TENNIS – Borse di studio per il tennis negli Usa. Ubitennis vi presenta un’organizzazione ispano-americana che ha ottenuto oltre 4.200 borse di studio quadriennali negli Stati Uniti per tennisti-studenti (ma anche di altre discipline sportive) da tutta Europa. Dai 5.000 ai 12.000 dollari per “scholarships” che valgono da 10 a 40 volte tanto per un futuro probabilmente diverso da quello che può offrire oggi il nostro Paese. Da leggere per figli e genitori
Ti piace il tennis, lo giochi benino e sei anche un bravo studente? Ti piacerebbe continuare a giocarlo e al tempo stesso fare un’esperienza formativa in un bel college statunitense, conquistare un bel titolo di studio che ti apra le porte ad un lavoro in Italia sempre più difficile da raggiungere senza – come minimo! – un’ottima conoscenza dell’inglese e senza pagare tutti quei soldi che le migliori università americane pretendono?
Beh, ALLORA LEGGI QUI. Il sito da controllare è questo (browser consigliati Internet Explorer e Google Chrome. C’erano problemi di visualizzazione, forse risolti, con Firefox). Se deciderai di contattare quest’organizzazione e segnalerai a loro e a noi, via www.direttaubitennis@gmail.com che lo hai fatto dopo aver letto quest’articolo e il banner su Ubitennis, poi faremo un’azione congiunta, con anche il coach se ce l’hai, per crearti le migliori condizioni possibili
Per molti giovani tennisti il grande (irriferibile) sogno è prendere oggi una racchetta in mano per vincere un domani Wimbledon. Sono i più ambiziosi, probabilmente – guai a dire certamente, think positive! – i più sognatori ed illusi.
Per molti altri il sogno è un tantino più modesto, ma non troppo: diventare un campione.
Per altri ancora è diventare uno dei più forti tennisti italiani.
Per altri ancora, infine, è diventare un buon giocatore senza smettere di studiare per garantirsi un minimo futuro professionale al di fuori della professione di maestro di tennis: questo è chiaramente un obiettivo più raggiungibile che non i precedenti.
Con l’articolo che mi accingo a scrivere mi rivolgo soprattutto agli appartenenti a quest’ultima categoria (oltre che a coloro che appartenendo alle prime non riusciranno a realizzare i loro sogni). Mi rivolgo anche ai loro genitori.
La mia esperienza
42 anni fa chi scrive e dirige questo sito aveva vinto i campionati italiani universitari. Una piccola impresa possibile perchè quasi tutti i migliori giovani tennisti italiani della mia epoca – quelli che come me da junior e/o da allievi erano stati convocati al centro tecnico federale di Formia da Mario Belardinelli, Adriano Panatta e Paolo Bertolucci fra loro, ma anche tanti altri che hanno avuto meno talento e fortuna e che sono poi diventati maestri di tennis – avevano dovuto o preferito rinunciare ad iscriversi all’università.
Ecco spiegato in parte perchè li avevo vinti. Anni prima li aveva vinti più volte, una anche in finale sull’ex presidente federale Paolo Galgani, Rino Tommasi che nel raccontarlo, ironizzando più che autocompiacendosi, amava aggiungere la seguente frase: “A dimostrazione del basso livello culturale dei tennisti italiani, il titolo universitario l’ho vinto io!”. Rino, sempre maestro impareggiabile.
Quindici anni più giovane di Rino potei approfittare però di un’opportunità a lui non concessa: ben sei colleges americani mi contattarono per offrirmi una borsa di studio. Dal Texas alla Louisiana, dal Kansas all’Arkansas, dal New Mexico all’Oklahoma.
Optai per quest’ultima, senza nemmeno immaginarmi che si trattava di un college a fortissima caratterizzazione religiosa, diretta da un “pastore evangelico” che una volta conosciuto non avrei mai molto apprezzato e il cui motto era “Expect a Miracle” – il miracolo era certamente stato quello di essere riuscito a spillare ai cristiani di tutta l’America del Nord 65 milioni di dollari per costruire un college di sicura avanguardia architettonica e tecnologica, l’Oral Roberts di Tulsa, dove c’era – fra le tante strutture – anche un mega stadio di basket che ancora oggi farebbe invidia a tante nostre società di serie A.
Scelsi quel college e quella borsa di studio per due motivi principali: a) fu la prima che mi fu offerta e, non sapendo che ne sarebbero seguite altre, decisi di cogliere al volo l’opportunità, b) aveva e me lo prospettò un’eccellente calendario agonistico, con match intercollegiate da giocare in una quindicina di Stati americani (e in Messico) e con un team internazionale di compagni (spagnoli, scandinavi, sudamericani di più Paesi) di eccellente livello, tant’è che pur essendo io classificato in cima alla seconda categoria italiana (meno 4/6, corrispondente ad un B1 di oggi) quando c’erano soltanto 17/20 giocatori di prima, all’inizio non ero fra i 6 singolaristi titolari.
Al contrario che in Italia nei confronti degli studenti tennisti, c’era grande comprensione da parte dei professori e agevolazione negli studi. Da lì, scrivendo della vita del campus universitario e di altri fenomeni di costume americano nell’anno del famoso caso Watergate scoperchiato dai giornalisti del Washington Post che portò all’impeachment di Richard Nixon, ho cominciato a collaborare sul serio a La Nazione e a fare il giornalista (nonostante la laurea in diritto penale che avrei preso più tardi). Al di là del college in sé, che poteva essere anche migliore, ringrazierò per tutta la vita i miei genitori e me stesso per aver imboccato quella strada.
UN’ESPERIENZA (assolutamente) DA TENTARE seguendo queste percorso CHE VI PUO’ FAR RISPARMIARE UN SACCO DI SOLDI per offrirvi uno sbocco professionale. 650.000 studenti da tutto il mondo ogni anno approdano negli USA per cominciare o continuare a studiare
Sono recentemente entrato in contatto – casualmente grazie ad un mio amico la cui figlia, Carlotta Nassi, discreta tennista e ottima studente, ha ottenuto una borsa di studio che le ha aperto un percorso di cui è entusiasta – con un’organizzazione ispano-americana che ha portato dall’Europa negli Stati Uniti più di 4.200 studenti-tennisti negli ultimi 12 anni. Per sistemarli con altrettante borse di studio in varie università, commisurate al loro livello e di studenti e di tennisti. Secondo criteri meramente oggettivi.
Poichè mi sarebbe impossibile riassumere qui la filosofia, tutte le caratteristiche, le metodologie, le regole, i prezzi, sarà meglio che – oltre a leggere le prossime righe parzialmente esplicative, sia le mie sia quelle in inglese e in spagnolo – clicchiate sul banner che compare sulla colonna di destra di Ubitennis. Successivamente, dopo aver cliccato sulla bandierina della lingua che preferite (inglese o spagnolo inizialmente, poi italiano), dovreste essere in grado di capire tutto quel che questa straordinaria opportunità vi offre. Straordinaria, secondo Carlotta Nassi e il sottoscritto, perchè normalmente un corso universitario di 4 anni negli Stati Uniti può costare, a seconda del college, anche 200.000 o 300.000 dollari, e comunque assai raramente meno di 50.000.
E straordinaria perchè la crisi economica in cui versa l’Italia, e un po’ tutta l’Europa tranne che la Germania, dovrebbe consigliare chi ne avesse le possibilità (e la mentalità) a intraprendere la strada di una borsa di studio in America. Meglio, ovviamente, se a Boston, Harvard, Yale, MIT (Massachussets Institute of Technology), New York, Colombia University, California (UCLA, USC – dove andò Davide Sanguinetti) – e via dicendo.
Yale ha ricevuto 29.790 iscrizioni per il 2017, Colombia 33.460 iscrizioni per il 2015. Non solo costano carissime, ma è difficile entrarci.
Ma direi che si tratta di una strada interessante da seguire anche nel caso di università un po’ meno prestigiose (e meno care), con borse di studio comunque appetibilissime e la possibilità di giocare a tennis nella squadra del college per tutta la durata quadriennale dei corsi.
Proprio in questi giorni un ragazzo spagnolo, Fernando Rivas, ha ottenuto una borsa di studio di 200.000 dollari per quattro anni alle Lynn University (purchè però, questa la condizione cui è legata la concessione della borsa di studi, superi prima il TOEFL e il SAT).
America-International ha recentemente ottenuto per suoi studenti-atleti borse di studio, comprovabili, per le Università di Princeton, Stanford, Cornell, Berkeley, Georgetown, Duke, Georgia Tech, fra le tante.
Una strada da perseguire con -o senza – l’appoggio dei maestri (coach) dei ragazzi, se i ragazzi ce l’hanno. Una strada che possono percorrere anche ragazzi che pratichino con buoni risultati altre discipline sportive, non solo tennis dunque, purchè siano al contempo anche bravi studenti. L’aspetto studio non è secondario rispetto all’aspetto sport. Tanto migliore sarà il livello in entrambi i campi, migliore sarà il college nel quale – dopo vari testi attitudinali compiuti in loco e accompagnati da un tutor dell’organizzazione – i ragazzi potranno ottenere l’agognata borsa di studio.
ATTENZIONE: MESSAGGIO RISERVATO AI COACH DEI RAGAZZI
Per questi coach che non possono che essere molto seri se per il bene del ragazzo “allenato” sono disposti a rinunciare a loro futuri emolumenti suggerendo ai ragazzi “la via americana al tennis e allo studio”, quest’organizzazione di cui potrete leggere nel banner, ha previsto e concordato con UBITENNIS una forma di compensazione per il loro lucro cessante se riempiranno un’apposita “form” di cui Ubitennis è in possesso e che sarà loro messa a disposizione dopo che ci avranno contattato.
Ma allora è un business!, dirà qualcuno. Certo lo è per la America-International che fa un gran lavoro e non può farlo gratis: ma se con un investimento fra i 5.000 e i 12.000 dollari otteneste una borsa di studio dai 100.000 ai 400.000 non credete converrebbe?
Non è un business per Ubitennis, al di là del banner che ospita. Ma la considerazione della scarsa attenzione che dà il nostro Paese (e la nostra Federtennis…) ai buoni e volenterosi studenti-tennisti italiani mi ha spinto, insieme al ricordo della mia felice e fruttuosa esperienza, a promuovere questo progetto sulla cui serietà mi sono informato a fondo prima di presentarvelo. Di fare figuracce proprio non ne sento la necessità.
Credo, insomma, che possiate fidarvi di quanto dico.
Non mi fate tradurre tutto quanto c’è scritto qua sotto. Un minimo di inglese dovrete pur saperlo no? Ma vi metterò in basso anche una diversa informazione in spagnolo che non rappresenta la traduzione di quella inglese, ma spiega in particolare il rapporto esistente di America International con la celeberrima università di Harvard.
Studiare negli USA, ecco la strada (in inglese)
Come arrivare ad Harvard (in spagnolo)
Prossimamente contiamo di sviluppare queste informazioni anche in italiano, ma se clicchi sopra i testi con il traduttore di Google te li traduce