TENNIS WTA CHAMPIONSHIPS – Terzo appuntamento con i profili delle 8 campionesse delle WTA Finals di Singapore. Oggi ripercorreremo l’anno della consacrazione della rumena Simona Halep, alla sua prima partecipazione alle Finals, e la stagione dai due volti di Petra Kvitova
Simona Halep
“Il compito più difficile nella vita è quello di cambiare se stessi”. Simona Halep ha saputo cambiare se stessa quattro anni fa, quando è ricorsa ad un intervento chirurgico per ridurre le misure del suo ingombrante seno (una quarta, quasi quinta). “È un peso extra che mi porto in giro”, raccontava Simona. “E che influisce negativamente sulle mie performance, perché riduce la velocità dei miei spostamenti e non mi fa giocare bene”. Leggera come una farfalla, scattante come una berlina e pungente come un’ape, il cambiamento fisico le ha aperto le porte del “paradiso”. Simona da allora ha iniziato a scalare vertiginosamente la classifica femminile in un crescendo rossiniano, passando dal numero 210 di fine 2009, all’81 del 2010, al 53 del 2011, al 47 del 2012 e per finire all’11 di fine 2013. Non una meteora, insomma. Il 2014 è stato l’anno della definitiva consacrazione: Halep ha giocato una prima metà di stagione in cui ha messo in mostra tutte le sue qualità ed esaltato la Romania intera. A Giugno, come premio per aver aggiunto la finale del Roland Garros (persa 6-4 6-7(5) 6-4 con Maria Sharapova), Simona ha ricevuto l’onorificenza di Ambasciatrice del Turismo, spettata in passato ad altri due grandi del tennis rumeno: Virginia Ruzici – che il Roland Garros nel 1978 lo vinse in finale 6-2 6-2 su Mima Jausovec – e Ilie Nastase, anch’egli vincitore a Parigi nel 1973.
I French Open sono però solo il punto più alto della stagione della Halep. Stagione che inizia in sordina. Quasi nessuno si aspetta che faccia quarti a Melbourne, anche perché una settimana prima perde da Madison Keys a Sidney. Già da Parigi indoor diventa evidente che Simona gioca bene quando più conta, ad un torneo in cui arriva in fondo ne alterna uno in cui esce nei primi turni. Va avanti con questo trend fino all’estate nordamericana, senza deludere mai nei grandi appuntamenti: in questi sette mesi vince a Doha e Bucharest, raggiunge la finale a Madrid e Roland Garros, fa semi a Wimbledon, Indian Wells e Stoccarda. Ad agosto, la rumena raccoglie i frutti del suo intenso lavoro e si issa al numero 2 del ranking WTA scavalcando la cinese Li Na, ferma ai box per infortunio. Ma inizia a pagare lo scotto d’una prima parte di stagione giocata a tutto gas, senza mai togliere il piede dall’acceleratore. Le energie fisiche e nervose iniziano a venire meno e Halep delude prima nell’estate nordamericana e poi nei tornei asiatici uscendo presto a Cincinnati, New Haven, Us Open, Wuhan e Pechino, anche contro avversarie non irresistibili. Risultati che le costano la seconda piazza nel ranking WTA a vantaggio della Sharapova, insieme a Kvitova assoluta protagonista nella seconda metà dell’anno. Simona resta a guardare ma può nel frattempo festeggiare la sua prima qualificazione al Masters giunta a settembre, giusto premio a coronamento del suo cambiamento. Perché il compito più difficile nella vita è quello di cambiare se stessi, ma la soddisfazione più grande è vedere che quel cambiamento ha portato a dei risultati.
Petra Kvitova
“Due volti… proprio come questo specchio. Due facce e due menti. Non è possibile risolverli fino a quando sono uno. Giusto? Giusto?”. Harvey Dent, Due Facce nei fumetti DC Comics, è un personaggio segnato dal dualismo della propria psiche e della propria anima, il cui equilibrio è tutto basato su due poli, due estremi: il bene e il male. Il bene e il male per Petra Kvitova sono la vittoria e la sconfitta che hanno demarcato in maniera netta la sua stagione. In contrapposizione ad una prima parte non all’altezza delle aspettative ha fatto seguito una seconda metà sintesi di quel che potrebbe essere se solo la ceca riuscisse a far combaciare i suoi due volti, le sue due menti. Il male si è presentato nella sua peggior espressione durante gli Australian Open, in cui è uscita prematuramente al primo turno contro la semi-sconosciuta thailandese Luksika Kumkhum (88 del ranking); il bene ha raggiunto la sua vetta più alta a Wimbledon con il secondo Slam vinto in finale su Eugenie Bouchard. Nel mezzo tante delusioni, con i quarti a Miami e la semifinale a Madrid come unici risultati di rilievo. Da Londra in poi la ripresa, culminata con le vittorie a New Haven e Wuhan e la finale a Pechino, ma con un grande neo: l’eliminazione al terzo turno contro Aleksandra Krunic agli Us Open. Ventitre vittorie e quattro sconfitte, che le hanno comunque permesso d’arrivare a Singapore come la terza giocatrice più forte del mondo e una delle maggiori candidate a laurearsi campionessa tra le campionesse.
Già nel 2011 Kvitova aveva vinto i WTA Championships. Ma non era arrivata così in forma all’appuntamento. Sono quattro le partecipazioni della ceca, che nel 2012 dovette ritirarsi per un virus e l’anno scorso si fermò in semifinale sconfitta da Na Li. Inserita nel gruppo bianco insieme a Sharapova, Radwanska e Wozniacki, la ceca può puntare a vincere o uscire nei gironi. Bene o male, questo è il dilemma.