TENNIS MASTERS – Djokovic distrugge Wawrinka 6-3 6-0 in due veloci set. Continua la maledizione delle Finali: su otto incontri, nessuno è andato al terzo set. Solo in un caso (Federer vs Raonic) si è giocato un tie-break.
Conferenza Stampa Djokovic:
Conferenza Stampa Wawrinka:
Al quarto giorno delle finali di Londra, gli appassionati riponevano grandi speranze nel match tra Djokovic e Wawrinka per – finalmente! – guardare un match allungarsi al terzo set dopo sette partite quasi da primo turno di uno Slam. Perché, se è vero che i bookmakers davano molto probabile la vittoria del serbo, e gli scontri diretti parlavano chiaro (15 a 3 il conto a favore di Novak), la storia più recente dei confronti tra i due giocatori trasformava questo incontro in un mini classico. Il filotto di vittorie di Nole – 14 a partire dalla notte dei tempi, da un match vinto a Vienna nel 2006 da Wawrinka – si era concluso nel 2014 quando, in Australia, Stan era riuscito alfine a spuntarla dopo un’estenuante maratona di cinque set. Una maratona, peraltro, che aveva i suoi precedenti in un paio di incontri sfortunati nella conclusione per lo svizzero, ma tirati fino all’ultima pallina, o quasi. E, forse, è stata proprio dopo la semifinale a New York nel 2013 a rappresentare un momento di svolta, quando Stan raggiunse la consapevolezza “che, quando giocavo al massimo livello, ero anche meglio di Nole”. Ora, su può discutere all’infinito su quanto questo sia vero ma, certamente, da quel momento il primo sgambetto a Djokovic è stato messo nel mirino, ed è poi arrivato.
Alle Finali di Londra i due si erano già incontrati nel 2013 quando Stan (per la prima volta qualificato) raggiunse le semifinali, e venne liquidato con un doppio 6-3. L’anno di grazia dello svizzero doveva però ancora arrivare e, per stare con il motto che si è tatuato sul braccio: “ever tried. Ever Failed. No matter. Try again. Fail again. Fail better” (copyright Samuel Beckett). Si trattava quindi, questa sera, di fare meglio della prima volta e, sul modello dell’Australian Open, riuscire finalmente a superare Nole, garantendosi di fatto il passaggio alle semifinali. La strategia per giocarsela con Djokovic l’ha descritta lo stesso Wawrinka, dopo la prima – lasciando perdere la preistoria – vittoria su Nole: “giocare molto aggressivo, e servire al meglio”. L’implementazione di questa strategia è sembrata avere successo all’inizio della partita ma, purtroppo per Wawrinka, giusto soltanto all’inizio.
Così, Djokovic ha perso il servizio nel game di apertura, venendo passato due volte a rete dal rovescio dello svizzero ed essere anche punito dall’occhio di falco. Il primo ed il secondo game facevano pensare ad una partita giocata sul filo del rasoio, con tre palle break annullate: due da Djokovic e una da Wawrinka. Portatosi sul 2 a 0, però, la luce dello svizzero misteriosamente si spegneva, ed iniziava – facendo, peraltro, proseguire la maledizione di queste Finali – un altro incontro. Inutile descriverlo con troppe parole, bastino questi dati: tra il terzo e il settimo gioco, il serbo ha ottenuto venti punti, di cui undici consecutivi, contro i tre dello svizzero. Nel quarto e nel sesto game, lo svizzero è stato brekkato a zero. Per tenere un servizio, Wawrinka ha avuto bisogno del suo migliore rovescio lungolinea – trovato, occasionalmente, verso la fine del primo set – e ha dovuto persino vincere la resistenza di un Djokovic trasformatosi in Buffon e capace di “parare” e, ovviamente, rimandare al di là della rete, uno smash ravvicinato dello svizzero.
Ora, chi pensava che nel secondo set le cose sarebbero cambiate non ha avuto bisogno di molto tempo per ricredersi. Anche qui, le nude cifre dicono tutto. Wawrinka non ha mai tenuto il servizio, che ha perso due volte a quindici e una volta a zero. Nel set, volato in ventiquattro minuti, lo svizzero ha conquistato la pochezza di sei punti con un solo servizio vincente. Per la verità, Djokovic ha compiuto alcuni dei suo recuperi da marziano, e si è divertito con la palla corta, oggi molto efficace. Però, la prestazione di Wawrinka è stata talmente scadente che lui stesso si è sentito in dovere di scusarsi con il pubblico – soprattutto quello pagante.
La solidità di Djokovic che – come ha detto in conferenza stampa – si “sente mentalmente ancora più forte da quando è padre”, unita alla sindrome da secondo set delle Finali di Londra (come diceva Ubaldo nel suo editoriale dell’altro giorno), non basta però a spiegare una partita che non c’è stata. Entrambi i giocatori hanno anche fornito una spiegazione tecnica: sul campo della O2, la palla non rimbalza molto alta e corre a media velocità. In queste condizioni, ideali per Djokovic, è più difficile per Wawrinka spingere la palla – che si trova spesso sui piedi – e mettere pressione al serbo. In ogni caso, per lo svizzero non è svanita la possibilità di giocarsi un’altra semifinale qui a Londra. Sulla sua strada troverà Marin Cilic. Il pubblico pagante, invece, inizierà a rivolgere gli occhi al cielo, supplicando una partita degna della fama degli otto migliori giocatori del mondo.