TENNIS – Questo sabato si è tenuta a Newport la cerimonia che ha introdotto la classe del 2014 nella Hall of Fame, dove ogni leggenda del presente è stata presentata da una personalità del passato, in un susseguirsi di racconti ed emozioni che ha visto protagonisti Lindsay Davenport e Nick Bollettieri, nonché i padrini e le madrine dell’evento: Chris Evert, Steve Flink, Mary Carillo e Justin Gimelstob.
Questo sabato, sul Centre Court di Newport e sotto gli occhi di un migliaio di fan, presso il Tennis Hall of Fame & Museum, si è tenuta la cerimonia di induzione nella Tennis Hall of Fame per la classe del 2014, che ha visto riconoscere a Lindsay Davenport, Nick Bollettieri, Jane Brown Grimes, John Barrett e Chantal Vandierendonck la più alta onorificenza del tennis odierno.
L’evento è stato condotto dal presidente dell’associazione, Christopher Clouser, e si è aperto con la presentazione di Chris Evert per Jane Brown Grimes, diventata presidentessa della USTA nel 2007 e che dal 1991 al 2001 è stata amministratore delegato della stessa Hall of Fame, facendosi carico della ristrutturazione degli edifici storici: “Posso dire in prima persona che la diplomazia di Jane è stata cruciale per la sopravvivenza del WTA Tour, dato che è stata abile nel navigare le difficoltose acque dell’attrarre e mantenere sponsorizzazioni desiderabili, mentre metteva le distanze tra la nostra associazione e marchi controversi. E’ stato un momento cruciale per il tennis femminile e ci ha messe sulla giusta strada per il futuro”. Brown Grimes ha a sua volta parlato dei cambiamenti che ha potuto osservare nello sport e del ruolo del tennis nelle relazioni internazionali, ricordando come Martina Navratilova ricevette un caldo benvenuto quando giocò in Fed Cup a Praga, poco dopo esser diventata cittadina americana: “Ci sono così tanti esempi in questo sport che lasciano spazio alla tolleranza e alla comprensione, in un mondo spesso lacerato da aspri conflitti. Così il tennis è diventato più grande, più forte e più ricco, ma ha anche fatto quello che Dwight Davis si era posto come obiettivo fondando la Coppa Davis nel 1900, per promuovere la buona volontà internazionale… Mi sento così fortunata ad aver ricoperto un seppur piccolo ruolo in questa storia meravigliosa e nell’essere premiata in questo modo, oggi, su questo campo e di fronte a così tanti amici, alla mia famiglia e ai fan, che sono molti di più di quanto avessi mai immaginato”.
Ognuno dei premiati è stato introdotto a sua volta da un membro dell’istituzione, Brad Parks, primo atleta in carrozzina ad essere insignito dell’onorificenza nel 2010, ha presentato ed onorato Chantal Vandierendonck, a sua volta prima donna disabile ad essere premiata, nonché la prima di nazionalità olandese, “Il tennis in carrozzina ha portato davvero molto alla mia vita. La sfida di lavorare al mio gioco, semplicemente amo allenarmi e vedere se tutto il lavoro fatto inciderà nei match. Ma mi ha anche aiutato molto ad avere a che fare con una vita in sedia a rotelle. Stare attorno a tutte questa persone, attive, giovani, indipendenti, positive e con mentalità sportiva, mi ha mostrato come possa essere ancora bella la mia vita, anche se in carrozzina… Ho imparato molto dagli altri giocatori e sono grata di questo. Spero, con tutto quello che ho imparato, di essere in grado di inspirare altre persone. Sono profondamente onorata di ricevere questo riconoscimento per la mia carriera”.
Steve Flink ha dedicato queste parole al collega/mentore ed amico John Barrett: “Noi tutti abbiamo con lui un debito di gratitudine per aver elevato il profilo del gioco, per aver rappresentato se stesso ed il tennis in modo così onorevole, perseguendo tutti i suoi sforzi con incrollabile professionalità e gentilezza duratura”.
La presentazione del leggendario allenatore Nick Bollettieri, ad opera di Mary Carillo, è stata particolarmente apprezzata dal pubblico, intrattenuto dalle numerose citazioni e dai Nick-ismi riportati dalla brillante commentatrice sportiva, nonché ex giocatrice e vincitrice del doppio misto in coppia con John McEnroe (Roland Garros ’77), “La sua energia non è credibile. Crede nella sua visione, nelle sue viscere, nei suoi studenti, in questo sport. Anche quando hanno nove anni, vede il potenziale e ci crede“. Bollettieri ha raccolto applausi e risate dalla folla quando ha incoraggiato chiunque non abbia mai urlato sul campo ad alzarsi. Molti degli ospiti, da quelli seduti sul campo centrale a quelli della parte superiore degli spalti, subito si sono alzati in piedi. “Non c’è davvero nessun modo in cui potrei ringraziarvi abbastanza per aver reso il mio viaggio così grande. Basta sapere che vi amo e che urlo sempre a coloro che amo di più. Così aspettatevi di sentire questa vecchia voce roca urlare per molti anni”.
“Io non sono stato troppo buono come studente, ma sono sempre stato abbastanza bravo con i numeri. In realtà, penso che si potrebbe dire che sono un uomo di numeri. Ci sono 10 No. 1, di nove vite, otto mogli, sette figli sorprendenti, che hanno un sesto senso, le 5 del mattino, l’ora per la mia prima lezione, quattro splendidi nipoti, tre anni di servizio per il nostro paese, due grandi genitori, una passione, e lo zero, il numero di libri che ho letto nella mia vita”, ha detto Bollettieri.
La cerimonia si è conclusa con la consacrazione della ex numero 1 del mondo, Lindsay Davenport, che è stata introdotta dal suo amico d’infanzia ed ora collega di Tennis Channel, Justin Gimelstob: “L’ultima ad essere introdotta è qualcuno che mi interessa molto profondamente e rispetto moltissimo. Lei personifica tutto ciò che la International Tennis Hall of Fame è, tutto:.. Eccellenza, classe, professionalità, prestazioni autentiche e un profondo rispetto per il gioco”. Lindsay è sempre stata una campionessa umile e si è dimostrata particolarmente toccata dal sostegno entusiasta dei tifosi, ha poi ringraziato gli allenatori, i colleghi, gli amici e la famiglia, che l’hanno sostenuta nel corso degli anni.
“Essere qui, condividere questo palco con tutta la grandezza che è qui, è schiacciante. Avevo cinque anni quando ho preso per la prima volta una racchetta in mano e colpito una palla da tennis. Non ho mai voluto imparare un altro sport e ancora non mi va. Ho amato questo gioco e non ho mai pensato che niente di tutto questo fosse possibile. Mi è sempre sembrato tutto casuale. Questo è un onore incredibile per me, un risultato straordinario, sarò sempre in soggezione per questo”.