TENNIS – Oggi la stampa italiana non può far altro che rammaricarsi per la chance sprecata da Camila Giorgi. Flavia Pennetta e Francesca Schiavone dimostrano tutta la loro eterna classe mentre Federer torna subito dalla sua famiglia: colpa della nostalgia o del vento?
Ieri l’esaltazione, oggi la delusione. Ed è il rammarico il trait d’union dei titoli su Camila Giorgi, che aveva nuovamente illuso dopo la scintillante prestazione contro la numero 10 del mondo, Dominika Cibulkova. Camila ha raccontato di non aver sentito la pressione e ha anzi puntato il dito contro il doppio giocato il giorno prima, come racconta Mario Viggiani sul Corriere dello Sport: “Camila tuttavia ha anche svelato un retroscena: «Non sentivo più pressione, dopo la vittoria sulla Cibulkova. Però non volevo giocare il doppio in serata (perso in coppia con Karin Knapp; ndr): è un altro sport, non fa per me, a me piace stare da sola in campo, non lo giocherò più»“. E allora come mai lo ha giocato?
Uscita di scena la speranza per il futuro i titoli sono per le veterane che non mollano: Francesca Schiavone e Flavia Pennetta. Il Messaggero parla di “Italtennis delle eterne“. Francesca è “da favola” per Vincenzo Martucci della Gazzetta: “Quando gambe e cervello sono sincronizzate Francesca è un portento, ma finora aveva 9 ko al primo turno in 12 tornei: «Ho lavorato, sono qua, sto cercando di dare il massimo, sono salita un pochino di livello, faccio andare la palla un po’ di più, alla fine non è che ci siano segreti. Tutti sanno benissimo che si può migliorare con lavoro, disciplina, attenzione a quello che fai e cercare di restare concentrato»“. Per Paolo Bertolucci “difficilmente potrà tornare a frequentare i piani alti della classifica a causa della lunga e logorante carriera, ma quella vista sui campi romani è la miglior versione di Francesca da diverso tempo a questa parte.La milanese, sorretta da un carattere indomito e da un cuore immenso, tra un back di rovescio, un top di dritto, una improvvisa discesa a rete e una perfida smorzata, impartisce severe lezioni tattiche come quella rifilata alla spagnola Muguruza e in generale alle giovani leve che propongono solo schemi monotematici“.
Per Daniele Azzolini della Stampa, Francesca è addirittura “da studiare“, soprattutto per una certa Camila Giorgi: “E nessuna l’ha presa in considerazione per tradurla in un esempio, nemmeno le italiane. L’ultima, lo sapete, è la Camila Giorgi, e non c’è niente di più diverso dalla Schiavone. Una che tira in campo – per dirla con la Permetta – scaldabagni e lavandini. Una che prende tutte – per dirla con il Bolelli – a catenate. Ed è persino incantevole nella sua ferocia, come perdersi ad ammirare un evento naturale e insieme devastante, un’onda anomala, o l’esplosione di un vulcano. Ma guai a chiederle se ha un piano B, magari da tirar fuori quando l’avversaria le cambia spartito, come ieri la McHale, poverina, che l’ha fatto più per sottrarsi al bombardamento che convina di vincere“.
Vincenzo Martucci prova a suggerire un’altra maestra di tattica a Camila Giorgi, Sara Errani: “Sara Errani è talmente brava che Camila Giorgi dovrebbe chiederle ripetizioni di tattica. La piccola romagnola rotea come una scimitarra la famosa «Excalibur», la racchetta miracolosa, più lunga di un centimetro che l’ha portata alla finale del Roland Garros e al 5 del mondo (oggi è 11). E insiste sul dritto di Ekaterina Makarova perché non vuole fare la fine dell’amica e compagna di doppio Roberta Vinci, che ci ha perso il giorno prima”.
Ci sono parole di entusiasmo anche per l’altra veterana delle azzurre, Flavia Pennetta, costretta al terzo set da Belinda Bencic, 17 anni sulla carta d’identità ma capace di giocare come una navigata professionista. E Flavia non ha risparmiato qualche critica al pubblico italiano, come scrive Daniele Pallizzotto sul Tempo: “Batte 6-2 2-6 6-3 la 17enne Bencic, futura stella, e poi attacca a sorpresa il pubblico romano. «Il Foro è fantastico – ha dichiarato l’azzurra – ti dà una droga di energia, ma quando sei in difficoltà “muore” e non ti sostiene. Forse è tipico del romano: noi sembriamo dei gladiatori, loro fanno su o giù». Sul Pietrangeli la Pennetta (e forse solo lei) ha registrato «qualche frase infelice» e «alcuni fischi»: «Bisogna sempre sostenere il giocatore – ha aggiunto – sempre». Richiesta personale o strenua difesa dell’amato Fognini, sommerso lunedì dai fischi del Centrale?”.
E infine un po’ di delusione per la prematura uscita di Roger Federer, subito sconfitto da Jeremy Chardy: era da quattro anni che lo svizzero non perdeva al primo turno di un Master 1000. Per niente tenero il titolo di Libero: “Federer fa il turista e rimedia una figuraccia“. Ma il motivo principale (anzi, i motivi) della sconfitta lo conoscono tutti. Come scrive Pallizzotto sul Tempo: “Troppo scarico, papà Federer, per potersi concentrare sul torneo romano. «Partire è stato difficile – aveva ammesso lo svizzero all’arrivo nella capitale – avrei preferito restare con Mirka e i bambini, già mi mancano. In questo momento il tennis è l’ultima cosa, ma vediamo cosa succede in campo, quando devo davvero volervincere». E proprio questa voglia, o meglio cattiveria, è mancata al tennista dei record (17 Slam e 302 settimane al vertice del ranking Atp) sul Centrale nel Foro. Il tifo da stadio del pubblico romano non è bastato, così come il match point sprecato da Federer sul 6-5 del tiebreak decisivo, quando Chardy ha aggredito lo svizzero con la risposta e lo ha passato con il diritto per poi raccogliere i successivi due errori dello svizzero e staccare il biglietto per gli ottavi”. Semeraro sulla Stampa sottolinea già dal titolo quanto sia indolore una sconfitta in un momento del genere: “Federer ko e contento“: “«E una sconfitta che non mi fa troppo male», ha abbozzato Ruggero con serenità da patriarca. «Da giovane dopo partite del genere piangevo, con gli anni ho imparato a reagire meglio. Uscendo dal campo ero arrabbiato, frustrato ma mi sono detto: ok, facciamo la conferenza stampa e andiamo a caSa». Alla vigilia aveva raccontato come fosse stata la moglie Mirka, alle prese con 4 fanciulli, a ricordargli i suoi doveri di capofamiglia («se proprio volete che me ne vada..»). Ma è anche colpa del vento, sottolinea Massimo Grilli del Corriere dello Sport: “Altro che festa del papà. Roger Federer – che almeno potrà riabbracciare prima del previsto i neonati Leo e Lenny – è già lontano dal Foro, portato via dalla tramontana che ieri ha reso ingiocabile o quasi il Centrale, battuto al debutto nel torneo (a Roma non gli succedeva dal 2010, quando fu un semisconosciuto Gulbis a farlo fuori) da Jerome Chardy“.