TENNIS – Shuai Peng è semifinalista agli US Open. È la sorpresa del torneo e ha una storia molto complicata alle spalle, fra cui l’aver affrontato una operazione al cuore all’età di dodici anni
A 12 anni non si ha mai la vera percezione delle cose che accadono intorno a noi. A 12 anni si è relativamente ancora “piccoli” per sapere come realizzarsi nella vita, quale lavoro si vuole fare, quale scuola si vuole frequentare, quanto irraggiungibili siano i nostri sogni e dove ci porteranno le nostre passioni.
A 12 anni si è troppo ingenui, candidi, ancora immacolati.
C’era una volta una bambina di nome Shuai, nata a Xiangtan, rigogliosa città dell’entroterra cinese che sorge sul fiume Xiang, al quale deve il nome e gran parte del suo sviluppo. Anche essa oramai dodicenne, amava prendere in mano una piccola racchetta da tennis e colpire la pallina sotto casa da quando aveva 8 anni. Già da allora, visto l’esile fisico e la statura minuta incapaci di generare potenza, aveva dovuto imparare ad impugnare l’attrezzo con due mani per ambo i colpi. D’altronde, non lo credeva una stranezza, visto che molte altre ragazze della sua età utilizzavano lo stesso espediente, come era costume dalle sue parti. Aveva un dritto bimane niente male, ma era sicuramente il rovescio il colpo con cui si sentiva più a suo agio.
La piccola Shuai passava interi pomeriggi correndo dietro alla pallina, il tennis per lei era il più gran divertimento che potesse esistere. Ma un giorno, svolgendo una visita medica di routine, le fu diagnosticato un problema al cuore; in particolar modo era una malformazione a bloccarle la corretta ossigenazione del sangue. Per la piccola Shuai questo significava una sola cosa: niente più sport, niente più tennis. Un rimedio c’era, ed era ovviamente una operazione, non semplice in quanto coinvolgeva un organo delicato quale il cuore. I genitori della bambina erano preoccupatissimi: la loro piccola era troppo giovane per affrontare una cosa del genere. Il chirurgo sarebbe dovuto passare per la gamba sinistra per arrivare al cuore e rimuovere infine la malformazione. Chiunque poteva immaginare quanto sarebbe stato complicato.
Ma non Shuai. No, per quella piccola dodicenne quel problema significava solo una cosa: non poteva più giocare a tennis. Quella mente ingenua non poteva immaginare quali potessero essere le reali conseguenze negative dell’intervento. Semplicemente la malformazione era solo l’unico ostacolo tra lei e quello che amava fare. E come tale andava eliminato, e se c’era da affrontare un’operazione, andava fatta. Ovviamente non era nella facoltà di Shuai di decidere per se stessa, ma anche i genitori optarono per questo rischio, ben sapendo a cosa andavano incontro. Ed anche se l’operazione fosse andata bene, nessuno poteva garantire alla piccola bimba dalle guanciotte paffute che avrebbe potuto prendere ancora la racchetta in mano.
A 12 anni Shuai Peng non poteva capire tutte le dinamiche, ma ora, a 28 anni, sicuramente ha una concezione diversa di quello che le accadde. Sicuramente ha compreso quanto quell’intervento sia stato il crocevia della sua carriera e forse della sua vita. 16 anni dopo quell’episodio che poteva interrompere tutto si ritrova a vivere una favola: è in semifinale agli US Open, suo di gran lunga miglior risultato da singolarista. Ma non solo questo: Peng non ha ancora mai perso un set ed anzi, da quando ha vinto con Vinci, non ha più nemmeno perso il servizio. Giocando il suo tennis bimane, ricco di traiettorie angolate e colpi piatti, ha estromesso Zheng, Vinci, Radwanska, Safarova e Bencic. Ma se questa è l’akmè della sua carriera da singolarista (lei che non ha mai vinto un torno WTA a livello maggiore ma ha giocato e perso 6 finali, pur essendo arrivata al 14 posto del ranking), dall’altro lato Peng ha anche un’ottima carriera da doppista. I risultati più importanti li ha avuti in coppia con Hsieh, altra bimane, collezionando le vittorie a Wimbledon(2013) e al Roland Garros(2014), oltre che la posizione numero 1 del ranking, ma ultimamente si vocifera voglia cambiare compagna. E se poi le chiedete: “Sei una giocatrice di doppio o di singolo?” lei risponderà candidamente: “Sono una giocatrice di tennis, gioco entrambi”. Perché amare il tennis significa farlo in tutte le sue forme e, a lei, l’immenso amore per il tennis non l’ha mai abbandonata, fin da quando aveva 12 anni.