TENNIS FOCUS – Come ogni finale di stagione, l’ATP assegna i suoi premi. Per il miglior ritorno dell’anno, dopo il successo di Nadal nel 2013, in corsa c’è anche Bolelli, insieme a Goffin, Cuevas e Muller. I numeri, dopo la finale a Basilea, confermano Goffin.
Non è solo il Masters di Londra a caratterizzare il finale di stagione del circuito, ma anche gli ATP World Tour Awards, che l’associazione assegna in base alle prestazioni stagionali dei protagonisti. Quest’anno figura anche un azzurro tra le file dei possibili candidati e il suo nome è quello di Simone Bolelli, tra i 4 papabili per l’ATP Comeback Player of the Year, riconoscimento ottenuto da Nadal nel 2013. Non solo Simone, naturalmente, ma anche Goffin, Cuevas e Muller.
“The player who has overcome injury/illness in reestablishing himself as one of the top players on the ATP circuit”, sono questi i requisiti che il giocatore deve avere per poter ricevere il premio: ristabilirsi nell’elitè del tennis mondiale, dopo aver superato un infortunio o una malattia.
Esaminiamo separatamente le stagioni dei 4 giocatori per provare a capire chi di più meriterebbe il riconoscimento. (Tra parentesi, dopo il nome del giocatore, la posizione a fine 2013 e il confronto con quella attuale).
Simone Bolelli (244-63)
Ben 181 posizioni di scarto tra il ranking di fine 2013 e quello attuale, per Bolelli. Il bolognese ha recuperato alla grande dalla lussazione al polso che lo ha costretto a saltare gran parte della scorsa stagione, specie dopo l’operazione post-Wimbledon. Vittoria in 4 Challenger stagionali (Bergamo, Vercelli, Tunisi, Oberstaufen) e alcune buone prestazioni agli Us Open ma soprattutto a Wimbledon, dove, partendo da lucky loser, è riuscito a raggiungere il terzo turno, prima di perdere contro Nishikori al quinto set, un incontro che avrebbe potuto vincere, considerando il vantaggio di due set a uno e le 2 palle break non convertite sul 3-3. Altra sconfitta al set decisivo contro Tommy Robredo (2R), a Flushing Meadows, dopo aver dissipato due set di vantaggio, anche a causa di una chiamata sciagurata dell’arbitro sul 4-5 40-40, che ha dato il via alla rimonta iberica. Giudicando le premesse di inizio anno, il 2014 ha comunque sorriso a Simone Bolelli, tornato a dire la sua anche nei grandi tornei. Manca ancora quella costanza necessaria alla vittoria di un titolo ATP.
Gilles Muller: (182-46)
136 le posizioni recuperate dal lussemburghese in questo 2014; niente male considerando l’infortunio al ginocchio che lo ha tenuto fermo dal Roland Garros. Gilles Muller è il tennis d’attacco che non vuole e non deve tramontare, è l’emblema della variabilità, è componente fondamentale nel tennis robotico di oggi. Giocatore che in questa stagione ha fatto capolino, anche sui grandi palcoscenici tennistici, vincendo anzitutto 5 Challenger (Guadalajara, Shenzhen, Taipei, Gimcheon, Recanati) e giocando, pur perdendo in tre set, a Wimbledon, il secondo turno contro Roger Federer, dopo aver passato le qualificazioni. Anche lui, ancora più di Simone, non ha scalpi eccellenti nella sua bacheca stagionale, né titoli raggiunti, con un modesto bilancio di 6 vittorie e 5 sconfitte nei tornei maggiori.
Pablo Cuevas: (221-35)
Una vita da film, come avevamo raccontato tempo fa dopo la duplice vittoria estiva sulla terra rossa di Bastad e Umago; Pablo Cuevas è sinonimo di una bella storia da raccontare a chi si avvicina al tennis per la prima volta, è l’emblema di come la forza di volontà e la passione per ciò che si fa, possa permettere di superare gli ostacoli che la vita, inevitabilemte mette di fronte. Osteocondrite degenerativa per l’appunto, che ha costretto l’uruguaiano (con padre argentino) ad una duplice operazione e ad un lunghissimo stop, con conseguente uscita dalle classifiche e lenta risalita dal 2013. Le 186 posizioni recuperate da Pablo non raccontano a pieno nè il suo calvario (più lungo ed estenuante rispetto a quello dei suoi colleghi in lizza per il premio) nè il tennis da lui espresso in quelle due settimane di Luglio. Da allora sul cemento, poco altro.
David Goffin (95-26)
“Uno dei migliori tennisti belgi di sempre”, l’elogio proviene da Steve Darcis, con cui Goffin si allena ormai da tempo. Vero è che il leggero David, 1.80 x 68kg di peso, aveva già dimostrato talento ed eleganza in quel famoso ottavo di finale contro Federer a Parigi, incassando peraltro i complimenti del 17 volte campione Slam. A rallentare la crescita del belga ci ha pensato la frattura del polso che lo ha costretto a saltare gran parte della passata stagione. Dopo una prima metà di 2014 con alti e bassi, Goffin ha saputo ritrovare il tennis dei suoi tempi migliori, ricominciando a convincere gli addetti ai lavori che avevano visto in lui del talento da coltivare: 45 vittorie su 48 partite giocate, dopo la sconfitta al primo turno di Wimbledon da Murray; 4 Challenger (Scheveninghen, Poznan, Tampere, Mons) e 2 titoli ATP a Kitzbuhel, battendo l’idolo di casa Thiem in finale, e Metz, stroncando ancora una volta l’urlo del pubblico di casa, grazie alla vittoria ai quarti su Tsonga. La sua ultima sconfitta prima della finale a Basilea, risale agli Us Open, da Grigor Dimitrov. Quella subìta da David Ferrer a Parigi-Bercy non toglie nulla alla splendida seconda metà di stagione giocata dal talento belga.
Chiaro che i numeri tendano dalla parte di Cuevas e Goffin, con una predilezione per quest’ultimo. Il ritorno alle competizioni e al successo dell’uruguaiano ha comunque qualcosa di particolare, encomiabile, considerando la gravità dell’infortunio, il periodo di assenza, i 4 anni in più e il “talento specifico” forse inferiore, in linea di massima, a quello del suo avversario. In altri termini, mentre Goffin è una promessa sulla buona strada per essere mantenuta, Pablo Cuevas è il ritorno inaspettato e impronosticabile. Chi sarà l’ATP Comeback Player of the year? L’attesa sta per terminare