TENNIS – Puntata degli (s)punti interamente dedicata alla sorprendente ascesa di Kei Nishikori, che con la sua eccellente compostezza in campo e il suo ottimo rovescio è ormai entrato a far parte della Top 10 mondiale.
La personalità (e il rovescio) di Ke
Tra i giocatori in maggiore progresso attualmente nel tour professionistico maschile (avendo 24 anni e mezzo, non lo definirei propriamente un “emergente”) il giapponese Kei Nishikori, settimana dopo settimana, è quello che a mio avviso sta dimostrando l’evoluzione positiva più convincente.
Come spesso accade ai massimi livelli del tennis, tale crescita non è tanto di tipo tecnico (non solo, quantomeno), ma come avvenuto nei mesi scorsi per Wawrinka, la molla scattata per il nipponico è decisamente di tipo mentale.
Per quanto concerne le esecuzioni dei colpi, sulla base di un footwork perfetto e strepitosa velocità di piedi, Kei ha saputo aggiungere un servizio molto migliorato a due solidissimi fondamentali a rimbalzo. Dei quali il migliore – ma di poco – è l’eccellente rovescio bimane, che gestisce da sinistra-dominante, con la mano prossimale – six – al cuore della racchetta appena appena distanziata dalla distale – dx – e l’arto quasi completamente disteso all’impatto, praticamente un dritto mancino accompagnato con la mano destra. Questo gli consente un rapidissimo e violento richiamo della testa della racchetta verso l’alto-avanti, ottenendo cross diagonali strettissimi e potenti: è un’esecuzione specularmente assai simile (grip della mano prossimale a parte, che per Kei è eastern di dritto piena e per Rafa è semiwestern) a quella, portata da destra-dominante, di Rafa Nadal, ma ancor più fluida ed efficace non tanto come capacità di spinta ma come resa in termini di top-spin generato.
Ma come detto, a quei livelli a parte piccoli aggiustamenti di solito la tecnica esecutiva è piuttosto sedimentata, e il vero salto di qualità molte volte nasce dall’evoluzione dell’attitudine in campo, e dai miglioramenti nella capacità di gestione psicologica del match. Avevamo già avuto modo di apprezzare durante l’ottimo torneo disputato da Nishikori a Miami il suo esemplare e tranquillo atteggiamento in campo, massima concentrazione, elevatissimo standard di rendimento, concentrazione e calma totali.
Quello che mi domandavo ammirandolo a Miami, ovvero “oltre a questa granitica solidità di testa, saprà Kei salire anche di personalità quando è necessario?” ha avuto una risposta chiarissima ieri sera, nel match di semifinale vinto dal giapponese su David Ferrer. Dopo oltre due ore di partita tiratissima, tra giocatori molto simili, si è arrivati al momento decisivo: il nono game del terzo set, 5-3 e servizio Nishikori. Sono quei game dove chi è chiamato al servizio per chiudere spesso si irrigidisce, e palesa tutte in una volta incertezze magari inesistenti nei turni di battuta precedenti. Chi risponde, con l’acqua alla gola, altrettanto spesso invece tira fuori risorse inaspettate: in definitiva, sono i momenti nei quali vengono fuori nel modo più evidente le qualità mentali.
Il game in questione è durato esattamente 26 punti. Subito 40-0 e tre match point Nishikori, poi tre errori del giapponese, e da lì in avanti alternanza di parità, match point (9) e break point (2) fino alla fine. Ebbene, di questi 26 punti giocati, solo uno (uno!), ovvero una risposta di dritto alla seconda palla sulla prima parità, settimo punto quindi, è stato un vincente di Ferrer. Solo quello.
Gli altri 25 sono stati tutti, dal primo all’ultimo, o vincenti o errori – commessi quasi tutti cercando la chiusura, pochissimi veri gratuiti – di Nishikori. Pazzesco.
Impedire a un “cagnaccio da terra rossa” del calibro di David di incidere nello scambio, per 25 punti su 26, nel game decisivo di un match tirato e giocato in casa dallo spagnolo con l’ovvio contorno di tifo contro, riuscendo a comandare sempre e comunque, a costo di sbagliare, è una delle dimostrazioni di personalità più clamorose che io abbia visto negli ultimi tempi. Ci vogliono davvero i cosiddetti “attributi” per mettersi lì, con Ferrer imbufalito dall’altra parte e uno stadio intero che parteggia per lui, e semplicemente dire “la vedi la palla? Bene, da adesso, e su ogni singolo punto, ci faccio quello che voglio io, chiudo o sbaglio non importa, e ti riduco a fare lo sparring”. Mica poco.
Non tragga in inganno la flemma “zen” di Kei, pochi urli, niente “grunting”, pugnetti e auto-incitamenti rarissimi: vanno valutati i fatti e i numeri delle sue prestazioni, e se oltre alla consistenza il giapponese continuerà a mettere in campo tanta sicurezza in se stesso e tanta fiducia nel suo tennis, saranno guai per parecchi in futuro. Magari non per Rafa (ottimo in questo torneo) stasera, perchè la tenuta fisica di Nishikori, e il fastidio alla schiena, pongono qualche interrogativo sulle sue possibilità di essere al massimo, però comunque vada a finire il “Guerriero del Sol Levante” merita tutti i nostri complimenti, e il sacrosanto ingresso tra i top-10.