TENNIS – Nick Bollettieri, il leggendario allenatore americano sarà introdotto quest’anno nella Hall of Fame, secondo molti con un certo ritardo. L’uomo che ha formato campioni come Seles, Courier, Agassi, le sorelle Williams e Sharapova, è stato spesso al centro delle polemiche per i suoi metodi. “Tutta invidia”, replica lui.
La Hall of Fame è una tradizione tutta americana. Letteralmente significa “Salone della Fama”. È un club esclusivo cui vengono ammessi solo i migliori di una determinata disciplina. In America esiste una Hall of Fame per ognuno degli sport popolari: una per il basket, per il football, per l’hockey e il baseball. E c’è anche una Hall of Fame del Tennis, cui appartengono giocatori, allenatori, giornalisti che hanno contribuito alla diffusione di questo sport o ne sono stati interpreti indimenticabili. Si trova a Newport, nel Rhode Island, un piccolo stato vicino a New York. Nella Hall of Fame del tennis ci sono anche due italiani: Nicola Pietrangeli e Gianni Clerici, il primo giornalista europeo ad essere ammesso nell’olimpo. Ne abbiamo scritto dettagliatamente in questo articolo, dove ripercorriamo la storia e le principali curiosità di questa associazione.
Dei 5 nuovi membri di questo esclusivo club, che saranno introdotti con una cerimonia in data da destinarsi, Nick Bollettieri è senz’altro il più famoso, discusso e controverso. Non a caso questo riconoscimento gli arriva a 82 anni. Il suo contributo al tennis moderno è stato indiscutibile e nessun allenatore può vantare una serie così impressionante di allievi diventati grandi campioni. Dieci suoi pupilli hanno raggiunto la posizione nº1 nel ranking mondiale, tra uomini e donne. I suoi metodi e la sua personalità gli hanno attirato molte critiche e potrebbero essere alla base del clamoroso ritardo con cui gli viene concesso questo onore.
Bollettieri ha rivoluzionato il concetto di “scuola di tennis” quando aprì la Bollettieri Academy nel 1978. Il tennis era passato al professionismo da pochi anni e il giro di soldi aumentava sempre di più. Campioni come Borg, Nastase, Connors, Vilas avevano reso globale questo sport, e gli americani avevano in generale migliori giocatori e strutture. La Bollettieri Academy è stata la prima accademia di tennis moderna, il cui concetto è stato poi copiato in ogni parte del mondo. Un’accademia full time: si mangia, si dorme, si gioca e si respira tennis dalla mattina alla sera.
È stato prima di tutto un innovatore. Uno che si è costruito da solo, si dice in questi casi. Sappiamo dal web della accademia che si sveglia ancora tutte le mattine alle 4:20 per essere in palestra alle 5:00 e allena fino alle 19:00. Su di lui si è scritto e detto tanto, e youtube è piena di video in cui Bollettieri allena bambini, teenager o tennisti già formati.Tutti vogliono un consiglio da Nick. Tutti vogliono stare lì, su quei campi dove alcune leggende del tennis sono cresciute e hanno imparato a vincere. Un’accademia che dal 1987 appartiene alla IMG, con Bollettieri che continua ad esserne il leader, e il cui prestigio non accenna a diminuire. Molti grandi giocatori e giocatrici frequentano tutt’ora la Academy. Serena Williams ancora oggi è solita preparare lì alcuni tornei dello Slam.
La pelle perennemente abbronzata, gli occhiali da sole sempre all’ultima moda, una voce roca e diretta, lo sguardo di chi ne ha viste tante. Oggi Bollettieri è una celebrità e viene pagato profumatamente per tenere discorsi sulla leadership e sulla pratica sportiva in tutti gli USA, oltre a continuare il suo lavoro all’Accademia. Ma non è sempre stato così. Per anni è stato criticato per i suoi metodi considerati troppo duri e per le storie raccontate da alcuni dei suoi ex allievi, soprattutto Agassi.
L’autobiografia di Agassi è un ottimo strumento per capire come funzionava l’accademia negli anni ’80, quando dalla Bollettieri Academy uscirono alcuni dei migliori interpreti di questo sport. Su tutti Agassi e Courier, in campo maschile. Entrambi la frequentarono quando non era altro che “alcuni edifici staccati che ricordano i bracci di una prigione. […] Alla gente piace definire la Bollettieri Academy un centro di addestramento, ma in realtà non è altro che un campo di prigionia nobilitato. E neanche poi tanto. Mangiamo da schifo e dormiamo in cuccette traballanti disposte lungo le pareti di compensato del nostro dormitorio simile a una caserma. Ci alziamo all’alba e andiamo a letto subito dopo la cena. Usciamo di rado e abbiamo pochi contatti col mondo esterno.” (da Open, Einaudi). Agassi sarà il primo top player sfornato dalla scuola di Bollettieri, e con lui stabilirà una relazione complicata che il libro racconta meravigliosamente bene. Quasi in contemporanea esplose Jim Courier, meno dotato ma pur sempre un tennista solidissimo che è diventato nº1, ha raggiunto le finali di tutti gli Slam a 22 anni (tuttora un record) e ha vinto due volte l’Australian Open e due Roland Garros.
La prima allieva a diventare nº1 del mondo è stata Monica Seles. L’arrivo della Seles nel circuito femminile a soli 15 anni ebbe l’effetto di una granata. La Seles introdusse nel tennis femminile la forza bruta e smontò pezzo per pezzo il gioco dell’allora regina del circuito (e la giocatrice con più titoli dello Slam) Steffi Graf, Questa ragazzina dell’ex Jugoslavia si trasferì con la famiglia in Florida nel 1986, all’età di 13 anni per allenarsi alla Bollettieri Academy. Due anni dopo la Seles diventava professionista iniziando il suo Demolition Tour: terminó il primo anno da professionista (1989) al nº6 del ranking. L’anno dopo vinse il Roland Garros, la più giovane di sempre (16 anni), e tra il 1991 e il 1993 raggiunse la finale in 33 dei 34 tornei cui partecipò, vincendo 22 titoli di cui 8 Slam.
La Seles oltre ad essere stata la prima nº1 di Bollettieri ha introdotto un elemento nuovo nel tennis femminile: il grunting. La Seles è stata la prima urlatrice, fino a quel momento a tennis si giocava in religioso silenzio. Nella finale di Wimbledon ’91 le fu chiesto di contenersi dopo che la Navratilova si era lamentata durante la semifinale. La Seles giocò muta contro Steffi Graf e perse nettamente.
Tra le grandi esponenti del grunting ci sono anche le sorelle Williams e Maria Sharapova. Tutte arrivate al nº1 del mondo. Tutte allieve di Bollettieri. Se nel caso delle Williams ci sono sicuramente altri fattori decisivi nello sviluppo del loro gioco e personalità (il padre Richard è una figura molto dominante e gli Williams sono un clan numeroso), la Sharapova deve molto ai metodi dell’italo-americano se consideriamo che si trasferì in Florida quando aveva solo 9 anni e tuttora frequenta la Academy.
Il grunting sembra un marchio di fabbrica delle tenniste di Bollettieri. Se fatto in maniera continuativa è in fin dei conti un modo per distrarre l’avversaria: non c’è nessuna evidenza che urlare ad ogni colpo aiuti la la pallina ad andare più veloce. Oggi che la situazione è degenerata si studiano possibili soluzioni per eliminare questo fastidioso accessorio che tante giocatrici si portano appresso. Nel 2012 la direttrice del circuito femminile Stacey Allaster dichiarò che stavano pensando di usare un misuratore di decibel per stabilire un limite e dare al giudice di sedia il potere di intervenire in caso si superasse. Non sappiamo se l’idea sia stata di Bollettieri, e lui nega di averlo mai considerato un modo per infastidire l’avversaria. Ma nella sua accademia oggi si insegna alle nuove generazioni a evitare il grunting e ad espirare invece di gridare. Lo stesso Nick racconta come sia meglio iniziare a insegnarlo alle ragazze quando sono ancora piccole, per evitare di sviluppare quella fastidiosa abitudine.
Un altro elemento prettamente introdotto da Bollettieri e presente ancora oggi nel gioco è lo “schiaffo”. Un colpo reso famoso da Agassi. Una palla a mezza altezza che arriva durante una discesa a rete, non viene colpita con una volée ma con un colpo al volo, soprattutto con il dritto. Anche questa innovazione è diventata permanente e oggi molte giocatrici preferiscono tirare lo “schiaffo” (sempre a due mani, per carità) invece di una volée. È un colpo più spettacolare e se ben realizzato è molto efficace: ma è anche molto difficile e traditore. Basta poco per mandare la palla in tribuna o affossarla a metà rete. Pochi maestri di tennis consiglierebbero ai propri allievi di giocare lo schiaffo, molto meglio una cara e vecchia volée. Ma il tennis di oggi è così veloce che servono colpi violenti, risolutori.
Bollettieri non ha certo fatto male al mondo del tennis, anzi. È stato tra coloro che hanno portato a un livello superiore uno degli aspetti del gioco, l’allenamento. Una componente fondamentale nella vita di ogni sportivo professionista. Quando parla Bollettieri trasmette la sicurezza di chi ha seguito un’idea e ha trovato un sistema che funziona. Le malelingue lo hanno dipinto come un generale severo che si è arricchito alle spalle di ragazzi di tutto il mondo. Lui ribatte così “Quando hai successo, c’è sempre qualcuno che cerca di rovinarti, perché vorrebbe essere al tuo posto”.
Bollettieri continua a fare quello che più gli piace, lavorando duro sotto il sole della Florida: insegna a migliorare il proprio gioco, a vincere, ad essere forti nei momenti difficili, a non avere pietà dell’avversario. A gestire la propria immagine, a vivere come un professionista, a prendersi cura di sé. Non è forse l’unico modo per avere successo in questo sport?