TENNIS – Contro gliocatrici che non tentano di “fare a pallate”, come la Suarez Navarro, la Williams è costretta a tirare fuori dal cilindro qualche magia, dimostrando di avere anche una buona mano.
TENNIS – E’ davvero un peccato che Serena Williams si sia dovuta ritirare dal torneo. Nella speranza di rivederla presto in campo le dedichiamo – e se lo merita – l’analisi tecnica di oggi.
Della totale superiorità dell’americana, semplicemente in termini di capacità di produrre un tennis di potenza e velocità inarrivabile per qualunque avversaria, ne avevamo già parlato.
Come tutte le giocatrici che basano il loro gioco sulla pesantezza e la rapidità dei colpi da fondocampo (ovvero, a parte poche eccezioni – Radwanska la più evidente, un po’ meno Halep – tutte le top-player, Sharapova, Azarenka, Na Li, Kvitova, eccetera, che hanno in comune lo schema tattico della pressione costante), Serena picchia duro, durissimo, sulle diagonali maggiori, molto facilitata nella fase di aggressione da un servizio di categoria superiore.
Una volta ottenute, a furia di pallate, le aperture giuste per affondare, la Williams (come le altre) di solito cerca la chiusura in lungolinea, in progressione, entrando sul colpo dell’avversaria in avanzamento e ottenendo i vincenti a conclusione di una fase di gioco che potremmo definire “di sfondamento”. Poco spazio per le variazioni, e per i colpi al volo, ma tant’è, il power-tennis moderno è questo.
Questi suoi schemi di gioco “standard” Serena li utilizza immancabilmente quando affronta una delle altre picchiatrici del circuito, che giocano in modo simile a lei, e che quasi regolarmente soccombono non sul piano tattico, come detto uguale per tutte, ma su quello della consistenza, della potenza, dell’esplosività e della forza fisica. Stesso tennis, cilindrata (o pugilisticamente, categoria di peso) superiore: c’è davvero poco da fare per le avversarie.
Ma non ci si deve far ingannare dal fatto che la Williams per lo più giochi sul sicuro, mettendo in campo questo suo tennis brutale, semplice ed efficacissimo per contrastare le giocatrici di pressione da fondo, e pensare che la campionessa americana non sia dotata di una gran “mano” e di un notevolissimo talento in senso stretto. Banalmente, non ha bisogno di inventarsi “numeri” fuori dall’ordinario per vincere lo stesso.
Diventa molto interessante, infatti, analizzare dal punto di vista tecnico le soluzioni e le variazioni che Serena è capace di realizzare quando affronta un’avversaria che non cerca di fare a pallate con lei sperando nella giornata fortunata, magari perchè proprio non ne è in grado, come nel caso di Carla Suarez Navarro sconfitta (ovviamente) in due set negli ottavi di finale di ieri.
La spagnola, una delle uniche nel circuito WTA che utilizza il rovescio coperto a una mano, è una buonissima giocatrice che però non ha nella potenza (anche per limiti fisici di struttura e peso) la cifra del suo tennis. Giustamente, cerca piuttosto gli angoli, le variazioni di rotazione soprattutto in top, e se le è possibile gli anticipi e anche qualche discesa a rete. In ogni caso, nulla che possa impensierire una come la Williams.
Trovandosi spesso ad aggredire palle con poco peso, per lo più recuperi difensivi della spagnola, Serena ieri è sembrata quasi divertirsi a sperimentare le chiusure dei punti da metà campo non con le sue classiche bordate inside-out e lungolinea, ma con una serie di cross strettissimi e molto liftati sia di dritto che di rovescio.
Stringere l’angolo con il dritto è (relativamente) semplice, ma farlo senza piazzarsi sulla palla in stance super aperta – il che renderebbe la traiettoria facilmente leggibile – richiede un perfetto utilizzo dell’anticipo, non nel senso di “colpire prima” o “più avanti”, ma per l’appunto anticipando l’esecuzione del finale windshield-wiper. Praticamente, invece di entrare sulla palla, e poi chiuderla con l’accompagnamento, si cerca l’impatto avendo già accennato lo sviluppo della “spazzolata”, trovando così il contatto con la faccia della racchetta che è già orientata verso l’interno-avanti. Un millisecondo fuori timing, e la palla o la si stecca o la si spedisce sotto la rete: ma se ben eseguito, è un colpo indifendibile, che lascia fermo l’avversario.
Farlo con il rovescio bimane, poi, è davvero al limite dell’impossibile. Un punto su tutti come esempio: il primo del sesto game, 4-2 Serena. Slice diagonale profondissimo di Carla, Williams costretta a indietreggiare, e che reagisce inventandosi una spazzolata rapidissima, ma con tre quarti dell’energia che si traduce in rotazione stretta piuttosto che velocità: risultato, un diagonale stretto – anzi, una biscia dalla traiettoria arcuata in modo irreale – che si tuffa in campo rimbalzando a non più di tre metri dalla rete, sulla riga laterale. Carla a bocca aperta, e io con lei.
Serena impugna il rovescio bimane con una combinazione di grip un po’ più estremi dello standard, ovvero una strong eastern (non classica, più chiusa) con la sinistra, e una continental tanto al limite e tanto spostata con il palmo della mano da sembrare quasi una eastern di dritto con la destra. Questa impugnatura necessita di grande flessibilità di entrambi i polsi, che dovranno “andare giù” di brutto, ed è efficace solo con una preparazione in linea (racchetta che va diretta dietro-in basso, per poi essere richiamata in avanti) come quella della Williams, che non ovalizza l’apertura. Il pro è maggiore rapidità di esecuzione, il contro è che ci vuole una solidità e un controllo articolare dei polsi che hanno in pochi per sviluppare top-spin, e una forza notevole per sviluppare velocità. Vista la “belva” che è l’americana fisicamente, per lei funziona alla grande.
Ma far uscire dalla racchetta, con quella impostazione, un cross diagonale tanto estremo e così controllato, a partire dalla spaventosa quantità di top-spin necessario per far tuffare entro la riga una traiettoria così esasperata, è roba da Fabrice Santoro in vena di magie. Follow-through portato al limite assoluto, fin dietro la schiena dal lato sinistro (quindi testa della racchetta che arriva vicina ai 360° di swing), addirittura la gamba destra che si solleva e si sfila dal colpo per trovare lo spazio per la sbracciata, ma senza perdere il controllo dell’equilibrio, e trasferimento del peso nullo compensato esclusivamente dall’azione dei polsi. Mostruosa, se ci prova una “normale” rischia di giocarsi le articolazioni.
C’è un nome per tutto questo, con buona pace di coloro che ritengono la Williams semplicemente una che tira più forte delle altre e basta: classe, classe pura.
Don’t try this at home, e naturalmente in bocca al lupo a Serena.
One-Handed Backhand appreciation corner
I malefici del Lato Oscuro si sono abbattuti senza pietà sui Cavalieri della Luce: fuori quasi tutti, a partire dalle Nuove Speranze, con Dominic “Dominator” Thiem vittima di sortilegio sotto forma di attacco influenzale, e con l’Apprendista Bulgaro Grigor sconfitto da una delle Nemesi Bimani più pericolose, il Picchiatore Pallido Tomas.
Ci rimane un Eroe tra i meno continui e affidabili sulla terra rossa, lo Scudiero Iberico Feliciano, che però gioca in casa, e se anche parte nettamente sfavorito contro il Guerriero del Sol Levante Nishikori, potrebbe sempre inventarsi qualche magia con lo slice.
Fai quello che puoi, Feliciano, e fallo impugnando Eastern quando spingi e Continental quando tagli: se andrà male, arrivederci a Roma.