TENNIS US OPEN 2014 – Vittoria “divina” di Federer, i consigli di Anne Wintour. Folle deliranti quando si allena. Il rischio di Djokovic. Vogliono sposare Wozniacki. Il servizio “ricotta” di Sara. Wawrinka, Bencic, che invidia la Svizzera. Ha cantato per Monfils “Lady Aga”!
NEW YORK – Se continua così diventeremo tutti scrittori di tennis al femminile. Soprattutto in Italia. Ma se per il terzo anno di fila due ragazze italiane arrivano ai quarti di finale dell’US open che altro si può fare?
Avessimo noi un Djokovic, un Murray, o anche solo un Dimitrov, anzi sapete che vi dico che in questo momento vorrei avere un Thiem, scriveremmo di tennis al maschile. Invece abbiamo Fognini che è classificato meglio, ma ci perde da un Mannarino qualsiasi nelle occasioni che contano. Uffa!
Abbiamo avuto in semifinale la Errani due anni fa e la Pennetta lo scorso anno. Quest’anno è molto dura che ce la facciano – vedi altro mio articolo a fine partita Pennetta – e metterei subito la firma perchè ce la facesse almeno una delle due.
Comunque sia nessun altro Paese ha due rappresentanti fra le otto qualificate per questo traguardo cui è pervenuta una sola testa di serie delle prime otto. Era già successo qui nel 2009 e la “eccezione” era la solita Serena, però fra le otto c’era la Clijsters che avrebbe vinto e non aveva la classifica ad hoc perché era tornata a giocare dopo la maternità, ed erano subito fuori dalle otto, un po’ come quest’anno, sia Wozniacki sia Pennetta, e alcune vere outsiders come Wickmaier, Bondarenko, Oudin e una Li Na ancora non così forte come sarebbe diventata un anno dopo.
Comunque diciamo la verità, anzi ditela voi lettori che spesso ci beccate in castagna con i nostri pronostici sbagliati, quanti di questi duelli nei quarti avevate preso alla vigilia del torneo: Serena Williams vs Pennetta, Azarenka vs Makarova, Bencic vs Peng, Wozniacki vs Errani?
Siate onesti però. Se c’è uno che li ha tutti, andrebbe assunto immediatamente.
Come sapete il torneo maschile era invece andato avanti senza sussulti particolari fino a ieri quando si era avuta la prima sorpresa – Simon che sconfitto 5 volte su 6 in precedenza batte Ferrer, n.4 e unico dei top-8 ad essere eliminato – e anche la prima pioggia di un torneo fin quei meteorologicamente fantastico.
Il cielo aveva rovesciato tonnellate d’acqua all’improvviso ma anche benedetto Roger Federer che stava perdendo, un set sotto contro Granollers, ma come è ritornato in campo dopo due ore di break è ritornato saldamente in sella. Una vittoria divina?
Sull’argomento pioggia, che oggi smentendo il meteo non è caduta, ricordo che fra due anni ci dovrebbe essere il tetto…niente più vittorie divine. Nemmeno di un Federer in progresso: “Con questa racchetta e il lavoro che ho fatto servo più forte e volleo meglio, gioco meglio di un tempo…”. Lo dice convinto. Contento lui…
Per scrivere di tennis maschile ci si doveva arrampicare sugli specchi per ricordare che Djokovic aveva perso 18 games soltanto in 3 turni, cioè 6 games a match di media o se preferite 2 games a set, fino a che oggi contro Kohlschreiber ha invece sofferto un tantino di più, 61 75 64, non senza aver dovuto salvare con un prodigioso passante in full stretch e pieno recupero un setpoint sul 5-4 nel secondo set che ha fatto saltare in piedi tutto l’Armstrong Stadium…”dove non avevo giocato molti match negli ultimi cinque anni, un grande campo con una grande storia, credo che quello sia stato uno dei punti chiave del match” avrebbe poi detto Novak, assai smunto in viso. Ma con il caldo che faceva oggi resistere oltre le 2 ore a quei ritmi avrebbe…smunto chiunque!
Inevitabili le domande, poi, sul suo regime dietetico. Le ho sentite talmente tante volte, compreso il falso che lui possa essere celiaco e che non sia stata invece una sua precisa scelta, che non ne posso più.
Al di là del set perso con Granollers, giusto per ravvivare un po’ un percorso troppo facile, per scrivere di Roger Federer i cronisti sono costretti a sentire pure le sciocchezze che riguardano una sua grande fan, Anne Wintour, l’icona della moda USA che avebbe detto a Roger: “Quando giochi di sera, devi giocare vestito di scuro, è troppo più elegante!”. Lo ha riferito lo stesso Federer.
Mah, sarà, però ad esempio Casey Dellacqua, l’avversaria di Flavia Pennetta (75 62) deve aver capito male e si è vestita di nero anche stamattina che picchiava il sole come pochi, vabbè che lei è abituata al sole australiano e al buco dell’ozono, però che il nero attiri maggiormente i raggi del sole e il calore lo sanno anche i bambini. Non sarà per quello che è scoppiata a fine primo set per 7 games consecutivi, ma in quel forno che era al mattino l’Arthur Ashe Stadium non mi è sembrata un’idea brillante. Peggio per lei.
A proposito di Roger Federer mi ricordo quando qualche anno fa sebbene lui avesse già vinto 3 di 5 US Open si scriveva qui che però, forse perchè era troppo gentiluomo e poco personaggio, non aveva carisma e grande seguito.
Beh non è più così. Quando Roger va ad allenarsi, su uno dei campi attorno ai quali quest’anno è stata allestita una tribunetta di 1300 posti c’è regolarmente il tutto esaurito. Folle di fans deliranti. Anche se sugli altri campi si disputano match interessanti. Gli uscieri sono costretti a chiudere i cancelli d’accesso.
Qui sono capaci, all’US Open, di mettere in vendita anche quei posti. Perché anche quando si “scaldano” le Williams si fa ressa. Tanto che Serena chiede sempre il campo più lontano, ma dove la gente riesce ad arrivare lo stesso e riempie tutti i posti che ci sono. L’altro giorno, contemporaneamente a Serena ma sul campo invece più vicino all’entrata della tribunetta si allenava la Halep, n.2 del torneo: spettatori interessati, e contati? Tredici.
Federer e le Williams, noblesse oblige, in tre fanno 41 Slam, hanno il campo solo per loro se vogliono allenarsi. La maggior parte degli altri giocatori invece deve dividersi un campo in 4.
Federer ha preso atto della nuova situazione. Prima ha detto: “Non è il massimo della privacy allenarsi con tutta questa gente e questa confusione” e poi ha aggiunto: “Ma almeno i tifosi non devono infrangere qualche regola: l’anno scorso si arrampicavano sugli alberi lì vicino!”.
Per arrivare a quei campi i giocatori devono ogni volta fendere ali di folla, di questuanti di autografi, di selfies e quant’altro. Ma i giocatori non si lamentano.
Sergio Palmieri, il direttore degli Internazionali, non l’avrebbe mai permesso. Guai se un giocatore dovesse passare per andare ad una conferenza stampa in mezzo alla gente. Eppure a Wimbledon, quando i giocatori finiscono di giocare sui campi più lontani, percorrono centinaia e centinaia d metri in corridoi angustissimi, protetti dalle body-guards, e nessuno ci fa caso. Da noi l’atteggiamento nei confronti della star è molto più provinciale. Meglio che siano i giornalisti – che di conferenze ne devono a volte seguire più di 10 in un giorno – ad andare avanti e indietro. Se poi non vedono le partite chissenefrega.
Oggi i giornali americani, frustrati per il fatto che per la seconda volta dal 1881 non c’è nessun americano negli ottavi – la prima fu un anno fa …- pubblicavano tutti grandi articoli sul ritorno ai grandi exploit di Caroline Wozniacki, dopo la sua vittoria su Maria Sharapova.
Inciso: certo non è facile spiegare a chi invoca federazioni più efficienti – anche in America – investimenti più pesanti sui giovani, programmazioni tecniche adeguate, coach validi, atleti iper-possenti in grado di sparare dritti a 200 km l’ora e presto servizi a 300, com’è stato possibile che da Santo Domingo sia spuntato a 34 anni un omino come Victor Estrella Burgos poco più alto di 170 centimetri capace di mettere in difficoltà un gigante come Raonic che viene considerato uno dei possibili grandi campioni del prossimo lustro! Uno che esce fuori da tutti gli schemi.
Finito l’inciso riprendo…da dove ero rimasto.
Tutti, salvo Rory McIlroy, vorrebbero sposare Caroline! Con cui si simpatizza, oltre che per la storia personale e il matrimonio saltato all’ultimo momento con il campione del golf – una storia che ricorda un tantino quella fra Carlos Moya e Flavia Pennetta – anche per la sua annunciata decisione di partecipare alla Maratona di New York quest’autunno.
Dopo i risultati di quest’estate, che le hanno consentito di risalire da n.18 del marzo scorso a n.11, qui quasi tutti la considerano favorita nei confronti di Sara Errani che però ha conquistato parecchi estimatori dopo la rimonta su Venus Williams e dopo che Brad Gilbert aveva definito il suo servizio “molle come una ricotta”. Un formaggio che Gilbert considera tipicamente italiano.
Miss Woz è una grande incontrista, ma se Sara non le facesse incontrare troppe palle? Sara dice di voler giocare un match aggressivo. Oggi ormai lo dicono tutti e tutte. Attenzione perchè la Miss Woz è anche molto intuitiva: va sempre prima dove sta per arrivare la palla, legge bene le intenzioni altrui. Vedremo. Non è che Miss Woz guardi troppo in avanti, però dopo aver perso sia a Montreal sia a Cincinnati dalla sua grande amica Serena Williams (quasi amica quanto Aga Radwanska, ribattezata …Lady Aga!) aveva chiesto a Serena “non potresti farti mettere da un’altra parte del tabellone? Possibile che io debba incontrar sempre te? Facciamolo a cena, ma non sul campo da tennis ok?”
Che ci pensi Saretta ad evitare ques’ennesimo scontro sul campo da tennis no? Noi non ci opponiamo.
Si parla molto anche di “Little Miss Swiss”, Belinda Bencic che dopo aver annullato tre setpoint ad una ex finalista di questo torneo, Jelena Jankovic, e non solo perchè è la più giovane tennista ancora in lizza con i suoi 17 anni.
Un anno fa vinse il Roland Garros e Wimbledon junior. Come è difficile non fare confronti con il diverso cammino fin qui percorso dallo sfortunato Quinzi…a prescindere dal fatto che la competizione in campo maschile è assai più dura. Ma in aggiunta a quest motivi… anagrafici, Belinda è allenata part-time da Melanie Molitor, la mamma di Martina Hingis, e Martina le fa un po’ da tutor, va a a vedere i suoi match, la sostiene apertamente e dice: “Non gioca esattamene come me, ma mia madre è molto attenta a tutti i dettagli tecnici. E lei ha molta più potenza di quella che avevo io, quindi ha armi diverse che possono portarla molto in alto”.
Intanto però trova la Peng che filandosela alla cinese, pur avendo incontrato eccellenti giocatrici come Radwanska, Vinci e Safarova, non ha ancora perso un set.
Certo che questi svizzeri hanno mille risorse. Dicono di non avere una federazione con tanti mezzi, ma con quello che la nostra FIT spende nella tv – 6 milioni e 300.000 euro nel 2013 e le spese aumentano di anno in anno – hanno avuto per caso o per abilità, un Hlasek top-ten (n.7), una Hingis n.1 del mondo, una Schnyder n.7, un Federer n.1 forever, un Wawrinka n.3, e ora pure la Bencic.
La Svizzera non è più nota solamente per la neutralità, le guardie del Vaticano, le banche, lo sci e la vela: c’è anche il tennis.
La Russia una volta ha avuto, dieci anni fa ai temi di Boris Yeltsin, grandissimo appassionato, e per qualche anno, anche quattro giocatrici contemporaneamente nelle prime 10. Molte hanno smesso e si sono date alla riproduzione (Myskina, Dementieva), altre arrancano un po’ (Kutznetova, Petrova), altre ancora hanno risultati contradditori (Sharapova): così per la seconda volta di fila la Makarova è l’ultima superstite russa in uno Slam.
Ma al contrario della Kournikova, che non vinse mai un torneo, o delle tennisti sopra citate, e soprattutto di Maria Sharapova, se la Makarova camminasse in mezzo alla folla nessuno la riconoscerebbe e la fermerebbe per chiedergli un autografo. Forse a Mosca? Tanto è diventata una sorta di star la Bouchard, da lei oggi battuta, tanto sembra contenta di restare nell’ombra Ekaterina che sogna di giocare le Olimpiadi a Rio “perchè ho uno spirito molto patriottico…ho sempre giocato in Fed Cup…”.
Già, salvo che l’anno scorso nella finale in Sardegna con l’Italia. Nobody is perfect.
Con Djokovic che batte Kohlschreiber, Murray che torna a superare in Tsonga un top-10 per la prima volta dal trionfale Wimbledon 2013 (ma il francese si è mangiato break di vantaggio), Wawrinka che deve ringraziare di aver vinto il tiebreak del terzo set nel quale sotto 5-3 con l’mmarcescibile Robredo, arresosi soltanto nel quarto set nel quale ha subito il break subito all’inizio non avendo digerito quel tiebreak mal concluso importanti, i risultati sono stati complessivamente regolari. Lo dico comunque sia finito il match fra Raonic e Nishikori – stanno giocando alle una di notte! – il cui esito non mi avrebbe sorpreso comunque. Un bel contrasto di fisico, di stile, di cultura, di gioco, di tutto insomma. Lo vedo come un match equilibrato, se Nishikori non si spezza. Raonic contro Estrella Burgs non mi aveva entusiasmato. Qui parlano molto della pettinatura old style di Raonic. Avesse i baffi potrebbe far la figura di un Clark Gable impomatato. Consigli sulla pettinatura Ivan Ljubicic non può darne.
Ho sentito la Azarenka, cui non è mai mancata la voce, stonare perfino quando ha cantato Happy Birthday per il suo amico Gael Monfils. Un conto è lanciar grida strozzate ad ogni punto, un altro è cantare. Lei è più brava a far la prima cosa.
Ha cercato generosamente di coinvolgere tutto lo stadio, c’è riuscita a metà. Ma lei era così felice di essersi liberata della piccola Krunic dal sorriso metallico e gli occhi gelidi, che avrebbe fatto qualsiasi cosa. Ben tornata nell’elite del tennis, Vika. Se stoni non importi, se gridi di meno ci fai piacere. Non ci illudiamo.
Quanto a Monfils, vincitore netto l’altra sera del derby con Gasquet, ora dovrà giocare contro Dimitrov che ha per allenatore Roger Rasheed che era il suo. Gael non sembra preoccupato. “Io non ho segreti per nessuno e nemmeno il mio tennis”. S’era divertito molto sull’Armstrong contro Gasquet “è un campo più intimo, la gente è più vicina, si gioca meglio” e aveva chiesto di rigiocarci contro Dimitrov. Non l’hanno accontentato.
Giocherà terzo match sul centrale, dopo un doppio e dopo la Bencic e la Peng. Stanotte l’ultimo match, dopo Federer-Bautista Agut – speriamo finisca presto, come credo – chiude la giornata il duello Sara Errani-Caroline Wozniacki che potrebbe durare di più anche se è un “due su tre”.
Per finire un’idea per Roma (e se la lancio io non la porteranno avanti di sicuro).
Qui al National Tennis Center si carica il telefono gratis. Si apre una cassetto con una combinazione, 4 cifre, poi si lascia il telefonino lì. Il cassetto si chiude e gratis – dettaglio apprezzabile in un centro dove costa 20 dollari un sandwich e una minibottiglia d’acqua – quando si vuole si torna e si riprende il telefonino non più scarico. Il problema nasce solo se uno si dimentica o perde il foglietto su cui ha scritto la pasword.