Rubrica a cura di Daniele Flavi
Arriva lui! Nadal, il successo passa dal tormento
Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 12.05.2014
Estasi e dramma, a Madrid, dalla rimonta di Maria Sharapova all’ennesimo crack fisico di Kei Nishikori, con il giapponese padrone fino al clamoroso 6-2 4-2 col suo tennis-ping pong contro Rafa Nadal, ma che è costretto poi all’ancor più clamoroso ritiro sul 6-2 4-6 0-3, sofferente alla schiena ancor più che per i fischi antisportivi, ma soprattutto stupidi, del pubblico locale. Estasi La Sharapova, versione diesel e sempre più terraiola, dopo McHale e Li, rimonta anche Simona Halep, con un impressionate 1-6 6-2 6-3 e, col titolo numero 31, sempre felice del suo amore per Grigor Dimitrov («L’ho fatto a Madrid, ragazzo», gli ha scritto con tanto di cuoricino sulla telecamera in campo), ed è già pronta per un’altra passerella davanti ai tantissimi ammiratori di Roma, metà del suo tennis e metà della presenza scenica. Come dicono i numeri (10-0 nella stagione sulla terra europea), come ribadiscono le immagini di ieri, come ripeteranno le partite al Foro Italico. Almeno sulla carta, perché Serena Williams, campionessa uscente, ha gli adduttori infiammati e le seconde, Li Na, Simona Halep ed Aga Radwanska, hanno le ali bruciacchiate. Dramme Per un set e mezzo, la velocità di piedi e di braccia di Nishikori ruba il tempo al re della classifica mondiale e della terra rossa con soluzioni addirittura irridenti che lasciano perplessi anche i consiglieri di sempre del mancino di Maiorca, zio Toni e Carlos Costa (manager, amico ed ex pro). Il giapponese si fa beffa delle mille statistiche favorevoli allo spagnolo, campione di 8 Roland Garros negli ultimi 9 anni, vittorioso 6 volte su 6 precedenti, protagonista di 90 finali contro 8. Semplicemente, così come nella semifinale contro il numero 2 di Spagna, David Ferrer, l’allievo di Michael Chang entra coi piedi ben dentro il campo e spinge il famoso avversario più in là, dove non fa più male, approdando alla grande fino al 6-2 1-0 con break d’acchito e l’Arena Manolo Santana sconsolata. Poi però rallenta di botto, con la schiena che gli blocca le gambe. Arriva ancora al 4-2, ma lì praticamente si ferma, cerca invano aiuto dal fisioteraspista, ma, dopo sette games da fermo, la miglior speranza giovane, (con Dimitrov e Raonic), da domani numero 9 del mondo e primo giapponese di sempre ‘ top ten», getta la spugna, pagando anche lo sforzo di sabato sera contro Ferrer, domato solo al decimo match point dopo quasi 3 ore. Per Rafa è il successo numero 27 nei Masters 1000, quarto titolo alla Caja Magica, terzo stagionale, e la certezza di chiudere al numero 1 del mondo anche questa settimana dopo Roma: tante carezze a lenire i dubbi dopo i quarti persi a Montecarlo e Barcellona con Ferrer ed Almagro. Ma non a cancellarli.
Roma, è l’ora di Fognini
Gaia Piccardi, il corriere della sera del 12.05.2014
Negli ottavi scontro con super-papà Federer Test per Fabio, una nursery per Roger Adesso che è davvero arrivato il momento di metterci la faccia (un suo cavallo di battaglia), Fabio Fognini affila barbetta e concetti. «Mi vedrete in giro poco. Sto in albergo e mi alleno. A Roma non mi sono mai espresso come avrei voluto e ci tengo a fare bene. Arrivo con buone sensazioni. Penso solo al match con Rosoti . Campo centrale del Foro Italico, sotto i pini marittimi che scendono da Monte Mario fermandosi al cospetto e del tennis: Fogna debutta contro il ceco, poco prima della sua ragazza (a seguire Pennetta-Meusburger), da numero i d’Italia, 15 del mondo, da killer di Murray in Davis eccetera, eccetera, perché dei monologhi di Montecarlo (contro il mondo) e Madrid (contro l’arbitro) si vorrebbe, d’ora in poi, per carità di patria, tacere. Non è vero che si va da Fognini sperando di vederlo sclerare però una certa predisposizione a piantar grane, a 27 anni (li compirà il 2q maggio, auguri), sarebbe ora lasciasse il posto al fluire di un talento innegabile, ancorché fin qui parzialmente inespresso. Se gli Internazionali d’Italia — con il loro albo d’oro, prestigio, campo di partecipazione e con la pressione che impongono agli azzurri di vertice — sono l’occasione per cambiar marcia, oltre che per preparare al meglio l’appuntamento clou della stagione sul rosso, Parigi, allora che ben vengano. «La finale a Monaco mi ha aiutato a ritrovare un buon tennis. Non so dove arriverò, ma vorrei non sfigurare». Negli ottavi, traguardo minimo, l’attende il neo-papà Roger Federer, che oggi sbarcherà al Foro con coach Edberg e tribù al seguito (le gemelline Myla Rose e Charlene Riva e i gemellini Leo e Lenny, venuti al mondo una settimana fa), per la quale è stata appositamente allestita una nursery. La concorrenza di Fogna, accidenti, è agguerrita: Rafa Nadal, testa di serie numero i, si è appena messo in tasca il successo sul giapponese rampante Nishikori (2-6, 6-4, 3-0 ritiro) a Madrid; Note Djokovic, futuro padre, è fresco come una rosa dopo il pit stop (infiammazione al polso); l’uomo più hot dell’anno Stanislas Wawrinka, re di Montecarlo; Federer, Murray, gli spagnoli e se stesso, perché il peggior nemico di Dottor Fabio è sempre mister Fogna, il piccolo McEnroe (senza Slam…) che gli cova dentro. Nove azzurri, cinque uomini e tre donne, esordiscono oggi, a Sara Errani e Roberta Vinci trionfatrici nel doppio a Madrid è stato riservato un primo turno morbido, ma il derby di secondo turno è un atto di sorellicidio che il sorteggio avrebbe potuto risparmiarci. Prevendita 8% rispetto al 2013, biglietti polverizzati dai quarti in poi, si va verso il tutto esaurito a mani basse. Che Serena Williams, Djokovic e Fede-rer abbiano preferito Roma a Madrid è lusinghiero. Se poi gli dei del tennis soffiassero sulle corte di un italiano, sarebbe tutto davvero perfetto.
Roma, festa di tennis
Gianni Clerici, la repubblica del 12.05.2014
Attendiamo. Come i bambini attendono i doni la vigilia di Natale. O meglio, come lo spettatore provvisto di biglietti, aspetta una prima delle star, dalla Duse a Woody Allen. Perché sono certo in corso le qualificazioni, e ci saranno attori che star diverranno, la minorenne Bencic, un’altra delle importazioni qualitative della felice Svizzera, come già Hingis e Wawrinka. Ma quello che attendiamo, vittime di pubblicità come siamo ormai, sono Nadal, Federer, Djokovic tutti e tre in forse, per infortuni o gemelli. Rivelo subito un mio sgub. Questa mattina, mentre fingevo di allenarmi in piscina dell’Hotel Cavalieri, ho scorto il mio amico Dodo Artaldi che faceva colazione. Dodo è membro del team Djokovic per le sue qua-lite, e perché ormai la star non sarebbe tale, non fosse circondata da un team. Che ci sia Nole mi son detto e, ottenuta da un cameriere benevolo una giacca gallonata, mi sono avvicinato, sorreggendo un vassoio. Da distanze felicemente percorribili, ho quindi potuto accertare che Djoko reggeva disinvoltamente il cucchiaino e che quindi il braccio infortunato a Montecarlo era tornato efficiente. E una, mi son detto nella mia qualità di cronista investigativo. II caso di Federer era anche più difficile. Un mio amico collega svizzero affermava la necessità di un contatto diretto con la puerpera ma, con dubbiosa alternativa, si domandava se il campione avesse scelto di allattare i due nuovi gemelli o se stesse ritrovando il suo ammirevole equilibrio tennistico. In dubbio dunque la partecipazione del (presunto) più grande di tutti i tempi, rimaneva una pur lieve incertezza sul determinante ginocchi o sinistro di Nadal. Nessuno dei cronisti spagnoli aveva, ovviamente, abbandonata l’arena di Madrid e le informazioni, soltanto televisive, sembravano confermare una ritrovata, seppur parziale,capacità rotativa dell’articolazione. L’imbattibile gladiatore delle arene rosse, come ha osato definirlo un collega anglosassone, aveva sollevato dubbi con 2 sconfitte, nei precedenti tornei, dai connazionali Ferrer e Almagro. Tra quanti l’avevano osservato e compianto, mi avevapreoccupato il giudizio di un attendibile college quale Chris Cleary, del New York Times. Come può spingere il suo gesto a uncino, privo di una delle due leve?» si era chiesto Chris. E, infatti, una gamba non è sufficiente né ad un saltatore in alto né a un ballerino. La fiale con Nishikori, primo tennista giapponese seguito a Iro Sato, famoso per un suicidio negli Anni ’30, non ha assunto aspetti tanto drammatici ancorché – da un vantaggio di 6-2, 42 – l’erede di Sato sia stato costretto a continuare con i muscoli dorsali malconci finchè il dolore e l’impotenza non lo hanno costretto al ritiro. Sarà forse lui, non certo atteso a ciò, ad essere costretto ad un’assenza al Foro Italico. L’incerta giornata di attesa si concludeva felicemente, almeno per noi spettatori, professionisti e non.
Travaglia, dal dramma sfiorato al sogno della qualificazione
Alessandro Nizegorodcew, il tempo del 12.05.2014
In Stefano Travaglia nel gotha del tennis. Ieri, di fronte a un gremito campo numero 1, il marchigiano ha ottenuto il pass per il main draw degli Internazionali Bnl d’Italia 2014. Partito sin dalle prequalificazioni ha messo in riga prima Alberto Montanes e poi Blaz Rola, senza perdere per strada nemmeno un set. Al primo turno sarà derby azzurro contro Simone Bolelli. E pensare che il ventiduenne azzurro, secondo alcuni, nell’agosto 2011 avrebbe dovuto appendere la racchetta al chiodo. Una banale caduta dalle scale, la mano che infrange una piccola finestra e il vetro che taglia in profondità il braccio destro dal polso al gomito. «Steto» non si è mai scoraggiato: poche settimane dopo l’intervento chirurgico aveva già ripreso la preparazione atletica, altri due mesi ed era in campo giocando solamente con la mano sinistra, sino al ritorno all’attività internazionale 11 mesi dopo l’operazione. Da fine 2013, e dopo un’esperienza non positiva in Sudamerica, Travaglia è tornato nelle Marche, seguito da Sebastian Vazquez e supervisionato da Eduardo Infantino. Con i punti conquistati a Roma entrerà tra i primi 260 giocatori al mondo. Tre anni fa tutti l’avrebbero considerata una «mission impossible» ma non Stefano, che ha sempre creduto nel suo sogno. Ale. Mz. Miracolato Stefano Travaglia è nei primi 260
Internazionali d’Italia, partenza con il botto
Alberto Giorni, il giorno del 12.05.2014
Gli internazionali d’Italia partono col botto. Sono ben otto gli italiani oggi in campo (si inizia alle 11, diretta tv su SuperTennis) e c’è grande attesa soprattutto per Fabio Fognini (nella foto), testa di serie n.13, che esordirà sul Centrale contro il ceco Lukas Ro-sol, famoso per avere battuto Rafael Nadal a Wimbledon due anni fa. Il ligure non si è mai espresso al meglio a Roma, ma stavolta può fare strada: «Tengo particolarmente a questo torneo — ha spiegato —, non ho mai giocato bene qui per vari motivi: la tensione, la troppa voglia di ben figurare e i sorteggi, per esempio l’anno scorso al secondo turno mi è toccato Nadal. Fisicamente mi sento meglio, Rosol l’ho già battuto in passato, ma è un avversario molto pericoloso». In programma anche Lorenzi contro lo spagnolo Riba, VoLandri con Simon e il derby tra Bolelli e il qualificato Travaglia. Tra le donne, la Schiavone sfida la stellina canadese Bouchard, poi Pennetta-Meusberger e Knapp-Ivanovic. SBARCHERANNO a Roma solo oggi Rafael Nadal e Maria Sharapova, ma sono ampiamente giustificati: ieri hanno vinto il torneo di Madrid. Nadal era sotto di un set e 2-4 nel secondo contro il giapponese Kei Nishikori, che però poi ha ceduto fisicamente a causa del mal di schiena e si è ritirato quando lo spagnolo era in vantaggio 2-6, 6-4, 3-0. Rafa conferma così il titolo dell’anno scorso e ora punta a conquistare Roma per l’ottava volta. Anche la Sharapova aveva iniziato male la sua finale, perdendo nettamente il primo set con la rumena Simona Halep, n.5 Wta. Poi è riuscita a ritrovare il suo gioco, imponendosi 1-6, 6-2, 6-3; sarà tra le prime favorite anche agli Internazionali, dove si è già imposta nel 2011 e nel 2012. Il titolo di doppio di Madrid è andato a Roberta Vinci e Sara Errani, che hanno battuto 6-4, 6-3 le spagnole Muguruza e Suarez Navarro: è il loro terzo titolo stagionale, dopo gli Australian Open e Stoccarda.