TENNIS – Ieri a Milano Sara Errani ha presentato “Excalibur”, già un successo editoriale. Presenti anche Federico Buffa e l’autore Roberto Commentucci. All’interno le foto della serata.
Interviste di Luca De Gaspari, Luca Labadini e Diego Sampaolo
Foto di Luca De Gaspari
Ascolta Sara Errani alla presentazione di Excalibur
Ascolta Davide Errani, fratello e manager di Sara
Ascolta Federico Buffa, giornalista di SKY Sport
Si è svolta lunedì sera, nella mondana e suggestiva cornice dello Yard Club di Milano, la presentazione di “Excalibur”, il libro di Sara Errani. Introdotti alla serata dalla padrona di casa Cristiana Buonamano, tele-giornalista di Sky Sport reduce dalla splendida esperienza dei mondiali brasiliani, i numerosi presenti hanno avuto modo di approfondire genesi origini e motivazioni di un successo, ma soprattutto di un racconto che tocca il cuore. Un libro nato essenzialmente per caso, pensato inizialmente come un collage di fotografie corredato da qualche frase di effetto e, trasformatosi invece, settimana dopo settimana, in una vicenda intrisa di emozioni forti. La parola è quindi passata all’autore e mente pensante del progetto, Roberto Commentucci, il cui percorso nel giornalismo tennistico è partito proprio dalle pagine e dal blog di Ubitennis. A lui il compito di spiegare l’evoluzione del suo rapporto con la famiglia Errani, nato sotto i migliori auspici grazie ai molteplici articoli di elogio per la tennista romagnola in un momento in cui nella sua reale esplosione ad alti livelli credevano in pochi, e sfociato poi in una vera amicizia.
La parola è poi passata alla protagonista, una Sara al contempo orgogliosa ed incantata da un progetto che si è realizzato esattamente nella maniera in cui lo aveva inizialmente solo immaginato, e poi messo brillantemente in pratica, grazia anche ai cinque box scritti ed elaborati da lei personalmente. Inevitabilmente si è toccato il tema della racchetta, il suo fenomenale attrezzo che non solo ha finito per dare il titolo al libro (Excalibur appunto, la “spada magica”) ma che davvero, ha rappresentato il punto di svolta della sua carriera. Un cambio che le è costato (letteralmente, visto che la Wilson ha preteso una penale di 30.000 dollari) ma della cui efficacia non ha mai dubitato nemmeno un istante. Un colpo di fulmine immediato, trasformatosi in amore vero al torneo di Auckland, unito alla splendida consapevolezza di sentirsi più forte, o se preferite, meno battibile. Lo spirito combattivo non l’ha mai abbandonata (neppure quando, a dodici anni, decide di seguire il consiglio del padre di diventare una giocatrice migliore all’accademia di Bollettieri), ma la nuova, più lunga racchetta le fa perdere quel senso di inadeguatezza che spesso la accompagnava allorché si presentava a competere con tenniste di una tale prestanza fisica da incuterle timore.
Sara ha tratto il percorso della sua carriera, individuando sostanzialmente in quattro le persone che l’hanno plasmata: il fratello Davide, che l’ha introdotta al tennis e che, come tantissime sorelle minori, voleva semplicemente imitare il suo primissimo allenatore (“Mi ha fatto innamorare del tennis….ricordatelo, altrimenti si offende“, ha scherzato Sara ), il coach “perfetto” Pablo Lozano (“In cui ho trovato determinazione e ambizione, le cose che volevo io”) e la sua compagna di doppio Roberta Vinci. (“Lei nella mia carriera ha contato tanto”). Sulla formazione di questo duo è intervenuto anche Corrado Barazzutti, il primo che, in un match a risultato acquisito in un match di Fed Cup del 2009, aveva intravisto le potenzialità e la chimica di una coppia che da lì a pochi anni avrebbe riscritto le pagine di storia del tennis italiano. “Sara all’epoca era una riserva, ma già allora quando non la schieravo titolare ci rimaneva male ed è stata lei stessa a farmi presente che era perfettamente in grado di giocare il doppio”, ha raccontato il nostro Capitano. La semifinale con Sam Stosur a Parigi la partita cui è maggiormente affezionata, Rafael Nadal il tennista che ammira di più (“Ascolto sempre le sue interviste, mi piace come si comporta e la capacità di rimanere sempre umile”), Serena Williams il “punto di riferimento” (“È di un altro pianeta , fisicamente devastante e di una competitività unica”), Roland Garros il posto dove preferisce giocare (anche perché la WTA mi continua a togliere i tornei che ho vinto! – il riferimento è a Portoroz, Barcellona , Budapest e Palermo, eventi vinti dalla Errani e cancellati dal circuito). È poi arrivato il momento del confronto fra il modo in cui le sue avversarie la affrontavano prima, quando si affacciava timidamente al tennis che conta, ad adesso, da tempo in orbita top ten. “Effettivamente noto che da un paio d’anni a questa parte mi rispettano e temono molto di più, la Sharapova a Stoccarda mi tirava palle ingiocabili persino nel riscaldamento”).
Sara ieri sera ha potuto contare sull’apporto di un altro strepitoso compagno di doppio misto. Non sul campo da tennis, ma sul palco: Federico Buffa. Senza inutili giri di parole, il più bravo e preparato “racconta storie” che abbiamo. “Head and shoulders” come direbbe lui. Anzi, vista la sua incredibile modestia, lui non lo direbbe mai. Lo diciamo noi. Buffa non teme di rivelare che leggendo il libro si è ritrovato a piangere (“Del resto arrivo dal Brasile e là piangevano tutti” ha ironicamente aggiunto), e soprattutto invita il pubblico a soffermarsi sui perché del successo del personaggio Errani: “È rappresentante di un certo tipo di femminilità, una normodotata che sfida le superdonne e che rappresenta tutti quei ragazzi che , vedendo dove è arrivata, possono provare a pensare di arrivare anche loro.” Il confronto fra i due prosegue sui binari della piacevole ironia, si passa con grande leggerezza da: “A otto anni dopo aver vinto il torneo chiedesti subito se ti davano un completo della Nike!” a : “Il tuo idolo è Serena ma guarda che lei ti ha definito “unbelievable warrior”, non male!”, per poi tornare ad analizzare la peculiarità e il fascino del “ fenomeno Errani”: “Questo è un libro che è stato tradotto anche in inglese , questa ragazza rappresenta un modello e il suo modo di stare al mondo attrae”.
“Lotta e divertimento allo stato puro”. È la frase di lancio che Sara ha scelto per il suo libro, ma anche la definizione di “tennis” spiegata con le sue semplici ma efficaci sensazioni. Divertimento puro lo ha provato anche chi, ieri sera era lì, ad ascoltare e vivere emozioni che, più che spiegare, si limitano ad accompagnare e rendere tangibile quella che resterà una delle favole più belle della storia del nostro sport.