TENNIS – Sull’erba del Gerry Weber Open, Roger Federer conquista per la settima volta in carriera il torneo di Halle, superando con lo score di 7-6 7-6 un ottimo Alejandro Falla. A Londra si giocano altri tre tie-break: la spunta Dimitrov, che annulla un match point e conquista il primo titolo sull’erba.
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ATP HALLE
[2] R. Federer b. A. Falla 7-6(2) 7-6(3) (Laura Guidobaldi)
A Parigi era apparso visibilmente deluso dalla propria performance contro Ernests Gulbis negli ottavi di finale e, in conferenza stampa, aveva sottolineato come fosse tempo, per lui, di pensare alla stagione sull’erba. E il verde, per adesso, non lo tradisce.
Roger Federer si aggiudica per la 7a volta in carriera la finale del Gerry Weber Open superando 7-6 7-6 il colombiano Alejandro Falla, attualmente n. 69 del mondo che, solitamente, sull’erba esprime il suo miglior tennis. Il numero 7 porta decisamente bene al fuoriclasse svizzero poiché dopo i 7 Wimbledon conquistati finora, oggi salgono a 7 anche i trionfi ad Halle. Inoltre batte Falla per la 7a volta su 7 scontri diretti.
Roger Federer aspettava la competizione sull’erba, soprattutto dopo la delusione a Porte d’Auteuil contro Ernests Gulbis, match in cui, dopo alcune occasioni mancate da parte dello svizzero, il lettone era riuscito ad imporsi al 5° set con lo score di 6-7(5) 7-6(3) 6-2 4-6 6-3.
In conferenza stampa post partita, Roger aveva effettivamente dichiarato che era tempo di dedicarsi alla stagione sul “verde”, in prospettiva di Wimbledon, considerato ancora, forse più di altri oggi, come lo slam in cui lo svizzero può ancora dire la sua e, perché no, arricchire il palmares dei major.
Comunque, prima di Wimbledon, c’è il torneo di Halle, uno dei suoi “giardini”, in cui il campionissimo di Basilea ha già sollevato il trofeo ben 6 volte. Nella finale di oggi, l’avversario è il colombiano Alejandro Falla, tennista ostico sul verde che, ancora una volta, quest’anno, proprio sull’erba, è in grado di sfoderare un tennis efficace e di alto livello. E poi, non dimentichiamolo, sempre sull’erba, Falla aveva dato non poco filo da torcere a Roger nel celebre incontro di primo turno del 2010 a Wimbledon, quando il tennista di Cali si era trovato in vantaggio per 2 set a 0 e a servire per il match. Poi Federer era riuscito a trovare il bandolo della matassa e a mutare le sorti del match. Recuperava infatti lo svantaggio per poi neutralizzare definitivamente l’avversario terminando l’incontro 6-0 al quinto. È utile ricordare, inoltre, che dei 6 incontri giocati finora dai due, 4 sono stati disputati sull’erba.
Comunque, quattro anni dopo, il colombiano dimostra ancora una volta grande qualità erbivore, avendo disputato un torneo eccellente, eliminando giocatori ottimi sull’erba e avversari come Philipp Kohlschreiber, che questo torneo l’ha pure vinto.
Il primo set si svolge con un certo equilibrio fino al 4-3. A questo punto, per Federer, arriva la chance di breakkare l’avversario; la sfrutta subito e sale 5-3 anche se, poi, ci sono immediatamente 3 palle del controbreak a favore del colombiano. Lo svizzero ne salva una grazie ad un’ottima battuta, sottolineandone l’efficacia con un “Great serve !” ma poi Falla ottimizza il vantaggio e fa un passo ini avanti sul 4-5. Aiutato da un buon servizio, Alejandro riesce a impattare sul 5-5.
Si arriva al tie-break.
Il colombiano non si lascia intimorire e sale 2-1. Roger gli resta attaccato, pareggia 2-2 per poi salire 3-2. Con un rovescio tagliato efficacissimo, Roger mette a segno il primo minibreak allungando il vantaggio sul 4-2. Grazie a due errori evitabili da parte del colombiano, Federer sale ora 6-2. Dei 4 setpoint, ne basta uno e, dopo 41 minuti, l’ex n. 1 del mondo si aggiudica il primo set per 7 punti a 2.
Si tratta del terzo tie-break su tre che Federer vince contro il tennista di Cali.
Nel secondo parziale lo svizzero strappa il servizio a Falla in apertura di secondo set. Alejandro si destreggia bene, soprattutto con il pallonetto che gli procura due palle per il controbreak. Roger le annulla ma ce n’è una terza e, con un malaugurato gratuito, alla fine consegna la battuta al colombiano che continua poi a tenergli testa fino al 4-4. Alejandro dimostra, ancora una volta, di essere in grado di esprimere un ottimo tennis sul verde. Serve bene, da fondo è solido e, grazie ad ottimi fondamentali e incrociati efficaci, contrasta egregiamente il tennista di Basilea.
Alejandro sale ancora sul 5-4 e sul 6-5, per poi costringere Federer a disputare un secondo tie-break.
Roger, come per magia, nei 7 punti decisivi alza il livello del gioco e vola rapidamente in vantaggio 3-0. Falla continua comunque a resistere con ottimi scambi da fondo, per poi mettere a segno un acrobatico smash e avvicinarsi sul 2-3.
Ma il fuoriclasse svizzero si impone ancora con il servizio devastante e riallunga le distanze sul 5-2. Con un rovescio lungolinea fuori di un soffio, Falla permette però a Federer di disporre di 3 matchpoint.
Gliene basta uno solo. Roger Federer si aggiudica per 6 punti a 3 il secondo tie-break e, per la 7a volta in carriera, trionfa al Gerry Weber Open di Halle.
Il tennista di Basilea sale a 14 tornei vinti sull’erba (7 trionfi a Wimbledon e 7 ad Halle), staccando ulteriormente Laver, che è a quota 11 e Sampras, Rosewall e Emerson che annoverano 10 successi sul verde. Roger è così a 125 vittorie su 143 incontri disputati sull’erba.
Inoltre, l’ultima volta che Roger Federer è riuscito a difendere un titolo risale al Masters del 2011.
È dal 2006 che l’ex n. 1 del mondo non porta a casa la doppietta Halle-Wimbledon. Certo, a quasi 33 anni, l’elvetico è, sì, ancora estremamente competitivo ma un torneo al meglio dei 5 set è un’altra storia. L’anno scorso, a Wimbledon, come un fulmine a ciel sereno è arrivato l’exploit dell’ucraino Sergey Stakhovsky, capace di eliminare Roger al secondo turno in quattro set (6-7 7-6 7-5 7-6 lo score). Lo svizzero non perdeva al secondo turno di uno slam dal Roland Garros del 2004. E anche l’anno scorso Federer aveva trionfato ad Halle.
La conferma del titolo in Germania quest’anno sarà di buon auspicio per lo slam londinese?
ATP QUEEN’S
[4] G. Dimitrov b. [10] F. Lopez 6-7(8) 7-6(1) 7-6(6) (Milena Ferrante)
Ci allineiamo alla prima fan di Feliciano, mamma Murray, probabilmente in prima fila, per una finale che pare proprio la rivisitazione dell’annosa epica “il vecchio contro il nuovo”. Il tour è all’affannosa ricerca dell’erede del Becker degli anni ’90, di quel piglio di sfrontatezza e imprevedibilità di un giovane virgulto che scuota l’ovvietà, e forse lo sta trovando in un ragazzo più tranquillo e più gentile.
Una tappa di un percorso ben più che annunciato verso il firmamento tennistico, soprattutto su erba, dove per il pargolo più corteggiato dagli sponsor potrebbe essere più agevole realizzare la profezia. Che questo accada a una manciata di miglia da Halle dove la vecchia guardia (leggi the “king of tennis” Roger Federer) annaspa per la sopravvivenza, sembra uno strano segno del destino.
L’eroe buono bulgaro, però, trova sulla sua strada uno stagionato drago iberico raffinato specialista dell’erba, maestro nell’appiccicarsi alla rete senza perdere campo, come il Pat Rafter dei giorni migliori. Lopez giunge al tie-break del primo set senza troppi patemi mentre alza l’asticella del servizio, specialmente lo slice (servirà 2 ace nel tie-break). Dimitrov ci si aggrappa a sua volta per sventare il set point sul 5-6 (nel tie-break servirà 8 prime su 9 punti ma paiono prime spuntate rispetto a quelle spavalde di tutto il primo set). Grigor però, forse convinto di essere l’incarnazione di Nadal, si intestardisce a giostrare spostandosi in maniera abnorme sul dritto. Trafitto sul lungolinea. Il tie-break è spagnolo: 10-8.
Dimitrov non sembra trovare il bandolo della matassa nei giochi di risposta nemmeno nel secondo set, e non fa la differenza né con la risposta né con il passante. Ma, come si diceva una volta “Time goes by” e più il tempo passa più, come si sa, è sempre la stessa storia, una “battaglia per la gloria o l’amore”. Rasheed e la Sharapova, imperturbabili adepti di qualche setta segreta, osservano Lopez infrangersi contro il muro del tempo. Sul 5-6 nel secondo set Dimitrov trema: un doppio fallo e un dritto alle ortiche, sul 15-30 riesce a respingere l’attacco con un passante di rovescio a filo ma perde il controllo del dritto lungolinea. La prima palla break è anche match point. Lopez va all’arrembaggio con la risposta di dritto sulla seconda. Troppo per gli dei bulgari. Lassù qualcuno lo ama e Dimitrov è salvo. Sul 40-40 prende finalmente coraggio e si abbandona alla follia: una stop volley da nemmeno metà campo issandosi al 6-6. Poi si porta al tie-break con un ace. È il turning point, la fiammata che spezza il proverbiale ennui grigoresco, quel passo sonnacchioso di cui troppo spesso cade preda. Nel tie-break del secondo set Dimitrov perde un unico punto con un doppio fallo chiudendo 7-1.
Lo sciagurato Feliciano completa l’opera divina nel terzo set: consegna un vantaggio di un break con una maldestra e per lui semplice volée e un doppio fallo servendo a Dimitrov il piatto del 4-4. Siamo al tie-break decisivo. Sul match point sul 6-5 Dimitrov viene tradito dal dritto che vola al cielo. Con un ace si riporta a match point. Lopez affonda un altro dritto lungolinea sancendo la parola fine.
Dimitrov stampa il suo nome su un 250 che è più di una promessa di gloria. E ha ancora 23 anni. Beato lui.