Chissà, forse il 2014 per la WTA è stato l’anno dei gemelli e non ce ne siamo ancora resi conto. No, non ho sbagliato rubrica, Ubitennis non sta inaugurando la pagina dell’oroscopo. Però se dobbiamo cercare un punto in comune fra due delle giocatrici più cresciute in questa stagione, Eugenie Bouchard e Karolina Pliskova, lo troviamo nel fatto che entrambe hanno una sorella gemella.
La sorella di pari età di Eugenie, Beatrice, la segue spesso nei grandi appuntamenti, ma non gioca a tennis. Da piccola ha provato anche lei, ma ha smesso presto perché si annoiava.
La gemella di Karoline invece, si chiama Kristyna: insieme hanno vissuto infanzia e adolescenza; entrambe con la racchetta in mano, facendo la stessa trafila. E con risultati molto simili, tanto che fino a qualche mese fa si parlava di loro sempre in coppia, e non era scontato che una sola avrebbe fatto il salto verso i piani alti della classifica lasciando l’altra indietro.
Nate il 21 marzo 1992, ottime junior (campionesse Slam) tutte e due capaci di vincere tornei ITF da teenager, e di entrare nelle 100 WTA. Per un certo periodo sembrava che una spingesse l’altra a migliorarsi. Karolina vinceva l’Australian Open junior nel 2010? Krystina si rifaceva a Wimbledon subito dopo. Karolina conquistava il primo ITF? Ci riusciva anche Krystina.
A volte le cose sono andate all’opposto. Kristyna è stata la prima ad entrare nelle prime cento del mondo, e la prima a passare un turno in uno Slam delle adulte.
Karolina gioca con la destra; Kristyna è mancina, ma venivano trattate dai media quasi come una entità unica, destino frequente per gli omozigoti che praticano la stessa attività. Cominciavano anche a circolare aneddoti di colore di vario genere: come quando avevano raccontato che da ragazzine essendosi rese conto che ciascuna preferiva il fidanzato dell’altra avevano deciso di fare cambio.
Gemelle di successo: secondo la WTA sono state le prime della storia ad aggiudicarsi un torneo di doppio (Linz 2013), aggiungendosi con un tocco speciale all’albo d’oro delle sorelle vincenti del passato: le Williams, naturalmente, ma anche Maleeva, Bondarenko, Radwanska, Serra Zanetti etc. (qui l’elenco completo).
Poi però Karolina ha fatto un primo balzo in avanti che, almeno sino ad ora, Kristyna non è riuscita a imitare: nel 2013 ha ottenuto la prima vittoria in un torneo WTA (a Kuala Lumpur). Ma soprattutto quest’anno sono arrivati risultati sempre migliori, culminati in un finale di stagione strepitoso: tre finali (due vinte) su cinque tornei disputati. E oggi se si dice Pliskova si sottintende Karolina, visto che la sorella non è mai andata oltre l’86mo posto del ranking.
La differenza nel rendimento dell’ultimo periodo ha anche comportato una differenza di programmazione: Karolina nei tabelloni (o tutt’al più nelle qualificazioni) dei tornei più importanti, Kristyna obbligata a scelte di profilo inferiore, non avendo la classifica per accedere agli eventi maggiori.
Di conseguenza viaggi differenti, compagne di doppio differenti, differenti esigenze anche per gli allenamenti e la guida tecnica. E così il ranking WTA e le regole di ammissione ai tornei hanno finito per separare le inseparabili. Forse anche questo ha contribuito a divaricare il loro rendimento.
Fatto sta che ormai Karolina “viaggia da sola”; vincendo a Linz il suo terzo torneo in carriera, il secondo quest’anno (quarta finale del 2014: numeri non da poco), ha raggiunto il suo best ranking (27ma). E con i grandi risultati sta facendo crescere l’attenzione nei suoi confronti. Anche gli italiani, in particolare i tifosi di Camila Giorgi, hanno scoperto che può essere una giocatrice pericolosa, da non sottovalutare.
Un po’ come nel modo di stare in campo: a prima vista sembra tranquillissima, qualche volte perfino apatica. Ma poi è capace di improvvise reazioni, di solito gettando la racchetta a terra. Se la stizza è controllata, la racchetta ne esce indenne; ma se la situazione ha preso una piega più fastidiosa allora la rottura dell’attrezzo è molto probabile.
Della partita di Linz, in finale contro Camila, sottolineerei due aspetti in particolare:
1) il grande servizio
2) la capacità di trovare soluzioni differenti per ovviare al deficit di mobilità
Procedo con ordine: il servizio
Nel caso di Pliskova la battuta non è solo il colpo di inizio gioco, ma è anche l’arma fondamentale su cui basare la propria tattica. Longilinea e molto alta (1,86) grazie alle sue lunghe leve è capace di generare una grande velocità e di sfornare ace a ripetizione.
Nella classifica WTA di questa settimana ha addirittura superato Serena Williams portandosi al comando per numero di servizi vincenti nel 2014.
Attualmente questo è il numero di ace del 2014:
1) 426 Pliskova
2) 418 Williams
3) 306 Vandeweghe
4) 258 Kvitova
5) 247 Safarova
6) 238 Lisicki
Va detto però che il numero di ace è un metro di giudizio stabilito in termini molto sommari, che non tiene conto di aspetti fondamentali, come il numero di partite totali disputate nella stagione. Per cercare un risultato più attendibile ho conteggiato il rapporto tra servizi vincenti e numero di game di battuta disputati.
Con questo criterio la classifica cambia: Serena torna al vertice, Vandweghe è sorprendentemente vicina. Ma Pliskova mantiene comunque un ottimo terzo posto, lasciando ad una significativa distanza le altre.
(ace/game di servizio)
1) 0,79 (418/525) Williams
2) 0,77 (306/394) Vandeweghe
3) 0.57 (426/737) Pliskova
4) 0,49 (238/485) Lisicki
5) 0,44 (258/582) Kvitova
6) 0,37 (247/656) Safarova
Del modo di servire di Pliskova apprezzo particolarmente la capacità di trovare con grande costanza la traiettoria tesa da sinistra ad uscire: una soluzione molto difficile per i destri, con un angolo utile molto stretto; soprattutto se si cerca il colpo teso occorrono controllo e precisione: due doti che Karolina evidentemente possiede, e che ha messo in mostra anche quando contro Giorgi (ma non solo contro Giorgi) è riuscita ad ottenere ace addirittura sulla seconda palla.
In sostanza il servizio di Pliskova è un colpo che può fare la differenza a qualsiasi livello del circuito attuale e non sono molte le giocatrici in grado di avere armi così efficaci nel proprio arsenale.
Ma se la struttura fisica di Pliskova la agevola nell’esecuzione dei colpi di inizio gioco (anche in termini di allungo in risposta), rischia invece di costituire un handicap quando il palleggio si articola e diventano importanti le doti di mobilità.
E qui torno al secondo punto, introdotto a proposito della finale vinta contro Camila. Ad inizio terzo set Karolina ha chiesto un intervento medico per problemi ad una gamba, che la faceva soffrire negli spostamenti. Non potendo correre al meglio ha ancora di più dovuto cercare soluzioni alternative tipiche delle giocatrici che sono abituate a non affidarsi troppo alla corsa: colpi slice, palle rallentate, o al contrario accelerazioni improvvise per porre fine agli scambi nelle situazioni difficili.
Ma questo discorso non vale solo per la finale di Linz: in generale il gioco difensivo va a mio avviso considerato uno dei progressi sostanziali dell’ultimo periodo. Ha migliorato tanti aspetti costruendo in questo modo un pacchetto vincente. Ne cito alcuni
– ha perso peso rispetto al 2013 (lo si nota confrontando filmati degli anni scorsi)
– la reattività è cresciuta, i piedi sono più rapidi
– ha migliorato i colpi slice e i chop, sia di rovescio che di dritto (e il dritto non sono in tante a saperlo utilizzare con efficacia)
– ha imparato ad affidarsi a colpi in top profondi e senza peso per prendere tempo e recuperare la posizione
– ma soprattutto è riuscita ad avanzare la posizione di gioco portandosi a ridosso della linea di fondo, “riducendo” quindi la larghezza del campo da difendere.
Accanto ai miglioramenti fisico-tecnici occorreva che diventasse più lucida tatticamente (nella scelta del colpo giusto da giocare) e più convinta agonisticamente.
Su quest’ultimo aspetto penso abbia ancora da lavorare, ma certo nelle ultime settimane ha mostrato di cosa è capace una giocatrice in fiducia.
Per quanto riguarda la selezione dei colpi vorrei affidarmi ad un esempio che mi pare significativo sulle varietà di soluzioni proposte. È uno scambio contro Flipkens (Linz 2014) in cui, su una palla che ricade sempre nello stesso punto (nell’angolo a sinistra del campo), Pliskova gioca quattro colpi diversi per passare da una situazione di difesa ad una di attacco:
1) back di rovescio difensivo in allungo
2) mezzo lob di rovescio interlocutorio, per allontanare dalla linea di fondo l’avversaria
3) dritto inside-out per prendere il comando dello scambio
4) rovescio lungolinea per scendere a rete
Il fatto che alla fine perda il punto è in questo caso irrilevante, quello che conta è la lucida selezione di gioco attuata per rovesciare l’inerzia dello scambio.
Un ultimo aspetto. Ho parlato dell’avanzamento della posizione di gioco a ridosso della linea di fondo: conseguenza inevitabile di questa soluzione è l’aumento di palle da colpire di controbalzo.
Ecco, se posso esprimere un giudizio puramente estetico e del tutto opinabile, mentre devo dire che non amo molto in generale la meccanica dei suoi gesti, trovo che il colpo più spettacolare sia il dritto giocato in avanzamento per rubare il tempo all’avversaria. In particolare quello eseguito dal centro ad uscire.
A questo punto ci si chiede cosa aspettarsi per l’anno prossimo. Quanto mostrato ultimamente è di livello davvero alto. Anche la Kvitova in gran spolvero di Wuhan ha dovuto (letteralmente) sudarsi il passaggio di turno, lottando tre set. Negli ultimi mesi sono cominciate ad arrivare le vittorie contro le top ten (Kerber a Norimberga, Ivanovic agli US Open), e la convinzione è in grande crescita.
Tutto facile? E’ un discorso fatto molte volte: un conto è salire di classifica, un conto confermarsi.
Ma ci sono anche aspetti da approfondire: per stare ai piani alti del ranking occorre la tenuta mese dopo mese, e la capacità di giocare bene i tornei importanti.
Fino ad oggi invece Pliskova ha impostato una programmazione da giocatrice di bassa classifica, iscrivendosi a quanti più tornei possibile. Di solito questo accade a chi è abituata ad uscire nei primi turni e quindi vuole moltiplicare le occasioni per fare strada (e punti). Qualche dato: quest’anno Pliskova ha giocato trenta tornei (Mosca escluso); un numero spropositato e insostenibile per una giocatrice che dovesse pensare di arrivare in fondo ad ogni evento. Non solo: nei tre anni precedenti (2011-2013) ha preso parte all’incirca a 90 tornei. In pratica la media si aggira sempre attorno ai 30 annui.
Senza contare che le top ten hanno vincoli di regolamento, una giocatrice di vertice (diciamo a ridosso delle 10-20) imposta l’anno in modo differente, privilegiando la qualità alla quantità.
E questo cambio di programmazione Pliskova dovrà presumibilmente sperimentarlo l’anno prossimo. In caso di sconfitta non ci sarà un torneo subito pronto dietro l’angolo, ma dovrà dimostrare di saper pianificare le proprie condizioni di forma.
Una incognita in più da verificare.