TENNIS DA RIDERE – Vi raccontiamo la finale di Coppa Davis vista da casa Federer, dove Mirka Vavrinec ha a che fare con quattro figli chiacchieroni e i fraintendimenti da social network
Pantofole, vestaglione, quattro bocche da sfamare e volto corrucciato. Inizia così la Coppa Davis per uno dei protagonisti assoluti e oscuri della competizione. La Regina del Tennis. E non tanto perché con la racchetta faccia o abbia mai fatto cose mirabolanti, quanto perché davvero molti religiosi la considerano non solo la moglie, ma la padrona del Tennis. Con la maiuscola. Che è un bel padroneggiare, ça va sans dire.
Insomma, facendola breve, Mirka Vavrinec, che curiosamente per sei ottavi del cognome si pronuncia come il di lei fraterno amico Stan Wawrinka, venerdì sera è nera.
Ma non per la Davis, nonostante la cocente sconfitta del marito. Il problema è (o almeno sembra essere inizialmente) Lenny, il piccolo di casa che non ne vuole sapere di smettere di piangere. Una disperazione condivisa sui social network, come ormai accade brutalmente e troppo spesso di questi tempi. Ma la sequela di commenti seguita al “tweet” della Mirkona nazionale accende la serata, contribuendo in maniera determinante a regalare il successo alla Svizzera.
Insomma, riepiloghiamo. Mentre a Lille Wawrinka maciulla ciò che rimane del gomito di Tsonga e Monfils prende a pallate un Federer preda dei suoi mostri e della sua schiena, a Dubai, a Bottmingen, sulla Luna, su Marte, insomma dove diavolo ha la residenza la famiglia Federer, si consuma un dramma umano e non sportivo: Lenny piange come un bambino. Quale è, tra le altre cose.
I mirabolanti figli di Roger, però, non sono ovviamente figli qualunque. A sei mesi parlano.
“Mamma, hai rovinato tutto!”
“Ma che dici, Lenny?”
“Non vedi, papà ha accusato il contraccolpo… Da quando ha litigato con Stan per colpa tua non è più lo stesso. Hai visto prima la conversazione su Facebook, perderanno la Davis!”
“Chi è quel genitore degenere che a sei mesi ti dà la connessione a Facebook?”
“Tu, mamma”
“Ah… ok”
“Comunque per colpa tua papà adesso ha un blocco interiore”
“A me sembrava più un blocco posteriore”
“Dai mamma, non puoi sempre ridurre tutto a una questione di culo solo perché tu sei molto dotata”
“Ma non parlavo di fortuna Lenny, parlavo della schiena… Il papi mi regge da 14 anni, poverino, non ce la fa più”
“Ma che schiena e schiena. Ha litigato con Stan per quella faccenda del piagnone. Anche tu però, ma cosa ti è venuto in mente?!”.
“Ma vedi, c’è stato un misunderstanding! Ho provato a spiegarlo… ce l’avevo con Roger! Dopo l’ennesimo errore gli ho urlato “Ma dove l’hai comprato ‘sto rovescio, alla Crai?” [Craiback, in inglese]”
“Mamma…”
“Davvero Lenny!… Avrei potuto dire alla Standa, ma Stan da Man si sarebbe offeso… Che poi si è offeso lo stesso. Mah, sti svizzeri… Cavolo, diglielo tu Myla!”
“Mamma a me del tennis frega meno niente, sono anni che cerco il mio Shiro e il meglio che sei riuscita a presentarmi è Nishikori!”
Mirka appare sempre più sconsolata, quando da una stanza vicina, a soli tre chilometri da quella in cui sta discutendo con Lenny, ecco partire un altro pianto disperato.
“Leo, Leo, che cosa è successo?”
“Mamma ho appena perso ai Lego con Stefan e lui mi ha detto che non so giocare come Federer!”
“Ai lego? Ma poi, Stefan chi? Edberg?”
“Ma no, Djokovic! Sono stato sincero, gli ho detto “Vorrei giocare come Federer ma no, le volè no” e si è messo a piangere pure lui, dicendo “Non me lo dovevi fare, ricordarmi l’Australia così!”… Mamma ma che vuol dire? E come sarebbe che non so giocare come Federer? Non sono un Federer io? E di chi sono figlio allora? Federer o non Federer, questo è il problema!”
[Per il completo Monologo di Leo Federer in quattro atti vi invitiamo alla ristampa presso le edizioni Paoline, in allegato al Vangelo e all’ultima enciclica di Papa Francesco].
Mirka sembra ormai preda della disperazione di un venerdì sera nel quale poteva essere in Francia, e invece deve fare la mamma.
“Charlene, fortuna che ci sei tu…”
“Tra poco non ci sarò più, mamma. Qui è finito il Moet Chandon, la scorta di cioccolata Lindt alle nocciole e diamanti è scadente e scaduta, il cucù della Rolex si è fermato e i miei fratellini continuano a girare per casa coi pigiami di Berdych. Io me ne vado!”
[Mirka tra sé e sé] “Ma perché non ho lasciato i bambini alla tata e a Lynette e non sono andata dietro a Roger come sempre?”.
Preda dei rimorsi e di una situazione che sembra esserle sfuggita di mano, Mirka decide così di dar retta a Lenny e provare ad aggiustare le cose. Con un altro post su Facebook.
Mirka ha fatto la mossa giusta. Il clima nel clan svizzero si rasserena e magicamente, anche a Dubai, Bottmingen, Montecarlo o Plutone, insomma, dove sta casa Federer, tutto sembra più tranquillo. Lenny smette di piangere, Leo massacra Stefan Djokovic ai lego urlandogli in faccia un “come on!” che si sente fino ad Alfa Centauri, Myla rinuncia al volley e a Nishikori per un più infantile Shiro-Shiro Tondo, Charlene si accontenta della Veuve Cliquot rimasta in cantina e sostituisce il Cucù della Rolex con una Mercedes Classe S da otto milioni di cavalli.
La notte passa tranquilla e il pomeriggio seguente Stan e Roger deliziano Lille e tutti gli spettatori della Davis Cup con un doppio da spellarsi le mani. Un’armonia ritrovata che fa felici tutti.
Ma non Mirka. Che vede i due amici ridersela di brutto tra un punto e l’altro. E sente nitidamente Roger dire “Enormous back” e altre frasi sconnesse tipo “My witch” “Don’t care at her, a crylady” “What a pleasure to be here without my appendix cart in the back” e altre amenità.
Mirka non ci vede più dalla fame e si mangia venticinque fiesta. Poi non ci vede più dalla rabbia e chiama Roger.
“Senti veh, cicciobello, cos’è che vi ridevate tu e Stan? Culo enorme? Carrello appendice? Crylady?”
“Ma no Mirka, amore, hai capito male. Enormous back problems, parlavo dei miei problemi alla schiena, e il carrello appendice era il peso che sentivo sulla coscienza, la pressione. Crylady… beh è mia mamma, Lynette!”
“Mah, sarà. Comunque non ti credo. Per punizione ti mangio tutti i quattrocentoventi Lindor che stanno in dispensa”.
Mirka riattacca. Roger torna in albergo disperato. Non ce la fa a sostenere il peso del litigio. La schiena torna a fargli male e sembra non essere più in grado di giocare. Nemmeno il ritrovato amico Stan riesce a risollevarlo. Le speranze per la Svizzera sono ridotte al lumicino, Luthi addirittura abbozza un’espressione diversa, persino più triste di quella che ha immutabile da quarantaquattro anni. Il Re pensa seriamente di abbandonare la Davis.
A notte già iniziata, però, il colpo di scena. Per fortuna della Svizzera arriva la telefonata di un amico a risolvere la situazione: “Roger, domani gioca Gasquet”.
È Arnaud Clement. Federer prorompe in un pianto di gioia “Merci Arnaud, mon frère, quel cadeau!” ripete incessantemente al telefono. In men che non si dica si rianima, ritorna in forze, rinvigorisce improvvisamente. Ride, ride di gusto assieme alla sua squadra. Indìce un party improvvisato allo stadio di Lille con duemila ballerine e settecentoventi bottiglie di vodka, si ubriaca fino a notte fonda, balla, si scatena. E alla domenica, si presenta in campo in versione 2006 revisited, massacra Gasquet, regala a se stesso e alla sua nazione la prima Coppa Davis. Mentre su Plutone, tra la nebbia, la signora Federer è ancora infumanata.
Ma il sorriso torna sul volto di Mirka dopo l’ultima smorzata del Re. La padrona del Tennis sa di avere la sua nuova occasione di rivalsa. Perchè alla fine, nel momento del trionfo come in quello della sconfitta, chi è il crybaby per antonomasia? Come al solito Roger Federer. Il Re del Tennis messo sotto scacco, per sempre, dalla sua Regina.