TENNIS WIMBLEDON CHAMPIONSHIPS – In una giornata complicata (hanno vinto solo Bolelli e la Giorgi) la Schiavone lascia il torneo al termine di un gran match. Lorenzi vince solo 5 game contro Federer. Errani, Vinci e Knapp cedono al terzo.
Giorgi b. Cadantu 61 76(5) (da Wimbledon, Vanni Gibertini)
In un match spostato sul campo 19 a causa del protrarsi del programma della giornata sul campo 11, Camila Giorgi dà il via alla sua campagna di Wimbledon con il solito match schizofrenico senza capo né coda, nel quale travolge la rumena Cadantu nel primo set per 6-1 in soli 28 minuti, per poi inguaiarsi nel secondo fino ad andare in svantaggio per 5-2 leggero. Salvati due set point nel game successivo e tenuta faticosamente la battuta dopo un game di 14 punti, l’italo-argentina trova lo slancio per la rimonta, riagganciando l’avversaria sul 5-5 grazie ad un parziale di 11 punti a 3 e trionfando poi nel tie-break per 7 punti a 5. “Credo di aver mollato un po’ la presa all’inizio del secondo set – ha raccontato Camila Giorgi dopo la fine del match – non sono stata aggressiva come avrei dovuto e lei ha preso il sopravvento. Poi però sono stata brava a riprendere il mio ritmo ed a rimontare il secondo set senza rischiare il terzo”. La Giorgi troverà al prossimo turno la statunitense Alison Riske, n.44 della classifica mondiale, contro la quale ha vinto l’unico confronto diretto disputatosi due anni fa sulla terra verde nel challenger di Dothan, in Alabama.
Bolelli b. Ito 75 76(3) 36 64 (da Wimbledon, Vanni Gibertini)
Vittoria di grande carattere da parte di Simone Bolelli, che su un campo 8 stipato per quasi tutte le 2 ore e 59 minuti del match è riuscito a superare il tignosissimo qualificato giapponese Tatsuma Ito (n.129 della classifica mondiale), sfruttando così nel migliore dei modi l’aiuto concessogli dalla Dea Bendata, che lo ha fatto rientrare nel tabellone principale come lucky loser dopo la sconfitta nel terzo turno di qualificazioni. “E’ bello avere l’opportunità di andare avanti in un torneo così importante, oltretutto come lucky loser. E’ la seconda volta che mi capita, dopo il 2010, quando feci terzo turno battendo Wawrinka al secondo” ha ricordato Bolelli dopo il match. Ed è apparso evidente sin dalle prime battute che entrambi sentivano la pressione di un match possibile al primo turno di Wimbledon, che poteva regalare punti (e dollari) preziosi per chi affronta il circuito con un ranking a tre cifre. Nei primi game gli scambi non vanno oltre i tre tiri, grazie soprattutto ad un Bolelli molto centrato in battuta poco efficiente in risposta (“Credo di aver iniziato a rispondere man mano che l’incontro procedeva”). Il nipponico fa molta fatica a rispondere ai missili di battuta del bolognese, il quale però è bravo a togliersi d’impaccio sul 15-40 nel quinto game, e poi a rimanere calmo in dirittura d’arrivo del parziale, quando tre overrule discutibili in due game potrebbero mandarlo su tutte le furie e sul primo aereo per l’Italia. Invece mantiene il sangue freddo, anche quando la giudice di sedia lo costringe a rigiocare il set point sul 6-5 dopo che i due protagonisti erano già quasi seduti al cambio di campo.
Nel secondo parziale non si vede l’ombra di una palla break, mentre l’ombra del campo n.3 si allunga sul campo di Bolelli e Ito e la temperatura scende di qualche grado. Nel tie-break l’italiano non concede nulla con il servizio e si issa due set a zero, con la possibilità di piazzare l’allungo decisivo in avvio di terzo, quando non riesce a convertire due palle break nel game d’apertura. Da lì la perseveranza del giapponese nel rimanere aggrappato al punteggio paga dividendi quando riesce finalmente a togliere la battuta a Bolelli al sesto game allungandosi sul 5-2 per poi chiudere 6-3. Il match sembra avviarsi al quinto set poi, quando Ito si trova a servire per il set sul 6-5 al quarto, quando però mette a segno un controbreak che lui stesso definisce “straordinario”, e poi si dimostra quello con i nervi più saldi nel tie-break, mettendo a segno i due punti decisivi dal 5-5. Al prossimo turno ora affronterà il tedesco Kohlschreiber.
Ivanovic b. Schiavone 76(6) 64 (da Wimbledon, Roberto Salerno)
Questo è il racconto di una bella partita giocata bene da tutte e due le protagoniste e che con un po’ più di fortuna poteva, chissà, finire diversamente. Certo che il nastro che ha trattenuto il rovescio di Francesca sulla palla break del settimo game del secondo set, sembrava proprio quello mirabilmente raccontato da Woody Allen in “Match point”: la pallina che si arrampica sulla rete, sembra incerta su dove andare e, alla fine, cade, sancendo la vittoria dell’una e la sconfitta dell’altra. Fino a quel punto la Schiavone aveva mostrato alla più giovane avversaria il più classico del tennis di altri tempi: servizio continuamente variato, slice alternato a colpi choppati, discese a rete in controtempo, splendidi rovesci in top. Insomma l’armamentario della grande campionessa che è (stata?) sorretta dall’orgoglio, forse, di mostrare di fronte ad una big di oggi che lei può ancora giocarsela alla pari. Ma bisogna anche dire che Ana non è stata da meno. Ha risposto con le sue armi – e cioè con colpi un po’ più pesanti anche se meno variati – con una grande attenzione nei turni di battuta e una generale capacità di concentrazione ammirevole che non l’ha abbandonata per tutto il match e le ha permesso le scelte tattiche corrette, una fra tutte la straordinaria aggressività sulle seconde di Francesca che non sono state moltissime per fortuna.
La partita si è così decisa su pochissime palle, e se nel tiebreak del primo la Ivanovic è stata brava a non scoraggiarsi dopo il primo set point annullato, nel secondo è arrivata anche quel pizzico di fortuna cui accennavamo all’inizio. Esce così dal torneo una giocatrice che, se fosse in grado di mantenere questo livello di rendimento, ci piacerebbe vedere giocare ancora a lungo, nei campi di tennis.
Conseguenza della bella partita non poteva che essere una Schiavone rilassata che non ha poi dato troppo teso al nastro colpito sulla palla break del secondo set. “Lei è più abituata di me a giocare questi punti importanti e questo ha fatto la differenza, è stata più aggressiva. Sono contenta di come ho giocato, adesso voglio proprio godermi queste partite, quando gioco con avversarie come Ana, la mia velocità deve crescere, devo alzare il livello, altrimenti rischio di perdere male. Forse ho messo troppe poche prime, per un match sull’erba”.
Garcia b. Errani 26 76(3) 75 (da Wimbledon Roberto Salerno)
Era stata perfetta per 5 game ieri Sara Errani, quando ha travolto – dall’1-2 al 6-2 – una Garcia che sembrava non avesse armi per far partita contro la nostra giocatrice. Invece piano piano la francese ha messo a posto, almeno parzialmente, il dritto, si è forse rasserenata grazie al break che l’ha portata sul 3 a 1 e insomma la partita si è incanalata su un piano meno favorevole all’italiana. Che però non è una nota per mollare facilmente, così recuperato il break sul 4 pari si è trovata a servire addirittura sul 6 a 5 40-30. Qui però la Garcia ha azzeccato due dritti e sullo slancio ha travolto l’azzurra al tie-break. Poi la pioggia prima e l’oscurità poi ad interrompere il match.
Oggi la Garcia è uscita dai blocchi con molta più convinzione portandosi rapidamente sul 2 a 0. Ma è stato forse il terzo game da indirizzare il match, con la Errani che cedeva alla settima palla break. Il carattere indomito di Sara non tradiva, riusciva a recuperare uno dei due break e a rimontare da 0-4 fino a 3-4. La Garcia teneva il proprio servizio, abbandonava il nono game per servire per il match al decimo. Ma ancora una volta la grinta della Errani non tradiva, alla Garcia tornava di nuovo il braccino e Sara recuperava anche il secondo break.
Purtroppo non era giornata, la Errani perdeva ancora una volta il servizio e stavolta il miracolo non riusciva, con la Garcia che chiudeva il game (e ilmatch) tenendo a zero il proprio servizio. La consolazione per la bolognese è che per un anno con l’erba abbiamo finito.
Comprensibile un certo avvilimento in conferenza stampa. “Ho avuto le mie occasioni ma sull’erba è così, devi sentire i colpi. Un giorno li senti il giorno dopo no. Anche lei, ieri il dritto lo incrociava sempre oggi ha tirato dei lungolinea pazzeschi”. Inutile dire che in questi casi emergono vecchie antipatie “L’erba mi piace meno, lo sapete. Non ti da il tempo di pensare, di capire quale tattica adottare, di manovrare; devi fare tutto molto in fretta. Ho provato ad adattarmi, mi pare di essere anche andata meglio dell’anno scorso, quando avevo paura a muovermi, a correre”. E la lingua batte dove il dente duole… “Ho cambiato un po’ il servizio, ma è da Roma che sto provando a tirarlo diversamente, un po’ più aggressivo, con maggior slice”. Il tempo per una riflessione conclusiva “oggi queste ragazzine tirano tutte pallate. Forse è per via del fatto che si gioca così tanto sul rapido, sul cemento. Prima non era così, c’era più tempo per ragionare”.
R. Federer (4) b. P. Lorenzi 6-1 6-1 6-3 (da Wimbledon Stefano Tarantino)
Vittoria senza problemi per Roger Federer contro il nostro Paolo Lorenzi, regolato agevolmente 6-1 6-1 6-3 in un’ora e 33 minuti .
Tredicesima apparizione in uno Slam per il nostro giocatore e purtroppo per lui tredicesima sconfitta, ma è chiaro che oggi non gli si poteva chiedere niente.
Lorenzi ha fatto la sua onesta figura, regalandosi anche qualche piccola soddisfazione (ad esempio due belle risposte di diritto che hanno passato Federer nell’ultimo game del primo set) e tenendo il campo con onore.
Per Roger Federer è stata la classica partita di primo turno che gli ha consentito di rodare i suoi meccanismi in vista del prosieguo del torneo. Il diritto ha funzionato a meraviglia, sicuramente lo svizzero può fare di meglio con il servizio ed il rovescio, ma ad onor del vero anche la mancanza di equilibrio in un match del genere gli ha probabilmente tolto un po’ di mordente.
Andamento del match abbastanza regolare, Federer parte subito con un break nel secondo game del match, Lorenzi prova a reagire ma non sfrutta due palle dell’immediato controbreak (lo svizzero si salva con il servizio).
Il primo game di Lorenzi arriva nel quarto game ed è salutato da un caloroso applauso del campo nr.1 di Wimbledon, i sempre numerosi tifosi italiani provano ad incoraggiare il loro eroe con un simpatico “Daje Paolo”, ma purtroppo non basta.
Altro break di Federer nel sesto game, il 7 volte campione di Wimbledon chiude il primo set in 25 minuti con un facile 6-1 non prima di aver annullato tre palle break.
Lo svizzero mostra buone accelerazioni di diritto ed una buona propensione al serve & volley (sarà la mano di Edberg?) ma pare anche in alcuni momenti non volersi spremere più di tanto.
Lorenzi fa quel che può, anche se sbaglia qualcosa di troppo con il rovescio.
Anche il secondo set procede secondo copione, Lorenzi tiene subito la battuta ma poi subisce ben 6 game di fila, con Federer che preme il piede sull’acceleratore.
Nel set finale le uniche emozioni arrivano nell’ottavo game dopo il solito break iniziale di Federer.
Un Lorenzi divertito sul 2-5 annulla ben 5 match point ed alla fine tiene la battuta.
Roger quasi svogliatamente chiude la contesa nel game successivo.
Per lo svizzero al secondo turno il vincente del match tra il francese Benneteau e il lussemburghese Gilles Muller.
Pliskova b. Knapp 6-7(3) 6-4 10-8 (da WImbledon Roberto Salerno)
Davvero un peccato, Karin Knapp ha perso una partita contro un’avversaria forte ma che era stata alfine domata dalla grande abnegazione dell’italiana. L’estremo equilibrio è rispecchiato anche dal risultato finale ma non possono non esserci rimpianti considerato che, nonostante il problema con il lancio di palla, il servizio aveva funzionato bene fino al nono game del terzo. Ma andiamo con ordine, era l’italiana a brekkare al terzo game la rivale, facendo presagire una partita in cui la risposta poteva diventare determinante. E in effetti Karin perdeva immediatamente il vantaggio grazie anche ad una sventagliata molto violenta, sulla palla break, dell’avversaria. Ma inaspettatamente da quel momento cominciava una partita che si giocava sul filo del rasoio, e che seguiva pedissequamente i servizi. La Pliskova non avrebbe mai più perso la battuta fino al sesto game del terzo set. Nel mezzo un tiebreak giocato magnificamente dalla Knapp, e il pareggio nel conto dei set grazie ad un unico break conquistato dalla ceca. Nel terzo set i giochi saltavano improvvisamente. Karin si portava sul 5 a 3 30/15 e poi tirava in corridoio un dritto non troppo complicato. Come se fossero arrivati dei misteriosi fantasmi il gioco dell’italiana si inceppava mentre Karolina usciva dalla buca con prepotenza, tanto da ribadire il break nell’undicesimo gioco. Ma proprio quando la partita sembrava finita la Knapp si inventava uno strepitoso game di risposta che la rimetteva in partita. Dopo questi fuochi d’artificio i servizi tornavano a funzionare fino all’8 pari. Qui la Knapp riusciva a salvare due palle break – una grazie ad una splendida volée di rovescio – ma capitolava alla terza, spedendo in rete l’ennesimo dritto. Stavolta la ceca non si faceva sfuggire l’occasione per vincere il suo primo match in un torneo dello slam e chiudeva alla seconda occasione utile. Davvero un peccato.
D. Vekic b. R.Vinci (21) 6-4 4-6 6-4 (Da Wimbledon Stefano Tarantino)
Il campo nr.16 si rivela letale per le tenniste azzurre oggi.
Dopo Sara Errani anche Roberta Vinci esce di scena dal tabellone femminile del torneo di Wimbledon.
La tennista pugliese è stata eliminata in 3 set dall’emergente (ed avvenente) tennista croata Donna Vekic, vincitrice in tre set con il punteggio di 6-4 4-6 6-4.
Il match inizia subito male per l’azzurra, breakkata in avvio alla seconda opportunità dall’avversaria.
La Vekic è una giocatrice dotata di un ottimo servizio e capace di accelerazioni mortifere.
Roberta, che appare molto infastidita dalle cattive condizioni atmosferiche (molto vento e qualche goccia di pioggia), non riesce ad imbastire le sue trame, non trova il giusto ritmo sulla palla e non mette mai in difficoltà la Vekic.
La croata non concede nemmeno una palla break e conquista il primo set tenendo la battuta nel decimo gioco.
Ad inizio secondo set si seguono i servizi, poi nel quinto game due belle risposte profonde della Vekic le procurano due palle break sul 15-40.
Basta la prima, gran diritto lungolinea e la croata sale 3-2 e servizio.
Roberta impreca e cerca di scuotersi, arriva così immediato (e anche insperato) il controbreak, la Vekic probabilmente sente un po’ la tensione e cede il servizio complici tre gratuiti.
La partita improvvisamente gira, la Vinci ubriaca con i suoi rovesci tagliati l’avversaria e la costringe a muoversi lungo la linea di fondo campo.
La Vekic ha appena 17 anni ma pare accusare tutta la fatica in una sola volta, ora la croata non è più disinvolta come ad inizio match.
Roberta ci crede e centra il break al momento propizio, cioè sul 5-4 in suo favore.
La Vekic non sfrutta tre palle del 5 pari ed alla fine capitola sbagliando due diritti consecutivi.
Siamo così al terzo, Roberta sembra avere il match in pugno ma non le riesce il colpo del ko e come nel secondo set, arriva prima il break della Vekic sul 2 pari e poi l’immediato controbreak della Vinci per il 3-3.
Ma l’azzurra non trasforma nel game successivo una palla del 4-3 e cede nuovamente la battuta.
Sarà purtroppo il break decisivo, la Vekic non concede alcuna opportunità di rientro alla nostra portacolori e chiude braccia al cielo nel decimo game per il 6-4 definitivo.
Delusa giustamente Roberta a fine match: “Non ho giocato una gran partita. Lei è una giovane promettente, dotata di un ottimo servizio e su queste superfici conta non poco. Purtroppo la mia stagione non è stata sin qui positiva e questo conta in certi momenti. ti manca la fiducia e lo paghi nei momenti cruciali. L’avevo quasi raddrizzata ma ho sprecato troppe occasioni. E’ una sconfitta che fa male.”