ROLAND GARROS – Tutti danno favorita, com’è giusto, la tennista russa. Ma la Halep ha un ruolino di marcia simil Chris Evert. E la storia insegna, da Chang a Kuerten, da Becker a Cash, che a volte bisogna far caso a certe sensazioni. Streaming gratuito e scommesse live: tutto il tennis su bwin.it
Il commento di Ubaldo alle semifinali femminili
Non darei più per scontata la vittoria di Maria Sharapova su Simona Halep nella finale di questo Roland Garros. Solo una sensazione? Ve la esplicito fra qualche riga.
Non appena perse al secondo round la superfavorita Serena Williams (dalla “rivelazione” Muguruza), ed era già finita k.o. al primo turno la favorita n.2 Li Na (con la Mladenovic) – cambiò ben poco quando uscì di scena anche la n.3 Radwanska, mai preceduta da fama di “terraiola” d.o.c. – anche il più sprovveduto dei cronisti si sentì di poter decretare che Maria Sharapova era la più grande candidata a conquistare la Coupe Suzanne Lenglen. La sua seconda.
Fin qui Maria, giunta alla terza finale consecutiva in terra di Francia, non ha preso in contropiede nessuno dei cronisti, affermati e non, perchè alla finale c’è arrivata regolarmente, anche se non passeggiando. Oltre che la terza qui questa sarà la sua nona finale in assoluto negli Slam, quella in cui potrebbe…scollinare, avendone vinte quattro (una per ciascuno Slam) e perse altrettante.
La mezza sorpresa è venuta, semmai, dal fatto che per arrivarci ha dovuto soffrire e lottare molto di più di quanto fosse tutto sommato prevedibile.
Maria ha infatti perso tre volte il primo set e sia con la Stosur (indietro 4-3 nel secondo) sia con la Muguruza (indietro 5-4 nel secondo) ha dovuto rimontare situazioni di punteggio non proprio simpatiche anche dopo.
La Bouchard non è mai stata in vantaggio nel secondo set, ma dava l’impressione di avere più convinzione nelle proprie capacità, in altre parole più personalità per eventualmente imporsi.
Non c’è riuscita ma ha messo alle strette la Sharapova sia nel primo sia nel secondo set, anche se in quest’ultimo è stata – al contrario delle altre – sempre costretta ad inseguire.
Quando si arriva sul 5 pari, però, tutto può accadere. Soprattutto quando l’avversaria si è divorata – sul 5-3 – tre setpoint e i primi due con due doppi falli! Quel game perduto da Maria dopo 16 punti, avrebbe potuto lasciare tracce più profonde in una psiche meno solida di quella della ragazza nata in Siberia ed abituata a lottare, non solo sul campo da tennis, dall’età di 9 anni.
Maria invece non ha tremato, non è rimasta scossa, e in quei due games dal 5 pari al 7-5 ha lasciato per strada solo 3 punti. Dopo di che nel terzo set ha tenuto prima a zero e poi due volte a 30 il proprio servizio, mentre invece la Bouchard si è mangiata un game, nel quarto gioco, da 40-0, commettendo errori abbastanza marchiani.
Ciò detto la prima semifinale è stata di grande atmosfera forse perchè reduce da partite femminili di livello più modesto, di grande qualità.
Non solo secondo me, per la verità, ma anche secondo Tom Perrotta del Wall Street Journal, Peter Bodo di Tennis Magazine, Ben Rothenberg del New York Times, Tom Tebbutt ex del Globe&Mail e oggi di Tennis Canada.
La cosa curiosa, ma non tanto conoscendo l’ego delle due tenniste in questione, è che la loro semifinale è durata anche in conferenza stampa. Infatti entrambe hanno sostenuto di non aver giocato bene, quando invece avevamo assistito a scambi di grandissima qualità. La Bouchard perchè da sconfitta non sembrava voler avallare l’ipotesi che una come lei potesse perdere pur giocando bene, la Sharapova quasi per tenere a freno, a distanza, questa ragazzina un po’ presuntuosetta e assai ambiziosa. Del resto ricordo che Chris Evert quando poteva dava 6-2, 6-0 alle sue avversarie per lasciarle intimidite. In vista di un eventuale nuovo duello. Insomma anche nelle interviste nessuna delle due voleva dare il benchè minimo vantaggio all’avversaria nel segno del… non si sa mai.
In quest’ottica anche al Bouchard che dice: “L’erba è la mia superficie prediletta, se devo giocare il match della vita scelgo di giocarlo lì” e insomma che dica questo solo per aver vinto il torneo junior del 2012 in finale sulla Svitolina, anche se poi lo scorso anno sul centre court superò Ana Ivanovic prima di soccombere davanti alla Suarez Navarro, mi fa credere che voglia dare più un avvertimento alle avversarie che altro.
Certo è che il record della Sharapova, che una volta sulla terra rossa sembrava quasi a disagio, è impressionante: nelle ultime 19 partite in cui si è trovata al terzo set, ha sempre vinto lei. Meno male che un tempo si diceva che non avesse una gran tenuta alla distanza!
Maria sarà minimo n.6 nel ranking mondiale lunedì prossimo, o n.5 se vincerà il torneo. Ma resterà dietro, udite udite, a Simona Halep che salirà comunque a n.3.
La Halep, appena un metro e 64 al cospetto di tante giganti – 1,89 la Sharapova, 1,78 (1,75 secondo altre “bios”) Serena e la Bouchard, 1,80 la Petkovic battuta oggi, 1,82 la Muguruza e la Tomljanovic, 1,84 la Ivanovic, 1,85 Venus Williams – è la tennista che ha fatto decisamente più progressi di tutte nell’ultimo anno.
Non se ne può più di leggere, cinque anni dopo l’operazione di mastectomia, tutte ‘ste pappardelle sulla sua riduzione del seno, su battutacce che circolavano anche stasera in sala stampa “ha vinto di Petkovic” eccetera, come a significare che quella è la vera origine dei suoi successi.
Semmai è la dimostrazione della straordinaria determinazione che aveva, della voglia di arrivare, di far ancora meglio di Virginia Ruzici, oggi la sua “mentore” e coach che vinse qui un’edizione minore del Roland Garros, il torneo del 1978 (disertato da diverse giocatrici americane che optarono per il Team Tennis di Billie Jean King).
La Halep in questo torneo ha letteralmente dominato le sue avversarie, non gli ha lasciato un set. Ha perso in tutto 30 games. In 6 match fa una media di cinque games a match, due e mezzo a set. Roba degna della miglior Chris Evert, quella che vinse sette volte il Roland Garros. Mi direte che il tabellone non era impossibile, ma dopo Kleybanova, Watson e Torro Flor, le varie Stephens, Kuznetsova e Petkovic non erano avversarie modeste o arrendevoli.
Della Halep abbiamo scritto in questi giorni un profilo, e a dicembre un altro del nostro esperto di tennis femminile AGF, che potete rileggere perchè certo più completo di quanto potrei scrivere io.
Con Maria Sharapova la ragazza che potrebbe rendere orgoglioso Ion Tiriac quasi come quando qui vinse Ilie Nastase, ha perso tre volte su tre, ma le prime due non contano.
E la terza, poche settimane fa a Madrid, gli potrebbe essere servita per capire che anche se vinci il primo set contro la Sharapova non sei nemmeno a metà dell’impresa. Perchè Maria nel secondo e nel terzo ti monta addosso.
Tuttavia, pur tenendo in conto la ben diversa esperienza, io credo ad una sensazione che provai nel 1989 quando la rivelazione degli ottavi di finale (Michael Chang che battè nel modo che sappiamo Ivan Lendl) arrivò alla sua prima grande finale contro Stefan Edberg. Lo svedese era troppo più esperto, aveva già vinto Wimbledon l’anno prima, tutti lo consideravano favorito. Ma vinse Chang come pensavo.
Stessa sensazione avevo provato quattro anni prima a Wimbledon 1985 con l’outsider Boris Becker che aveva sì vinto il torneo del Queen’s (su Kriek) e mi aveva persuaso a scommettere 10 sterline su lui. E con Pat Cash, sempre a Wimbledon nel 1987. (Rino Tommasi mi dette a venti la vittoria di Cash all’inizio del torneo!).
Guardate che sebbene oggi Ubitennis.com abbia ben due sponsor di betting, Sisal-matchpoint e BwinParty, non sono un fanatico delle scommesse. Ma ogni tanto credi di sentire qualcosa e allora, senza mai fare il passo più lungo del… portafogli mi raccomando, finchè non era proibito ai giornalisti (nel timore di chissà quale inside information) , mi divertiva inseguire le sensazioni.
Ci sono stati certi tornei, insomma, dove l’exploit di qualcuno che non ti aspettavi difatti con il passare dei turni diventava da inatteso ad… atteso.
Penso a quando qui Guga Kuerten, il riccioluto brasiliano dal magico rovescio e dal sorriso sempre stampato sulle labbra, vinse il primo dei suoi tre Roland Garros nel 1997. Era n.64 del mondo, ma via via che vinceva a furia di rimonte e quinti set, sembrava quasi ineluttabile che il miracolo del ragazzo che faceva surf sulle onde di Florianapolis anche di nascosto a Larri Passos si realizzasse. Difatti si realizzò.
E vogliamo ricordare quell’altra magia legata al nome di Goran Ivanisevic, n.125 e in tabellone a Wimbledon grazie ad una wild card che via via si sbarazzava di tutti gli avversari quando sembrava che la spalla dovesse lussarsi ad ogni match. E se non pioveva magari in semifinale avrebbe perso da Tim Henman?
Insomma, per carità, solo un pazzo potrebbe considerare seriamente favorita la Halep, alle prese con l’emozione della sua prima grande finale e con una guerriera esperta come Maria Sharapova… eppure la storia del tennis è costellata di tante storie pazze, imprevedibili. Ma belle, bellissime proprio per questo.
Insomma se Sisal-Matchpoint o Bwin, o qualunque better, vi dessero vincente ad una quota incoraggiante la Halep, pensateci su. Chiudo con una stoltezza delle mie: recordman dei refusi come sono diventato, io che li odiavo, dacchè mi hanno operato 3 volte allo stesso occhio, ne stavo facendo uno che non avevo ancora mai fatto, mettendo a sproposito una sola “a”, Saharapova ovviamente del tutto involontario: l’incidente mi ha suggerito però un’amabile (?) sciocca previsione. Se questo torneo si è tradotto in un Sahara (…pova), un deserto delle favorite, potrebbe vincere proprio la Halep. Me la perdonate quest’assurda freddura?