero accaduto molte volte di registrare un simile score negativo.
Nadal ha avuto la pallabreak sul 5 pari del primo set, ma mancata quella è stato sempre indietro nel punteggio, a cominciare dal tiebreak nettamente dominato, addirittura 7-1, da un Ferrer incredibilmente aggressivo da fondocampo e addirittura esplosivo con il dritto che mi ha ricordato a tratti quello di un Ivan Lendl in giornata. Capace, cioè, di lasciarti fermo anche se sparato dalla riga di fondocampo. Lasciar fermo un tipo reattivo e scattante come Rafa Nadal non è davvero da tutti, né facile.
Soltanto 22 volte dacché Rafa vinse sedicenne nel 2002 il primo dei suoi 300 match sulla terra a Maiorca battendo Ramon Delgado, Nadal ha dovuto inginocchiarsi e mordere la terra rossa.
E 17 in tutto sono stati quelli capace di batterlo. Fra quei 17 due volte, appunto, David Ferrer, l’instancabile guerriero di Valencia, 32 anni compiuti il 2 aprile ma nessuna intenzione di mollare la presa.
Avevo già visto Ferrer prendere l’iniziativa e comandare il gioco contro Nadal sia a Madrid un anno fa, quando era giunto a 2 punti dalla vittoria ma probabilmente si era spaventato per questo e aveva smesso di pigiare il piede sull’acceleratore proprio quando doveva chiudere la partita. E anche a Roma, sempre lo scorso anno, nel secondo set Ferrer sembrava aver cancellato anni di complesso di inferiorità. Ma poi si era improvvisamente ricordato, nel terzo, che il re della terra battuta era il suo amico-rivale di Maiorca.
Adesso, dopo questa sconfitta tutto sommato abbastanza netta, qualcuno scriverà che Rafa non è più né il Re né il Principe di Monaco…ma a mostrare un più giusto equilibrio – e in un certo senso a smentire quanto ho scritto più su – è ancora una volta proprio David Ferrer, l’umile tennista arrampicatosi il 3 luglio scorso fino al terzo posto della classifica mondiale nella semitotale indifferenza di coloro che continuavano a parlare soltanto sempre e comunque dei Fab Four (facendo infuriare i responsabili della Lotto): “No, non è l’exploit più importante della mia carriera…perché questo è un quarto di finale, non una finale di uno Slam. Qualunque finale è più importante di oggi…E’ solo un match…”
Poi però David ha corretto leggermente il tiro: “L’ultima volta che ho battuto Rafael sulla terra è successo 10 anni fa, ho dovuto aspettare 10 anni…” ha sorriso. E poi quando aggiunge che la più grossa sorpresa è “vincere una finale di un grande slam e non un quarto di finale..battere Rafa è difficile sulla terra battuta, non solo sulla terra battuta, ma non è una macchina, non sempre riesce a giocare bene, forse oggi non ha giocato il suo miglior tennis mentre io ho giocato benissimo” compie un’altra professione di umiltà ed è un po’ come se dicesse (anche se non l’ha detto credo l’abbia pensato): battere Nadal tre su cinque in finale al Roland Garros è un’altra cosa.
Nadal, dal canto suo, era visibilmente seccato. Se c’è uno che non è abituato a perdere sulla terra rossa questi è lui. Dapprima rispondeva alla prima domanda, mia, facendo filosofia spicciola: “Quando giochi a tennis puoi vincere e puoi perdere. Quando l’avversario fa le cose meglio di te la cosa normale è …perdere. E’ quanto è accaduto oggi. Non ho giocato nel modo giusto, non ho colpito il dritto con la giusta intensità, ho giocato troppo corto. Gli ho dato quasi sempre la possibilità di controllare i punti. Perdere fa male ovunque….sulla terra rossa un pochino di più”.
Ma Nadal appariva disturbato, ancor più che per la sconfitta, “per non aver trovato una soluzione al mio gioco, per fare la cosa giusta al momento giusto, avrei dovuto fare più di quel che ho fatto oggi…Non c’è nessuna frustrazione, nessun dramma. Solo un match di tennis. Ma alla fine preferisco vincere…(e abbozza un sorriso)”.
Certo che Nadal si deve sbrigare se vuole salire nella graduatoria dei più vincenti di tutti i tempi sulla terra rossa, come numero di vittorie. A raggiungere quota 300 è solo l’undicesimo. E dovebbe giocare e vincere fino a 35 anni (esagero?) per raggiungere non il record di Guillermo Vilas, 644 ma tutt’al più quello di Muster. L’argentino aveva l’indiscutibile vantaggio di giocare in un’epoca in cui i tornei sulla terra battuta nel circuito erano molti di più.
Non a caso secondo dietro a lui era un altro campione di quella generazione, di 3 anni più anziano, lo spagnolo Manolo Orantes fermatosi a 489 vittorie. Terzo l’austriaco Thomas Muster con 422 vittorie.
Se, poniamo, Nadal vincesse 4/5 tornei l’anno sulla terra battuta, con una venticinquina di successi in 4 anni potrebbe arrivare a 400. Ce la farà? Mmm, dovrà giocare meglio costantemente meglio di oggi contro Ferrer. Osservo però che curiosamente i primi 3 leader di questa particolare graduatoria sono tutti mancini. E Nadal che vorrebbe stare sulle loro tracce…pure! Un caso? Io credo che Federer (193 vittorie sulla terra rossa con oggi) direbbe che non lo è.
Detto e ridetto che la sconfitta di Nadal è la notizia del giorno (ma se gli ho dedicato più spazio, cerchino di capire i lettori che non sono addentro al mestiere di giornalista…è perché ho potuto cominciare a scriverne molto prima che finissero Federer e Djokovic), non c’è dubbio che anche la rimonta di Federer, che poteva anche abbattersi dopo aver mancato 15 breakpoints consecutivi (13 nei primi due set), meriti giusto rilievo. Evitate, please, di inviare quei commenti su…UbiNadal, ma cercate di capire come funziona il nostro mestiere.
Federer, tre volte finalista a Montecarlo – ma l’ultima nel 2008 – è per la quarta volta in semifinale al Country Club, dove negli ultimi 4 anni era venuto una sola volta (e aveva perso da Wawrinka nei quarti).
Tutte quelle occasioni facevano pensare – cito in ordine sparso e non di priorità – a) che Tsonga non servisse così bene b) che Federer dopo aver mancato le prime palle-break fosse troppo teso per giocarsele al meglio.
Ma la partita ha offerto momenti altamente spettacolari, divertenti. Piacevolissima insomma.
Ed è bello rivedere Federer in grado di lottare anche sulla terra rossa, quasi come un tempo. Tsonga nel terzo set, dopo aver commesso qualche errore abbastanza banale nel tiebreak nel quale pure aveva rimontato da 3-6, se ne è andato un tantino di testa. Anche lui non è mai stato solidissimo.
In semifinale due svizzeri, dunque, con Wawrinka bravo ad eliminar un Raonic comunque in crescendo sulla terra rossa (ascoltate l’audio di Ljubicic, registrato oggi). Sarà un bel test per lo svizzero affrontare Ferrer: lo spagnolo non regala nulla. E non è affatto in crisi come ad un certo punto dell’inizio stagione poteva sembrare.
Inutile dire che l’altra semifinale, Federer-Djokovic, ha più appeal. Troppe sono state le splendide partite giocate dai due. Tre su tutte direi: la semifinale 2011 vinta da Federer al Roland Garros, le due partite pazzesche dell’US open, vinti entrambe 7-5 al quinto da Djoker-Nole, con i matchpoint annullati dal serbo.