Tennis – Otto giorni ci separano dalle Finals londinesi. Vediamo giorno per giorno come i magnifici 8 arrivano all’appuntamento che chiuderà la stagione. Si comincia con la grande sorpresa dell’anno: Marin Cilic
Quando Soderling battè Nadal al Roland Garros Rino Tommasi disse che si era verificata una delle più grosse sorprese nella storia dello sport, non solo del tennis. E allora come definire la clamorosa vittoria di Marin Cilic a New York? Il croato ha fatto qualcosa che mai nessuno era riuscito a realizzare: vincere gli US open partendo dalla testa di serie numero 14. Oddio, quando Sampras chiude la carriera col suo 14° slam è addirittura più indietro (testa di serie numero 17) ma a chi salterebbe in mente di azzardare un paragone?
Forse l’unico assimilabile potrebbe essere Pat Rafter, numero 13 quando vinse contro Rudeski. Ma l’australiano con quel successo si issò al numero 3 della classifica e non si schiodò da lì praticamente per un paio d’anni, raggiungendo persino il numero 1 se pure per una sola settimana. Complice il cannibalismo dei primi 3, per Cilic è difficile che la storia si ripeta. Diventato numero 9 dopo la vittoria di New York, il croato ha fatto una breve apparizione al numero 8, anche se adesso avrebbe in teoria la possibilità di scalare qualche posizione. Vedremo se alle Finals saprà fare meglio del Rafter del 1997, che venne eliminato da Moya per via della differenza game e del regolamento del tempo (quello di oggi lo avrebbe qualificato per via dello scontro diretto).
Ma al di là di questi paragoni, certo pesanti da portarsi dietro, la stagione di Cilic è stata una buona stagione, dopo la brutta disavventura dell’anno scorso che lo fermò per 9 mesi in quanto trovato positivo alla coramina. Lui parlò di una zolletta di zucchero, che non poteva parlare perché c’era un processo e che comunque era contrario al doping. Il processo è finito e non ne sappiamo molto di più, se non che – una volta di più – il governo del tennis esce maluccio dalla vicenda, visto che aveva concordato con il giocatore una versione di comodo per il forfait di Wimbledon 2013. Si sono viste vicende più trasparenti.
Come che sia, quest’anno per la prima volta “Chila” – com’è chiamato dagli amici – ha vinto 4 tornei e 54 partite (ne ha perse 18, prima di oggi il miglior risultato era quello del 2009, 48-21). Purtroppo per lui va maluccio con i top10 (4 vittorie, 2 contro Berdych negli slam – che è l’unico che riesce a battere con una certa regolarità – una contro Federer e un’altra contro Murray) e quindi si troverà in grossa difficoltà alle Finals perché a parte Raonic (1 a 1) con tutti gli altri è sotto (Djokovic, 0-10; Wawrinka 2-7; Murray 2-10, Federer 1-5, Nishikori 3-5, Berdych 4-5).
L’ex allievo di Bob Brett ha bisogno di convincere gli addetti ai lavori – e forse lui stesso – che quella pazzesca settimana di New York non è stata casuale.
Marin è stato abbastanza altalenante durante l’anno ma nei grandi tornei ha trovato una condizione più che decente se è vero che a Parigi e Wimbledon è stato fermato soltanto da Djokovic e con qualche difficoltà; ma una volta che Nishikori gli ha fatto la cortesia di eliminarlo, Cilic è filato verso il grandissimo successo. Forse la cosa curiosa è il suo rendimento nei master 1000 davvero non all’altezza, anzi il peggiore tra tutti i partecipanti alle Finals. Cilic quest’anno è riuscito al massimo a fare gli ottavi a Indian Wells (sconfitto da Djokovic, chi altri?) e mai in passato è riuscito a superare i quarti. Smaltiti i festeggiamenti Marin è incappato in due brutte sconfitte in Asia ma poi ha vinto in Russia. Insomma si continua a stare sull’altalena, chissà cosa prevede la prossima spinta. Magari se Nishikori avesse voglia di rifargli un favore…