TENNIS WIMBLEDON CHAMPIONSHIPS – L’intervista pre-torneo al campione detentore del titolo Andy Murray. Traduzione di Yelena Apebe
Saprai che in Brasile si stanno svolgendo i Mondiali di calcio e che l’Inghilterra non sta andando molto bene. Come ti senti ad avere sulle spalle tutte le speranze di un paese sconfortato?
Wow (sorride). Ad essere onesto, non sento molta differenza rispetto a qualche giorno fa. Sono qui per cercare di vincere il torneo. È tutto. Mi sto concentrando unicamente sul primo match, preparandomi nel modo corretto. In questi ultimi dieci giorni mi sono allenato duramente. La preparazione è andata bene perciò adesso dipende da me cercare di applicarla in campo. Questo è ciò che devo fare.
Come hai gestito le pressioni a cui sei stato sottoposto negli anni precedenti e che ti hanno portato a vincere qui l’anno scorso?
Beh, penso di averle gestite piuttosto bene. Questo è stato il torneo più solido della mia carriera. Non ho mai perso prima delle semifinali per i primi anni ed ho sempre giocato un buon tennis qui. Alcuni anni forse avrei potuto giocare meglio nelle ultime fasi del torneo. Ma per quanto riguarda il modo in cui ho gestito la pressione, penso di aver fatto bene, considerando il fatto che la pressione è sempre molta. La pressione che ho sentito l’anno scorso in finale è stata sicuramente la maggiore di tutti questi anni giocati qui. Perciò si, sono riuscito ad affrontarla. Penso che questa capacità si acquisisca con gli anni e con l’esperienza.
Hai raggiunto moltissimi obiettivi e avendo vinto qui senti di poter scendere in campo e “godertela” un po’ di più o una volta che inizi a giocare le sensazioni sono le stesse perché hai la stessa ambizione?
Penso che quando domani scenderò in campo, ho bisogno di godermi il momento in cui faccio il mio ritorno in campo. Ma non appena inizierà il match, cercherò di vincere. E di godermi la vittoria. Sai, non voglio scendere in campo domani e perdere perché mi sono goduto troppo il momento. Piuttosto vorrei godermi la vittoria del match ed è quello che cercherò di fare. Ma ci vuole tempo per concentrarsi quando si scende in campo. Non devo pensare all’anno scorso, ma concentrarmi sul torneo di quest’anno.
Virginia Wade ha detto che eri impazzito quando ha saputo della tua collaborazione con Amélie Mauresmo. Non sa cosa potrebbe offrirti. Qual è la tua reazione a riguardo? Puoi dirci cosa ha fatto per te Amélie durante questo breve periodo di collaborazione?
Beh, la lista è lunga. Prima di tutto, penso si possa parlare dei suoi risultati tennistici. Ha vinto molto. È stata numero 1 al mondo e ha vinto molti Grandi Slam. È arrivata spesso alle fasi finali degli slam. Penso sia stata una persona che nonostante avesse difficoltà a gestire i nervi è riuscita a dominarli nella sua carriera e penso che quando inizi a fare da coach a qualcuno questo possa aiutare molto di più rispetto a qualcuno che non ha mai avuto problemi di questo tipo. Forse è per questo che è molto più brava a capire l’aspetto psicologico del gioco. E per quanto riguarda il suo stile di gioco, ha un gioco piuttosto creativo. Giocava molti colpi in spin, in slice, scendeva a rete e aveva una buona varietà di colpi. Queste sono le cose che ho sempre cercato di fare durante la mia carriera, perciò penso che in questo possa aiutarmi. Invece, come persona è molto simpatica e carina. È facile parlare e comunicare con lei perché ascolta molto, ma allo stesso tempo è anche una persona decisa. Queste sono tutte le motivazione per cui ho voluto provare una nostra collaborazione e spero che funzioni.
Descrivi come ti senti quest’anno ad essere il difensore del titolo rispetto all’anno scorso.
Le sensazioni sono più o meno simili. Sono nervoso ed è una buona cosa. Non sento differenza da come mi sentivo l’anno scorso. Sai, se vinci un torneo di questo tipo, penso che i vantaggi li sentirai andando avanti perché sai cosa aspettarti e sai come affrontare le fasi finali di un torneo come questo. Ma penso anche che ogni volta che torni a giocare un Grande Slam, è normale sentirsi nervosi e sotto pressione prima che inizi l’evento.
Ci sono state persone che si sono poste delle domande sul fatto di assumere una donna come coach. Ce ne sono state molte altre che si sono emozionate a riguardo e che ti hanno visto come un’icona femminista che ha in qualche modo spianato la strada verso l’uguaglianza tra uomini e donne in tutto il mondo. Come ti senti riguardo queste affermazioni?
Il motivo per cui ho deciso di collaborare con Amélie non ha nulla a che vedere con queste motivazioni. Per me si trattava di trovare la personalità giusta e con l’esperienza giusta che potesse aiutarmi. Penso che lei lo farà. Mi sono divertito molto con lei sul campo in questi ultimi dieci giorni. È stato grandioso. E si, se questo potrà anche aiutare a portare più donne come coach nello sport maschile quanto in quello femminile, sarà una buona cosa. Anche perché non c’è nessuna ragione per la quale una persona come Amélie non possa aiutarmi. È possibile che non funzioni, ma questo non ha niente a che fare con il fatto che sia una donna. Non è in base a questo che la cosa funzionerà o meno. Ecco cosa ne penso io.
Per nove anni, quattro ragazzi hanno dominato nei Grandi Slam. Cosa ne pensi del fatto che stiamo finalmente assistendo ad un’ interruzione di questo dominio dove ci sono altri ragazzi che possono avere l’occasione di iniziare a vincere Grandi Slam? Cosa pensi riservi il futuro ai Fab 4, incluso te stesso?
Non lo so. Penso sarebbe meglio dare un giudizio in merito alla fine dell’anno. Ma, ovviamente Stan ha già vinto Australian Open. La finale del Roland Garros è stata Nadal-Djokovic. La finale degli US Open è stata Nadal-Djokovic e La finale di Wimbledon è stata Novak contro di me. Perciò ad essere onesto non so. Penso che forse dobbiamo aspettare la fine dell’anno per tirare le somme. Ma è normale. Man mano che i giocatori invecchiano, i più giovani li raggiungono. Più diventi vecchio, più è difficile migliorare mentre i giocatori più giovani che stanno emergendo continuano a migliorare. Continuano a diventare sempre più forti fisicamente e continuano ad imparare. Perciò si, è solo questione di tempo anche se non si sa di quanto.