TENNIS – Milos Raonic, sotto la guida di Ivan Ljubicic e Riccardo Piatti, sembra sempre più indirizzato verso un futuro di successi. Le buone prestazioni messe in scena a Roma e a Parigi sembrano confermare questa tesi. Ripercorriamo le tappe di miglioramento del ragazzone canadese. (Ascolta l’intervista di Ubaldo Scanagatta a Riccardo Piatti)
Da Parigi, l’intervista a Riccardo Piatti di Ubaldo Scanagatta
Parte 1
Parte 2
Parte 3
Milos Raonic: è sempre di più il ragazzo che maggiormente tra i suoi coetanei si sta facendo grande! All’ombra del Colosseo ha conquistato la sua seconda semifinale in un Master 1000, la prima su terra rossa; ieri ha battuto Gilles Simon, a casa sua, a Parigi, sulla superficie che più di tutte è adatta a “Gilou” e che meno è amata dal ragazzone canadese. Ma cosa più sorprendente di tutte, l’ha fatto rimontando, e al quinto set. Dimostrando di essere pronto mentalmente e fisicamente per competere e vincere contro uno come Simon, che sulla tenuta fisica e mentale ha basato una carriera.
Che Raonic fosse il più pronto lo aveva già dimostrato lo scorso anno, quando sul finire conquistò la finale al Master di casa, dove venne sconfitto da Nadal; finale che lo portò a lottare, anche se con poche speranze, per arrivare a Londra e far parte dei “fantastici 8”. Insomma l’entrata di Raonic nella top-10 non è certamente stato un fulmine a ciel sereno. Il ragazzone canadese, di origini slave, però, non ha ancora smesso di crescere.
Di certo la svolta nella sua carriera è facile da individuare, e probabilmente anche Milos ogni giorno ringrazierà chiunque attorno a lui abbia contribuito a portare al suo angolo due persone come Ivan Ljubicic e Riccardo Piatti. Se il secondo non è certo una novità visto che qualsiasi giocatore che ha usufruito della sua collaborazione ha avuto grandissimi giovamenti tecnico-tattici e mentali; lo stesso discorso non vale per il primo. Ivan Ljubicic infatti, grande ex giocatore, competente telecronista sportivo, è alla sua prima esperienza come coach, e di certo non sta andando male, tutt’altro. La “coppia” di coach, che tanto di moda sta andando in questo periodo (vedi Djokovic), ha la chimica giusta e di certo l’ha trovata con il giocatore numero 9 al mondo. I miglioramenti che ha fatto sono enormi, sotto tutti i punti di vista. Lo stesso servizio, fondamentale che davvero poco ha da migliorare, ha subito dei giovamenti. Infatti ora alterna missili a 230km/h (che prima sparava a ripetizione col rischiare di essere monotono, rischio che praticamente tutti i giocatori del circuito vorrebbero comunque poter correre…) a servizi più lavorati e con angolo maggiori. Il dritto anch’esso era un colpo già dirompente, ma grazie ai miglioramenti abissali dal punto di vista atletico, riesce a giocarne di più ed in maniera più oculata, in quanto ora sa di poter reggere qualche scambio in più, e non ha quindi fretta di cercare la soluzione vincente ma aspetta il momento più giusto per farlo. Il rovescio è invece il fondamentale che sta costruendo di più e con discreti risultati, così come il gioco di volo, che comunque resta il lato del suo tennis che, come si è visto nel finale del terzo set con Simon, mostra ancora più lacune.
Quello che davvero gli ha permesso di fare il salto di qualità sono stati i miglioramenti atletici. Lo stesso Ljubicic all’inizio della loro partnership ha dichiarato che il ragazzo “non ha mai seguito una dieta oculata ed un programma fisico consono alle sue dimensioni” (non va infatti scordato che il canadese è alto 196 cm e deve “trasportare” per il campo quasi 90kg). Con la coppia Ljubicic-Piatti l’aspetto alimentare e quello atletico sono diventati centrali, fondamentali, alla pari dell’aspetto tecnico; nel tennis moderno, spesso fatto di scambi lunghi a cui non sempre ci si può sottrarre con un gioco fatto di uno-due, non può essere altrimenti. Ricordiamo per esempio Mardy Fish, che quando (finalmente) ha deciso di seguire una dieta alimentare adeguata ed un programma atletico degno di questo nome, ha scalato la classica fino ad arrivare numero 6 al mondo, nonché numero uno d’America. Insomma i passi in avanti fatti da Raonic sono visibili a tutti, e facili da individuare; dove invece questo ragazzo canadese possa arrivare non lo sa nessuno, ma sia lui che i suoi due “angeli custodi” hanno grandi ambizioni, ambizioni da numero uno. Ciò che ha dimostrato di poter fare è già tanto, l’impegno e la costanza nel voler raggiungere i suoi obbiettivi sono altissimi, ora va solo aspettato e lasciato crescere in pace, perché le possibilità per fare cose importanti le ha, ed ora a sfruttare ciò che la natura gli ha concesso, tocca solo a lui. Se potessimo consigliargli una cosa, gli diremmo di non lasciare andar lontano “quei due”.
Stefano Gaudino