TENNIS – Grande affluenza oggi agli Internazionali targati BNL, ma i big si fanno attendere un po’ troppo. Benedetta l’assenza di…Genny a’ Carogna. Grande attesa per Fognini. Lo si …sogna contro Federer. La fortuna-sfortuna di tre wild card italiane. Seppi e Djokovic si allenano ma…
Il video commento e la presentazione della giornata di Domenica di Ubaldo Scanagatta
Prima splendida giornata di sole a Roma, scoppio dell’estate al Foro Italico, e una bella folla – circa 9.000 persone – a veder tennis nella Roma della Grande Bellezza e nella prima giornata di qualificazione. Famiglie, tanti bambini, belle ragazze. Dio mio che differenza con tutti quei brutti ceffi visti a poche centinaia di metri da qui sabato scorso, quando si è giocato prima alla guerriglia armata e poi a calcio, Napoli e Forentina (con interessata partecipazione romanista) non senza previa autorizzazione di Genny ‘a Carogna. Quanto è meglio frequentato, fortunatamente, il nostro sport.
Speriamo che si mantenga così. E che nessuno, genitori fanatici, tifosi ciechi, giocatori maleducati, dirigenti privi di scrupoli, ce lo rovinino.
Il biglietto costava 11 euro _ per la prima domenica degli Internazionali targati BNL il prezzo del biglietto “ground” sale a 16 euro, ma si giocherà anche sul centrale e sul “Supertennis“…un vero peccato che il programma sia molto poco attraente (si può far meglio vero Palmieri?) _ e sicuramente ci saranno stati diversi abbonati fra quei 9.000, però tanta gente così ad una prima giornata di qualificazioni forse non s’era mai vista.
E’ anche vero che per diversi anni il torneo romano ha vissuto uno spazio temporale superiore, due settimane l’anno, prima di trasformarsi ormai nell’unico torneo superstite nazionale del circuito maggiore Atp e Wta. Un tempo non lontanissimo avevamo 7 tornei Atp e un paio di Wta. Erano gli anni ’80-’90.
La grande popolarità del tennis in Italia era legata ai successi internazionali dei migliori tennisti italiani, a 4 finali di Coppa Davis raggiunte nell’arco di 5 anni (1976-1980), ai trionfi di Adriano Panatta, figura non meno carismatica di Alberto Tomba e Valentino Rossi, altri miti che hanno travalicato il microcosmo delle proprie discipline sportive.
Oggi gli appassionati del grande tennis in Italia si devono purtroppo accontentare di 8 giorni di torneo vero e proprio, da domenica a domenica. E stop. Non abbastanza per promuovere sul serio questo sport ormai purtroppo più televisto che visto dal vero.
Non contribuisce a vedere quello giocato nemmeno l’imposizione dei sindacati dei tennisti, Atp e Wta, che per preservare l’integrità fisica (e finanziaria) dei suoi campioni più celebrati, consente loro di arrivare su un torneo quando i primi eliminati sono già tornati a casa da tre giorni.
Infatti, con i tabelloni a 64 posti ma con solo 56 giocatori/giocatrici, le prime otto teste di serie dei due tornei, maschile e femminile, quindi i protagonisti più famosi ed attesi, sono ammessi di diritto al secondo turno. Ciò significa che, dovendo giocare al massimo cinque match, alcuni di loro non si vedranno impegnati in campo – altro che in allenamento – fino a mercoledì.
Le prime giornate del torneo, soprattutto domenica, ma anche lunedì più che martedì, vedono impegnati tennisti anche bravi ma in genere poco famosi. Quelli più famosi, noblesse oblige, quasi si fanno un vanto di poter scendere in scena il più tardi possibile e poiché sono loro che dettano legge, loro che “vendono” i biglietti, sono i padroni della programmazione insieme alle tv. Soltanto gli Slam sono più forti dei giocatori. Ma negli Slam le tv sono ancora più forti…di tutti. Soprattutto in America.
I Masters 1000, nonostante l’Atp si dia un gran daffare per promuoverli, hanno purtroppo una valenza soltanto e soprattutto nazionale. Gli spazi che conquistano su media extrasportivi, al di fuori del Paese che li ospita, sono di solito quelli delle brevi. I direttori dei tornei, quindi, devono solo rallegrarsi se i migliori non danno buca. Per evitare che la diano li accontentano in tutto e per tutto. Prima i grossi nomi stranieri, i top 10, poi anche gli italiani più noti: così questa domenica l’unico italiano che scenderà in campo sarà Stefano Travaglia, grazie al fatto che ha sorpreso al primo turno delle “quali” lo spagnolo Montanes, testa di serie n.3. Montanes, ricorderete, è quello che si vide annullare 9 matchpoints da Fognini al Roland Garros in ottavi di finale. Alcuni dei quali nonostante i crampi del tennista di Arma di Taggia diventato in tempi recenti n.13 d’Italia – oggi è n.15 – e “personaggio” anche per via di alcuni eccessi, un po’ come era capitato a John McEnroe il Superbrat (il Supermoccioso). “Ma lui ha anche vinto tanto” ha avuto la simpatia e l’onestà di ammettere Fabio nel corso di un’intervista resa ieri alla Rai nel programma “La vita in diretta”.
E’ un peccato che questa domenica non si sia sia riusciti a mettere in campo nè i big, nè qualche italiano di più. Il sorteggio ci ha messo lo zampino, perchè per l’appunto le wild card italiane Volandri, Lorenzi e Bolelli sono stati sorteggiati contro giocatori provenienti dalle qualificazioni. Loro avrebbero potuto giocare anche di domenica, ma i loro avversari no (nel senso che non potevano giocare due partite nello stesso giorno).
Fossero stati altri tempi, quando i sorteggi erano manipolati _ storica quella volta in cui Panatta fu sorteggiato, mi pare a Milano, contro un avversario troppo forte, e Carletto della Vida, l’organizzatore, esclamò :”Non è possibile!” e il sorteggio fu rifatto! _ tre wild card italiane che capitano tutte contro giocatori provenienti dalle qualificazioni avrebbe suscitato chissà quali sospetti. Va detto che alcuni dei qualificandi, penso per esempio al colombiano Giraldo che ha lasciato appena 4 games allo sfortunato Cipolla, sono molto più forti di giocatori che sei settimane fa avevano una classifica migliore.
In conclusione però dispiace che, anche per via della onorevole sconfitta di Gioia Barbieri con la Razzano – la bella e simpatica ragazza di Cervia era avanti 5-3 nel primo set ma si è giocata male quei 4 games successivi e l’ha perso 7-5, ha dominato il secondo vinto 6-1, era avanti 2-0 nel terzo ma non ha saputo mantenere il vantaggio. Ora si giocherà un match Barthel-Razzano che sarebbe stato certo più interessante per noi se al posto della Razzano avesse giocato la Barbieri, n.9 d’Italia. La Barbieri, che non è male a rete, deve venirci di più e giocare qualche variazione in più. Le palle corte ad esempio: non ne ho viste in quell’ora e mezzo che l’ho guardata.
Tornando al discorso che è alla base di quello per il quale gli organizzatori sono prigionieri, e a volte schiavi dei desideri dei giocatori e si rendono disponibili anche a sacrificare la programmazione e lo spettacolo, il gap fra gli Slam e i Masters si è purtroppo sempre più allargato. Eppure in termini organizzativi e non soltanto di coreografia e ambientazione, gli Internazionali d’Italia hanno fatto passi da gigante. Fossero stati così già negli anni Settanta avrebbero potuto aspirare ad entrare nella elite degli Slam. Ci mancò poco che lo diventassero.
Allora l’Australian Open sembrava un torneo in crisi, disertato dai migliori. Borg c’è andato una volta sola e questo dice tutto, non sto a fare gli esempi degli altri, e dei nostri Panatta e soci. D’altra parte un tempo in Australia i grandi dell’anteguerra e del primo dopoguerra avrebbero potuto andarci solo via mare (con un paio di mesi di nave)… Il progresso tecnologico, e l’alleanza politica dei 4 Slam ha favorito soprattutto loro, gli australiani. Wimbledon, il primo a diventare open e a dare l’esempio di come si doveva combattere l’ipocrita distinzione fra veri professionisti e falsi dilettanti (che, per rimanere tali, venivano pagati quanti i professionisti dalle loro federazioni), non avrebbe mai avuto bisogno di altri tornei per affermare la sua leadership. La afferma ancora oggi, in termini di prestigio, sebbene sull’erba si giochi ormai pochissimo, nemmeno un mese l’anno.
Tornando a Roma spero che il torneo sarà bello quanto è stata bella questa prima giornata. Il sorteggio celebrato nella suggestiva cornice del Campidoglio ha proposto confronti interessanti fin dal primo turno, anche se qualcuno si preoccuperà soprattutto di seguire il teorico tracciato di Fognini, unico italiano in grado di andare avanti e impegnato contro il ceco Rosol al primo turno, contro Dodig o Delbonis al secondo per arrivare a Roger Federer, sempre che lo svizzero non dia forfait preferendo fare il baby-sitter ancora per un po’. Potrà sempre prendere lezioni dalle quattro baby-sitter laureate in baby-sitteraggio di gemelli. Bisogna essere specializzate. Fino a stasera non è arrivato. Ma non si hanno notizie precise sul suo conto.
Accennavo ai primi turni: spiccano Dolgopolov-Tsonga e Nishikori-Gulbis. Potrebbero essere finali di un buon torneo. Nel suo piccolo anche Haas-Seppi può valere il prezzo del biglietto.
Fra le donne Cibulkova-Giorgi è un match dal discreto appeal (non solo sex…) e anche Lisicki-Stosur – sebbene la tedesca sia più da erba e capi veloci che da terra rossa – potrebbe non essere male, così come Wozniacki-Schiavone sebbene non siano nei loro migliori panni…, mentre per assistere al derby Vinci-Errani bisognerà attendere il secondo turno.
Buon tennis a tutti. Seguiteci su Ubitennis.com ditelo ai vostri amici che ancora non ci hanno scoperto. Vi ringrazieranno.
Una nota finale: oggi sul centrale si sono riversate migliaia di persone entusiaste per seguire l’allenamento di Novak Djokovic. Seguito da un Boris Becker, biondo rubizzo, in tuta nera. E da un fisioterapista che lo ha sottoposto, prima che Nole scambiasse il primo palleggio con Andreas Seppi, a 20 minuti di riscaldamento e streching accuratissimo. Meticolosissimo. Professionalissimo. Ammirabilissimo. Impressionanti…ssimo! Non so quanti altri superlativi, veri ed eccessi…vissimi, potrei usare. Ma quel che più mi ha stupito è stato al contempo il comportamente di Seppi e del suo allenatore Sartori: mentre Djokovic si sottoponeva a tutto quel po’ po’ di lavoro, invece Andreas stava lì bello tranquillo in piedi a chiacchierare, con Sartori e con chi capitava lì vicino. Voglio sperare che Andreas avesse fatto già il suo riscaldamento negli spogliatoi, o da qualche altra parte. Perché il contrasto sul diverso modo, prolungatissimo, di preparare l’allenamento fra i due, è stato davvero stridente. Veniva da pensare che appartenessero a due pianeti diversi, davvero. Ma, ripeto, non so se Seppi, fermo per 20 minuti a non far nulla, mentre l’altro faceva di tutto, sia stato uno spettacolo nello spettacolo.