TENNIS AL FEMMINILE – Il 2014 è stato il migliore anno della carriera di Lucie Safarova, che finalmente ha cominciato a raggiungere i risultati di prestigio che il suo talento lasciava presagire. Ma prima della semifinale di Wimbledon Safarova era passata attraverso una serie di amare sconfitte al fotofinish.
QUI la presentazione dei sedici articoli.
.Dicembre 2014
L’occasione per scrivere di Lucie Safarova (aprile 2014) era stata piuttosto insolita: Lucie non era reduce da un grande successo, ma da una sconfitta al primo turno contro Maria Sharapova.
Però non era stata una sconfitta qualsiasi: era la partita dei tre tiebreak di Stoccarda, persa dopo oltre tre ore di battaglia. E seguiva altre due grandi partite, sempre perse, contro Sharapova a Miami e Li Na agli Australian Open.
Mi aveva colpito lo scarto che c’era tra la qualità del suo gioco e i risultati; in quel momento Safarova era numero 26 del mondo, giocava bene, ma la classifica non poteva certo migliorare a colpi di sconfitte di prestigio.
Riletto oggi l’articolo sembra avere ipotizzato correttamente la crescita dei mesi successivi: in settembre è arrivato il best ranking in carriera, 14.
Ma devo anche ammettere che per ragioni di spazio avevo rinunciato a pubblicare una parte in cui si insisteva di più sui cattivi risultati negli Slam. E sotto sotto temevo che per lei sarebbe stato difficile riuscire a sfondare nei Major, visti i problemi a vincere sui grandi palcoscenici.
Invece Safarova già a Parigi avrebbe eguagliato il suo miglior risultato del 2007 (quarto turno), e poi sarebbe arrivato l’exploit della semifinale a Wimbledon.
Infine il miglior risultato della carriera anche a Flushing Meadows, con un quarto turno.
Non sono scomparse del tutto le incertezze psicologiche: molti successi sono venuti per un chiaro predominio tecnico, ma chi, ad esempio, ha visto i suoi match contro Dellacqua a Parigi o contro Zheng a New York ricorda come abbia perso per braccino il secondo set in partite che stava dominando.
Però alla fine, anche se a volte con qualche sofferenza di troppo, i risultati li ha raggiunti; e raramente sono stato tanto felice di vedere smentite le mie diffidenze.
Ho anche l’impressione che la stessa Safarova abbia saputo apprezzare in modo particolare l’impresa londinese, perchè a ventisette anni compiuti (e con dieci anni di professionismo alle spalle) si è ormai raggiunta la piena consapevolezza dell’importanza di certi traguardi.
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Ecco l’articolo pubblicato il 29 aprile 2014:
Safarova, di nuovo a un soffio dall’impresa
Quando si parla di tennis ognuno tende a costruirsi della argomentazioni personali e a citare particolari statistiche; numeri a cui si affeziona, e che ricorda “al volo” nelle discussioni, senza bisogno di consultare gli archivi.
Per quanto mi riguarda, ho citato per anni un dato, per dimostrare come non sempre talento e ranking vadano di pari passo; il concetto era espresso così: “se una come Lucie Safarova non è stata nemmeno un giorno nelle prime venti…”.
Non c’era bisogno di finire la frase; e per la verità non ho mai trovato nessuno che pensasse di contraddirla.
Finalmente, nel 2012, Lucie mi ha tolto la possibilità di usare quel concetto, quando ha abbattuto la barriera delle venti e per un certo periodo ha veleggiato qualche posto più avanti, arrivando fino al 17mo. Alcuni mesi in quella zona, per poi ritornare tra le venti e le trenta: oggi è numero 26.
Forse un po’ troppo spesso si parla di talento inespresso, però bisogna dire che le partite di Safarova in questo inizio di 2014 costituiscono una forte tentazione.
Domenica scorsa Maria Sharapova ha vinto per la terza volta consecutiva a Stoccarda, esibendo un gioco di grande livello.
Eppure al primo turno Safarova era arrivata a due soli punti dall’estrometterla dal torneo, in una partita da tre ore e mezza in cui solo i tiebreak avevano potuto decidere l’esito dei set: 7-6, 6-7, 7-6. Un terzo set condotto in rimonta da Lucie (da 1-5) che però sul 6-5 30-0 ha commesso un doppio fallo che ha come spezzato l’incantesimo positivo, e ha poi finito per perdere game e tiebreak conclusivo.
Vicinissima dall’eliminare una top ten (tra le favorite del torneo) che poi avrebbe vinto il titolo. Situazione già vissuta a gennaio agli Australian Open, quando Safarova arrivò addirittura al match point contro la futura campionessa Li Na. Match point mancato per un soffio (lungolinea di rovescio confermato fuori solo grazie all’hawk-eye).
Quando si è in grado di arrivare testa a testa con Sharapova sulla terra battuta e con Li Na sul cemento significa che le qualità ci sono davvero, e quindi bisogna interrogarsi sul perché non riesca ad esprimerle completamente.
Lucie è nata il 4 febbraio 1987; mancina, ha cominciato a giocare a tre anni, imparando dal padre, maestro di tennis.
Ottima junior, quando è passata pro ha scalato la classifica molto velocemente: da 533ma nel 2003 a 50ma nel 2005, ancora teenager. La sua ascesa è proseguita sicura fino al 2007: quarti di finale agli Australian Open, best ranking numero 22. A quel punto aveva già vinto 3 tornei (su 5 finali), e costruito un bilancio contro le top ten davvero ragguardevole per una giovanissima: 11 perse e 6 vinte (e si parla di vittorie contro Mauresmo, Henin, Kuznetsova).
Poi però negli anni successivi la sua carriera si ripiega su se stessa: piccoli malanni che non le consentono di avere una forma ottimale, forse meno entusiasmo rispetto ai primi tempi. E’ come se a Lucie mancasse la spinta necessaria per proseguire su quei livelli. Nei due anni successivi perde 12 volte su 12 dalle top ten, e non riesce più a fare strada negli Slam.
E’ il periodo in cui Safarova corre il rischio di essere ricordata più che altro come la fidanzata di Berdych, che aveva conosciuto giovanissima a Prostejov, dove ha sede un’accademia di tennis che ha sfornato giocatori di livello internazionale (Jiri Novak, Stepanek, Berdych, Safarova, Kvitova).
Prostejov non è una scuola qualsiasi, anzi si può dire che nel 2012 questo club sia diventato leader mondiale del movimento tennistico a squadre, visto che gli uomini hanno vinto la Coppa Davis (con Berdych e Stepanek architravi della squadra) e le donne la Fed Cup (con Safarova e Kvitova).
A Prostejov, dove si è trasferita a quindici anni, Safarova ha rifinito il suo gioco, che ha caratteristiche abbastanza differenti rispetto allo standard femminile; i suoi punti di forza infatti sono più tipici nel gioco maschile: servizio e dritto.
Il servizio lo ha modificato proprio nel club grazie agli insegnamenti di David Kotyza (il futuro allenatore di Petra Kvitova) ed è diventato uno dei più efficaci del circuito. Rispetto a molte mancine, Lucie non ha solo il classico slice ad uscire, ma anche una grande precisione in quello centrale, che da destra disegna un arco velenosissimo.
Con il dritto è in grado di impostare un gioco a livello delle migliori, e se riesce a girare intorno alla palla può eseguire indifferentemente lungolinea o inside-out difficilissimi da contenere.
Il rovescio è il suo colpo meno stabile e qualche volta tende a perderne il controllo. Come quasi sempre in questi casi, è proprio l’efficacia del colpo meno forte a determinare il termometro del suo tennis. Se anche di rovescio riesce a spingere bene, allora diventa una giocatrice estremamente insidiosa.
Personalmente l’aspetto che preferisco del suo gioco è l’estremo dinamismo che comunica: spesso mette tutto il peso del corpo nello spingere la palla, finendo per colpire con tutti e due i piedi sollevati, in un movimento “saltato” che fa la gioia dei fotografi. E visto che stiamo parlando di una giocatrice alta 1,77 si può capire che colpendo con tale intensità, la palla diventi piuttosto pesante.
Questa estrema decisione e una certa mancanza di mezze misure, si traducono in un gioco ad alto rischio. Anche così si spiegano errori evitabili a rete.
Un altro aspetto che Lucie dovrebbe cercare dimigliorare è la costanza in risposta. Tutte caratteristiche che fanno sì che Safarova sia tra le migliori del circuito nei game di battuta, ma non sia altrettanto efficace in quelli di risposta.
Non le manca il gioco difensivo, visto che si è formata anche sulla terra battuta e conosce gli slice e i colpi di contenimento tipici di chi ha sperimentato quel tennis sin da piccola. Però in passato, specie nelle partite sul veloce, dava l’impressione di dimenticarsene, finendo per affidarsi quasi sempre ad un tennis di spinta abbastanza scarno tatticamente, correndo così il rischio di diventare prevedibile.
In ogni caso direi che Lucie ha un bagaglio tecnico superiore alla media del circuito e penso che gli aspetti del gioco con più margini di miglioramento siano sopratutto tattici e mentali.
E se dovessi dire che cosa sta riportando Safarova sulla strada del progresso (dal 2010 ha cambiato allenatore, scegliendo prima la serba Biljana Veselinovic e poi l’americano Rob Steckley) citerei proprio una maggiore oculatezza tattica, che sta arrivando con la maturità.
Rimane l’ultima questione: quella mentale.
Fuori dal campo, nelle interviste, sembra una ragazza molto misurata, al limite della timidezza. L’unico video un po’ fuori dalle righe che la riguarda (una danza negli spogliatoi inseme alla compagna Hlavackova) è stato pubblicato a sua insaputa ed è stato all’origine della stesso balletto ripetuto in campo come promessa in caso di vittoria della Fed Cup 2012.
Il successo in finale contro la Serbia, sbarcata a Praga con la formazione migliore possibile, effettivamente arrivò grazie a due straordinare prestazioni di Lucie, in grado di supplire alla forma precaria di Kvitova. Due partite al limite della perfezione, con vincenti da tutte le parti del campo (contro Ivanovic 6-4, 6-3, contro Jankovic.
Ma erano condizioni ambientali particolari, con tutto il pubblico a sostenerla. E in Fed Cup per Safarova al record positivo di vittorie in casa (7-1) si contrappone quello negativo in trasferta (4-10). *** vedi nota
Devo dire che prima delle partite contro Li Na e Sharapova non avevo avuto l’impressione di una giocatrice particolarmente emotiva, quantomeno non più di moltissime altre. Nel tennis femminile è spesso difficile chiudere i match proprio per la minore incidenza del servizio, che è invece una delle qualità di Lucie; e infatti mi ricordo di sue partite terminate senza particolari patemi proprio grazie al colpo di inizio gioco.
In generale sorprende in negativo il rendimento negli Slam. Dal 2008 in poi, non è mai andata oltre il terzo turno, con molte (troppe) sconfitte alla prima o alla seconda partita dei Major
Sotto questo aspetto ricordo la profonda emotività esibita contro Li Na a Melbourne 2014: quando si era presentata a servire per il match sul 6-1, 5-3; una tensione insostenibile l’aveva portata immediatamente 0-40, a causa anche di un doppio fallo commesso di puro “braccino”, vale a dire per il timore di spingere la palla.
Non sempre le giocatrici vivono momenti psicologici uguali nel corso della propria carriera, e a volte con l’avanzare degli anni può capitare che venga meno una certa spregiudicatezza, e la maggiore coscienza dell’importanza di alcuni match può pesare sulla serenità di gioco.
Se così fosse rischieremmo di avere una nuova Jana Novotna, la giocatrice ceca famosa per avere difficoltà a chiudere le partite. In fondo entrambe sono nate a Brno.
Però queste importanti vittorie mancate di un soffio si potrebbero anche interpretare come il segno di una crescita che richiede un ultimo sforzo per consolidarsi.
Ad esempio Sara Errani nella seconda parte del 2011 aveva perso diverse partite dopo essere arrivata vicinissima alla vittoria, spesso con match point a favore (Kuznetsova, Medina Garrigues, Cetkovska 2 volte, Peng), e si parlava di complesso psicologico. Invece dopo qualche mese Sara ha cominciato la scalata verso i piani alti del ranking; probabilmente il suo gioco era cresciuto prima, ma mentalmente c’era voluto un po’ di tempo in più per adeguarsi al nuovo livello.
Insomma, le difficoltà si possono superare: come ha saputo lasciarsi alle spalle i momenti difficili dopo la separazione da Berdych (adesso ha un nuovo fidanzato, americano) forse queste delusioni potrebbero davvero essere l’inizio di un nuovo progresso.
Personalmente me lo auguro perché, con il suo gioco aggressivo, Safarova per vincere deve giocare bene; e quando gioca bene produce un tennis altamente spettacolare.
***nota: dato Fed Cup aggiornato a fine 2014: in casa 10-1, in trasferta 4-10
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