TENNIS PERSONAGGI – Nel giorno del 45esimo compleanno di “Fräulein Forehand” Steffi Graf, ci soffermiamo sul rovescio spesso sottovalutato della tedesca: per armonia, equilibrio, precisione e bellezza estetica uno dei migliori colpi che la storia del tennis ricordi. Una perla da custodire gelosamente…
Ripercorrendo la storia del tennis, non si possono dimenticare alcuni colpi che sono rimasti scolpiti nel tempio immortale della bellezza e dell’estro tennistico: dai servizi di McEnroe e Edberg alle volée di Martina Navratilova, dai rovesci di Rosewall e Laver al diritto di Steffi Graf o Roger Federer. In questo nostalgico riepilogo non può certamente mancare anche il rovescio di Steffi, un colpo troppo spesso oscurato da quel meraviglioso diritto che per anni ha catechizzato ed annichilito inesorabilmente tutte le sue avversarie.
Per completezza d’informazioni dobbiamo innanzitutto sottolineare come la Graf fosse dotata anche di un eccellente rovescio “coperto” (quello che gli anglofoni definiscono topspin backhand), eclissato tuttavia da quel malefico slice di cui fra poco parleremo. Sotto il profilo più spiccatamente tecnico, il topspin di Steffi era caratterizzato da un movimento molto corto, rapido e compatto, una vera e propria frustata di polso: utilizzato dalla tedesca soprattutto a livello di passante (nella finale del Roland Garros ’87 e Wimbledon ’89 raggiunse l’assoluta perfezione, come potete vedere in questi filmati: (primo) (secondo), il rovescio coperto della Graf ebbe sempre fugaci apparizioni nel corso della sua ultradecennale carriera : tra il 1986 ed il 1989 la piccola Steffi ne fece buon ricorso, spesso per variare la trama di gioco e disorientare l’avversaria e soprattutto, già lo abbiamo anticipato, come passing shot, anche se questo era un colpo che richiedeva una folle velocità di braccio, estrema coordinazione e una lucidità d’esecuzione assoluta che spesso la portavano a steccare in quantità industriali, soprattutto in situazioni di elevata pressione o nei momenti di incertezza e insicurezza.
Ciononostante, il rovescio della Graf per eccellenza è senza dubbio quello slice (o in backspin), un colpo che meriterebbe ben più di una stringata trattazione. Di chiara scuola tennistica anni Ottanta, caratterizzato da un movimento abbastanza ampio agli inizi e poi sempre più compatto e rapido, il back della tedesca è sempre stato un’arma efficace, da maneggiare con estrema cura : grazie al suo eccezionale gioco di gambe, alla sua mobilità e percezione del campo, Steffi ha costantemente saputo trasferire l’intero peso del corpo sulla palla, imprimendo a questa accelerazioni spaventose che andavano a sommarsi alla letale rasoiata già prodotta, trasformando così lo slice da semplice strumento di variazione tattica a vero e proprio colpo offensivo. I risultati si vedranno soprattutto in quel di Wimbledon : 7 titoli (’88, ’89, ’91-’93, ’95-’96) e 9 finali disputate, sulla vera e genuina erba dei Championships (quella che non restituisce il rimbalzo e obbliga a sfiorare la superficie con la racchetta, per intenderci), vittorie che sarebbero state praticamente impossibili senza il ricorso ad un colpo che ha obbligato a deporre le armi anche a Martina Navratilova (sconfitta nelle finali del ’88 e ’89), una che con lo slice di rovescio ha costruito un’intera carriera…
Sotto il profilo dell’impostazione tattica, la maestria della Graf è sempre stata suprema, dai tempi di Chris Evert fino agli albori degli anni Duemila, il tutto attraversando un tennis che, nel corso del tempo, si è radicalmente modificato : impostazione dello scambio (quando necessario) sul rovescio, abilità nel mettere l’avversaria fuori posizione per poi girare sapientemente attorno al rovescio stesso e chiudere il punto con il classico diritto, in sventaglio o lungolinea, o addirittura piazzare il back in contropiede,ottenendo stupendamente il punto. Il ventaglio di soluzioni slice era amplissimo: dai classici back profondi incrociati o lungolinea, volti a sbilanciare l’avversaria, a quelli incrociati stretti o corti (essendo le palle giocate in backspin, nella metà-campo, quelle più difficili da controllare, stante il taglio, anche laterale, impresso alla palla e la necessaria obbligatorietà di avanzare: dalle palle corte ai lob, dai passantini infidi giocati pochi centimetri sopra la rete e puntuali sulle righe dei corridoi alle risposte bloccate di solo polso, il tutto giocato con grande accuratezza di scelte, precisione massima e assoluta sicurezza.
Molti ora si staranno domandando per quale motivo la Graf non abbia mai sviluppato un vero e proprio rovescio “coperto” (un rarissimo esempio di rovescio a tutto braccio, è un unicum nella carriera di Steffi, conservatelo gelosamente (primo) (secondo): pur essendo una giocatrice da fondocampo e non una giocatrice da rete quali Navratilova, Sukova o Mandlikova. La risposta è semplice: forse non ne ha mai avuto veramente bisogno, come dimostra il suo vastissimo palmarès (22 Slam e 107 titoli). Personalmente credo che un canonico rovescio in topspin non avrebbe mai consentito a Steffi di vincere tutto quello che ha vinto, ma soprattutto non le avrebbe offerto la possibilità di imporsi nei confronti di eccezionali colpitrici quali sono state Chris Evert, Monica Seles, Lindsay Davenport le sorelle Williams (nella parte finale della carriera) o la stessa Martina Hingis, tutte giocatrici in grado di appoggiarsi molto bene alla palla, sfruttando il colpo dell’avversaria o prendendo direttamente l’iniziativa dello scambio. Stiamo parlando di un colpo peraltro particolarmente efficace nei confronti di giocatrici bimani, poco propense a staccare la mano ed a maneggiare una palla a loro estranea (pensate il rovescio della Graf giocato contro le tenniste di questi nostri tempi, monocorde e senza schemi alternativi: a voi le migliori e più creative fantasticherie…).
Certo è che la qualità e, soprattutto, l’efficacia del colpo era veramente notevole : un’arma semplicemente fantastica, oltre che per l’assoluta perfezione estetica anche per la velenosa abilità nel mettere fuori gioco qualsiasi offensiva dell’avversaria. Non a caso Steffi soffriva particolarmente le giocatrici che controllavano molto bene il back di rovescio e riuscivano a fornirle palle basse e scomode su quello stesso colpo: senza scomodare Martina Navratilova, ricordiamo Zina Garrison, Lori McNeil, Jana Novotna o Gabriela Sabatini, tutte giocatrici che spesso e volentieri le hanno creato notevoli grattacapi (la McNeil la eliminò addirittura al primo turno di Wimbledon ’94 e dei WTA Championships ’92).
Reggere scambi prolungati con il solo slice non è certamente cosa facile, se non altro per il fatto che non esiste quel cuscinetto di salvataggio garantito dal topspin, che consente di giocare una palla lunga e profonda anche senza imprimere particolare potenza (il classico colpo lungo che costringe l’avversario a indietreggiare) : sovente Steffi giocava quasi in controtempo sul rovescio, anticipando il colpo per evitare di trovarsi scavalcata dalla palla e dover conseguentemente giocare uno scomodissimo back sopra la spalla, anche se il footwork eccezionale della tedesca ed il suo superbo senso della posizione certamente la mettevano quasi sempre nella miglior situazione possibile, consentendole di giocare il diritto anche in situazioni molto complicate.
In conclusione, credo che questo colpo debba essere considerevolmente rivalutato: senza presunzione alcuna, penso di poter affermare come chiunque sostenga che Steffi Graf non avesse un rovescio all’altezza, sia quantomeno poco…attento ai dettagli. L’addio di Steffi dai campi ha rappresentato non solo un momento triste per tutti gli appassionati, ma ci ha anche lasciato orfani di un tennis che era ancora capace di usare i tagli, le variazioni e l’intelligenza tattica. Infine, chissà che qualcuno di questi video non sia già stato visto dalle attuali top-ten (bimani di tutto il mondo, imparate !!), nessuna esclusa…
Per chiudere, ecco un filmato di un allenamento tra Steffi e la Petkovic (notate il footwork della Graf a 41 anni: impressionante…)
Daniele Camoni