TENNIS FOCUS – Nonostante gli sforzi profusi negli ultimi mesi, il veterano francese non è stato convocato per la finale di Lille e vedrà dunque sfumare la possibilità di conquistare l’Insalatiera tanto agognata in carriera. Ripercorriamo brevemente le tappe della rincorsa di Mika al più grande trofeo a squadre tennistico
Il 5 novembre, nella sconosciuta cittadina di Mouilleron-le-Captif in Vandea, ha disputato l’ultimo singolo della sua carriera: una sconfitta secca (6-2 6-2), in meno di un’ora, per mano del tedesco Tobias Kamke.
Per Michael Llodra, però, il 2° turno del Challenger locale rappresentava una partita come tante altre, come le 400 e oltre disputate in 15 anni di onorata carriera: la carriera del parigino aveva virtualmente preso fine la settimana prima, quando il vecchio sodale Arnaud Clement – vincitore in coppia con lui dei Championships 2007 -, capitano dell’equipe transalpina di Coppa Davis, gli aveva telefonato per annunciargli che non avrebbe fatto parte dei quattro moschettieri chiamati ad affrontare la Svizzera nella finale del 21-23 novembre, in quel di Lille.
Un colpo durissimo, per il 34enne mancino che tanto ha dato ai Bleus, ricevendo in cambio molto meno: per lui, la Davis rappresentava il Sacro Graal, il Wimbledon di Federer o il Roland Garros di Nadal.
Tante volte l’ha sfiorata, ma l’Insalatiera gli è sempre sfuggita di mano, a cominciare dall’annus horribilis 2002: pur se come panchinaro, Mika era presente al palazzetto di Bercy, quando Paul Henri Mathieu sprecò due set di vantaggio su Mikhail Youzhny, consegnando la coppa ai russi. L’anno seguente andò ancora peggio per il parigino, rimpiazzato all’ultimo da Fabrice Santoro nel match decisivo per l’accesso alle semifinali, guarda caso con la Svizzera: le Magicien strappò la miseria di 3 giochi a Sua Maestà Roger Federer, cosa che diede inizio a una serie di faide interne culminate con l’esclusione dello stesso Santoro dal team. Da quel momento, solo delusioni: eliminati dalla Spagna nel 2004, di nuovo dalla Russia per i tre anni successivi, infine dagli Stati Uniti nel 2008, i Bleus caddero sempre ai quarti, e a Mika rimase solo la consolazione di battere i fratelli Bryan insieme al compagno Clement.
Poi, dopo la catastrofe del 2009 (sconfitta al primo turno per mano di Stepanek-Berdych), il 2010 sembrò finalmente offrire all’ultimo panda del serve-and-volley l’occasione della vita. Al top della carriera da singolarista – tanto da vincere 2 tornei e raggiungere le semifinali di Parigi Bercy -, Mika trascinò letteralmente i suoi alla finale: dopo la facile vittoria contro la Germania, il nostro batté l’allora n.10 Verdasco sull’indoor velocissimo di Clermont Ferrand contribuendo a estromettere i campioni uscenti spagnoli, poi ripeté l’exploit contro l’argentino Juan Monaco in semifinali. Tutto ciò vincendo regolarmente i doppi, ca va sans dire.
Così, il parigino arrivò a Belgrado, per la finale che opponeva i Bleus alla Serbia, carico come una molla, al punto di riuscire a rimontare – sempre insieme a Clement – due set di svantaggio alla coppia Troicki-Zimonjic. Cotanta fiducia convinse capitan Forget a schierare il nostro, al posto del predesignato Simon, per il match decisivo: mai decisione si rivelò più errata. Paralizzato dall’importanza della posta in palio, Mika giocò un match evanescente, non riuscendo mai a incidere con il serve-and volley, e si inchinò in 3 rapidi set (6-2 6-2 6-3) a Victor Troicki: così, mentre la bolgia di Belgrado esplose, il veterano Bleu scoppiò in lacrime. E ora, dopo 3 anni segnati da delusioni (la sconfitta subita a Montecarlo dagli Usa di Isner nel 2012 e la disfatta di Buenos Aires nel 2013), l’occasione si ripresenta, più ghiotta che mai: ma Mika non ci sarà.
Inutile dire che l’interessato non l’ha presa bene: “Eran due mesi che non bevevo, mangiavo e dormivo che per quest’occasione –ha affermato Llodra sulle pagine dell’Equipe-. Mi son battuto fino alla fine e ci ho sempre sperato. A questo punto, avrei preferito rompermi il braccio o farmi operare a settembre: almeno, sarei stato certo di non avere possibilità”.
Appresa la notizia, Mika ha lasciato perdere la rieducazione del gomito dolorante ed è partito per un week-end golfistico in famiglia: “Il golf non fa bene al gomito, ma alla testa si” ha dichiarato. Poi, ligio al dovere, ha onorato l’impegno preso col nuovo partner di doppio Nicolas Mahut e si è presentato in Vandea, pur avendo i pensieri da tutt’altra parte. Eh si: sfumata la possibilità di conquistare l’Insalatiera da protagonista, il francese ha persino messo in sospeso il progetto di giocare ancora in doppio nel 2015, insieme al serbo Zimonjic, e si limiterà – per ora -a disputare il campionato nazionale con l’equipe di Bordeaux. Alla domanda del giornalista dell’Equipe sulla sua presenza a Lille, Mika ha risposto seccamente: “Sono obbligato ad andarci in qualità di presidente del club France Coupe Davis”. Come dire: sarei rimasto volentieri a casa mia!
Ma questa rabbia del veterano transalpino è davvero fondata? Beh, da un lato è comprensibile la delusione di un tennista che ha dato tanto per la causa nazionale senza mai trovare la giusta ricompensa: dall’altro, con qualche giorno in più di riflessione, Mika capirà che la scelta di Clement è ultrafondata. La Francia ha la fortuna – o sfortuna? – di disporre di 4-5 singolaristi di livello e ha la concreta possibilità di battere la Svizzera, a patto di vincere i due singoli contro Wawrinka (dando per scontato che Federer giochi e vinca i suoi) e di conquistare il doppio, punto debole dell’equipe elvetica: ora, essendo i posti limitati a 4 e non essendoci gerarchie chiare tra i singolaristi transalpini, fa bene il capitano a portarsi tutte le cartucce a disposizione, riservandosi la possibilità di cambiare all’ultimo. Inoltre, anche se Clement volesse rinunciare a uno dei suoi Quattro Moschettieri, avrebbe sempre a disposizione Julien Benneteau, vincitore del Roland Garros (in coppia con l’altro francese Roger-Vasselin tra l’altro) e alla migliore stagione in singolare della carriera.
Insomma, che spesso nello sport manchi la gratitudine è indubbio: in questo caso, però, non si può davvero rimproverare nulla a Clement. Fossi un amico di Llodra, gli consiglierei piuttosto di mettere in fresco una Magnum di champagne e di aspergerne i compagni in caso di trionfo, giusto per restare fedele a quello spirito goliardico che ne ha caratterizzato l’intera carriera.