Tempesta Svizzera Azzurri travolti Siamo sotto 2-0
Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport del 13.9.14
Rabbia, frustrazione, delusione. Svizzera-ltalia è già 2-0 e 6-0 come set e, al di là della bella prova di Simone Bolelli contro Roger il Magnifico, comincia davvero malissimo — nel modo, caro Fognini e caro capitan Barazzutti, nel modo — per gli azzurri sepolti nei primi due singolari dalla classe del numero 3 del mondo e dalla potenza del numero 4, Stan Wawrinka.
Servizio La superficie di Ginevra, veloce, ma non velocissima rientra anch’essa in queste occasioni. Perché, anche se lui non può tessere le trame da fondo come fa sull’amata terra rossa o sul cemento all’aperto, il Wawrinka di questi tempi non è quello sicuro di sé che ha vinto a gennaio gli Australian Open e ad aprile Montecarlo. Ma Fognini non è tranquillo, non è freddo, non è concentrato al servizio. «Non può fare un doppio fallo a game ed avere una seconda di servizio sempre al di sotto dei 130 all’ora, perfetta per la risposta di Wawrinka», sottolinea sconcertato Balasz Taroczy, ex doppista d’oro ungherese. E, appena concede il primo break, e scivola 1-3, con un rovescio fuori misura, sembra uscire anche dal match, tanto da non approfittare degli errori di «Stanimal» (come lo chiama Federer), nel settimo game, e da consegnargli il set con tre doppi falli in un gioco solo, sul 6-2, in mezz’oretta. Poi afferra la prima palla-break, e rimonta da 1-3 a 3-3 con Wawrinka che stecca sempre più spesso e cerca sostegno morale guardando la panchina. Ma— ahinoi — Stan spara sì fuori di due metri il dritto che potrebbe riaprire la partita offrendo una deliziosa palla-break dopo 52 minuti, ma «Svizzera II» è bravo a tirarsi fuori dal pericolo con una triplice da campione Slam: prima di battuta-gran dritto-volée di rovescio.
Pennetta Al resto ci pensa Fognini — in giornata no dopo le tante belle giornate che hanno trascinato l’Italia a questa esaltante semifinale di Davis, la prima dal 98 — che gli consegna il 5-3 e poco dopo il secondo set, senza più colpo ferire, come già altre volte in cui il match non va come sperava. Quei momenti nei quali, come dice la fidanzata e collega, Flavia Pennetta, accorsa al suo capezzale come già nei quarti di Davis a Napoli: «0 te ne vai o rimani lì a lottare con quello che hai in quel momento, perché quasi mai noi tennisti, che siamo dei perfezionisti e vorremmo sempre esprimerci al meglio, poi davvero ci riusciamo». Purtroppo, in quei momenti Fabio se ne va sempre più spesso rispetto agli sfolgoranti «Fognini moments» dell’anno scorso, quando in tre settimane vinse Stoccarda ed Amburgo, perdendo solo in finale a Umago, e di quest’anno con la vittoria di Vina del Mar e la finale di Baires e la Davis con i brit. E, perso ancora il servizio col doppio fallo numero 8, incassa il 6-2 finale con una sfilza di dritti sballati, dopo un’oretta e mezza, condita da 44 errori più o meno gratuiti.
Simone Peccato che la prova di Fognini non sia esaltante come quella del compagno, Simone Bolelli, che gioca da pari a pari con il più forte di sempre, Roger Federer, concedendo il primo set solo per due passanti di rovescio mancati al tie-break. Cedendo il servizio per la prima volta dopo un’ora e 19 minuti e poi quasi recuperando, sul 4-5, quand’ha fallito due palle-break, ma ha cancellato 4 set point a sua maestà, per poi calare nella terza frazione. E’ vero, anche lui non ha mai strappato il servizio a RogerExpress. Ma almeno ha perso fra gli applausi dei 18mila tifosi di Ginevra.
Ora il doppio Simo e Fabio più affiatati
Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport del 13.9.14
Anche se partire dallo 0-2 significa entrare in campo con poca fiducia e tanta pressione, il doppio odierno è l’ultima carta che abbiamo a disposizione per lasciare acceso il lumicino della speranza e dobbiamo giocarcela al meglio. Federer e Wawrinka sono due giocatori fenomenali, ma il doppio, in particolare in Coppa Davis, riserva spesso risultati imprevedibili. I due svizzeri si adattano a giocare in coppia e poche volte nel corso della stagione frequentano questa specialità. Servono bene, possiedono ottimi colpi di rimbalzo, si trovano a loro agio nel gioco di volo, ma non hanno i meccanismi negli interventi e il consolidato affiatamento dei doppisti. Bolelli e Fognini dal punto di vista tecnico-tattico sono una coppia meglio assortita. Sul campo non particolarmente veloce di Ginevra Simone con la puntualità del servizio e la pesantezza dei fondamentali è in grado di reggere gli scambi e tenere testa agli avversari permettendo al compagno le incursioni volanti. Fabio, meno prevedibile, è un furetto con buoni tempi di inserimento che propone un tennis molto vivace. Il suo caos organizzato crea scompiglio tra le fila avversarie e la vicinanza di un giocatore pacato come Simone lo aiuta a stemperare la pressione e a sbollire la rabbia.
Federer cancella l’Italia
Daniele Azzolini, Tuttosport del 13.9.14
Gli italiani che sciamano fra i portici di un impianto grande come un aeroporto sono duemila, forse tremila, e hanno tutti il berretto con le iniziali di Roger Federer. C’è anche il tricolore nel completo da Davis, sulla bandiera portata da casa, sulla bandana o sulla pashmina giro collo, ma se la passione sportiva nasce da una spremitura di cuore e testa, RF sembra essersi impossessato dei pensieri dei nostri tifosi da trasferta. Sono qui per lui, e lo dicono. L’eucaristia degli italiani con il “Più Forte fra Tutti” vale un’assicurazione sul risultato finale. Vada come vada, nessuno di loro potrà sentirsi battuto, in questa Davis a doppio slancio, anche se l’Italia è sotto due a zero e le speranze che già non esistevano, ora si sono fatte di nebbia. Magari, avrebbe dovuto pensarci Fognini, con Wawrinka, a far pari e patta, ma Federer, che volete… Lui è un’altra storia. Anzi, lui è la Storia.
Buoni propositi Alla fine, è contento anche Simone Bolelli, che più della storia si preoccupava della distanza. Tornava da un abisso, ai primi dello scorso aprile era più giù della trecento cinquantesima posizione in classifica, e ha scoperto di essere di nuovo a contatto con i più forti, vicino vicino, capace di tenere Federer in ostaggio per un set, prima che il tennis del Migliore scoperchiasse la parte sinistra del gioco di Simone, quella del rovescio, fin lì tenuta prudentemente al riparo per dare sfogo al dritto. Da quel lato, finalmente intrufolatosi, Federer ha fatto man bassa, senza però mai emarginare del tutto l’azzurro dalla partita. I game centrali del secondo set hanno rotto l’incantesimo, il servizio di Bole se n’è andato e Federer gli è montato sopra. E così è stato anche nel terzo, dopo una tormentata chiusura della seconda frazione da parte dello svizzero (2 palle break per l’italiano, le uniche del match). Dati di fatto che poco tolgono alla onorevolissima prestazione di Simone, sconfitto ma non travolto.
Impalpabile Più impalpabile, seppure lontana dagli orribili “auto da fè” che hanno corroso la sua stagione, la prova di Fognini con il numero due Wawrinka. «Per il week end della finale ho già prenotato alle Maldive», era stato l’annuncio dell’azzurro alla vigilia di questa semifinale. Una battuta, ma lo sport non è fatto per gli umoristi, e battute e polemiche spesso camminano fianco a fianco. Sarebbe servita una prestazione maiuscola, dunque, e non è arrivata. Il campo indoor, i diciottomila in tribuna, la buona vena di Wawrinka, e una pessima prova al servizio, hanno indotto Fognini a qualche sparuto tentativo, ma lo svizzero (che ha cominciato questa Davis da numero uno, subito dopo i trionfi australiani) ha sempre condotto il gioco, prendendo campo sin dal primo scambio e mulinando il rovescio come un giavellotto. Dicono che il doppio di oggi sia il punto più “italiano” dei cinque a disposizione. Federer e Wawrinka sono stati oro olimpico nella specialità, ma poco praticano il gioco di coppia. Fognini e Bolelli possono farcela? Mah… Si tratterebbe però di un onorevole punto della bandiera.
Troppa Svizzera, poveri azzurri ma Bolelli tiene testa a Federer
Gianni Clerici, la Repubblica del 13.9.14
STO per essere travolto, povero vecchio scriba, da una folla felicemente ricoperta da simboli rossocrodati, felici del dominio dei loro ragazzi, un dominio tale da dover forse ispirare maggior compassione di quella che avranno i nostri poveri Fognini e Bolelli. Mentre rischio di inciampare in un gradino metallico del mostruoso stadio, il più vasto del mondo, mi giunge in soccorso la stessa bella signora incontrata questa mattina nella hall dell’albergo ufficiale, la signora che mi aveva un po’ severamente criticato. «Lei ha scritto che non c’era partita, caro Clerici, e io l’ho severamente rimproverata, adducendo a mio vantaggio anche la mia classifica di 4,4. Devo ammettere che, dopo che ha sbagliato più di un pronostico, per una volta aveva ragione. Che frana! Che vergogna».
Mentre gli spettatori esultanti rischiano di inumidirci con qualche birra, mi pare doveroso correggere la dama, prima troppo ottimista, poi pessimista. «Cara signora, si rende conto che quello di oggi era un incontro tra i numeri tre e quattro del mondo, Federer e Wawrinka, e il diciassette e settantasei, Fognini e Bolelli». «Ma la Davis è un’altra cosa» afferma la dama, che l’ha sentito dire e letto troppe volte. Non nego che, anche nel confermare uno dei miei pochissimi pronostici riusciti, la signora avesse oggi più di un torto. Era delusa, povera anima, dal match di Fabio Fognini, il recente eroe di Gran Bretagna-Italia, tutta un’altra storia, un campo rosso, un avversario reduce da un’operazione, una felice giornata di vena. Oggi il povero Fabio ha trovato una versione del Wawrinka quello vero, lo stesso capace di vincere l’Australian Open su un campo, il rebound ace, identico a quello di Ginevra.
Non ha giocato, soprattutto non ha servito al meglio, senza aces, e con velocità spesso simili a quelle della sua amica Pennetta. Wawrinka pareva invece liberato da una sorta di umano disagio capace di manifestarsi soprattutto in Davis, una gara che gli svizzeri hanno evitato di conquistare tre o quattro volte nel passato causa le nove assenze di Federer
Resta da lodare Bolelli, che ha confermato, dopo anni infelici, i progressi che l’avevano recentemente portato a due punti dal match contro Nishikori, e a due set a zero con Robredo. Ha giocato un buonissimo match contro un Federer finalmente deciso a portare da queste parti i sei chilogrammi e dodici d’argento, bulinati dai gioiellieri Shreve Crump & Low di Boston, ingiustamente chiamata Insalatiera da un defunto collega, diciamo, poco colto. Parce sepulto. Come Fognini.
Federer e Wawrinka sono inarrivabili L’Italia resta a guardare
Stefano Semeraro, La Stampa del 13.9.14
Con la vittoria di Federer su un ottimo Bolelli (7-6 6-4 6-4), e di Wawrinka su un Fognini lontano assai dai suoi standard in Coppa Davis (6-2 6-3 6-2 in appena un’ora e mezza) la Svizzera si ritrova quindi ad un passo dalla sua seconda finale di Davis (dopo quella del ’92 persa a San Diego), l’Italia a un millimetro dall’eliminazione.
Resta il doppio di oggi: più un atto di fede che una speranza. «Certo, se San Gennaro volesse dare una mano…», ha provato a sdrammatizzare Fognini. Ma come ha giustamente aggiunto, «purtroppo stavolta non giochiamo a Napoli», ovvero nella città dove un Fogna trionfale aveva battuto Murray e trascinato la squadra a questa semifinale. L’azzurro, chiamato a pareggiare il conto dopo il match di Federer, invece si è smarrito. Nel primo set ha commesso cinque doppi falli, contro i cinque ace di Wawrinka: tre nell’ultimo game, uno sul set point. Poi non ha reagito, si è spento in un amen. «Scrivete pure quello che volete – ha replicato indispettito – ma la differenza l’ha fatta il servizio. E poi questa è una semifinale di Davis e giochiamo contro Federer e Wawrinka, il n.3 e 4 del mondo…». Indoor, e sul veloce, probabilmente anche il miglior Fognini non avrebbe potuto molto contro i servizi a 200 all’ora di Stan. Però. «E vero che Fabio vale più di quello che si è visto oggi – ha ammesso Barazzutti – da ex giocatore so che a volte giornate così capitano. Siamo arrivati qui con grandi aspettative, forse però non molto realistiche». Il buono della giornata è arrivato da Bolelli, rivisto su livelli altissimi. «In campo mi sentivo vicino a Federer, peccato per quelle due risposte in rete sulle palle break nel secondo set – ha detto – da un anno sono rinato, per me a 29 anni è cominciata una nuova carriera. Roger? Ha 33 anni e attacca di più per accorciare gli scambi, ma è sempre lui». Con tutta probabilità Barazzutti oggi nel doppio della disperazione metterà in campo proprio Bolelli e Fognini, opposti a Wawrinka e a un Federer ieri un po’ piccato in conferenza stampa. «Volevo vedere il match di Stan, ma mi avete costretto a venire in conferenza stampa, bella m…. Sorpreso dal tifo assordante? Ma guardate che io alla Davis ho sempre partecipato, e per la Svizzera ho disputato anche le Olimpiadi». Pensierino finale: i due svizzeri in Coppa hanno perso gli ultimi quattro doppi che hanno giocato. Così, giusto nel caso San Gennaro avesse bisogno di un aiutino.