TENNIS LAVAGNA TATTICA – Nei primi due turni abbiamo assistito al tennis a tutto campo della Schiavone e ai colpi di inizio (e direttamente fine) gioco di Giorgi e Rosol.
Il tennis a tutto campo di Francesca
Purtroppo non succede più tanto spesso di vederla giocare così, anche se, dopo le impensabili gioie che ci ha regalato nel recente passato, Francesca Schiavone per quanto mi riguarda ha un credito di riconoscenza sportiva a vita, e a mio avviso così dovrebbe essere per qualsiasi appassionato italiano di tennis. Non importa se perde al primo turno dieci volte di fila, aver assistito con i propri occhi, in diretta, alla vittoria di un giocatore del tuo paese in un torneo dello Slam, 34 anni dopo Adriano Panatta, è qualcosa che non credevo sarebbe mai successo, e per cui la gratitudine sarà eterna. Vi assicuro che chi scrive è la persona meno nazionalista che si possa immaginare, e mi sono stupito in primis di me stesso, quando nel tardo pomeriggio del 5 giugno 2010 Sam Stosur ha steccato un rovescio, e mi sono ritrovato in ginocchio a gridare “L’HA FATTO! L’HA FATTOOOO!!!” con le braccia al cielo davanti alla televisione, mentre Francesca si rotolava sulla terra rossa del Philippe Chatrier, e il mio cagnolino, che avevo ribaltato inavvertitamente giù dal divano, abbaiava tanto per partecipare – giustamente – alla confusione.
Opposta all’emergente – e fortissima – Eugenie Bouchard, la Schiavone ha piazzato la prestazione perfetta, un autentico saggio di tennis su terra battuta, una lezione della quale credo che passata la delusione la stessa giovanissima canadese dovrà fare tesoro per migliorare sulla superficie per adesso a lei meno congeniale. Ma non dimentichiamoci che, movimenti e schemi di gioco su terra da perfezionare a parte, stiamo parlando di una semifinalista all’ultimo Australian Open.
A occhio, la frastornata Eugenie credo non abbia avuto la possibilità di impattare due palle di fila con la stessa rotazione e la stessa velocità per l’intera partita. Francesca ha sciorinato servizi kick, slice, piatti, dritti anticipati stretti alternati a topponi inside-out, volée di una qualità difficile da vedere oggi nel circuito femminile, discese in controtempo, drop-shot letali, e uno dei rovesci a una mano più efficaci e adatti in assoluto sul rosso, sia slice, sia liftatissimo, sia spinto quasi senza top. Ma soprattutto, una convinzione nei propri mezzi e una sicurezza nel cercare anche esecuzioni difficilissime che non le vedevo da tempo.
Solo un esempio: decimo game del primo set, 5-4 Schiavone, che serve per chiudere il parziale. Nel primo punto le scappa lungo uno slice, e poi da sinistra sbaglia la prima palla. 0-15 e seconda, situazione delicatissima con di là una che non aspetta altro che entrare con la risposta. Senza fare una piega, Francesca molla un kickkone esterno che neanche Dolgopolov, sbatte in tribuna Eugenie che comunque rimette in diagonale, e chiude con una sberla piatta di rovescio lungolinea a tutto braccio. 15 pari, botta centrale con il servizio, liftone in cross di dritto, smash dall’altra parte. 30-15, altra prima centrale, attacco inside-out, volée alta. 40-15, slice esterno, e dritto definitivo nel campo vuoto. Quattro vincenti consecutivi, una favola.
Avanti più o meno così anche nel secondo set, e 6-4, 6-2 inevitabile per la Bouchard, che a mio avviso è comunque meno in difficoltà sulla terra battuta di quello che parecchi ritengono: semplicemente, aveva davanti una Schiavone che quando si esprime a questi livelli può mandarle a casa quasi tutte.
Vedremo oggi come andrà con la Muguruza, altra teenager terribile, però se Francesca riuscirà a riproporre il campionario di variazioni tecniche e tattiche con il quale ha demolito Eugenie, possiamo essere ottimisti. Altrimenti, come detto, va bene lo stesso, e grazie Campionessa, sempre e comunque.
Leonessa.
I colpi di inizio (e direttamente fine) gioco di Camila e Lukas
Un approccio tecnico-tattico diametralmente opposto, che più opposto non si può, rispetto alla varietà di Francesca Schiavone, è stato quello fatto vedere con grandi risultati (per fortuna) dalla nostra Camila Giorgi e (purtroppo) dal ceco Lukas Rosol, vincitori rispettivamente su Dominika Cibulkova e Fabio Fognini, in entrambi i casi in due set.
Giocare il tennis essenziale, ma rischiosissimo, di Camila e Lukas non è per nulla più semplice della ricerca delle variazioni e dell’alternanza di schemi e velocità: anzi, probabilmente richiede ancor maggiore concentrazione, tenuta mentale, e controllo dei nervi. Essere disposti a giocarsi tutto sull’uno-due, anzi spesso l’uno e basta, palla dopo palla, tirando a chiudere qualunque colpo dall’inizio alla fine del match è roba alla portata di quei pochi dotati del sangue freddo e della propensione al rischio necessari.
Gli esempi illustri non mancano, a partire da Maria Sharapova, ma la resa di un tennis simile dipende tantissimo da qualità fisiche fondamentali come l’esplosività a partire dalla spinta di gambe, il timing, l’istinto per l’anticipo, e naturalmente richiede esecuzioni tecnicamente perfette. Servizi spinti al limite, risposte d’incontro, pochissima rotazione, angoli estremi, lungolinea tirati sempre e comunque per essere definitivi: il piano è semplicemente che ogni palla viene colpita con l’idea che non deve tornare, fine. Certo, per potertelo permettere, devi essere un campione vero.
Lukas Rosol, infatti, naviga intorno alla cinquantesima posizione mondiale per un motivo, ovvero che la prestazione vincente per l’intera partita la azzecca solo ogni tanto: quando ci riesce, ovviamente, sono guai per tutti. Camila Giorgi, invece, secondo me ha davvero delle potenzialità enormi, proprio perchè è in grado – ultimamente sempre più spesso – di unire una relativa continuità (con quel tennis, non le si possono certamente chiedere percentuali da regolarista) alla sua costante ricerca della massima spinta e delle soluzioni vincenti il prima possibile. E se non sembra possibile, ci si prova lo stesso: personalmente, sono dispostissimo a sopportare anche numerose scelleratezze tattiche ed errori evitabili, in cambio dello spettacolo di un tennis così propositivo e privo di margine. In una parola, divertente.
One-Handed Backhand Appreciation Corner
I Gladiatori della presa Eastern scendono nelle arene del Foro Italico, pronti ad affrontare le Belve della Barbarie Bimane: dalle premesse, sembrerebbe che possa andare meglio rispetto a Madrid.
Le Leggende Rossocrociate, Stan-The-Man e il Vecchio Jedi Roger, sono presenti e pronte all’impegno, così come l’Apprendista Bulgaro Grigor e l’Highlander Teutonico Tommy, che però appare chiuso nel prossimo scontro fratricida con “Svizzera Uno”. Per gli altri, temiamo, poche possibilità.
Tra le donne, oltre alla Musa della Luce a una mano Carla, sosterremo fino alla fine la Leonessa della sbracciata monomane Francesca: proprio sulla terra rossa sa ruggire al suo massimo, e ha saputo conquistarsi un posto tra le Immortali.
Che la battaglia abbia inizio.