TENNIS AL FEMMINILE – Ultimo cambio di superficie della stagione. Dopo le opache prestazioni europee la generazione anziana (Serena Williams e Li Na) deve puntare al riscatto, mentre le giovani (Simona Halep ed Eugenie Bouchard innanzitutto) cercano di confermarsi
Terminati Wimbledon e la breve appendice dei tornei su terra, arriva di nuovo il cemento; è l’ultimo cambio di superficie della stagione. Si chiude così il cerchio, e si torna a giocare sui campi che erano stati calcati nei primi mesi del 2014. Come già per il passaggio su terra e poi su erba, proverò a fare qualche ragionamento specificatamente orientato a questo aspetto.
Nelle prossime settimane per le giocatrici di vertice l’impegno chiave diventa naturalmente Flushing Meadows. Lo Slam americano è l’unico Major che prevede tornei di preparazione ufficialmente strutturati, con tanto di classifica (le US Open Series) e premi in denaro moltiplicati in base al piazzamento poi ottenuto a New York.
In occasione dell’analisi della stagione su terra, era emerso come ci fosse una significativa relazione tra l’esito dei tornei di preparazione e il Roland Garros.
Per quanto riguarda le US Open Series, invece, i dati ci dicono che questi tornei non hanno lo stesso valore predittivo: negli ultimi cinque anni, solo nel 2013 chi ha vinto la classifica dei tornei di agosto si è confermata a New York (Serena Williams), mentre negli anni precedenti il nome che compare in cima alle Series non si ritrova nell’albo d’oro di Flushing Meadows:
Sottolineo anche un altro aspetto: se possiamo considerare terra ed erba come ambiti in cui la specializzazione e la cultura di un particolare tipo di tennis possono fare la differenza rispetto al solito ranking, non credo si possa dire lo stesso del cemento. Questo perché il cemento è la base stessa dell’attuale circuito WTA; sui suoi campi si gioca il maggior numero di tornei, e quindi anche la classifica si costruisce soprattutto basandosi sui punti ottenuti sul duro.
La conseguenza è che chi sta in cima al ranking, è per forza una giocatrice in grado di fare bene sul cemento, a parte qualche piccola eccezione.
Presento qui una tabella che illustra il rendimento ottenuto sul cemento nel 2014. Oltre a questo, sono sintetizzate tutte le partite giocate nel 2014 e quelle nello stesso periodo di tempo (cioè da gennaio a prima dell’inizio delle US Open Series) del 2013:
È una tabella piena zeppa di numeri, che richiede un po’ di pazienza per essere decodificata, e che essendo riepilogativa offrirebbe molti spunti che in parte esulano anche dal nostro tema. Ne cito en passant tre:
1 – Ivanovic ha cambiato allenatore in questi giorni pur essendo stata la giocatrice di vertice che nel 2014 ha vinto più partite di tutte, 40 (ha quasi raddoppiato il numero di vittorie rispetto al 2013).
2 – Giorgi, giudicata dai suoi peggiori critici come una eterna incompiuta incapace di progredire, sta facendo in realtà il suo primo anno intero nel circuito ed il suo rendimento è considerevolmente migliorato rispetto al passato. (E questo lo si deduce dal confronto tra 2013 e 2014).
3 – Karin Knapp sembra in involuzione, essendosi un po’ fermata dopo il buon Australian Open e il primo week-end di Fed Cup.
Ma torniamo all’argomento centrale, vale a dire il cemento americano.
Valori tecnici: le prime sedici e le italiane
A mio avviso il terreno ideale per Serena è l’erba, ma questo non significa certo che si trovi male sul cemento: è bicampionessa in carica a New York, dove ha già vinto 5 volte. E nell’era Open solo Chris Evert, con 6 vittorie, ha fatto meglio. Mi pare che questo dica già tutto.
Dovessi indicare le giocatrici che danno il meglio sul cemento farei i nomi di Li Na, Azarenka, Kerber, Wozniacki; e Radwanska, che pure gioca bene anche su erba. Nella tabella spicca anche il gran numero di vittorie di Cibulkova (24, più di tutte).
Sharapova negli ultimi anni ha ottenuto i maggiori successi sulla terra, ma se è in forma è in grado di arrivare in fondo anche sul duro. E un discorso abbastanza simile si può fare anche per Ivanovic e Jankovic. Kvitova rende al massimo su erba, ma ha comunque vinto nove dei suoi dodici tornei sul cemento.
Bouchard e Halep stanno facendo bene su tutte le superfici e prima di indicare quella prediletta (sempre che esista) preferirei attendere: in ogni caso il cemento appare perfettamente compatibile con il loro tennis, visti i risultati raggiunti nel recente passato.
Mentre Pennetta ha quasi sempre giocato bene nell’estate americana (è il periodo in cui ha raccolto i migliori risultati in carriera), per Errani le cose sono meno favorevoli.
È vero che può vantare una prestigiosa semifinale agli US Open 2012, ma resta il fatto che Sara sul cemento fatica a mantenere il rendimento che raggiunge sul rosso (e anche la tabella lo dimostra).
Qualche piccola penalizzazione anche per Schiavone e Vinci, mentre per Knapp e Giorgi direi che il cemento non costituisce affatto un handicap.
Cosa aspettarsi quest’anno?
Nella tabella ho evidenziato il numero di partite totali giocate nel 2014 (e nello stesso periodo del 2013). In questo momento lo ritengo un dato molto significativo, forse più importante dei valori tecnici di ogni tennista considerati nel paragrafo precedente. Lo dico perché ad un certo punto della stagione cominciano a farsi sentire le diverse vicissitudini che ogni giocatrice ha passato durante l’anno. I piccoli (o grandi) malanni, le eliminazioni inattese, le vittorie o le delusioni; mese dopo mese si accumulano nella mente e nelle gambe delle protagoniste, e cominciano a diventare aspetti fondamentali in vista degli ultimi mesi di circuito
E giocare nel caldo dell’estate americana non è di sicuro più agevole rispetto alle condizioni climatiche della primavera europea. Giusto qualche esempio: Azarenka ha disputato solo 13 match, mentre all’estremo opposto Halep, Ivanovic e Suarez Navarro sono già oltre i 50.
Riuscisse a recuperare la condizione, Vika si ritroverebbe freschissima non solo fisicamente ma anche mentalmente e a quel punto le poche partite giocate a causa dell’infortunio potrebbero diventare un vantaggio.
Nella tabella colpisce il calo generalizzato di Serena rispetto al 2013: meno partite, meno vittorie e più sconfitte; anche se alla fine sul duro ha perso solo due volte (da Ivanovic a Melbourne e da Cornet a Dubai).
Abbastanza simile anche la situazione di Li Na, due brutte sconfitte negli Slam europei, e in più la perdita del coach; però anche lei sul cemento in realtà ha solo 3 sconfitte (con Serena, Pennetta e Cetkovska). Per entrambe è necessario recuperare l’eccellenza; non dovessero riuscirci si comincerebbero ad avanzare i primi interrogativi non solo sul futuro della stagione, ma anche su quello della carriera, visto che l’età autorizza i dubbi (32 anni compiuti per Li Na, 33 a settembre per Serena).
Non ha problemi di età, ma vive comunque un momento difficile Radwanska: nessun acuto quest’anno e sconfitte con avversarie alla sua portata negli Slam. Sul fidato cemento, Aga ha bisogno di tornare ad esprimersi come sa, quanto meno nei tornei di preparazione. A Flushing Meadows Radwanska non è mai riuscita ad andare oltre il quarto turno, però se non riuscisse a fare strada a New York il bilancio 2014 nei tornei dello Slam sarebbe deficitario.
Bouchard e Halep fino ad oggi hanno mostrato grande concentrazione e voglia di vincere; riusciranno ancora a mantenerle? O cominceranno a sentire il peso dei tanti match giocati? Al momento sembrano entrambe toniche e lanciate, ma sappiamo che se negli ultimi mesi di stagione cominciano ed emergere segni di logoramento diventa molto difficile invertire il trend. E se non è impossibile fare un anno intero sempre ad alti livelli, è comunque impresa estremamente rara.
E Sharapova? L’anno scorso praticamente si fermò dopo Wimbledon, e sul cemento ad inizio 2014 non aveva ancora ingranato. Solo problemi di condizione o Maria sta diventando una giocatrice più adatta alla terra che al duro? Vincitrice nel 2006 agli US Open, da allora Sharapova ha ottenuto una semifinale nel 2012, ma anche eliminazioni precoci in diverse occasioni, tanto che ad oggi risulta il Major in cui ha i numeri meno positivi.
Sembra invece in un buon momento Kerber: dopo l’avvio stentato e le negative prestazioni su terra, si è ritrovata sull’erba: più brillante fisicamente e più convinta mentalmente. Ora arrivano il cemento e Flushing Meadows, vale a dire i territori dove ha costruito la carriera. Sembrerebbe lecito aspettarsi buoni risultati.
Le giovani statunitensi
C’è stato un periodo in cui il tennis femminile americano significava esclusivamente sorelle Williams. Ora invece c’è una leva di giovani in crescita che si ritroveranno a giocare sui campi a loro più familiari, e con il sostegno del pubblico. Stephens, Keys, Vandeweghe, Davis, Riske, McHale: sono ben sei le giovani statunitensi attualmente entro le prime 51 del mondo. A loro vanno aggiunte altre promesse più indietro nel ranking, ma in costante crescita. Qualcuna potrebbe finalmente consolidarsi nel rendimento; e per quelle con il potenziale più alto (penso ad esempio a Stephens e Keys) salire di livello potrebbe voler dire raggiungere importanti traguardi.