TENNIS US OPEN 2014 – La finale di Flushing Meadows dalle panchine non sarà Becker-Edberg ma Chang-Ivanisevic, una “prima” anche per gli Slam. Goran ebbro di gioia. In campo, invece, sarà battaglia tra Nishikori e Cilic, con il giapponese avanti 5-2 nei precedenti.
Una finale assolutamente inattesa, fra due giocatori non compresi fra i primi 10 tennisti del mondo, deciderà chi sarà, per la prima volta in ogni caso, fra Kei Nishikori e Marin Cilic, il campione dello US Open 2014.
Un croato o un giapponese. In tutti e due i casi una “prima” assoluta qui allo US Open.
Goran Ivanisevic, che sono riuscito a pescare all’uscita dall’Arthur Ashe Stadium mentre ancora Marin Cilic faceva il suo discorso sul campo subito dopo il 6-3,6-4,6-4 – e ho registrato il suo audio mentre correva come un matto gridando:
-Goran che pensi di quel che hai visto?
“Quando dai una lezione di tennis a Roger Federer è incredibile, ha giocato la miglior partita della sua vita”.
E io, ansimando: -Potevi immaginarti uno che serve per il match per andare a giocare la sua prima finale e fa tre aces nei primi tre punti?!”
-Come il suo coach! Come il suo coach – ripete mentre dribbliamo centinaia di spettatori che escono verso le scale mobili mentre Goran sta correndo a raggiungere Marin Cilic, con altri tre croati alti quasi quanto lui – is amazing, è stupefacente davvero, ha giocato fin dal primo punto con tanta aggressività, proprio come avevamo detto che dovesse fare, è stato sempre superconcentrato…”
-Hai avuto timore quando ha subito i break all’inizio del terzo set?
“No, perchè era davvero concentrato, dall’inizio del match, incredibile!”
-E’ il miglior match che gli hai mai visto giocare?
“Oh di sicuro, il miglior match della sua carriera”.
In panchina non si ripeterà quindi il duello di tre finali di Wimbledon consecutive, Edberg-Becker (1988-1990), ma avremo Chang-Ivanisevic, una sfda inedita a livello di Slam, perchè sebbene i due si siano affrontati 11 volte in carriera, Goran classe 1971, Michelino classe 1972 (6-5 il bilancio), curiosamente non era mai accaduto negli Slam.
Beh, mi sa che il ciclo dei Fab Four é finito.
Roger Federer non vince più uno Slam su cemento dall’Australian Open 2010 ed è molto difficile immaginare che possa tornare sul podio di uno Slam. Wimbledon resterà il torneo in cui gli resteranno più chances.
Dall’Australian Open 2005, finale Safin-Hewitt, almeno uno dei Fab Four era sempre stato presente alle finali degli Slam. Statisticamente potrebbe essere interessante anche ricordare che l’ultima finale in cui non giocò neppure un top-ten fu quella del Roland Garros 2002, fra Albert Costa n.20 e Juan Carlos Ferrero n.11
Forse, ma solo per questioni anagrafiche potrebbe non esserci più Federer. Per gli altri non dovrebbe essere cambiato granché.
Federer arriva rabbuiato in sala stampa, ma poi si rilassa: “Lui ha giocato benissimo, è stato molto più regolare del solito nel servire …altre volte batteva bene magari un set e poi meno bene un altro, oggi è stato continuo. Il suo è un tennis molto aggressivo e rischioso, anche da fondo campo in quasi demivolée…mentre io non ho giocato come avrei voluto. No, non ero stanco, mi dispiace perché pensavo che potevo vincere questo torneo…sono contento per Marin perché è un bravo ragazzo, glielo ho anche detto a fine partita, si è sempre comportato in maniera professionale…”
Mike Dickson del Daily Mail gli chiede se per lui che ha sempre espresso posizioni molti critiche contro chiunque bari, cioè faccia uso di doping, gli secchi di aver perso da un tennista che un anno fa aveva subito una sospensione di sei mesi… Domanda malignetta anziché no, da tabloid comunque. Dickson prima aveva fatto anche un tweet dello stesso tenore.
“Credo di conoscere abbastanza bene Marin…non credo abbia fatto qualcosa per barare, credo semmai che sia stato un po’ ingenuo, un po’ stupido...”
Due battute anche sulla Coppa Davis quando gli chiedo se pensa che la Svizzera vincerà magari addirittura 5-0:
“Vincere 3-0 ci basterebbe…” e sorride. “In Svizzera è una cosa grossa, ci saranno 16.000 spettatori, una folla record per noi piccolo Paese, c’è molta attesa per me e Stan che abbiamo avuto un’annata importante…e poi con l’Italia in Davis io ho un feeling particolare, la mia partita è stata contro di voi, contro Sanguinetti…”
Difficile per chi legge perché quest’articolo sia impostato così! Purtroppo i giocatori vengono in conferenza stampa e ritengo che sia giusto privilegiare nella tempistica le loro osservazioni piuttosto che le mie.
Poi qualcuno mi rimprovererà perché, sebbene sia in corso anche il match di doppio femminile fra Pennetta-Hingis e il duo russo Makarova-Vesnina (meno male non vennero a Cagliari per la finale di Fed Cup…dirà qualcuno), non ho commentato il match di Roger Federer, che fra i lettori di Ubitennis e fra gli spettatori dell’US Open è sempre il n.1.
Che dire se non che è difficile giocare per chiunque contro un avversario che serve costantemente fra le 128 miglia e 132, insomma sempre intorno a 210 km orari?
Cilic, come ha detto Federer, di solito ha delle pause, stavolta – contro il suo idolo dichiarato – non ne ha avute. Uno che batte forte come lui e mette più del 50 per cento di battute (facendo l’87 per cento dei punti, 39 su 45, ha fatto il 56% di prime) diventa quasi imbattibile. Anche perché non è tipo che la seconda la serva piano. Difatti ha comunque fatto più del 50 per cento dei punti anche su quelle, 20 punti su 36.
Ma su questi ultimi forse Federer poteva cavarsela meglio. Se avesse risposto come altre volte ne sarebbe venuta fuori una partita diversa.
“Dei due tennisti approdati per la prima volta alla finale mi sorprende forse di più Cilic, perché è da più tempo sul circuito…e insomma fin da quando vidi Nishikori la prima volta… aveva 17 anni pensai subito che aveva un incredibile talento.Magari pensavo che tre set su cinque fossero troppi per lui, allora, ma ora si rafforzato”.
Nishikori ha battuto Cilic 5 volte su 7, e le ultime 3 dal 2013 (ma ci aveva perso proprio qui nel 2012 dopo che lo aveva battuto nel 2010 sempre a Flushing Meadows).
Nessun croato aveva mai giocato una finale all’US Open e… nessun giornalista croato è presente qui. Maledetta crisi economica! Per anni, ai gloriosi tempi di Ivanisevic, c’erano sempre diversi di loro. Stavolta mi avevano già detto a Wimbledon che non avrebbero attraversato l’Atlantico. Chissà se lo faranno adesso. Dal Giappone qui sono una trentina, la metà giornalista, l’altra metà fotografi.
Vi immaginate quanti sarebbero gli italiani se avessimo un italiano in una finale diversa da quella,pur prestigiosa, del doppio femminile?
Sul match Cilic (nome palindromo)-Federer non c’è molto da dire se non che uno ha giocato un tennis così potente che mi ha ricordato il miglior Del Potro, con la differenza che anziché fare punti con il dritto li faceva anche con il rovescio. E mentre Monfils aveva fatto anche qualche regalino a Roger, Marin non ne ha fatto neppure uno o quasi. Con uno che tira forte come lui e fa 43 vincenti, fare soltanto 23 errori gratuiti è davvero poco. Il punteggio è rivelatore, 63 64 64 con Federer che in tutto è riuscito a conquistare soltanto due break point e a trasformare uno, all’inizio del terzo set. Break peraltro subito restituito e per Roger e i suoi tifosi sparsi per il mondo neppure il tempo di illudersi. Oggi quel Cilic che da Federer aveva perso 5 volte su 5 sembrava nettamente superiore. Così è il tennis. Non attendetevi mai sentenze definitive da un solo match, se non lo sono neppure cinque.