TENNIS PERSONAGGI – L’australiano, ieri vincitore a Newport, ha dimostrato ancora una volta di avere una speciale attitudine per l’erba, ottenendo il suo ottavo titolo su questa superficie, in 5 tornei differenti.
Streaming gratuito e scommesse live: tutto il tennis su bwin.it
Chiamatelo animale da combattimento, mostro di competitività o in qualsiasi altro modo voi vogliate, fatto sta che Lleyton Hewitt, nonostante l’età, nonostante diverse prestazioni non all’altezza negli ultimi anni , per via di un calo iniziato oramai da un pò, piazza ogni anno, almeno una zampata da campione (anche se da campione un pò attempato).
Interessante notare come, se l’australiano riuscisse ad ottenere altre due vittorie su terra rossa (cosa che quest’anno gli è mancata, almeno finora), sarebbe il settimo giocatore nella storia ad entrare nel club di coloro che hanno vinto almeno 100 partite su ogni superficie. L’ultimo illustre adepto di questa speciale categoria è stato ovviamente Roger Federer, insieme ad altri grande del passato come McEnroe, Becker, Smith, Connors. Quello che impedisce ai vari Nadal, Djokovic e Murray di aggiungersi ai suddetti sono, com’è naturale che sia, anzitutto le vittorie su erba (53, 60 e 78 vittorie rispettivamente), la superficie meno praticata del circuito.
Poco più di un mese: questo il tempo in cui i prati verdi vengono calcati dai protagonisti del circuito, tempo abbastanza risicato in confronto alla terra e soprattutto al cemento, tempo in cui l’ex numero uno al mondo, Hewitt, è però riuscito ad ottenere la bellezza di 127 vittorie e 8 titoli su 10 finali disputate. Spicca ovviamente la vittoria ottenuta a Church Road nel 2002, in finale su Nalbandian (una delle finali maschili londinesi più nette della storia, pari forse solo a McEnroe-Lewis del 1983).
Vero è, come puntualmente e spasmodicamente si afferma quando si parla del soggetto in questione, che l’australiano ha sfruttato il periodo di interregno tra Sampras e Federer; vero è anche che Hewitt fu estromesso l’anno successivo al primo turno da Ivo Karlovic (il caso vuole che l’ultimo titolo ottenuto da Lleyton sull’erba sia proprio derivante da un successo contro il croato la scorsa notte a Newport, il primo con Ivo, su questa superficie a dispetto di 3 sconfitte), ma una vittoria nel torneo più prestigioso del panorama tennistico non può essere un caso, specie considerando che l’erba nel 2002 era ancora rapida, scivolosa e poco adatta ai giocatori da fondo.
Fu nel 2001 che l’AELTC (All England Lawn Tennis and Croquet Club) decise di cambiare la composizione dell’erba, anche su richiesta di alcuni giocatori che chiedevano una maggiore stabilità e meno velocità della palla dopo il rimbalzo. La nuova superficie derivò dall’unione di più strati, con una percentuale maggior di terra: circa il 23%, più sabbia, silt e ghiaia. Ciononostante l’edizione di Wimbledon 2002 presentò una rapidità dei campi nettamente superiore a quella odierna, fatto che testimonia la capacità di adattamento dell’ex numero uno del mondo a questa superficie.
Statistica ancor più esplicativa si ottiene dall’analisi degli 8 titoli vinti sull’erba sui 30 in totale: 1 Wimbledon, 4 Queen’s, 1 s’Hertogenbosch, 1 Halle, 1 Newport. 8 titoli su 5 differenti tipi di erba; un’analisi alquanto interessante, che rende l’australiano un giocatore capace di adattare le sue caratteristiche ad una superficie per certi versi problematica come l’erba. Niente Serve&Volley, Chip&Charge manco a parlarne eppure Hewitt è stato in grado di utilizzare caratteristiche come l’anticipo in risposta e la capacità di sfruttare potenza e velocità del colpo avversario per rendere l’erba una superficie a lui amica, come dimostrano i risultati.
Lleyton Hewitt erbivoro di classe dunque, nonostante il conto che l’età gli presenta quotidianamente (anche in termini di infortuni) e lo stile alquanto differente rispetto alla maggior parte dei campioni a Wimbledon. E’ evidente, ancora una volta, come, nonostante il risicato spazio che il circuito riserva agli specialisti su erba, Lleyton abbia saputo ritagliarsi uno spazio importante condito da molteplici prestazioni di valore a Church Road ma non solo. D’altronde anche sfruttare l’interregno è una capacità rilevante e pazienza se l’australiano non ha avuto modo di bissare il successo sull’erba londinese; le sue qualità da erbaiolo, nonostante il ritiro si avvicini, non smettono di palesarsi ai nostri occhi. Poco importa, inoltre, se lo stile di gioco non è quello che la tradizione imporrebbe, d’altro canto non siamo mica tutti Roger Federer e Lleyton questo lo sa più che bene.