TENNIS ATP PECHINO – Djokovic mantiene l’imbattibilità nel 500 cinese, al termine di un match in cui la maggiore regolarità, il miglior rendimento con la seconda di servizio e l’eccessiva remissività di Murray (spesso lontano dalla riga di fondo) hanno portato a una naturale vittoria in due set del n.1 del mondo. Tomas Berdych lo raggiunge in finale strapazzando Martin Klizan in due set.
Novak Djokovic è il primo finalista a Pechino, torneo dove ha vinto 4 volte e risulta tuttora imbattuto (23 partite vinte su 23). Due set diversi decretano la superiorità del n.1 del mondo su un Murray altalenante, discreto al servizio, efficace col rovescio ma in generale troppo sulla difensiva: a lungo andare i punti prolungati li ha vinti quasi sempre Novak, molto più propositivo dell’avversario. La chiave di volta è consistita anche nel rendimento con la seconda di servizio: impressionante la differenza di rendimento tra i due, col campione di Belgrado che ha vinto il 72% dei punti sulla seconda e lo scozzese di Dunblane solo il 33%. Altro dato eloquente è il computo vincenti-gratuiti: 19-21 Djokovic e 7-22 Murray.
Equilibrio nel primo set fino al 4-3 Djokovic, poi break del serbo nell’unico game veramente combattuto (durato quasi 10 minuti). Nel secondo parziale allungo di Djokovic e recupero inatteso di Murray, che sfrutta l’orgoglio e qualche errore di troppo di Novak, prima del break decisivo del serbo sul 4-4 pari, che chiude il game con un punto spettacolare in piena versione tiramolla prima di chiudere a zero nel game successivo.
Il match comincia in modo molto lineare: i due servono bene e i game scorrono veloci fino al 4-3 Djokovic, con il giocatore in risposta che raccoglie al massimo due punti. Solo il quarto gioco parte 0-30, con due punti del serbo alla risposta, il primo dei quali arriva dopo uno scambio di più di 20 colpi fatti non solo di resistenza e recuperi ma anche pregevoli geometrie con linee del campo spesso perfettamente disegnate. Dopo però Nole commette più di un errore col dritto (sarà una costante nel match, uno vero neo di questa partita per lui) e Murray tiene la battuta.
L’ottavo game rompe l’equilibrio: un grandissimo rovescio incrociato del serbo lo porta sul 15-30, in seguito una volèe non banale sbagliata da Murray concede la prima palla-break del match, fallita con un lob a scavalcare l’avversario a rete che finisce lungo. Arriva subito un secondo break-point e stavolta Nole è recidivo nel fallire il dritto. Dopo altri due punti, uno per parte, arrivano però due gravi errori di rovescio (entrambi finiti in rete) dello scozzese, che consegna la battuta al tennista di Belgrado. Al momento di servire per il set, sul 5-3, Djokovic si ritrova 0-30 ma poi rimedia e chiude al secondo set-point con un bel serve&volley. 6-3 dopo 43 minuti, in cui la differenza l’hanno fatta la maggior propositività del primatista del ranking e i due gratuiti pesantissimi coi quali Murray ha perso il servizio.
Il secondo set parte con un Murray frastornato, che cede la battuta a zero prima di perdere il game successivo senza fare nulla. Quando, in avvio di terzo gioco, il campione di Wimbledon 2013 commette un doppio fallo andando 0-30, in piena frustrazione, la partita sembra avviata verso un’inevitabile conclusione, con Djokovic dominatore e Murray vittima della minor forza mentale. Lo scozzese però reagisce interrompendo una serie di 12 punti a zero e 5-0 nel computo dei game, portandosi sul 1-2. Il quarto gioco vede una battaglia feroce, con Andy che le prova tutte dimostrando di non voler lasciare il match senza combattere, piazza un gran passante di rovescio lungo linea e si procura due break-point non consecutivi, che non sfrutta a dovere perchè rinuncia a venire avanti limitandosi a offrire una buona difesa: con le doti che ha se lo può permettere contro molti giocatori ma non coi primissimi della classe. Su questo aspetto non solo tattico la Mauresmo dovrà lavorare parecchio.
Fallito questo assalto, Murray dà prova di buon temperamento, annullando sul 1-3 30-40 un break point che avrebbe ucciso il match con un’accelerazione di rovescio incrociato dei giorni migliori, prima di piazzare un ace e restare in scia: 3-2 Djokovic. Nel sesto game un Novak comunque in pieno controllo del match accusa un passaggio a vuoto e con tre gratuiti concede altre due palle-break al n.6 del seeding. Qui tira fuori tutta la sua classe e con un ace e un servizio vincente mette le cose a posto, ma poi un Murray finalmente aggressivo costringe all’errore di dritto il serbo e alla terza palla break (la quinta del set) centra il contro-break con una gran risposta di rovescio che Nole riesce solo a rispedire in rete: 3 pari e partita riaperta.
I due game successivi vedono i giocatori tenere agevolmente i turni di battuta, ma sul 4 pari 15-0 Djokovic torna a giocare da campione, spinge come un matto e centra 3 punti consecutivi per il 15-40: qui Murray tenta l’assalto disperato sparando al massimo, ma trova dall’altra parte della rete un muro invalicabile che rispedisce al mittente qualunque bordata, allungandosi e recuperando prima di trovare l’errore dello scozzese, incredulo e furibondo, che sbatte a terra la racchetta e rimedia pure un warning. Il match finisce qui perchè Nole completa il parziale di 8 punti a 1 (anzi, per meglio dire, 12 punti degli ultimi 13 giocati) e chiude con un rovescio lungo linea il cui recupero da parte di Andy è largo, dopo poco più di un’ora e mezza di tennis gradevole ma non all’altezza dei migliori Djokovic e Murray.
In finale (la sesta della stagione), Nole affronterà un Tomas Berdych di lusso che ha letteralmente dominato Martin Klizan, giustiziere ieri di Rafael Nadal, nella seconda semifinale. Assolutamente ingiocabile al servizio, il ceco ha chiuso con un perentorio 6-4 6-1 in 1h21. Ha finito il match cedendo appena 4 punti con la prima di servizio.
Nel primo set ben 5 giochi su 10 sono andati ai vantaggi ma è stato lo slovacco a soffrire maggiormente, costretto a salvare 3 palle break nel secondo gioco e un’altra nell’ottavo. Berdych ha salvato a sua volta l’unica palla break concessa nel match nel settimo gioco. Il decimo game è quello che di fatto decide il match. Berdych è determinatissimo e salva tre palle game al suo avversario, prima di trovare finalmente il break decisivo.
Il ceco è in grande giornata anche con il diritto ed è costantemente al comando del gioco mentre Klizan è costantemente spostato da una parte all’altra del campo.
Nel secondo set non c’è partita: dall’1-1 Berdych infila 5 giochi consecutivi cedendo appena 3 punti al servizio (di cui uno con un doppio fallo sul primo match-point). Con l’ennesimo dritto vincente a rimorchio del servizio chiude la pratica qualificandosi per la sua prima finale da Maggio quando ci arrivò a Oeiras in Portogallo. Saranno 24 i colpi vincenti del ceco a fine match con appena 17 errori gratuiti.
Berdych, che ha vinto questo torneo nel 2011, cercherà di impedire a Djokovic di conquistare il suo quinto titolo a Pechino, il terzo consecutivo, in un torneo dove il serbo non ha mai perso.
I precedenti dicono però 15-2 per Nole che ha vinto tutte le 13 sfide giocate sul duro.
ATP Pechino, semifinali:
[1] N. Djokovic (SER) b. [6] A. Murray (GBR) 6-3 6-4
[3] T. Berdych (CZE) b M. Klizan (SVK) 6-4 6-1