TENNIS ATP FINALS – L’illusione di Stan Wawrinka e…mia! Novak Djokovic mostruoso. Roger Federer il più preparato? L’inviato di USA Today indaga su scommesse e combines dopo le intercettazioni di Bracciali e soci. Il contagio italiano al servizio dei top. Da Londra Ubaldo Scanagatta
Quando ho visto Stan Wawrinka strappare la battuta a Novak Djokovic all’ingresso del match e poi salire sul 2-0, mi sono detto “E vai!, finalmente assisteremo a un vero match!”.
E anche se poi Stan the Man è incredibilmente precipitato in un abisso, con 17 punti persi sui successivi 18 dal 2-0 per lui al 4-2 per Djokovic (avanti anche 0-15 sul servizio dello svizzero), per quasi tutto il primo set ero abbastanza soddisfatto del match. Molto migliore di tutti gli altri 7 di questo fin qui deludentissimo Masters.
Mi chiedevo in quei frangenti iniziali, anzi, come mai due giocatori come Djokovic e Wawrinka riuscissero spessissimo, quando si trovano uno di fronte all’altro, a dare vita a un bello spettacolo.
È facile spiegarsi con il lampante contrasto di stili che caratterizza un Federer di fronte ad un Nadal, uno destro e tennista che gioca fluido con il rovescio ad una mano e va sempre di più a rete, l’altro che gioca di potenza, è mancino, ha il rovescio a due mani e a rete non va quasi mai altro che per la benedizione finale…perché i loro duelli siano quasi sempre stati affascinanti, interessanti, emozionanti (salvo pochissime eccezioni).
Ma Wawrinka e Djokovic non hanno stili altrettanto fortemente contrastanti – anche se certo non giocano allo stesso modo – eppure le loro partite offrono sempre punti oggettivamente straordinari. Qualcuno sono riusciti a mostrarlo anche oggi, nonostante questa partita sia finita in 1h e 5 minuti e il secondo set, durato appena 24 minuti, non sia praticamente esistito.
Dopo quell’iniziale entusiasmo però tutto è sfumato fino a diventare amara constatazione di un torneo che fin qui non è certamente decollato.
E così, mentre tutti i colleghi si impegnano nei soliti calcoli da ragioniere per capire quanti games debba fare Federer contro Murray per finire primo nel suo gruppo (e cosa Murray per qualificarsi…) e cosa possa accadere fra Nishikori e Raonic se il canadese dovesse vincere il suo primo match e portarsi a pari merito con una vittoria con Murray se lo scozzese perderà con Federer…, io mi butto su altri calcoli, quello dei minuti giocati per questi 8 match conclusi tutti in due set (per 16 set che sono stati così distribuiti: un 6-0, sei 6-1, un 6-2, quattro 6-3, due 6-4, un 7-5, un 7-6): 506 minuti complessivi!
Significa 8 ore e 26 minuti per 8 incontri, una media di 63,25 min a partita.
Pazzesco, assolutamente imprevedibile se si pensa che ad affrontarsi sono 8 dei primi 9 tennisti del mondo. Giocatori che insomma dovrebbero garantire grande equilibrio in quasi tutti i loro match.
Ho parlato dei primi 9 perché come ben sapete qui mancava Rafa Nadal, anche se lo spagnolo è venuto oggi all’O2 Arena per far fronte ai suoi impegni nei confronti degli sponsor della finali (come accade anche per i Masters 1000 quando un giocatore non scende in campo).
Il mio collega portoghese Miguel Seabra mi ha detto oggi una battuta che mi ha fatto sorridere: “Rafa Nadal con ancora l’appendice in fiamme, si sarebbe difeso meglio di tutti quelli che hanno perso qui in due set!!!”.
Difficile dargli torto. Nadal può prendere una batosta dal miglior Federer o dal miglior Djokovic, ma in genere è uno che non molla. E qui invece troppi sono i giocatori che una volta perso il primo set danno proprio la sensazione di non provarci neppure fino in fondo. Si può subire un break o due perché demoralizzati, ma quando se ne subiscono tre in un set c’è qualcosa che non va. Capirei se fossero giocatori con il servizio di Volandri o della Errani, ma insomma, qui c’è gente alta quasi due metri abituata a tirar giù noci di cocco sopra i 220 chilometri orari che improvvisamente non mette più dentro una battuta che è una!
Cos’è un’epidemia? Un contagio collettivo procurato da qualche tennista italiano?
Il mondo sa che dalle nostre parti per qualche misterioso motivo nessuno sa servire come si deve, e soprattutto la seconda palla fa quasi sempre ridere, si chiami uno Fognini, Seppi, Lorenzi, Bolelli, Starace, Volandri e…non fatemi tornare indietro nel tempo che non ne ho voglia.
Fatto sta che uno dei miei formidabili collaboratori, Roberto Salerno, mi ha segnalato che soltanto nel 2010 e nel 1978 accadde che nel girone eliminatorio tutti gli incontri salvo uno finirono in due set.
Nel 2010 Nadal battè Roddick in 3 set, ma tutti gli altri match finirono in due set. Nel 1978 l’unico che finì in tre set lo giocò – ma perdendolo, ci mancherebbe… – Corrado Barazzutti, sconfitto dal messicano Raul Ramirez. Vedete? Riusciamo sempre a distinguerci in qualche modo.
Non c’è mai stato, insomma, un intero Round Robin senza neppure un incontro finito al terzo. Ci sono ancora 4 match da giocare però. Vedremo almeno un terzo set da qui a venerdì sera?
Vabbè, Roger Federer l’altro giorno è stato il solo a cercare di dare una spiegazione intelligente a questi risultati così netti. Agli altri è stata rivolta, da me e da altri, la stessa domanda, ma tutti gli altri (da Djokovic a Wawrinka, a Berdych) hanno alzato i sopraccigli quasi come Ancelotti e si sono limitati a dire quel che potrebbe dire chiunque di noi: “Incredibile! Inspiegabile”.
Anche in questo caso, dunque, Roger è riuscito a distinguersi. Number one anche nelle (possibili) spiegazioni tecniche. Già che ci sono vi dirò anche che dei tennisti tra i top Roger è quello che conosce meglio la storia, anche antica, del tennis. Può essere che sia anche perché nessuno ha battuto tutti i suoi record e ha dovuto documentarsi, ma in realtà mi diceva Vittorio Selmi, anziano road-manager dell’ATP, che Federer ha sempre amato la storia del tennis, sapeva tutto sui suoi miti australiani, i leggendari Laver, Rosewall, Sedgman, Hoad, Newcombe e soci. Andate a chiedere le stesse cose a Wawrinka e vi farà scena muta.
Vabbè la chiudo qui. Ma leggete le interviste, e vedrete un po’ tante domande di un certo interesse. Segnalo che da giorni Doug Robson, inviato di USA Today recentemente insignito del premio Atp Ron Bookman Award per il giornalista dell’anno, sta domandando a tutti i giocatori se sono informati dello scandalo scommesse e combines emerso in Italia recentemente con le varie intercettazioni che hanno visto coinvolto Daniele Bracciali. Mi ha chiesto di poter vedere gli articoli comparsi su Ubitennis, gli ho mandato quello uscito nella home page inglese, ma vorrebbe anche la traduzione di vari articoli usciti in Italia, intercettazioni incluse. Wawrinka stasera gli ha risposto: “Il problema non riguarda me e non riguarda, credo, i top-players. Ma a livello dei challenger si è più esposti. Lì è più facile scommettere, più facile trovare dove scommettere, è meno importante vincere o perdere (questo ha detto anche se chi ha ascoltato le sue parole, come me, le ha trascritte male).
Vabbè, per oggi basta, a giovedì! Sperando di vedere finalmente un bel match. Fra Federer e Murray in particolare ci sarebbe da aspettarselo. Ma oramai…chi si illude più?