TENNIS US OPEN – L’ex bambina prodigio croata, ritorna alla ribalta del tennis dopo 15 anni dalla sua semifinale di Wimbledon conquistata a 17 anni. Una vicenda umana prima che tennistica, che colpisce come poche altre.
Provate a ricordare com’era la vostra vita a 15 anni (se li avete superati da un bel po’) e poi confrontatela con la vostra di oggi: sicuramente era un periodo spensierato, ma altrettanto sicuramente non avevate ancora realizzato nulla di quello che oggi vi definisce in ambito personale e professionale.
Ci sono dei casi però dove la vita fa strani scherzi e la situazione deraglia da ciò che è normale: perché per Mirjana Lucic è stato esattamente l’opposto. A 15 anni era una baby-star del tennis mondiale, a 17 giocava la sua prima semifinale di Wimbledon contro una leggenda come Steffi Graf. Eppure era tutto tranne che spensierata.
Per ritrovare la pace con sé stessa e con il mondo ha dovuto aspettare di superare i 30, con un buon marito che le facesse dimenticare quel padre che da piccola la maltrattava. Che le facesse dimenticare i suoi problemi economici, la sua discesa negli inferi del gioco che da ragazzina l’aveva portata sulle copertine di tutto il mondo.
Mirjana è croata ma nasce a Dortmund nell’allora Germania Ovest nel Marzo del 1982 e prende in mano la racchetta già a 4 anni; 10 anni dopo è già la campionessa Junior dello US Open e poi dell’Australian Open sia in singolo che in doppio. Ha tutto per diventare una campionessa, i colpi, il fisico, il carattere. Passano pochi mesi e ormai la promessa sembra già realtà; diventa professionista nell’Aprile del 1997 e una settimana dopo gioca nella sua Croazia il suo primo torneo a Bol, vincendolo. Si presenta in finale anche Strasburgo, per poi perdere contro Steffi Graf.
Nel Gennaio del 1998 vince il titolo in doppio a Melbourne con la N.1 del mondo Martina Hingis. Vincerà con lei anche Indian Wells prima di difendere con successo il suo titolo in singolare a Bol, la più giovane di sempre a riuscire a confermare un titolo WTA a 16 anni e 1 mese.
L’esplosione definitiva avviene a Wimbledon l’anno successivo quando raggiunge la semifinale battendo anche Monica Seles prima di cedere ancora a Sua Maestà Steffi Graf.
L’esplosione però avviene nel senso letterale del termine: Mirjana non riesce a reggere perché una pagina oscura del suo passato di bambina la divora dall’interno. Non può dimenticare i maltrattamenti subiti da suo padre Marinko che continuava a stare vigile nell’ombra su di lei, negando tutto.
Purtroppo non è la prima né l’ultima bambina prodigio, costretta a crescere troppo in fretta e con tanta sofferenza nel tennis. A questo si aggiungono problemi fisici e finanziari che la allontanano progressivamente dal circuito fino a fermarsi nel 2003.
Dopo 4 anni ritorna con l’obiettivo di dimenticare e di zittire quel padre violento che tanto le aveva tolto della sua infanzia, della sua adolescenza. Riparte dal basso, dai tornei minori ma i risultati non sono più quelli straordinari di 10 anni prima. Deve sudare per ogni vittoria sui campi secondari e l’obiettivo è solo tornare nelle prime 100. Questo significa anche dover affrontare le più forti subito nei primi turni degli Slam. Se nel 1998 era stata N.32 in Singolare e N.19 in doppio, nel 2008 chiude da N.423 in singolare e N.568 in doppio.
Piano piano però i risultati migliorano e già alla fine del 2010, dopo una bella partita contro Jelena Jankovic a New York, è a ridosso delle prime 100. Resterà in quel range di classifica fino a oggi ma con in più la serenità ritrovata grazie a quello che a fine 2011 è diventato suo marito, Daniele Baroni, un uomo d’affari italo-americano.
Quest’anno aveva già impensierito Vika Azarenka a Wimbledon, sprecando 2 set-point nel secondo set. A Flushing Meadows deve passare dalle qualificazioni dato che il suo ranking N.121 non le permette di accedere direttamente. Le passa soffrendo nel primo e nel terzo turno vinti di misura al terzo set. Una volta entrata nel tabellone principale però ritrova le sensazioni tennistiche che le mancavano da 3 lustri. Batte in 2 set l’ostica Muguruza, N.25 del seeding, e poi l’esperta israeliana Peer recuperando un set di svantaggio. Certo non poteva immaginare di battere la seconda giocatrice del mondo in 2 set e infatti non ci credeva nemmeno lei:
“Sono un pochino emozionata, scusatemi”, ha detto rivolgendosi al pubblico con le lacrime che le scendevano sulle guance” “Ho voluto questo momento per così tanto tempo che ora sono consumata e mi scuso ancora, stavo solo cercando un posto dove riuscirci e ce l’ho fatta, sono così felice”.
Dichiarazioni sentite, vere dopo aver raggiunto il 4° Turno di uno Slam dopo 15 anni, che però non sono quelle che colpiscono di più, perché è il modo in cui Mirjana si vede dentro di sé che commuove tutti: “Ho un marito straordinario e ho una vita felice a casa e non ho bisogno di giocare, ma gioco perché voglio farlo, perché ho lavorato tanto per questo”
Un ultimo pensiero, il più genuino della giornata, riassume tutta la sua vita.
“Mi sento così stupida in questo momento, mi sembra di avere 15 anni”
Già, 15 anni, ricordate, quel periodo spensierato e pieno di sogni che ognuno di noi ricorda con nostalgia? Noi lo ricordiamo, Mirjana Lulic non l’ha mai vissuto, non fino ad oggi, 17 anni dopo.