TENNIS PERSONAGGI – E’ ormai una costante: al Roland Garros, Sam Stosur ritrova gioco, smalto, lucidità e carattere. Era dal 2012 che non si spingeva così in avanti in uno Slam.
Sembra a tutti gli effetti un feeling infinito quello tra il Roland Garros, secondo slam stagionale, e l’australiana Samantha Stosur, intervallato solo da rare pause di riflessione.
Sebbene l’ex numero 4 del mondo non abbia (ancora) mai vinto l’unica prova slam sulla terra, è innegabile che l’aria parigina le regali sensazioni ed emozioni davvero indimenticabili: è qui, infatti, che ha ottenuto la sua prima grande soddisfazione a livello major conquistandosi l’accesso alle semifinali già nel 2009, ovvero la prima vera stagione che la Stosur ha dedicato alla carriera da singolarista, dopo anni di onoratissima e premiatissima militanza nei tabelloni di doppio assieme alle compagne d’avventura, Lisa Raymond prima , Rennae Stubbs poi.
Proprio quell’anno si presentò a Parigi come testa serie n.31, ottenuta soprattutto grazie ad un buon terzo turno all’Australian Open e all’eccellente exploit al Sony Ericsson Open di Miami, dove battè la n.1 Safina prima di arrendersi ai quarti ad una travolgente e giovanissima Vika Azarenka: al primo turno ebbe la meglio sulla nostra Francesca Schiavone (che poi si sarebbe ampiamente vendicata l’anno dopo…), poi in sequenza Wickmayer, Dementieva (testa di serie n.4), Razzano e Cirstea. A fermarla ci pensò la futura vincitrice del torneo, Svetlana Kutznetsova, ma Sam capì che era arrivato il momento di una scelta. Il Roland Garros le fece intuire che, forse mai come prima nella sua carriera, poteva recitare un ruolo di primissimo piano nel circuito Wta.
La Stosur cominciò dunque a dedicarsi principalmente alla carriera da singolarista raggiungendo ottimi risultati al principio del 2010 che le consentirono di tornare lì dove tutto era cominciato, al complesso sportivo di “Bois de Boulogne”, come testa di serie n.7 del torneo e indiziata speciale per la conquista del titolo; superati agevolmente i primi tre turni, tutti abbastanza abbordabili contro Halep, De Los Rios e Pivovarova, si ritrovò agli ottavi a giocare contro una pluricampionessa di Parigi, Justine Henin: vittoria sofferta per Sam in tre set, così come avrebbe portato a casa il match di quarti di finale contro una certa Serena Williams, prima di risolvere in due set la pratica Jelena Jankovic in semifinale.
Sappiamo tutti che quell’anno a gioire fu l’Italia, grazie ad una magnifica Schiavone, ma l’Aussie dal diritto micidiale scalò ulteriormente le classifiche riuscendo ad arrivare agli Us Open come n.7 del seeding. Quell’anno a fermarla ai quarti ci pensò la futura vincitrice del torneo, Kim Clijsters, ma la storia anche per Sam aveva in serbo qualcosa di incredibile.
Il 2011 non cominciò benissimo e anche a Parigi Samantha occhi di ghiaccio non brillò: tanto è vero che l’australiana venne eliminata da Gisela Dulko al terzo turno perdendo così diverse posizioni in classifica. Ma l’estate del 2011 per Sam fu indimenticabile, grazie all’inattesa vittoria agli Us Open, arrivata al termine di una finale dominata contro Serena Williams.
Ed è a Parigi, nel 2012, che completò la sua nuova risalita, arrivando ancora una volta in semifinale dove dovette inchinarsi ad un’altra azzurra, quella volta però si trattò di Sara Errani, che in rimonta si assicurò un posto in finale contro Maria Sharapova.
Ma il Roland Garros sortì di nuovo un effetto vitale per la carriera di Samantha, nuovamente al numero 5 del mondo dopo la seconda prova slam della stagione. Purtroppo però, pur giocando un match lottatissimo ai quarti di finale contro Victoria Azarenka, non riuscì a difendere la vittoria del 2012, e quella delusione le comportò una netta discesa nel ranking.
Sta di fatto che quella partita resta una delle ultime partite giocate “alla Stosur” che si ricordi: tutto il 2013, d’altronde, non si è rivelata una grandissima annata per lei, che ha dovuto incassare tantissime sconfitte al primo turno e cocenti delusioni; nemmeno la medicina Parigi lo scorso anno è riuscita a risollevarla, sebbene alla fine sia uscita al terzo turno per mano di una ritrovata Jankovic.
Arriviamo finalmente al 2014: Samantha Stosur sembra una giocatrice oramai fuori dal giro delle giocatrici top, tesi peraltro corroborata da una prima parte di stagione disastrosa; già a Roma Sam, scesa al n.20 del ranking Wta, sembra voler invertire con forza la piega che sta pericolosamente prendendo la sua carriera, conquistando un buon ottavo di finale e perdendo dalla n.2 del Mondo, Li Na.
Ma è Parigi che la riporta di nuovo agli onori della cronaca tennistica: nell’edizione 2014 dello slam francese ritrova gioco, smalto, lucidità e carattere, quello che più e più volte le è mancato nel corso della sua comunque ottima carriera.
Batte in un primo turno che sarebbe stato ostico per chiunque, la rampante portoricana Monica Puig, neo vincitrice del torneo di Strasburgo giusto pochi giorni prima, con un nettissimo 6-1 6-1: il risultato, diciamolo, per quanto la Stosur fosse testa di serie, è stato un po’ per tutti abbastanza inatteso, considerando soprattutto il gioco espresso dall’australiana, che ha annichilito la giovane n.41 del mondo. Dopo aver superato con altrettanta facilità il secondo turno contro l’austriaca Meusburger, Sam è chiamata ad un esame molto difficile: al terzo turno l’attende Dominika Cibulkova, n.9 del seeding, fresca semifinalista proprio a casa sua, a Melbourne; e anche questa volta i campi in terra battuta del Roland Garros le ricordano chi è e l’aiutano a dimostrare nuovamente quanto vale. Supera la slovacca in due set e vola agli ottavi di finale: era da quel lontano agosto 2012 che Sam non si spingeva così avanti in uno slam.
Se questo non è amore, ci va molto vicino.
Simone Carusone