TENNIS – Prestazioni non scintillanti dei due big, che perdono un set al tiebreak. Il serbo supera Cilic 6-3 6-2 6-7 6-4, mentre lo svizzero ha la meglio su Tursunov 7-5 6-7 6-2 6-4. Tsonga manda in delirio il Lenglen strapazzando Janowicz
R. Federer b. D. Tursunov 7-5 6-7 6-2 6-4 (da Parigi, Alberto Giorni)
Ci sono volute più di tre ore a Roger Federer per avere ragione di un coriaceo Dmitry Tursunov e approdare agli ottavi di finale del Roland Garros. Lo svizzero è stato costretto a cedere un set (il primo del torneo) ed è apparso tutt’altro che in grande spolvero, almeno nei primi due set. Dovrà alzare il livello del suo gioco già a partire dalla sfida contro Ernests Gulbis, che quattro anni fa gli ha fatto lo sgambetto agli Internazionali d’Italia: un avversario da non sottovalutare.
Federer ha lasciato a desiderare, come al solito, nella concretizzazione delle palle break: ne ha convertite solo 4 su 21, mancando tra l’altro quattro setpoint nel secondo parziale. Seguendo il match dal vivo, è impressionante il sostegno del pubblico nei confronti di “Rodgeur”: tra lui e Nadal non c’è partita nell’applausometro. Nei momenti più difficili, lo svizzero è stato costantemente sostenuto con applausi di incoraggiamento. Quando Tursunov è uscito dal campo per un trattamento medico, Federer si è messo a provare i servizi per tenersi caldo, ricevendo un “olé” a ogni battuta…
Prima di raccontare il match, partiamo da un antefatto. I francesi stamattina si sono svegliati vedendo in prima pagina sull’Equipe una foto gigante proprio di Federer, che ha rilasciato un’interessante intervista che riproponiamo per punti:
Il punto perfetto – “Ne ho due. Il primo è il matchpoint salvato a Nadal nella finale di Wimbledon 2008, tiebreak del quarto set. Quel rovescio lungolinea ha reso mitico il match, altrimenti Nadal avrebbe vinto in quattro set. Il secondo punto perfetto è il colpo in mezzo alle gambe contro Dabul allo US Open 2010”.
Il giorno in cui ha pianto dopo una sconfitta – “Ora piango soprattutto di gioia, come dopo la nascita di Leo e Lenny. Ricordo che non riuscivo a smettere di piangere nel 2000, dopo la sconfitta contro Haas in semifinale alle Olimpiadi di Sydney”.
Il giorno in cui ha dubitato di se stesso – “L’anno scorso dopo la sconfitta a Gstaad con Brands: ero in grande difficoltà dal punto di vista fisico”.
Il giorno che rivivrebbe: “Quello in cui ho battuto Sampras a Wimbledon 2001”.
Il giorno in cui scriverà la sua autobiografia: “Penso che non lo farò mai. Ho troppi segreti che condivido con la mia famiglia e il mio staff, che non ho voglia di condividere”.
Tornando al match, Federer inizia a spingere sull’acceleratore sul 3-2 del primo set, quando conquista due palle break, annullate dal russo con una volée di rovescio e un dritto vincente. Nel game successivo, è Tursunov ad alzare la testa; una pregevole palla corta lo porta a un’opportunità di break, ma Federer la cancella con un dritto a campo aperto.
Seguito in tribuna dalle gemelline che non stanno ferme un secondo, e dallo sguardo invece attento di Stefan Edberg, Roger sul 6-5 decide che è il momento di giocare un game da par suo. Un dritto fulminante e una bella volée di rovescio lo conducono al setpoint. Dritto in rete di Tursunov e “Come on!”: il ruggito dello svizzero sigilla il 7-5.
A inizio secondo set, il fuoriclasse di Basilea concede una palla break, resa vana dalla risposta in rete del russo. Non è un Federer scintillante, e sul 4-4 mette in fila uno smash clamorosamente sbagliato e un doppio fallo, ma non paga pegno. Sul 6-5, sembra riproporsi il copione del primo set: Federer accelera e ottiene tre setpoint di fila, però inanella tre errori e si va al tiebreak. Roger parte con un ace e vola 4-1, Tursunov riconquista il minibreak: 4-4. Setpoint Tursunov sul 6-5: rovescio in corridoio. Setpoint Federer sul 7-6: a segno il dritto del russo. Ancora setpoint Tursunov sull’8-7, e qui il russo esplode un dritto lungolinea che gli vale il set e l’applauso dello Chatrier.
Il sole si fa largo tra le nuvole e a inizio terzo set Federer ritrova l’ispirazione e conquista un break in apertura. Sul 2-1, Tursunov esce dal campo per ricevere un trattamento medico per un problema a una gamba, poi Federer dilaga. Finalmente più sciolto nei colpi, Roger lascia andare il braccio, conquista un altro break con uno spettacolare rovescio lungolinea e non ha problemi a chiudere 6-2.
Nel quarto set, lo svizzero è ancora carente nel concretizzare le palle break. Ne manca ben sei sul 2-2, poi riesce a sfatare il tabù al settimo game, con un dritto vincente. Federer serve per il match sul 5-4 e chiude alla grande con un dritto lungolinea che fa esplodere lo Chatrier.
N. Djokovic b. M. Cilic 6-3 6-2 6-7 6-4 (Da Parigi, Davide Zirone)
Ha voluto imitare Federer, e ci è riuscito. Così anche Nole Djokovic ha faticato per sbarazzarsi di Marin Cilic, 6-3 6-2 6-7 6-4 lo score finale in 3 ore e 11 minuti di gioco. Sotto gli occhi di due miti come Ivanisevic e Becker, i due protagonisti in campo hanno giocato con alti e bassi. Djokovic sembrava una copia sbiadita di quello visto nei precedenti incontri, probabilmente anche per merito di un Cilic in grado di metterlo in seria difficoltà in certi momenti, salvo poi sbagliare colpi facili.
Parte male il serbo che concede il primo break già nel terzo game. Ma poi fa tutto Cilic: prima perde il break sul 3-3, poi spreca una palla break sul 3-4 e alla fine finisce per cedere il servizio sul 3-5. Nole chiude così la prima frazione di gioco 6-3 in 36 minuti.
Il croato riprende il secondo set con lo stesso piglio del primo e regala due break sul 1-1 e sul 2-4, offrendo al serbo anche il secondo set 6-2, senza che quest’ultimo debba tirar fuori i migliori colpi.
Non si fa mancare nulla Cilic, e nel primo game del terzo set va sotto 0-40 sul proprio servizio. Ma è bravo a rimontare e vincere i 5 punti successivi. Sul 3-2 tocca a Djokovic sbagliare tanto: Cilinc non perdona e prende il break che vale il 4-3. Ma la gioia dura ben poco perché il serbo dal sin cattedra e dimezza il distacco. Prima di arrivare al tie-break, il numero 2 del mondo concede una palla break, ma è proprio nel jeu décisitf che il serbo gioca peggio. Cilic prende un mini-break e sale rapidamente 4-1. Sul 5-2, è anche fortunato quando il rovescio tocca il nastro e cade dall’altra parte. Con uno schiaffo al volo di dritto chiude il terzo set 7-6 in 64 minuti.
Nel quarto set Nole tiene il servizio e converte la prima palla break già nel secondo gioco. Poco dopo si trova 0-40 sul proprio servizio ma, complice un Cilic falloso, rimonta e sale 3-0. In difficoltà, Nole non sfrutta ben sei palle break equamente distribuite fra il quarto game e il sesto e viene punito alla terza occasione sul 4-2. Il set (e il match) sembra riaperto, ma proprio nel momento più delicato, 5-4 30-40 Cilic commette un clamoroso doppio fallo, e regala a Djokovic una partita che sarebbe potuta diventare complicatissima. 6-4 in 54 minuti.
(13) J. W. Tsonga b (22) J. Janowicz 6-4 6-4 6-3 ( da Parigi, Antonio Garofalo)
Per la gioia dei cuginetti d’oltralpe Jo Tsonga prosegue la sua marcia nello slam di casa, sbarazzandosi senza alcun problema di uno stralunato Janowicz.
Botte da orbi sul Lenglen e occhiate disperate dei giudici di linea chiamati ad intercettare servizi sempre oltre i 200 km/h.
Tsonga gioca in casa ed il pubblico è ovviamente tutto per lui ma io sono seduto in un angolo di Cracovia in mezzo ai cronisti polacchi. Uno di loro mi riconosce – al mattino ero sullo Chatrier ad assistere alla disfatta della loro beniamina Radwanska – e mi fa: “Agnieszka Katastrof!” con lo sguardo sconsolato.
Neanche Janowicz in verità ispira in loro tutta questa fiducia. Dopo il boom di fine 2012 e la semifinale a Wimbledon dello scorso anno che lo avevano portato a ridosso della top10, lo spilungone di Lodz si è presentato al Roland Garros con ben nove sconfitte consecutive sul groppone.
Eppure JJ parte in modo molto aggressivo, non sfrutta una palla break nel primo gioco ma mostra ottime accelerazioni e un uso sapiente del drop, oltre al mostruoso servizio.
Il parziale fila veloce con scambi brevissimi fino al 5-4 Tsonga quando il polacco di complica la vita con due doppi falli e con una scellerata palla corta consegna il set al francese che aizza la folla del Lenglen.
Il gioco di Janowicz è così, badilate al servizio e da fondo e palle corte, o la va o la spacca. Il secondo set inizia come il primo ma stavolta il polacco con una bella risposta di rovescio ottiene il break, portandosi sul 2-0.
Nuova sagra di errori, Tsonga più dentro al campo e rapido 2-2.
Il francese, per una volta, si mostra tatticamente più accorto del suo avversario, alternando fasi di spinta ad altre di contenimento.
Il finale di set è identico a quello del primo. Janowicz fa harakiri sul 4-5, Tsonga si procura il set point con uno smash al seguito di un grande lungolinea di rovescio e lo concretizza buttandosi a rete con il polacco che tira fuori il passante.
Sul Lenglen parte la ola, francesi in delirio.
Dopo un’ora e venti siamo due set a zero, uno svantaggio che Janowicz ha recuperato due volte in carriera, sempre in Australia, ma contro gente del livello di Devvarman e Thompson. Insomma si fa dura per i miei vicini polacchi.
Ci riprova ancora per la verità il buon Jerzi, ma il break in apertura di terzo set è restituito subito.
I titoli di coda scorrono praticamente già nel sesto game quando lo scellerato numero 23 del mondo con un dritto in corridoio e due doppi falli consegna servizio e partita nelle mani del transalpino.
Tsonga é apparso molto solido e concentrato, capace di assorbire apparentemente senza problemi la pressione di giocare in patria. Ma contro Djokovic, domenica prossima, sarà tutta un’altra storia.
Raonic b. Simon 46 63 26 62 75 (da Parigi Roberto Salerno)
E’ finita con un Riccardo Piatti incontenibile e con Ivan Ljubic contento come forse non lo era dai tempi in cui giocava. Si parla molto dei miglioramenti di Raonic che grazie alla “cura Ljubic” è entrato nella top 10 ma soprattutto ha messo in mostra grandi progressi sulla terra rossa. La splendida semifinale giocata a Roma contro Djokovic sembra, nonostante la sconfitta, aver dato al canadese la definitiva consacrazione tant’è che parecchi lo ritengono il più pericoloso avversario per il serbo nel suo cammino verso Nadal. Oggi, il canadese migliorato, si è trovato di fronte al famigerato Gilles Simon, che l’anno scorso aveva fatto tremare Federer. L’avvio di partita era tremendamente complicato per Raonic. Il francese non pativa particolarmente le bordate di servizio e che si procurava con grande facilità le palle break e Raonic che non trovava contromosse. Il break del nono gioco arrivava quasi naturalmente con il canadese incapace di fermare Simon. Eppure nel secondo set la musica cambiava. A Raonic riusciva subito il break, non riusciva a conservarlo a lungo, ma stavolta era Simon a distrarsi e a perdere il set di vantaggio. Nel terzo la partita si accendeva sul 3-2 per il francese che sembrava ingranare una marcia in più e, aiutato da un pubblico che cominciava a fare persino la ola volava sul 62. Ma come nel primo set Gilles si distraeva e consentiva a Raonic di restituire il parziale con l’identico punteggio. Si arrivava così al quinto set con un pubblico elettrizzato che esplodeva in un boato per ogni 15 del francese, arrivando ad applaudire anche un doppio fallo di Raonic, comportamento non proprio da apprezzare. Già a partire dal secondo game dunque il match era una corrida e Raonic decideva di rompere gli indugi e venire a rete non appena possibile. I risultati erano confortanti e al terzo game, complice un nastro che rendeva impossibile raggiungere un passante, indispettiva l’intero pubblico francese e faceva scagliare rabbiosamente le palle al povero Simon, arrivava il break. Qui forse Raonic commetteva un piccolo errore e smetteva di asfissiare con attacchi continui il buon GIlles, affidandosi principalmente alle bordate di servizio. Ma la partita era ugualmente avviata verso la sua inesorabile conclusione ma aveva un colpo di coda proprio in quello che doveva essere l’ultimo game. Prima Simon passava con un gran rovescio, poi Raonic prima metteva in corridoio e poi in rete due facili gratuiti e insomma Simon sembrava riacciuffare per i capelli una partita già persa. Non durava, purtroppo per lui, perché forse tradito dalle ultime energie nervose il francese restituiva subito il break. Stavolta Raonic non tremava e al secondo match point si regalava l’ottavo di finale contro il vincente di Klizan – Granollers. C’è di peggio.