ROLAND GARROS – A 26 anni dopo 5 anni di sacrifici in Spagna e 15 anni di sacrifici dei genitori, Andrea è riuscito a coronare un sogno anche se ha perso al primo turno nel suo primo Slam. Il nuovo “matrimonio” tecnico di Simone Bolelli ricorda la storia di Sara Errani…
Il commento di Ubaldo al day 3
PARIGI – Il bilancio del tennis italiano quest’anno non è buono come quello dello scorso anno quando piazzammo undici giocatori su quindici al secondo turno. Stavolta sono solo sei su tredici. Però la vittoria di Seppi su Santiago Giraldo, per di più ottenuta in tre soli set, era tutt’altro che scontata, anzi sulla base dei risultati di quest’anno nel quale Andreas è sceso in classifica, sia pur non di tanto, e invece il colombiano ha fatto un bel balzo in avanti, può quasi essere considerata una sorpresa.
Fa piacere naturalmente ritrovare un bel Bolelli in questo torneo che lo vide anni fa battere addirittura Del Potro, illudendoci un po’ tutti sul suo potenziale che resta alto, soprattutto se si considera che quest’anno nella race occupa il 52mo posto, vale a dire 100 posti più in alto di quella che è la sua attuale classifica.
Fa piacere anche che la Giorgi vinca partite anche nel torneo dell’unico Slam sulla terra rossa. Lo scorso anno aveva perso al primo turno 64 62 dalla Peng.
Simone Bolelli attribuisce parte dei suoi ritrovato risultati – post operazione al polso – alla nuova racchetta Babolat: “Con la Head il polso quando ho ripreso a giocarci mi faceva ancora male. Ho provato un giorno con una e un giorno con l’altra e ho sentito una differenza decisiva. La racchetta è troppo importante, non è questione di contratti. Con questa Babolat non sento nulla, forse anche perchè il piatto corde ne ha meno, 16/20, riesco a dare più rotazione con meno sforzo, il polso soffre meno, mi aiuta di più in difesa ed ho anche più tocco. Eppure continuo a tendere le corde ad una tensione molta forte, 28/27 mentre prima dopo che ero già passato dalla Head più dura dalla Radical alla Prestige più morbida e le tendevo a 26/25, non riuscivo a non sentire male. Forse perchè la Babolat è più maneggevole, fatto sto che ho scelto di cambiare“.
Questa storia mi ricorda un tantino quella di Sara Errani due anni fa, quando Saretta attribuì buona parte dei suoi progressi al cambo di racchetta. Aveva lasciato un’altra racchetta dura come la Wilson per la Babolat, addirittura confessando di aver pagato una penale – o, potrei sbagliarmi, avendo rinunciato mi pare a 35.000 euro di contratto Wilson- per esser libera di scegliere. Magari anche Simone facesse gli stessi risultati: al prossimo turno ha però David Ferrer e lì mi sa che non ci sia racchetta Babolat o altro che tenga. David è un mostro, troppo più rapido di Simone che pure ha ritrovato fiducia e potenza nel dritto e nel servizio….”mentre in difesa non sono ancora troppo a posto, anche se nella risposta ho fatto progressi“. E il suo coach Umberto Rianna è d’accordo.
Non ho visto granchè bene Sara contro la Keys, tuttavia nel primo set conduceva 5-1, nel terzo ha vinto 6-1, quindi come dicono ormai tuttii giocatori “atteniamoci ai fatti positivi, think positive!“. Tanto più che con la Pfizenmaier, n.93, che né lei né io abbiamo mai visto giocare, in teoria non dovrebbero esserci grossi problemi.
Sulla carta più duro l’impegno della Giorgi contro una ex campionessa del Roland Garros, la Kuznetsova, che però quell’exploit ottenne dieci anni fa. E Svetlana non è più la stessa di allora. Faranno a pallate. Non sarà un match giocato sul filo della tattica, temo. Chissà, magari vince la nostra. Inciso: papà Giorgi è venuto alla conferenza stampa della figlia. Dimostrando più personalità del solito, Camila mi ha chiesto prima dell’inizio della conferenza se avessimo problemi a che il padre presenziasse all conferenza stampa (dopo quanto avevo scritto a seguito di quel che accadde a Roma, con gli insulti ripetuti a Bisti da part dippaà Giorgi). Le ho risposto “Purchè non insulti nessuno dei presenti, per me può stare benissimo.” A fine conferenza stampa Sergio mi ha detto che se ci fosse stato un altro giornalista, avrebbe insultato anche lui, al che io ho replicato che era liberissimo di farlo ma che trovavo sconsigliabile che lo facesse in una conferenza stampa alla presenza dei giornalisti. Lui era di diverso avviso e io sono rimasto della mia opinione.
Ma veniamo… non senza aver ricordato per inciso che le sorprese della giornata sono venute dalla Mladenovic – partner di doppio di Flavia Pennetta – vittoriosa sulla Li Na a dispetto di 102 posti in classifica di divario, n.2 la cinese campionessa in Australia come l’altro grande fresco eliminato Wawrinka (un record per una coppia di due campioni in carica…essere ko al primo turno dello slam successivo) e dall’intramontabile Ivo Karlovic che ha rimandato con tre set a zero le speranze di Grigor Dimitrov (alias Mr Sharapov) di ben figurare in questo torneo. Sorprendente, come ho accennato anche nell’audio registrato stasera con cameraman…Laura Guidobaldi, che Karlovic non abbia vinto alla fine di tre tiebreak, ma di uno solo. Insomma lui ha strappato il servizio al bulgaro più di quanti il bulgaro abbia strappato a lui. Strano no?….
Veniamo dicevo, dopo questo lunghissimo inciso scritto malamente di getto alle 22,45 dopo una lunga e faticosa giornata, a Arnaboldi, il mio eroe.
Eroe uno che ha perso?
Sì, eroe perchè uno che continua a credere in se stesso a 26 anni dopo 5 anni di suoi sacrifici in Spagna e 15 anni di sacrifici finanziari dei genitori, è un eroe. Come eroi benemeriti del tennis italiano, che magari celebra come un suo successo avere avuto 13 rappresentanti al Roland garrso, sono i suoi genitori. Andrea è riuscito a coronare un sogno anche se ha perso al primo turno nel suo primo Slam. “Non tutti riescono a disputare un torneo dello Slam” ha sottolineato con giusto orgoglio il tennista lombardo che, vittorioso da junior nei tornei giovanili di Firenze e Prato, nazionale junior con Fognini, Naso e Viola da un anno – dal future di Bergamo nel quale aveva perso da Fabbiano – viene seguito da una triade di persone, il coach Fabrizio Albani, il fisio Roberto Cadonati, lo psicologo dello sport Smone Sabbadin che ha forse il merito di aver convinto Andrea a fissarsi un obiettivo meglio di quanto fosse stato fatto in passato: “Entrare nei primi 100! Prima pensavo sì ad andare avanti ma senza un obiettivo determinato”
Guarda caso Andrea ha raggiunto di questi tempi il suo best ranking, n.174, e con i 45 punti della raggiunta qualificazione (fra l’altro ha battuto quel Zeballos che vanta sulla terra rossa addirittura una vittoria su Nadal), salirà ancora un po’.
Ma lui è il mio eroe perchè è facile continuare a giocare quando arrivano subito i risultati, quando hai sponsor, quando hai una federazione che ti aiuta, quando hai il talento di Fognini (che pure se non avesse avuto il padre per anni a pagargli l’ex coach di Gaudenzi…).
Andrea è stato aiutato fin quando era nazionale junior perchè era uno dei migliori due/tre italiani. Era doveroso, il minimo. L’avrebbe fatto anche la federazione più povera d’Africa (esagero…). Poi la Fit lo ha aiutato ancora fino ai 21 anni, dopo di che lo ha abbandonato al suo destino fino ad un anno e mezzo fa quando lo ha reinvitato a Tirrenia per quasi cinque mesi consentendogli di allenarsi.
Stessa cosa aveva fatto la Fit di Galgani, ma a livello di 18 anni, con i vari classe ’70 Furlan, Caratti, Mordegan e soci. Piatti, meno ricco e meno politico ma più lungimirante di Galgani e della Fit, preferì lasciare la Fit e dedicarsi ai ragazzi.
Binaghi e l’attuale Fit hanno fatto lo stesso errore, spostato sui 21 anni anzichè sui 18 (ma è la stessa cosa, perchè si è spostata in avanti anche la maturazione tecnico-agonistica del tennista)
Il problema è proprio lì. Se un tempo si arrivava – chi ci riusciva – fra i top 100 o anche più avanti, a 21 anni, oggi non ce la fa quasi più nessuno, salvo talenti naturali straordinari. I tempi sono cambiati da un pezzo. Una federazione che si rispetti deve cercare di aiutare i non talenti straordinari che siano però in grado di allargare la base di quelli che giocano bene, di quelli che possono arrivare fra i primi 100 del mondo. Se ci arriveranno in 10, vedrete che fra quelli spunterà anche un top-ten, prima o poi.
Andrea mi ha spiegato che per mantenersi in attività, pagando academy a Valencia, il coach Aparisi, le trasferte, il suo budget annuo era sui 35.000/40.000 euro l’anno.
Ebbene, se non ci fosse stato papà Alberto, imprenditore nel settore del marmo, a pagare tutti quei soldi anno dopo anno, per questi cinque anni – e fanno 200.000 euro in cinque anni se fate bene i conti, senza contare tutt quelli comunque spesi anche negli anni in cui la Fit lo ha aiutato ma inevitabilmente fino ad un certo punto: saranno stati 400.000 euro partendo dai suoi 10 anni in poi? Io dico di sì – Andrea avrebbe smesso di giocare e non avrebbe mai giocato un torneo dello Slam (che spero sia stato il primo ma non l’ultimo: con la volontà che ha penso che non sarà l’ultimo).
Chi segue la mia annosa polemica su come andrebbero investiti prioritariamente i soldi della Fit dirà: beh e chissenefrega se Arnaboldi, che non è nemmeno un campione e non sarà mai un campionissimo, non gioca o non giocherà gli Slam?
Il punto è un altro (che mi sono affannato invano a ripetere in questi anni scontrandomi con una pressochè generale incomprensione da parte dei lettori e l’apatica indifferenza di tutti i miei colleghi che avrebbero potuto condividere almeno in parte certe battaglie e costituire minimo stimolo anch’essi): quanti giocatori, anche più dotati di Arnaboldi, non hanno avuto i 400.000 euro necessari – e vi assicuro che i Quinzi hanno speso di più – per affrontare le spese di uno sport che a certi livelli può essere praticato da una ristrettissima élite?
Quanti ce ne siamo persi per strada? Dieci, venti, cento? Se qualcuno, come Arnaboldi, è riuscito eroicamente a “resistere” con la sua famiglia – resistere è la parola giusta, credetemi – è anche perchè c’è stato per sua fortuna quel campionato a squadre per il quale si è fatto di tutto e di più da parte Fit per distruggerlo. Cambiando le regole di partecipazione in continuazione e all’ultimo momento a dispetto di qualunque tipo di pianificazione, dei circoli, dei giocatori, degli sponsor.
Grazie a quel campionato di serie A trascurato, bistrattato e negletto che per diversi anni ha sostenuto Arnaboldi quando ha giocato per il Bassano centrando anche una finale – chiedete all’ex presidente del tennis Capri quante gliene hanno fatte! E se Riccardo Bisti oggi non lavorasse per la Fit potrebbe dirvene molte di più di quante ne so io… – ragazzi come Arnaboldi hanno trovato quel minimo sostentamento che ha loro consentito di tirare avanti, di dipendere un pochino meno dal portafogli di papà.
Quanti si sarebbero sentiti imbarazzati, se così non fosse stato, per dover continuare a chiedere soldi al padre, fino a 26 anni?
Eppure quanti giocatori sono già top-50 o top100, con meno di 23 anni? Andate a vedere, controllate, voi che rispondete che io vaneggio quando dico che il primo dovere di una federazione è favorire prima l’accesso dei giovani allo sport, poi di sostenerli durante il loro cammino allorchè dimostrino di avere determinate capacità.
Se una volta quel cammino era di pochi anni e oggi è diventato di molti anni, bisogna attrezzarsi per molti anni. È chiaro?
Oggi tanti giornalisti stavano a sentire le risposte che, in buona parte, Andrea dava alle mie domande. Ma quanti scriveranno, o avranno scritto, che questo sistema va cambiato, che quando un ragazzo che abbia anche appena un discreto talento – uno che batte Zeballos o lotta con Bolelli non è un negato, siamo d’accordo? – ma una grinta ineusauribile e una voglia infinita di arrivare, deve essere aiutato?
La Fit, come ho scritto, lo ha fatto l’anno scorso invitandolo a Tirrenia dopo 5 anni di black-out e le va dato giusto merito. Ma le va dato anche altrettanto giusto demerito – al di là del caso Arnaboldi – per tutti quei ragazzi che avevano voglia, capacità talento medio prima ancora che risultati sfolgoranti che sono stati abbandonati al loro destino per mancanza di fondi.
Non fare quegli sforzi e poi salire sul carro del vincitore, si chiami Quinzi o Errani o Giorgi…per poter dire, il tennis italiano non è mai andato bene come oggi, scusatemi ma sono buoni tutti!!!
Peggio, molto peggio, perchè quei fondi che c’erano, si sa che c’erano e che ci sono, sono stati destinati ad altre vicende, più politiche, più elettorali, e meno tecniche.
Ripeto, avete una minima idea di quanti giovani discretamente dotati (non dico eccezionalmente dotati) abbiano smesso e magari giocavano meglio di lui, di Arnaboldi?
Per favore, cercate di capirmi. Io non sto sostenendo che il signor Arnaboldi doveva essere finanziato a colpi di 30.000 euro l’anno.
Ma fossi stato un dirigente federale, quale non sono e non sarò mai, avrei stabilito un budget grazie al quale 30, 40, 50 se non 100 “simil-Arnaboldi-players” avrebbero potuto essere aiutati in maniera concreta ed importante anche dopo una certa età.
Certamente non buttando i soldi dalla finestra, ma facendo una selezione fra i più promettenti, i più dotati, i più determinati. Ma una selezione il più allargata possibile, perchè i Furlan, i Seppi, non erano campioni sui quali sarebbe stato facile scommettere.
Magari avessimo avuto 100 ragazzi in Italia come Arnaboldi. Anche moltiplicando la cifra massima, 30.000 euro l’anno per 100 ragazzi come lui, appena peggiori o appena migliori, avrebbe voluto dire 3 milioni di euro l’anno…non era giusto investirli?
Magari ne sarebbe uscito non certo un Nadal, ma magari anche qualcuno meglio di Arnaboldi…. forse cinque o sei Seppi, l’emblema del giocatore che non ha supertalento ma che lavorando come una formichina anno dopo anno, avendo la fortuna prima di nascere in un club serio e frequentato da gente serie come il Caldaro, poi di aver trovato un coach serio e dedicato come Sartori, ecco che è arrivato dove è arrivato
Ecco alla Fit io non chiedo di progettare, di creare un Nadal o un Federer. Impossibile. Sarebbe una richiesta iniqua e ingiusta.
Chiedo però di fare 5-6 Seppi ogni tre anni e anche 5 o 6 Sartori, Rianna, Fanucci, Pistolesi, Piatti, Castellani, Paci ogni tre anni.
Invece tutti questi tecnici, come la gran parte dei nostri giocatori, si sono fatti e costruiti da soli, grazie a circostanze per lo più fortuite e grazie al loro impegno individuale.
Se non sbaglio quei 3 milioni, anzi 5 l’anno la Fit li sa trovare per altre sue attività. E secondo me, per chi non l’avesse ancora capito, sbaglia. Bravi Arnaboldi quindi, genitori e figli. E in bocca al lupo.