TENNIS- Ad un mese dalla prossima entrata in vigore del passaporto biologico, le polemiche non si placano. Robredo, sottoposto al terzo prelievo di sangue in un mese, esplode su Twitter e chiede di fare luce sulla vicenda. Il sangue è utilizzato per altri scopi?
Alcuni lo hanno osteggiato, molti lo hanno invocato, ormai manca solo un mese e poi il passaporto biologico sarà ufficialmente sdoganato nel mondo del tennis; la data è segnata in calendario da tempo ma le perplessità aumentano.
Così si è espresso dal suo profilo twitter, un contrariato Tommy Robredo: “Cosa c***o succede! Terzo prelievo del sangue in questo mese. ITF non starete mettendo su qualcosa di strano per i tennisti? Occhio che non sia illegale.”
Va detto che il Dott. Stuart Miller, capo del programma anti-doping, aveva ampiamente preannunciato che il numero di test del sangue sarebbe aumentato esponenzialmente nel 2014, ma nella realtà dei fatti questo incremento non ha toccato tutti i tennisti in egual misura e in questo le statistiche non evidenziano differenze con il 2013.
Proprio per questo motivo si sarà adirato Robredo o c’è dell’altro? A voler essere maliziosi, il tennista spagnolo sarebbe sempre più preoccupato dall’eventuale utilizzo delle sacche di sangue per altri scopi e l’apprensione non sarebbe nemmeno priva di fondamento. Si ricorda infatti che rispetto all’analisi sul singolo campione, volta alla ricerca di parametri innaturali “il principio del passaporto biologico è basato sul monitoraggio diacronico di parametri biologici la cui evoluzione può rivelare pratiche dopanti. E’ una tecnica indiretta, che non rileva la sostanza ma individua gli effetti anomali della sua assunzione nel breve, medio e lungo periodo”.
Ebbene per una corretta compilazione del profilo ematologico, occorrerebbe una comparazione dei parametri ematologici nel tempo, basata sulla pedissequa riproposizione di tutte le analisi specifiche così da far risaltare in modo chiaro ed evidente eventuali discrepanze statistiche, rispetto ai test effettuati in precedenza sul singolo atleta. Quando all’elevato numero di test, corrispondono da singolo a singolo variazioni significative nelle procedure eseguite o nelle tempistiche d’esecuzione, è chiaro che i dubbi possono solo essere alimentati.