TENNIS WIMBLEDON CHAMPIONSHIPS – Grazie a una finale giocata alla perfezione la ceca guadagna la lode. Ottima prova anche per la finalista Bouchard e menzione d’onore a una Venus Williams immarcescibile, mentre la polacca non sfrutta per l’ennesima volta un tabellone favorevole. Applausi per il Career Grand Slam di Errani-Vinci, purtroppo in singolo le nostre non rispettano le attese. Christian Turba
Petra Kvitova 10 e lode: che dire? Fantastica! Anche senza considerare le sei partite precedenti, la sola finale basta a giustificare il voto. Qualcuno ha tirato in ballo Graf-Seles del 1992 (6-2 6-1), altri Serena-Zvonareva del 2010 (6-3 6-2), altri, spostandosi sul rosso, il famoso 6-0 6-0 inflitto da Steffi Graf a Natalia Zvereva al Roland Garros 1988: personalmente, da quando seguo il tennis, fatico a ricordare una prova di forza tale in una finale femminile di Slam.
Semplicemente, sabato la ceca è stata perfetta in tutti i compartimenti del gioco. Non solo un servizio quasi infallibile e vincenti sparati come pallottole da qualunque zona del campo e su qualunque tipo di palla (alta, bassa, corta, lunga, storta..), ma anche e soprattutto un’incredibile efficacia alla risposta: la canadese poteva cambiare quanto voleva velocità ed effetti del servizio, ogni volta si vedeva tornare missili terra-aria di una precisione e una profondità chiurgici, che 9 volte su 10 davano alla ceca il punto diretto o la mettevano in condizione di chiudere da metà campo. E, come se non bastasse, la ceca ha sfoderato un’inaspettata – considerati i recenti problemi di mobilità – prova difensiva: suoi infatti i due punti del match, due passanti (il primo in rovescio, il secondo in dritto incrociato) siglati al termine di due scambi intensissimi, rispettivamente sul 2-1 del primo set e sul 3-0 del secondo.
La verità è che, sabato, solo una Serena Williams al massimo e con un servizio prossimo alla perfezione avrebbe potuto batterla. Forse. Resta ora da vedere se Petra riuscirà a mantenere un livello di gioco non dico simile, ma quanto meno elevato per il resto della stagione: chissà, visto l’attuale “stallo” ai vertici alti , la nostra potrebbe finalmente conquistare l’ambito numero 1 del ranking, “scippatole” a fine 2011
Eugenie Bouchard 8: Ok, si può anche dire che in 3 Slam abbia battuto “solo” 3 top 10 (2 volte la Kerber e una Halep mezza infortunata giovedì scorso) e usufruito di “buchi” del tabellone creati da altre giocatrici. Fatto sta che, quando il gioco si fa duro, la 20enne canadese è sempre pronta a giocare. Dapprima capita su una Cornet galvanizzata dallo scalpo di Serena e le tiene testa recuperando in entrambi i set vinti da situazioni di svantaggio; poi batte nettamente la Kerber, certo una Kerber “consumata” dalla battaglia del giorno precedente con Maria Sharapova ma sempre una tennista dura da battere su questi campi; infine, approfitta dei malanni della Halep in semifinale per “balzarle addosso” come une tigre che azzanna la sua preda, costringendola a sbagliare più del preciso. E i tre game racimolati in finale, allora? Come già detto, la Kvitova di sabato poteva esser sconfitta solo col servizio di Serena, un servizio che la nostra –per ora-non ha. Certo, le si può rimproverare la scarsa efficacia al servizio-molte prime sbagliate e alcuni doppi falli di troppo in momenti critici-ma la consapevolezza che di fronte c’era una belva assatanata pronta a rispedire catenate sui piedi sarebbe stato difficile da gestire per chiunque, figuriamoci per una ventenne alla prima finale Slam della carriera. Per il resto, le rare volte in cui ha avuto la possibilità di condurre lo scambio, Genie se ne è quasi sempre uscita bene, attaccando e sfruttando prontamente un lieve calo dell’avversaria sul 5-2 del 1° set per recuperare un break di svantaggio. Insomma, prima di sentenziare che l’atleta di Montreal non sia ancora pronta per un appuntamento di questo genere aspetterei a vederla in una finale “ normale”..
Nota a margine: detto che il sistema è questo e si basa su una pura somma aritmetica, una classifica in cui una tennista deve conquistare la terza semifinale CONSECUTIVA in uno Slam per essere sicura di entrare nella top 10 è semplicemente ingiusta..
Lucie Safarova 8: grande torneo per l’altra ceca, che dopo anni di titubanza sembra aver finalmente trovato una propria dimensione anche negli Slam. Qualche anno fa la nostra avrebbe rischiato di farsi sorprendere da una Cibulkova mai doma (3° turno) o dalla rivelazione Smitkova (ottavi): ora invece regola entrambe le pratiche con facilità estrema e si permette inoltre di lasciare 4 game a una Makarova in gran forma. In semifinale, alcuni errori di troppo le costano il tie-break del 1° set, e da quel momento la Kvitova prende lo slancio e diventa ingiocabile: poco male, il suo torneo resta ottimo
Simona Halep 7. Certo, il tabellone le è stato, per usare un eufemismo, “amico”: Pereira, Tsurenko, Bencic, Diyas e una Lisicki nettamente meno in forma rispetto all’edizione 2013. Tuttavia, nessun match è vinto prima di scendere in campo e la romena ha dimostrato ancora una volta la sua concretezza, e non solo: in semifinale, menomata fisicamente e in chiara giornata no al servizio e nei colpi da fondo, ha messo in campo tutte le energie residue, rifiutando fino all’ultimo (match point salvati sul 5-1 e servizio) di piegarsi ad una Bouchard indemoniata. Con questo risultato, Simona si porta a -125 punti dal 2° posto della Li, con concrete possibilità di superarla a breve: francamente –visti i risultati di certe “numero 1” degli ultimi anni-la romena sarebbe una numero 2 del tutto legittima
Ekaterina Makarova 7 Specialista dei prati verdi, la russa onora alla grande il suo ruolo estromettendo con autorità (6-3 6-0) la Radwanska. Purtroppo per lei, non riesce a dar continuità al suo risultato e si arrende ai quarti con un punteggio quasi simile (6-3 6-1) alla Safarova. Per questo, perde almeno un mezzo voto nella mia valutazione
Barbora Zahlavova Strycova 8: grandi applausi per l’atleta di Plzen, che a 28 anni trova una seconda giovinezza e coglie il miglior risultato della carriera in uno Slam. Giunta a Londra in fiducia dopo la finale colta a Birmingham, sfrutta a pieno le sue qualità di erbivora per offrirsi gli illustri scalpi di Li e Wozniacki, vincendo in entrambi i casi con freddezza in due set tirati. Deve poi arrendersi nei quarti alla legge della più forte connazionale Kvitova, ma resta per lei un Wimbledon memorabile
Angelique Kerber 7,5. Dopo le ultime prove davvero mediocri, la mancina tedesca ha finalmente realizzato uno Slam all’altezza della posizione che occupa nel ranking mondiale. Non tragga in inganno la sconfitta rimediata dalla Bouchard nei quarti: come molti altri (Wawrinka, Lisicki, Halep..) la teutonica è stata penalizzata dai continui rinvii per pioggia e si è presentata all’appuntamento con 3 set massacranti, disputati il giorno prima contro Masha, sulle gambe. Per arrivare a quel punto del torneo, però, Angelique aveva piegato con destrezza, in 3 set, la resistenza di due erbivore come la beniamina di casa Watson e la semifinalista dell’edizione passata Flipkens, per poi riuscire a venire a capo di una Sharapova con la quale (in questo frangente almeno) il match si deve vincere 10 volte. Ora, si attendono conferme durante la stagione americana
Serena Williams ng= visto quel che è successo nel match di doppio, non me la sento di dare un giudizio sul suo torneo, ma mi limito a sperare che si ristabilisca e regali gli ultimi lampi di una splendida carriera
Errani-Vinci 9: prima vittoria a Wimbledon e Career Grand Slam realizzato, impresa riuscita a pochissime coppie, e tutto questo malgrado lo scetticismo che accompagna la maggior parte delle loro prestazioni. Che aggiungere?
Italiane in singolare 5: come si dev’essere pronti a mietere elogi quando (spesso negli ultimi anni) le nostre rappresentanti disputano ottimi Slam, così si deve sottolineare quando la prova è incolore. Chiaramente, occorre fare dei distinguo. Purtroppo, Roberta Vinci è in un momento prolungato di crisi-in singolo-e possiamo solo sperare che recuperi la fiducia necessaria a farla vincere nuovamente stesso discorso, a scala ridotta, vale per Karin Knapp. Francesca Schiavone si è trovata subito di fronte la Ivanovic, mentre Sara Errani semplicemente non trova il bandolo della matassa sull’erba londinese e malgrado ciò è stata a un soffio dal raddrizzare un match già perso con l’ottima Garcia.
Le note dolenti, quindi, vengono da Flavia Pennetta e Camila Giorgi. Quest’ultima ha certamente avuto un sorteggio difficile ed è incappata su una Riske a suo agio sulla superficie, ma certo ci si poteva aspettare-vista l’ottima performance a Eastbourne-che lottasse di più. Quanto alla brindisina, non le rimprovererei tanto l’aver perso con una tennista “calda “come la Davis, quanto il come ha perso: nessuna traccia di variazioni, cambi di ritmo, piani B durante l’incontro, ma solo un prolungato palleggio che in alcun momento ha scalfito le certezze dell’americana.
Maria Sharapova 6: per una fresca vincitrice di Slam eliminata agli ottavi, questo voto potrebbe sembrare eccessivo. Occorre però dire che Masha, dopo il trionfo del 2004, ha quasi sempre avuto difficoltà ai Championships e che sull’erba londinese potrebbe aver pagato dazio dello sforzo profuso per conquistare il Roland Garros. Nonostante questo, con la vis pugnandi che la contraddistingue, lady Dimitrova le ha tentate davvero tutte ( e per un pelo non ci riusciva) per portare a casa l’ottavo con la Kerber, messosi male sin dall’inizio. La sconfitta della Halep in semifinale le permette di mantenere la testa della Race: visti i dubbi che aleggiano su Serena, ci sono ottime probabilità che Masha mantenga la leadership per il resto della stagione.
Caroline Wozniacki 6: voto d’incoraggiamento. In altri frangenti avrebbe faticato anche nei primi turni, relativamente facili (Peer, Broady e Konjuh), invece questa volta sbriga le pratiche con facilità. Non appena si è trovata sulla strada una specialista in giornata si, però, l’ex signora Mc Illroy ha abbandonato il torneo. Si intravvedono comunque piccoli progressi rispetto alle ultime uscite
Sabine Lisicki 5,5: dato lo stato di forma stagionale (mai più di 2 partite vinte in un torneo prima dei Championships) era lecito aspettarsi di tutto dalla splendida finalista dell’edizione 2013, persino che rovinasse l’esordio sul Centrale da “apri-torneo” (in assenza di Marion Bartoli) perdendo dall’israeliana Glushko. Invece, la specialista per eccellenza di Wimbledon inizia bene e sembra confermare i tornei degli ultimi anni, ottenendo un’ottima vittoria con la Ivanovic: giunta agli ottavi, però, si fa intortare dalle variazioni della Shvedova e rischierebbe seriamente di perdere, se la kazaka non sprecasse miriadi di palle break. Come se non bastasse, si rende protagonista di un episodio spiacevole, chiamando un MTO mentre sta salvando una palla break nel primo game del set finale (game che alla fine avrebbe vinto), roba che l’avesse fatta qualche protagonista del circuito maschile sarebbe scoppiata la Terza Guerra Mondiale.. Come “giusta” punizione, quindi, perde nettamente dalla Halep nei quarti. Insomma, l’ammazza-campionesse del Roland Garros è rimandata per quest’anno: ma poverina bisogna capirla, una volta che la connazionale Kerber le aveva estromesso la Sharapova il suo Wimbledon non aveva più alcun senso..
Na Li 5: che non fosse in forma lo si era già visto a Parigi, l’aver trovato un’avversaria on fire, per giunta sulla superficie peggiore, non ha potuto produrre altro che un’uscita prematura (e, francamente, pensavo che sarebbe uscita ancor prima). Ma la cinese, ormai lo sappiamo, è piuttosto incostante nel corso di una stagione e la separazione col coach Rodriguez potrebbe aver influito negativamente sulla sua prestazioni. Vedremo se sull’amato cemento tornerà ai livelli d’inizio anno
Ana Ivanovic 5: e dire che aveva cominciato bene, battendo la nostra Leonessa e la sempre tosta Jie Zheng in due set..appena è passata all’ostacolo superiore, la finalista uscente Lisicki, l’ex vincitrice del Roland Garros è stata però rispedita a casa, rimediando oltretutto un poco onorevole 6-1 nel set decisivo. Tornata ad alti livelli dopo alcune stagioni di tentennamenti, la 27enne di Belgrado non riesce per ora ad alzare il livello negli Slam (vedasi l’uscita altrettanto prematura a Parigi per mano della Safarova): fattore psicologico o semplicemente la bella Ana non potrà più ambire a conquistare un nuovo Major?
Agniezska Radwanska 4: passano gli anni, si aprono squarci nei tabelloni, ma lei non ci entra mai. Per l’ex finalista del 2012 l’occasione era ghiotta, viste l’uscita di Na Li nella parte bassa: invece, alla prima difficoltà –l’ottima Makarova-la polacca è tornata mestamente a casa, racimolando la miseria di 3 game. Tutto può ancora succedere, ma viene francamente da pensare che ad Agnese manchi il “killer instinct” per aspirare a sollevare un giorno un trofeo nei Majors
Venus Williams 8: qui, ammetto, è il cuore che parla. Venus è stato il mio secondo amore tennistico – il primo fu la mitica Jana Novotna – e ad ogni Slam spero che regali il suo canto del cigno. Vista l’ecatombe di teste di serie nella sua zona, l’ottima forma mostrata nei match e le incognite – alla vigilia del torneo – sulle condizioni fisiche dell’avversaria, allo scoccare del 3°turno che la vedeva opposta a Petra Kvitova cominciavo addirittura a fantasticare di una possibile finale. E, nel Tempio del tennis, la Venere Nera ha cercato di trasformare le mie fantasie in realtà disputando un match straordinario, con un servizio regolare come non si vedeva da tempo, un’inusitata freddezza nel trasformare le occasioni e una grinta che le consentiva di restare in partita anche nel 3°set, malgrado il peso dell’età cominciasse a farsi sentire. Purtroppo per lei, la Kvitova scesa sul Centre Court era la stessa che trionfò qui nel 2011 e l’avrebbe dimostrato per il resto del torneo: purtroppo o per fortuna, perché le due hanno regalato quello che è senza ombra di dubbio la miglior partita del torneo femminile.
Torneo 7,5. Già la prestazione monstre della Kvitova in finale garantisce la sufficienza a questo torneo: il plus, quindi, viene dall’imprevedibilità. Non metto in dubbio che il tennis femminile, negli ultimi anni, si sia “omologato” e ridotto troppo spesso a gare di forza tra urlatrici, ma personalmente preferisco le continue sorprese degli Slam in gonnella a quell’odore di “soliti nomi” (parzialmente temperato, è vero, in quest’ultimo Wimbledon) che emana alla lettura dei tabelloni maschili. Nello specifico, il torneo appena concluso ci ha offerto l’esplosione della gradevolissima Safarova, il ritorno sfiorato della Venere Nera, gli exploit di specialiste come Zahlavova Strycova o Makarova che si sono fatte strada con scalpi di rilievo, l’incredibile forza di volontà della 20enne Bouchard..insomma tanti buoni segnali, che tra l’altro lasciano intravvedere la possibilità di un “cambio della guardia” per gli anni a venire