TENNIS INTERVISTE – In un’intervista concessa a Giovanni Marino di Repubblica.it, Paolo Bertolucci invoca sanzioni esemplari per chi è coinvolto nel caso scommesse nel tennis. “Niente mini squalifiche”. E racconta: “Mai partite truccate, per carità. A me al massimo è capitato di giocare all’alba perché Slozil doveva sposarsi”
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Bertolucci (video): “Sanzioni esemplari per stroncare il fenomeno dei match truccati”
Paolo Bertolucci non ha timore di dire come la pensa. E’ esattamente come era il suo tennis anni Settanta, personalità, talento, straordinaria sagacia tattica. Colpi al volo ma anche pallonetti liftati. E coraggio di giocare il vincente quando occorreva. Di provarci dove altri avrebbero giocato di rimessa.
Per questo aggrotta la fronte e stringe (senza accorgersene) i pugni quando gli chiedi cosa pensi lui, campione della Davis 1976, già tra i primi dodici al mondo, del tennis-scommesse, di quei verbali che raccontano di uno sport taroccato da loschi individui con la collaborazione di qualche atleta. “Brutta cosa, brutta cosa, l’unica è applicare sanzioni esemplari, niente mezze misure“, dice d’acchitto, seduto sul terrazzo del Tc Napoli, il centenario circolo partenopeo che si avvale della sua sapienza tennistica per migliorare tecnica e capacità dei giovani più promettenti che si allenano sul “rosso” di viale Dohrn.
Paolo teme che sia impossibile stroncare del tutto il giro illegale – “Purtroppo non siamo più all’epoca eroica delle racchette di legno dove, noi atleti, giravamo con le monetine per fare le telefonate, oggi la tecnologia ha stravolto tutto, si vive coi telefonini-computer per fare le puntate live, in diretta e girano cifre folli. Soprattutto per i tennisti non di punta”.
I più esposti, secondo Bertolucci. “Ma certo, se ti offrono 50 mila euro per taroccare un primo turno e tu a stento lo superi e ne fai, che dico? 2-3 mila ma anche poco di più, prima o poi uno e dico più di uno disposto a farlo lo trovi”. Qualcuno, nel mondo del tennis, invoca appunto un aumento dei prize money anche nei tornei inferiori, frequentati dai giocatori meno forti, per evitare il proliferare di queste situazioni. “Non è una soluzione – taglia corto l’ex tennista che con Adriano Panatta compose uno dei doppi più forti al mondo – le cifre che offrono quelle organizzazioni malavitose saranno sempre di molto superiori, a parte il fatto che la crisi non risparmia il tennis e trovare nuove risorse con gli sponsor non è uno scherzo”.
Ma nell’era delle racchette di legno nessuno vi avvicinava per combinare qualche incontro? Paolo sorride: “Mai accaduto, lo giuro. Al massimo potevano succedere situazioni originali, diciamo così. Io ne fui protagonista per caso”. E qui Bertolucci regala una chicca datata 1980. “Allora, cerco di fare uno sforzo di memoria perchè ahimè accadde un secolo fa…dunque, torneo di Bologna. Mi mettono in campo a tarda ora, finisco di giocare tardissimo, oltre l’una di notte. Vinco. Vado negli spogliatoi e gli organizzatori mi dicono: “Paolo, domani giochi il nuovo turno molto presto, diciamo alle dieci di mattina”. Esplodo, stanco e sudato com’ero: “Ma siete matti, e quanto dormo? Due ore. E chi si regge in campo?”. Mi spiegano: “Guarda Paolo che è successo un pasticcio perchè Pavel Slozil, il tuo avversario, tra poche ore si deve sposare a Praga e deve partire il primo possibile, ecco…”. Li guardo: e penso, Dio buono, ma Pavel adesso si è ricordato che si doveva sposare? Santa pace. Accetto di giocare…all’alba. Il giorno dopo Slozil cede per 6-3 6-2 e vola dalla sua ormai prossima sposa. Gli faccio gli auguri di nozze, lui mi dice che si prenderà qualche giorno per una breve luna di miele. Ecco, per capirci, questo è il massimo dei massimi che mi è capitato, ma partite truccate, per carità…”.
Torniamo bruscamente al 2014, allora, Bertolucci, che fare oggi? “L’unica è mettere un argine, un deterrente – continua – e cioè sanzioni esemplari e senza sconti per chi ha tradito lo sport”. Radiazioni, per capirci. Chi incassa soldi per falsare un incontro fuori dal tennis. Per sempre, è così, Bertolucci? “E’ così, soltanto questo potrà non stroncare ma quantomeno arginare il fenomeno. Mi fanno ridere le mini squalifiche che nello sport in generale vengono emesse per episodi gravi. Soltanto sapere che se sbagli sei fuori, fuori per sempre, può essere una risposta efficace”.
Come quelle che tirava fuori lui, spesso con quel rovescio a una mano armonico e robusto al tempo stesso. “Eh, grazie, magari fosse così facile…”, e riprende a dispensare consigli ai ragazzini vestiti di bianco che lo ascoltano come un oracolo. “Hanno voglia e sono attenti”, chiosa lui. Ci mancherebbe, se il tuo coach si chiama Bertolucci.