TENNIS MASTER 1000 ATP ROMA – Tommy Haas elimina Stanislas Wawrinka con il punteggio di 5-7 6-2 6-3. Murray supera Melzer in due set (7-6(1) 6-4). Raonic elimina Tsonga, Chardy batte Dodig. Un super Dimitrov elimina Berdych mentre Nadal vince ancora al terzo set. Ferrer travolge Ernests Gulbis 6-2 6-3, mentre il nr.2 del mondo batte in rimonta un buon Kohlschreiber. Tutte le foto del day 6 direttamente dal Foro (by Claudio Giuliani)
Nadal b. Youzhny 6-7 6-2 6-1
“Qui ci giochiamo pure Nadal! E chi ci arriva in finale?”. La preoccupazione di una spettatrice fa capolino quando Rafa è sotto 2-0 nel secondo set, dopo aver perso il primo. Effettivamente in quel momento un clamoroso k.o. appare più che possibile: Rafa commette troppi errori e le sue gambe sono appesantite dalla maratona del giorno prima con Simon. E Youznhy, a suon di rovesci vincenti, è pronto ad approfittarne.
Ma Nadal è come un pugile di razza che subisce un conteggio: barcolla per un attimo ma, se non viene messo definitivamente al tappeto, è lui a ribaltare le sorti del match. Alla fine si impone più di grinta che di tennis, intanto lascia ancora un set per strada e dovrà alzare il livello del suo gioco nei quarti contro Murray. Di sicuro non è più invulnerabile: dal 2003 al 2013, sull’amata terra, in 13 occasioni era stato costretto al terzo set, mentre quest’anno è già successo 4 volte.
La prima svolta arriva sul 3-3 del primo set, quando Youzhny mette un rovescio in corridoio e perde il servizio. Nadal ha saldamente in mano il comando delle operazioni e i suoi numerosi tifosi presenti sul Centrale sventolano con orgoglio le bandiere giallorosse.
Sotto 5-3, Youznhy serve e sul 30-30 si assiste a uno dei punti più spettacolari del match: uno smash del russo sembra a colpo sicuro, invece Nadal si inventa un recupero miracoloso e di rovescio estrae dal cilindro un vincente: boato del pubblico. Arriva così un setpoint, annullato da Youzhny, tuttavia le sorti del set sembrano solo rimandate.
Invece Rafa, al servizio sul 5-4, commette due doppi falli di fila e Youznhy gli strappa il servizio con l’ennesimo rovescio vincente. Un colpo che bella prima parte mette in grande difficoltà il maiorchino e scatena gli applausi del Centrale; il pubblico è schierato in maggioranza con il numero 1 del mondo, ma ogni tanto si sente “Dai Mikhail!”.
Si giunge così al tiebreak, che Nadal inizia malissimo affossando un dritto e un rovescio in rete, e andando sotto 3-0. Recupera fino al 3-2, ma da lì in poi è uno show del russo che chiude 7-4 con un altro pregevole punto: uno splendido rovescio costringe Nadal sulla difensiva e lo smash finale è il sigillo sul primo set.
“Vamos Rafa, vamos!”, urlando gli spagnoli, ma il loro beniamino pare alle corde. Inizia il primo game del secondo set con due errori clamorosi e Youzhny ottiene il break con un passante al corpo, prima di andare sul 2-0.
Il vento aumenta, ma Nadal non muore mai: stringe i denti nel momento difficile e ne viene fuori alla grande. Un dritto lungolinea lo riporta sul 2-2, ma fa sempre fatica a tenere i propri turni di servizio: nel game successivo salva una delicata palla break grazie a una volée di rovescio in rete di Youznhy.
E da quel momento inizia un monologo: l’iberico diventa padrone del campo, mentre il russo cala vistosamente e non riesce più a tenere il ritmo sostenuto per un set e mezzo. Nadal torna implacabile e Youzhny è costretto a subire: uno dei tanti errori di dritto consegnano a Rafa il 6-2.
Il terzo set è senza storia. Il russo è irriconoscibile: il simbolo è il rovescio in rete che permette a Nadal di andare avanti di un break; a Rafa basta inserire il pilota automatico per volare 5-0. Quando Youzhny riesce a interrompere la striscia di 11 game consecutivi, urla per caricarsi e sorride chiamando l’applauso del pubblico. Ma la fine è solo rinviata di un game: l’esultanza di Nadal è direttamente proporzionale allo scampato pericolo.
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Grigor Dimitrov b. Thomas Berdych 6-7 6-2 6-3 (Da Roma, Claudio Giuliani)
Un super Grigor Dimitrov, sospinto dal pubblico infreddolito del Pietrangeli dopo le oltre due ore di gioco terminate al tramonto, supera di slancio Thomas Berdych in rimonta, conquistando il diritto a sfidare domani per un posto in semifinale Tommy Haas. Quando entra in campo il Golden Boy del tennis il pubblico dell’ex Pallacorda esplode in un’ovazione. Con il suo completo da marinaio stile metrosexual, per via del bicipite scoperto per metà, calzini e Nike nere con Wilson d’ordinanza come prevede l’ordine mondiale dei Federeriani, Dimitrov inizia subito bene ma si imbatte in un Berdych che scatena subito l’artiglieria pesante su di lui. Il ceco martella da fondo campo con il diritto, sale subito 3 a 1 e tiene il servizio fino al 5 a 4, quando si fa recuperare il break. Il pubblico ne è felice. Si arriva al tiebreak, momento topico del match fin qui, che si gioca con della squallida musica di sottofondo in arrivo dal centrale. Nadal ha appena vinto il primo set e il silenzio del Pietrangeli durante gli scambi da fondo campo sono disturbati da queste “note”. Dimitrov va avanti 3 a 1 ma subisce Berdych in rimonta che chiude 7 a 3 il tiebreak.
Si riparte con il bulgaro che cerca subito di contrastare Berdych non arretrando minimamente sulle bordate che gli arrivano. Gioca molto vicino alla linea di fondo Grigor, valorizzando l’esplosività fisica e la fenomenale velocità di braccio. Berdych non fa male con il rovescio, e comincia – più disturbato del suo avversario del ritorno del vento, che peraltro scaccia delle minacciose nuvole grigio scuro – a regalare qualche errore. Velocemente, l’atleta vestito dalla Nike strappa subito il servizio al testimonial di H&M, salendo poi 3 a 1 e portandosi poi sul 5 a 1, pareggiando poco dopo il conto dei set chiudendo per 6-2. Berdych sembra stanco, i suoi colpi sono accompagnati da gemiti di sofferenza. Sulle gradinate dello stadio delle sedici statue il vento gonfia diverse bandiere bulgare; i supporter di Dimitrov lo incitano nel loro idioma mentre il “povero” Berdych si trova, al solito, a recitare il ruolo del brutto anatroccolo, tennista perdente con i più forti e vincente con i più deboli. E oggi si trova di fronte uno che aspira a diventare uno dei più forti. Il set si decide, dopo che i primi game concedono subito un break a favore del bulgaro, sul 3 a 2 servizio Dimitrov. Nel game più lungo della partita, il quattro a due arriva dopo aver salvato una palla break, con Berdych che prova a rientrare nel match con le energie residue. La stanchezza è aumentata visto che il cronometro segna oltre due ore di gioco. Sul cinque a due Grigor si procura la palla che lo manda a matchpoint nel punto del torneo fin qui: attacco sul lungolinea e volée incrociata in tuffo sul passante sempre lungolinea di Berdych. Delirio puro. Pietrangeli in piedi, applausi scroscianti, gioia negli occhi dei bambini che sperano di emulare le gesta pulite del bulgaro. Un ace dapprima contestato, e poi concesso dal coriaceo Mohamed Lahyani chiude il match, con i tre che quasi si abbracciano a rete. Grigor alza le braccia, regala tutto l’armamentario tennistico ai bimbi del primo gradino dello stadio. Lui intanto scala un altro gradino verso la sua ascesa verso l’Olimpo del tennis. Il 2014 sembra l’anno giusto: un altro top ten battuto, un bellissimo tennis messo in mostra (anche se a tratti è mancato di pesantezza di palla), ma agilità e talento fuori discussione. Il prefisso Baby è oramai un ricordo.
Tommy Haas (15) b. Stanislas Wawrinka (3) 5-7, 6-2, 6-3 (Da Roma, Claudio Giuliani)
Il sole e il vento di Roma evidentemente non piacciono agli svizzeri visto che dopo Federer ieri anche Stanislas Wawrinka viene eliminato dagli Internazionali d’Italia, al suo secondo match, il primo impegnativo dopo il debutto in discesa dell’altro giorno. A uscire vincitore della fiera del rovescio ad una mano è Tommy Haas, bravo a cambiare tattica di gioco nei due set che gli hanno consegnato la partita, il secondo e il terzo.
Sotto un cielo pressoché terso, con una leggera brezza ma molto minore del vento che ha disturbato i match di ieri, l’inizio dei due tennisti è sornione. Non si affrontano dal 2006 sul cemento del Qatar e cercano di capire se qualcosa (non molto) è cambiato rispetto ad allora. Ci sono subito dei bei colpi, non mancano i lungolinea di rovescio ma è Wawrinka a dare l’impressione di comandare il match, capace di accelerare anche con il diritto come Haas per ora non fa. A sorpresa però Wawrinka – andato in vantaggio di un break sul due a due, vantaggio restituito nel game seguente – concede un setpoint sul 4 a 5 per il suo avversario. Non entra la prima ma va a rete sulla seconda. Gli riesce un perfetto serve and volley e poi completa la rimonta vincendo il game e i successivi due, chiudendo per 7 giochi a 5 il primo parziale. Lo svizzero è poco incisivo al servizio e concede qualche gratuito con il diritto (più tardi in conferenza stampa dirà di aver avuto problemi alla schiena).
Nel secondo set sostanziale equilibrio fino al 2 a 2, quando Stan concede ancora più errori con il diritto cedendo il servizio per ben due volte di fila. Haas, che ora è nettamente più aggressivo e che smorza e lobba di fino conquistando gli applausi del pubblico, non ha problemi a tenere i suoi turni di servizio e chiudere il set per 6 a 2. Si va quindi al terzo con Wawrinka ora sfavorito per via dei problemi alla schiena che lo limitano, specie al servizio dove raramente supera i 200 Km/h.
Riesce comunque, Wawrinka, a rimanere in scia di Haas, primo a battere nel terzo set e deciso a cogliere l’occasione. Non vuole insomma che quella di oggi sia la sua ultima partita a Roma (in caso decida di smettere, come pare, quest’anno). Haas arriva a condurre 4 a 3 e si procura due palle break. Wawrinka annulla di fortuna e con un ace ma poi capitola. Il tedesco serve per il set e col servizio chiude l’incontro sollevando le braccia al cielo. Un match gradevole, dove non sono mancati scambi molto belli.
In conferenza stampa poi Wawrinka dirà di aver avuto problemi alla schiena, derivati dal freddo del suo esordio programmato in notturna. “Ora mi prenderò qualche giorno di riposo. Oggi volevo comunque provare a giocare e a vincere la partita. Haas è stato più aggressivo di me nel secondo e terzo set“. Il tedesco è parso soddisfatto in sala stampa, specie per aver battuto nuovamente un top 10. “Non ci riuscivo dall’anno scorso, quando superai Djokovic“.
Milos Raonic (8) b. Jo-Wilfried Tsonga (11) 7-6, 6-4
Agli ottavi di finale del Masters di Roma si affrontano Jo-Wilfried Tsonga e Milos Raonic, in un match pronosticabile sin dall’accoppiamento. Il francese e il canadese sono infatti giocatori speculari che fanno di servizio e dritto le proprie armi migliori, con l’allievo di Ljubicic capace di interpretare lo schema decisamente meglio in questa stagione, soprattutto sul rosso. Tsonga, apparso in evidente difficoltà a Madrid, ha faticato anche nel turno precedente con il sudafricano Anderson, mostrando ancora qualche limite dal punto di vista fisico.
Ecco perché le cinque palle break piovute sulla testa del transalpino nel secondo turno di battuta di Raonic rivestono subito un’importanza capitale. Tsonga non riesce a capitalizzarle sprecando un’occasione enorme, perché da quel momento il suo avversario blinderà il servizio. Il tie-break è l’evoluzione naturale del primo set: il francese, grazie a un minibreak, si porta velocemente sul 5-2 ma non ha lo spunto decisivo per mandare k.o il gigante nato a Podgorica che reagisce con una gran risposta e ribalta l’esito finale, infilando 5 punti consecutivi. In uno di questi, c’è anche la complicità dell’ex finalista dell’Australian Open che commette un grave doppio fallo in una prima frazione quasi perfetta, con soli 3 errori non forzati a referto.
Tsonga, in evidente ripresa rispetto a Madrid, patisce il contraccolpo del tie-break perso e in avvio di secondo set perde subito la battuta. Raonic, che fin lì ha giocato e sbagliato complessivamente di più, prende bene l’iniziativa e allunga. Il più giovane della top 10 (con i suoi 23 anni), rischia solo nel turno successivo quando, sul 40 pari, Tsonga estrae dalla racchetta un paio di ottime accelerazioni che strappano l’applauso e il sostegno totale del pubblico romano. Il Foro tifa per l’esuberante galletto e per la partita, ma Raonic non è d’accordo e nel momento di maggior pericolo si appella con successo a prime vincenti ed ace. Prima della resa, Tsonga ha la forza di annullare due match point ma non può nulla sul terzo e cede 6-4 al rivale, più costante e incisivo sui punti importanti. Ai quarti, il canadese sfiderà il vincente della sfida tra Chardy (è in vantaggio 4-0 nei confronti diretti) e Dodig (sotto 2-1): senza offese, gli si spalanca la strada verso la semifinale in un punto del tabellone lasciato vuoto da Fabio Fognini.
Andy Murray (7) b. Jurgen Melzer 7-6(1), 6-4 (Da Roma, Stefano Tarantino)
Il campione in carica di Wimbledon Andy Murray festeggia nel migliore dei modi il suo 27° compleanno, guadagnandosi l’accesso ai quarti di finale degli Internazionali d’Italia per la seconda volta in carriera (la prima nel 2011, sconfitto poi in semifinale da Novak Djokovic). Lo scozzese pur non convincendo in toto supera in due set un redivivo Jurgen Melzer con il punteggio di 7-6(1) 6-4 dopo un’ora e 41 minuti di gioco.
Un Murray ancora non al top, partito lento, pian piano salito di tono nel corso del match, impeccabile nel tie break del primo set, cinico ad inizio del secondo e poi preda di numerosi alti e bassi che hanno rischiato di rimettere in corsa il suo avversario.
Buona la partita di Jurgen Melzer, autore di un pregevole primo set e poi a corto di fiato e di idee nel finale del match, probabilmente anche a causa di una preparazione di stagione iniziata tardi a seguito di alcuni problemi fisici (l’austriaco aveva giocato appena 7 partite nei main draw prima del Foro Italico). Peccato, perché se l’austriaco avesse retto meglio avrebbe potuto creare qualche grattacapo di più al suo avversario.
Sei i precedenti tra Andy Murray e Jurgen Melzer, tutti vinti dal tennista scozzese, anche se l’ultimo disputato nel 2011.
Melzer vince il sorteggio e lascia servire Murray, mai scelta è più indovinata. L’austriaco centra subito il break a zero, con lo scozzese che paga uno dei suoi soliti inizi indolenti.
Melzer invece sembra ben centrato, sente molto bene la palla e gioca molto profondo, insistendo sul rovescio dell’avversario, tattica che dà i suoi frutti.
Murray gradualmente inizia ad entrare in partita, gli scambi si fanno più interessanti da un punto di vista tecnico, la partita diventa divertente.
Lo scozzese inizia anche a trovare continuità nel servizio e si muove meglio, arriva così il controbreak nel sesto game, grazie ad un gratuito di diritto di Melzer.
Sul 4 pari Murray rischia grosso però, game lunghissimo (18 punti giocati), ben 4 palle break per Melzer. Andy si complica infatti la vita dal 30-0, Melzer però sbaglia di un niente un diritto in contropiede, poi sulla seconda e la terza occasione è bravo Murray che si salva con il servizio, mentre sull’ultima l’austriaco sbaglia un rovescio. Lo scozzese alla fine si salva, tiene la battuta e sale 5-4.
Melzer non accusa il colpo e prova a confondere le idee al suo avversario, l’austriaco prova più volte la palla corta dimostrando un pregevole tocco e infila anche un paio di passanti spettacolari.
Non vi sono più sussulti, si va al tie-break, conclusione quanto mai adeguata.
Ti aspetteresti grande equilibrio e invece sul più bello Melzer si arena, Murray gioca da par suo, non concede nulla all’avvesrario, sale subito 6-0 e poi chiude 7-1 dopo un’ora e due minuti.
Bravo lo scozzese che serve peggio in percentuale dell’austriaco e fa solo il 43% con la seconda palla, ma riesce comunque a portare a casa il set.
Si riparte nel secondo set e Melzer sembra proprio aver finito la benzina, arriva un parziale di 8 punti a zero per il nr.8 del ranking che va subito sul 2-0.
Il match sembrerebbe finito ed invece il campione in carica di Wimbledon inizia ad accusare improvvisi cali di concentrazione che lo fanno sparire dal match.
Melzer ci crede, Murray sul 2-1 serve e va 40-0, poi si distrae, sbaglia due voleé non impossibili e regala due palle del controbreak al suo avversario. Sulla prima Andy si salva con il servizio, sulla seconda il tennista britannico tira un passante difficile ma centrale sul quale la voleé bassa di Melzer finisce in rete.
Il match si fa bruttino, troppi errori da un parte e dall’altra, arrivano altre due palle break per Melzer nel sesto gioco, l’austriaco stavolta sfrutta la seconda con un bellissimo diritto vincente ed impatta sul 3 pari.
Il problema di Melzer è la mancanza di continuità, bruttissimo turno di battuta nel game successivo, break a zero di Murray con il nr. 67 del mondo che scaglia in preda alla rabbia la racchetta per terra.
Murray allunga sul 5-3, rischia al momento di chiudere nel decimo gioco (va sotto 0-30 con due brutti gratuiti di diritto) prima di portare a casa il match e guadagnarsi l’accesso ai quarti di finale.
In sala stampa un Murray alquanto distratto dalla partita tra Nadal e Youzhny (match dal quale uscirà il suo avversario) viene omaggiato di una torta di fragole dall’ATP che lo stesso giocatore a fine conferenza distribuisce tra i vari giornalisti.
D. Ferrer b. E. Gulbis 6-2 6-3 (Laura Guidobaldi)
Incontro degli opposti quello disputato tra David Ferrer ed Ernests Gulbis, tanto regolare, calmo e ragionato il primo quanto imprevedibile, impulsivo e fantasioso il secondo. Lo spagnolo conduce per 3 a 0 negli H2H e l’ultimo confronto tra i due risale proprio ad una settimana fa, nei quarti di finale del torneo di Madrid in cui Ferru ha vinto 7/6 6/3 con il lettone che però ora sta vivendo il miglior momento della carriera, essendo approdato questa settimana alla posizione n. 17 del ranking.
E anche oggi lo spagnolo parte deciso e sembra subito imporsi alla grande sul tennista di Riga, poiché allunga le distanze sul 4-0 con 4 palle break annullate sul 3-0.
Ernests ingaggia la lotta con l’iberico, con scambi sofferti e combattuti; ma David è sempre lì, tonico, con i piedi rapidi come la folgore; è quasi sempre lui alla fine a dominare gli scambi tant’è che vola sul 5-1.
Comunque Gulbis serve bene e propone un tennis solido. Il fatto è che lo spagnolo rimanda tutto inesorabilmente, con tiri angolati ed è il lettone a sbagliare. Sul settimo game, Gulbis, dal 40-0 si fa rimontare a 40-40. Alla fine, spezza il ritmo infernale di Ferrer con una pregevole smorzata da fondo per avanzare così sul 2-5.
Il tennista di Valencia però chiude a zero il game successivo intascando il primo set per 6-2. Gulbis mette a segno ben 12 vincenti a fronte di 21 gratuiti; per lo spagnolo ci sono invece soltanto 3 winner ma commette solamente 6 errori non forzati.
Nel secondo parziale continua la corsa del valenciano che strappa la battuta al lettone in apertura di set. Ernests non riesce a trovare il bandolo della matassa, sempre ingabbiato nei palleggi prolungati comandati da Ferru che è impeccabile, arriva dappertutto, non sbaglia quasi mai e prende il largo sul 3-0.
Niente da fare. David sale 4-0 in un lampo con Ernests che lotta e spinge, cercando di entrare nel campo. Aiutato ancora da un solido servizio riesce poi ad aggiudicarsi il primo gioco del set. David avanza 5-1 tenendo a zero il servizio. Gulbis tiene duro e fa un ulteriore passo in avanti sul 2-5 ma continua ad essere intrappolato nella rete degli scambi dello spagnolo. Nonostante ciò, lottando, riesce a procurarsi 2 palle break per poi riuscire a chiudere uno scambio dagli angoli estremi, interminabile e soffertissimo. Sale dunque sul 3-5.
Alla fine, il lettone sembra ormai del tutto privo di tensione agonistica e lo spagnolo, che oggi è stato davvero “inespugnabile”, chiude la partita con lo score di 6-2 6-3 e aspetta il vincente del match tra Novak Djokovic e Philipp Kohlschreiber.
Novak Djokovic (2) b. Philipp Kohlschreiber 4-6 6-2 6-1
Novak Djokovic parte in sordina ma poi batte in rimonta (anche nettamente) il tedesco Philipp Kohlschreiber e si qualifica per i quarti di finale degli Internazioni BNL di tennis di Roma dove affronterà lo spagnolo David Ferrer (11-5 i precedenti per il tennista serbo che però non perde dal 2011).
Un Djokovic partito malissimo (sotto 4-0 in poco più di un quarto d’ora), lento nei movimenti, quasi svogliato, praticamente alla berlina del fantastico rovescio del suo avversario.
I primi timidi segnali di ripresa sono arrivati verso la fine del primo set, mentre ad onor del vero dall’1-1 del secondo parziale non c’è stata più partita. Il terzo set è stata una vera e propria cavalcata trionfale, con Djokovic che ha sfoggiato tutto il suo repertorio, dalla potenza al tocco. Insomma un finale in crescendo che pone sicuramente Nole tra i favori del Masters Series romano.
Si inizia con Nole al servizio, primo game orrido, un paio di steccate, Kolschreiber fa subito il break e replica nel terzo game, prima di issarsi sul 4-0 “pesante”.
Djokovic si muove male, arriva lento sulla palla, sbaglia di tutto.
Il tedesco invece dilaga a proprio piacimento, impallinando un paio di volte l’avversario con il rovescio.
Finalmente Nole reagisce, inizia a trovare un minimo di ritmo e dà segni di vita, l’intensità del match cresce, ne guadagna lo spettacolo, il pubblico che riempie il Centrale in ogni ordine di posto (bellissimo colpo d’occhio) si spella le mani con un paio di colpi da urlo.
Djokovic accenna ad un recupero, risale sul 3-4 e quando Kohlschreiber serve sul 5-4 arriva due volte alla parità, ma il tedesco non aspetta l’errore dell’avversario ma cerca di conquistarsi lui il punto.
La scelta coraggiosa alla fine paga, prima un nastro fortunoso e poi una palla corta seguita da un fantastico lob consegnano il primo set a Kohlschreiber per 6-4 dopo 38 minuti.
Il tedesco fa il 78% di punti con la prima nonostante in percentuale serva peggio del nr.2 del mondo.
Nole prova a darsi una mossa e nonostante sbagli molto di rovescio riesce comunque a dare più ritmo agli scambi ed al contempo a muovere di più Kohlschreiber che inizia a essere sballottato a destra e a sinistra a fondo campo.
D’improvviso il match gira, il serbo allunga imperioso fino al 5-1, il tedesco non riesce a stargli dietro.
Djokovic per troppa fretta cede la battuta nel settimo game, ma si rifà subito, altro break per il 6-2 del secondo set.
Si va al terzo, ma ormai la partita ha cambiato padrone.
Djokovic va come un treno, sciorina il meglio del suo tennis, per Kohlschreiber è notte fonda.
Il serbo inizia a recuperare colpi impossibili, sale velocemente 5-0, lascia il game della staffa all’avversario prima di chiudere senza problemi 6-1.
Un gran finale di partita per Djokovic, una buona partita (almeno per un set e mezzo9 di Kohlschreiber